Si prevede una primavera complessa anche quest’anno. Con la campagna vaccinale, su cui i governi stanno fortemente puntando – e che ci riporterebbe, secondo le previsioni, a una fase di “normalità” in 7-15 mesi – che procede a singhiozzo. E con i costanti aggiornamenti, che ci costringono a non poter programmare un futuro, a non sapere se e quando potremo riprendere a viaggiare, a sposarci, a vedere un concerto e il tanto nominato “assembrarci”.
Eppure, complici anche le aggressive varianti che stanno riportano in alto diversi numeri, il governo dopo aver varato il primo Dpcm Draghi sta pensando anche a nuove misure per contenere l’emergenza sanitaria in vista dell’estate. Il Comitato tecnico scientifico ha infatti consigliato un giro di vite, suggerendo maggiori restrizioni e soprattutto un nuovo parametro, l’incidenza dei casi in proporzione alla popolazione. Quest’ultima andrebbe a sostituire l’indice Rt, sul quale molti esperti hanno avanzato dubbi indicando come si tratti di un criterio non più adatto all’attuale stato della pandemia, perché fornito sempre con qualche giorno di ritardo rispetto a quando raccolto.
Il nuovo parametro e il rischio “zona rossa”
Il nuovo parametro sarebbe basato su un rapporto fra 250 casi ogni 100mila abitanti e si tradurrebbe in misure più restrittive per molte regioni. In particolare, stando ai dati dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Trentino Alto Adige passerebbero praticamente subito alla zona rossa, seguite a breve distanza da Abruzzo e Campania. Anche in questo scenario però la Sicilia ne uscirebbe bene, con una condizione definita di “pericolosità moderata” senza presentare neppure un rischio di eventuale progressione. Una delle situazioni migliori, condivisa insieme al Lazio, Liguria e Basilicata e superata solo dalla Sardegna.
Al contempo però il governo sta valutando comunque misure cautelative: oltre alla chiusura nei weekend e nelle festività”, ci sarebbe la possibilità dell’attuazione a “macchia di leopardo” di una zona rossa preventiva, volta a limitare i rischi per l’estate. Tutto questo in un momento in cui l’Italia piange i suoi oltre 100.000 decessi a causa del Coronavirus dall’inizio della pandemia e ieri ricorreva l’anniversario dell’annuncio del lockdown in tutta Italia.
Coronavirus, la situazione in Sicilia: Catania cresce in contagi
Come abbiamo detto, la situazione in Sicilia sembra aver beneficiato della zona rossa di gennaio e ora presenta una situazione più serena. I tamponi processati di recente (22.842) hanno mostrato un lieve aumento di casi, 595, comunque non preoccupante al momento, soprattutto se messo in rapporto al confortante numero di guariti: 1.774. Scendono anche il numero di ricoveri, sia quelli in terapia intensiva (-8) che non (-4); sono però purtroppo 18 i nuovi decessi.
La situazione di maggiore crescita di contagi è stata registrata a Catania, dove si contano oltre 106 nuovi contagi. E questo nonostante proseguano i controlli e il lavoro delle forze dell’ordine: negli ultimi giorni sono stati infatti sessantatré gli automobilisti multati nel corso di alcuni servizi straordinari di controllo supplementari del traffico effettuati a Catania dalla Polizia Municipale. I controlli si sono concentrati principalmente su questioni stradali ma non hanno escluso ovviamente i regolari controlli dovuti dal protocollo Covid.
Coronavirus Sicilia: prosegue la campagna vaccinale
E se moltissimo dipende dalla campagna vaccinale, essa aspetta di arrivare al suo apice. In questi giorni, nell’Isola sono state somministrate 17.097 prime dosi dosi e quasi 4 mila seconde dosi.
E a proposito dei vaccini l’assessore alla Salute della Regione, Ruggero Razza, ha dichiarato: “Se ci sarà un nuovo impulso sul Piano vaccinale, da parte del governo nazionale, immagino voglia dire anzitutto che arriveranno più dosi, perché noi non aspettiamo altro! Da questa settimana, alla luce delle aperture di fascia generazione del vaccino AstraZeneca, sarà possibile prenotarsi anche per tutti i cittadini di età compresa tra i 70 e i 79 anni. Resta il problema delle persone fragili, per le quali è obbligatorio solo l’utilizzo di Pfizer o Moderna. Comprendo quanto possa apparire assurdo che molti siano ammessi al vaccino prima di loro, ma non decidiamo noi quante dosi Pfizer e Moderna vengano inviate”.
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