Ultimamente siamo molto fieri di poter dare spazio, sulla nostra pagina, a storie d’imprenditoria tutta siciliana. Storie come quella di Martina e Sabrina o quella del CEA delle Aci ci mostrano quanto la nostra amata Sicilia possa essere una terra fiorente e ricca di potenzialità. E questo a dispetto di un certo immobilismo, da sempre attribuito – ingiustamente – ai nostri conterranea, alle oggettive difficoltà politiche e sociali a cui si va incontro e alle incognite connaturate al periodo specifico.
Oggi invece parleremo di una scommessa tutta siciliana, che parte per la precisione dalla zona sud-orientale della nostra isola, dove di recente si è ripreso a produrre rum – il primo siciliano.
La storia della canna da zucchero in Sicilia
In realtà, la possibilità di un rum a base di canna da zucchero non era così impensabile in altri tempi in Sicilia.
Come riporta Antonino Morreale nel suo libro Insula dulcis, la canna da zucchero venne coltivata e trasformata in Sicilia dal XII alla fine del XVII secolo. L’origine araba, la vita stentata fino alla fine del Trecento, il «boom» del Quattrocento che pone tutte le basi per i due secoli successivi. La ristrutturazione e la diffusione in tutta l’Isola con la massiccia presenza dei ceti più dinamici, siciliani e «italiani», attirati dagli alti profitti e capaci di mobilitare ingenti capitali, di tessere con abilità tutti i fili dei rapporti bancari e mercantili. Poi, superata una crisi tra fine Quattrocento e primi del Cinquecento, comincia il grande secolo dello zucchero siciliano. In sintonia col generale movimento, anche la produzione di zucchero e il volume degli scambi e dei consumi sono in crescita, fino alla crisi finale che comincia a metà del Seicento. L’intera società siciliana vi è interessata, dall’alto delle èlites urbane fino ai lavoratori madoniti e ai migranti calabresi. E anche le grandi città mercantili italiane e straniere che investono capitali e diffondono tecniche e stili di consumo su scala mediterranea. Nel XVII secolo fu mantenuta solo ad Avola, nelle proprietà dei Marchesi Pignatelli d’Aragona Cortes, dove si impiegava anche per il rum. La produzione è andata avanti fino al termine dell’Ottocento, per poi interrompersi.
Avola rum e la canna da zucchero in Sicilia
E’ stata dunque da un’idea dell’imprenditore Corrado Bellia, già direttore del Consorzio Mandorla di Avola, che è rinata una delle più antiche produzioni tipiche di questo territorio.
Il progetto ce lo avevo nel cuore da 16 anni, poi finalmente ho trovato i terreni e avuto la possibilità di riportare in vita questa coltivazione e la produzione del rum in Sicilia, lì dove è sempre stata, nel territorio di Avola. Sono orgoglioso di questo prodotto che si unisce alle altre eccellenze della nostra isola e del territorio, come le pregiate mandorle e il vino Nero d’Avola, ha detto emozionato Corrado Bellia, durante la presentazione. La prima produzione conta 200 bottiglie ma siamo già pronti ad agosto a lavorare altri ettari di canna da zucchero, così da arrivare a Natale ad un migliaio di bottiglie ha aggiunto Bellia. Accanto a lui c’erano gli altri protagonisti di questa produzione visionaria nel panorama dei distillati made in Italy: Giovanni La Fauci, titolare e maestro distillatore della storica Distilleria Giovi, i consulenti Leonardo Pinto, tra i massimi esperti di rum in Italia, e il bartender e consulente del mondo beverage Mattia Cilia. Ad affiancare Bellia anche il bartender Enzo Midolo, coproprietario del Don Beach Tiki Bar di Avola.
Avola Rum: una produzione tutta siciliana
Bellia qualche anno fa ha scoperto in alcuni documenti che con la canna da zucchero si produceva anche un rum e ha deciso di riprovarci. «Quando la canna da zucchero perse valore come coltivazione», spiega Mattia Cilia, titolare della Mixology Living Room Academy di Ragusa e consulente del progetto Rum Avola, «qualcuno cominciò a distillarne il succo e la pratica, nota a livello locale, andò avanti fino al 1930. Oggi abbiamo circa tre ettari in produzione per un quantitativo davvero modesto (appena 200 bottiglie) ma l’idea è quella di crescere sia in termini di terreno sia di quantità prodotta»
La notizia del ritorno del rum in Sicilia ha già fatto il giro della comunità di bartender italiani e degli operatori di settore, solleticando l’interesse anche di qualche distributore. «È molto presto per ragionare in termini di business – conclude Cilia –. Al momento il Rum Avola è più una testimonianza di una storia passata e di una realtà che è tornata a vivere».
Avola rum è un rum agricolo poiché nasce dal succo della canna da zucchero. La denominazione di rum agricolo, tuttavia, non si può utilizzare in etichetta, in quanto protetta e riferibile solo ai rum realizzati nei territori francesi e nella regione autonoma di Madeira. Il distillato fermenta dai 4 ai 10 giorni, in rame, con metodo discontinuo. La distillazione avviene nei pressi di Messina, alla Distilleria Giovi, in attività da 40 anni. Dopo qualche mese di riposo, viene imbottigliato al 52%.
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