Un inizio di anno non certo facile, in linea con un 2020 che ha cambiato tutte le carte in tavola e un 2021 passato cercando di rincorrere faticosamente la normalità. Così anche questo 2022 non ha impiegato molto tempo a fare intravedere le sue difficoltà, anche queste legate principalmente al Covid. Così i numeri, complici le festività natalizie, sono tornati ad aumentare ed è nuovamente scattata la zona gialla. Al contempo, complici alcune infelici scelte, è scoppiata una vera e propria emergenza legata ai tamponi, sottolineata anche dall’ordine dei farmacisti. Non basta infatti destinare due unità di vigili urbani per placare l’enorme afflusso destinato all’hub di via Forcile – e d’altro canto, era prevedibile se si considera anche i motivi per cui è aumentata la necessità di tamponi. E così si è aperto anche il capitolo legato alla scuola, con l’incognita se rientrare in presenza ed eventualmente quando.
Coronavirus Sicilia numeri continuano a salire
In effetti i numeri sono, per usare un eufemismo, poco confortanti. Basti pensare che nelle ultime 24 ore in Sicilia sono stati riscontrati 6.415 nuovi casi di Covid su 59.829 tamponi processati. Il dato più evidente (e che sottolinea quanto detto prima sulla “corsa ai tamponi”) è legato al gran numero di test effettuati, che ha abbassato il tasso di positività al 10,7%. Ma il dato certamente di maggior rilevanza in merito al rientro a scuola sono gli attuali positivi, attualmente stimati intorno a 61 mila. Un dato estremamente preoccupante, specialmente se si considera che la pressione sulle terapie intensive continua ad aumentare. A condurre la classifica delle province più a rischio è sempre c’è Palermo, che ha solo nelle ultime ore superato Catania. Questa la ripartizione dei nuovi casi nelle singole province: Palermo con 1100 casi, Catania 1087, Messina 1222, Siracusa 227, Ragusa 642, Trapani 495, Caltanissetta 415, Agrigento 746, Enna 481.
Se allarghiamo poi la prospettiva all’intero stivale non va certo meglio, visti i 170.844 nuovi casi su 1.228.410 tamponi (antigenici e molecolari) e 259 decessi. Dati su cui pesa certamente l’impatto della variante Omicron. Proprio per questo, le regioni avevano avanzato delle proposte alternative per il rientro in classe.
Musumeci: valuteremo entro 24 ore se tornare in DaD
Chiamato in causa sull’argomento durante un conferenza con i giornalisti a Palazzo Orleans, il Presidente della Regione non ha nascosto come non si sia trattato di una scelta semplice: «Entro le prossime 24 ore decideremo sulla Dad. Abbiamo avuto un primo incontro questa mattina alle 10, attendiamo che il governo centrale faccia conoscere le proprie valutazioni e più tardi ci sarà la conferenza Stato-Regioni. Dobbiamo guardare fino all’ultimo minuto i dati della curva epidemiologica – ha proseguito Musumeci – Non dobbiamo fare fughe in avanti su un tema così delicato come quello della scuola. Dobbiamo essere prudenti. Noi vorremo che la scuola fosse l’ultimo spazio da chiudere ma non dobbiamo perdere di vista la salute e la sicurezza dei nostri ragazzi».
Il discorso è poi virato sull’edilizia scolastica: Abbiano ritenuto di dover operare con una serie di interventi per contrastare la dispersione scolastica, impegnando circa 120 milioni di euro fra fondi regionali, dello Stato e comunitari. Non siamo intervenuti solo nelle aree interne, ma anche nelle zone periferiche delle grandi città. Un giovane che abbandona la scuola quasi sempre appartiene a famiglie con scarso livello culturale e poco abbienti. La povertà educativa è uno dei problemi con i quali le istituzioni dovranno fare i conti nei prossimi anni e noi siamo già pronti a fare la nostra parte»
Lagalla: si rientra il 10 in classe
Alla fine il responso è arrivato, anche se bisognerà probabilmente ancora aspettare di capire se c’è o meno la possibilità di ripiegare sulla DaD se la cosa dovesse proseguire su questa linea.
Intanto però, per bocca dell’assessore Roberto Lagalla, è arrivata la conferma del rientro a scuola giorno 10. Un rientro niente affatto scontato, visto che si era paventata a lungo l’ipotesi di posticipare il rientro di una settimana per dare modo alla situazione di ritornare sotto controllo. La settimana persa sarebbe stata poi recuperata al termine della scuola, durante il mese di giugno.
L’assessore ha però spiegato così la scelta maturata: «Abbiamo preso questa decisione in seguito all’odierna riunione della Conferenza delle Regioni, in esito alla quale è emersa l’esigenza di acquisire uno specifico parere del Cts nazionale che, in relazione all’andamento della pandemia, sia in condizione di escludere una possibile ed eventuale ricaduta negativa sulla riapertura degli istituti scolastici. Alla luce dell’attuale quadro epidemiologico – aggiunge Lagalla – durante la riunione è stata fatta presente anche l’esigenza di una revisione delle procedure di tracciamento dei contatti scolastici, con particolare riferimento alle modalità di esecuzione dei controlli sanitari e di gestione delle quarantene. La Regione Siciliana, nel condividere la posizione dei rappresentanti regionali e in attesa del parere richiesto al Cts, ha perciò ritenuto di uniformare il proprio calendario didattico a quello delle altre regioni italiane».
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