Le candelore di Sant’Agata

A brevissimo tutta Catania sarà in festa per celebrare la sua Santa Patrona. Se volete scoprire in cosa consista una delle festività religiose più conosciute (e di certo la più amata dai catanesi), il nostro consiglio è di viverla. C’è infatti un ricchissimo programma sia per le feste liturgiche sia per quanto riguarda gli eventi…

Le candelore di SantAgata

A brevissimo tutta Catania sarà in festa per celebrare la sua Santa Patrona. Se volete scoprire in cosa consista una delle festività religiose più conosciute (e di certo la più amata dai catanesi), il nostro consiglio è di viverla. C’è infatti un ricchissimo programma sia per le feste liturgiche sia per quanto riguarda gli eventi culturali. Se però non avete modo di andarla a vedere oppure semplicemente volete scoprire qualcosa in più prima di immergervi nella festa, oggi vi raccontiamo delle candelore di Sant’Agata e della loro storia e tradizione.

Caratteristica della festa di Sant’Agata è la processione delle candelore, grossi candelabri in legno, ornati di statue di angeli e santi, su cui sono raffigurate alcune scene del martirio della santa. Alti parecchi metri, anticamente essi venivano donati dalle varie corporazioni di mestieri e rappresentacano le offerte simboliche della cera alla padrona. Nel 1514 si contavano 22 candelore, nel 1674 erano 28, alla fine dell’Ottocento erano 15 e negli anni passati le candelore che hanno sfilato in processione sono state 11.

I tipi di candelore di Sant’Agata

La loro distribuzione è stata la seguente: la più piccola candelore è stata fatta costruire da monsignor Ventimiglia dopo l’eruzione del 1766. Segue la candelore degli abitanti del quartiere di San Giuseppe La Rena e quella degli ortofrutticoli, costruita in stile gotico. Poi la candelora dei pizzicagnoli, in stile liberty; le candelore dei pescivendoli, fruttivendoli, macellai, pastai, panettieri e bettolieri, in stile barocco e rococò. Ultima è la candelora fatta realizzare dal cardinale Dusmet per il circolo di Sant’Agata.

Durante il Rinascimento questa caratteristica processione seguiva un cerimoniale e un ordine ben precisi e la mancata osservanza di tali regole veniva punita con la carcerazione e una multa da pagarsi sia all’Opera di Sant’Agata che alla Loggia della Città. Era infatti stabilito che la sfilata venisse aperta dalla candelora dei viticultori, seguivano in ordine quelle dei “carduinari, ortolani, burdunari, tavernari, putigari, buckeri, massari, cutillari, spatari, caudarari, muraturi, maestri daxa, sellari, planellari, curbisieri, mercheri, cimmaturi, pellicteri, custureri, arginteri, barberi e marcanti.

Quando nel 1837 furono abolite in Sicilia le corporazioni delle arti e dei mestieri, le maestranze si costituirono in associazioni religiose e a Catania presero il nome di circoli agatini.

Storia delle candelore

Dal settecento apre la sfilata la candelora fatta costruire da monsignor Ventimiglia, nota come la cannalora di Sant’Aita, mentre oggi l’unica candelora rimasta dei ceri settecenteschi è quella dei pastai. Durante la processione, gli uomini che sfilano con le candelore accese eseguono dei movimenti con il corpo. E’ la cosiddetta annacata, che al buio della sera diventa uno spettacolo suggestivo per le scie luminose e fumose che lasciano i ceri accesi.

Le dodici candelore di SantAgata

Alcune curiosità sulla festa

Il busto d’argento della santa, in cui sono riposte le reliquie, durante il resto dell’anno è collocato dentro un tempietto, nella cappella di Sant’Agata all’interno del Duomo di Catania. Anticamente il fercolo della Santa veniva portato in processione dai nuri, devoti vestiti di bianco, a piedi scalzi, in ricordo della notte del 17 agosto del 1126, quando i catanesi uscirono scalzi dalle loro case per accogliere esultanti le ossa della Santa, che erano state riportate da Costantinopoli. Per l’occasione anche il vescovo Maurizio e il clero indossavano vestiti di colore bianco. Il bianco, oltre a essere il simbolo della gioia e dell’allegria, è il colore della fede. Da allora è rimasto l’uso di indossare durante la processione della Santa il cosidetto sacco, come ha spiegato anche Pitrè.

Festa Sant'Agata estiva

Altra tradizione riportata da Pitré è quella della partecipazione delle donne alla processione della Santa. Esse venivano chiamate ‘ntuppatteddi, nome che andava a indicare le donne avvolte da uno scialle che lasciava scoperto soltanto gli occhi. Le devote, durante la festa della patrona, godevano della libertà di potere uscire da sole facendosi corteggiare dagli uomini senza violazione del codice d’onore.

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