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Il nostro compito, a quel punto, a essere a nostra volta polo di riflessione, piazza virtuale aperta al dialogo, luogo di confronto. Farci portatori di quel messaggio, divenire eco per una parola. Così abbiamo ricevuto e raccolto una segnalazione di un nostro affezionato lettore, il quale ci ha fatto presente una criticità che lo riguarda molto da vicino e che lo ha particolarmente colpito.
Misterbianco scatta l’emergenza spazzatura alla scuola elementare
Proprio in questi giorni avevamo raccontato di come Catania si stesse, lentamente, attrezzando sempre maggiormente per la raccolta differenziata dopo mesi difficili, in cui era diventata palese l’emergenza rifiuti.
Oggi torniamo sull’argomento, segnalando nuovamente una criticità, stavolta nel territorio catanese però. Parliamo della città di Misterbianco e precisamente del suo Istituto Comprensivo Aristide Gabelli, dove ormai da giorni campeggia una vergognosa mini-discarica.
Come si evince anche dalla foto scattata dal nostro corrispondente, oltre a diverse buste contenenti rifiuti di vario genere (ammassati alla rinfusa) c’è anche un albero di Natale. E non un albero di Natale sintetico pare, di quelli che aiutano a contenere l’impatto ambientale, ma un sempreverde tagliato – sfruttato, come sempre in questi casi- per essere agghindato durante il periodo delle festività e poi prontamente gettato.
Noi stessi, quando abbiamo ricevuto la segnalazione, abbiamo pensato all’ennesimo caso di discarica abusiva, cioè qualcuno che – incivilmente – si fosse disfatto in prossimità della scuola dei propri rifiuti. Una volta viste le circostanze è apparso però evidente che non si trattava dell’operato di un esterno, quanto più probabilmente della scuola stessa, visto che i rifiuti sono allocati presso il cortile interno dell’istituzione scolastica. L’albero di Natale poi, ci scrive sempre il nostro corrispondente, dovrebbe essere lo stesso che è stato adoperato per le festività natalizie.
Un passaggio pericoloso, un messaggio sbagliato
Come se già non bastasse di per sé, è bene precisare che tutto ciò avviene proprio vicino l’ingresso della scuola. Il che significa che, ogni mattina, quando suona la campanella, tutti gli alunni passano vicino a questa mini-discarica. Al di la degli evidentissimi problemi legati all’igiene, che ognuno di noi è in grado di cogliere e dei quali è semplice calcolare le possibili conseguenze, ci piace soffermarci ci un ulteriore possibile soluzione.
L’istituto comprensivo accoglie i nostri figli nella fascia d’età che va dai 6 ai 13 anni circa. Si tratta di anni delicati, in cui prima di tutto la scuola è chiamata a svolgere un’importantissima funzione educativa e disciplinare, prima anche che d’istruzione in senso stretto. Quale messaggio stiamo dunque mandando ai nostri figli, ai quali chiediamo però poi al contempo di non buttare la cartaccia per terra? Quale insegnamento gli stiamo offrendo riguardo il vivere etico e civile nello spazio cittadino? Quale morale otterranno, riguardo al rispetto della natura e alla possibilità di preservarla e proteggerla? Non gli stiamo forse mandando un messaggio ancora più esplicito, cioè che va bene se la spazzatura rimane per giorni e a vista, purché non sia casa nostra?
Non vogliamo esacerbare una situazione già di per sé abbastanza evidente con la simpsoniana citazione del “chi pensa ai bambini?”, ma è vero che in questo caso non si può circoscrivere la problematica alla semplice questione igienica. La realtà è che si tratta dell’ennesima prova di ipocrisia a cui stia sottoponendo i nostri figli, i futuri cittadini, costretti ogni mattina a sfilare davanti un cumulo d’immondizia da svariati giorni, mentre a loro viene insegnato di fare semplicemente l’opposto. E riteniamo sia ingiusto, come sempre, chiedergli di prestare ascolto alle nostre sagge parole da adulti, quando poi il nostro esempio è che – alla prima occasione – davanti alla scuola può sostare per giorni indisturbato un piccolo deposito di spazzatura. Gli chiediamo ogni giorno di passargli davanti, come se nulla fosse, come se quel problema non esistesse. Sebbene sia lì.
In sostanza, gli chiediamo di essere migliori di noi. Possiamo solo sperare che, nonostante il nostro impegno in senso opposto, lo divengano davvero.
Possiamo solo sperare che non agiscano e divengano come i loro padri e le loro madri.
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