Patrono di Caltanissetta: San Michele arcangelo

Da qualche giorno è ormai trascorsa la festa di Sant’Agata, che anima Catania e coinvolge i suoi abitanti. Raccontare la festa e l’usanza delle candelore è stata una bellissima esperienza, come speriamo possa essere stato per voi leggerlo. Per questo abbiamo pensato, con la redazione di Cataniablog.it, di dedicare qualche ulteriore articolo alle feste patronali…

CALTANISSETTA CASTELLO DI PIETRAROSSA

Da qualche giorno è ormai trascorsa la festa di Sant’Agata, che anima Catania e coinvolge i suoi abitanti. Raccontare la festa e l’usanza delle candelore è stata una bellissima esperienza, come speriamo possa essere stato per voi leggerlo. Per questo abbiamo pensato, con la redazione di Cataniablog.it, di dedicare qualche ulteriore articolo alle feste patronali della Sicilia. La nostra terra infatti ha delle tradizioni meravigliose, che spesso non si conoscono (talvolta da noi stessi siciliani). Oggi abbiamo quindi scelto di parlare del patrono di Caltanissetta, san Michele arcangelo, e della tradizione a lui collegata delle nove candele.

San Michele arcangelo, la storia

Il culto dell’Arcangelo Michele si diffuse principalmente in Oriente, dove a Costantinopoli già intorno al VI secolo gli erano stati dedicati diversi centri culto. In occidente invece la sua devozione è collegata alle sue prime apparizioni. Secondo la tradizione cristiana, l’arcangelo Michele è considerato il capo degli angeli fedeli a Dio e infatti nell’iconografia popolare viene rappresentato come un angelo guerriero, forte e possente, che lotta contro il diavolo. « E’ quanto di più bello per aiutanza di persona e nobiltà di forme si possa immaginare, reso anche più bello dal suo costume del guerriero di Dio.» Così viene descritto dal Pitrè.

Caltanissetta

L’attribuzione dell’arcangelo Michele è la bilancia, che tiene in mano e che simboleggia il potere di soppesare le anime dei defunti. Nella cultura tradizionale siciliana san Michele svolge un ruolo analogo a quello di San Giorgio, infatti per indicare un uomo forte si usa l’espressione “è un san Micheli” oppure “è un San Giorgi”. Il Pitrè riferisce che sino al 1860, durante il periodo dei Borbo, il santo veniva festeggiato anche presso la corte di re Ferdinando II a Napoli. Si racconta che il re fosse sfuggito alla morte proprio nel giorno dedicato al santo e che per lo scampato pericolo chiese a papa Gregorio XVI che la ricorrenza di San Michele Arcangelo venisse considerata giorno festivo.

Il patrono di Caltanissetta san michele arcangelo

CLTANISSETTA CATTEDRALE SANTA MARIA LA NOVA

San Michele è patrono di Caltanissetta, l’antica Nissa al cui nome sotto la dominazione araba fu aggiunto l’appellativo di qal’at, cioè castello e che mantenne fino alla conquista normanna avvenuta nel 1086. Città feudale, Caltanissetta fu elevata a contea dagli Aragonesi. La leggenda narra che l’arcangelo apparve a un frate cappuccino al quale annunciò che avrebbe protetto la città. Nel 1625 la Sicilia fu colpita dalla peste e gli abitanti, per evitare il contagio, istituirono con delle guardie un cordone di vigilanza intorno alle mura. Un appestato che, eludendo la sorveglianza, aveva tentato di entrare nella cittadina venne fulminato, secondo la leggenda, proprio dal santo. Da allora Caltanissetta lo elesse patrono al posto del santissimo Crocefisso e del precedente protettore. I nisseni inoltre eressero una chiesa in sui onore e gli dedicarono due feste l’anno.

Il patrono di Caltanissetta e la tradizione delle nove candele

Prima di ogni festa, è tradizione in ogni famiglia recitare una novena e fare osservare per voto a ogni figlio o figlia il digiuno, limitandosi a consumare solo pane e acqua. Il digiuno inizia dal lunedì dopo Pasqua e si ripete ogni anno, per nove anni consecutivi. Trascorsi i nove anni, i genitori portano in chiesa nove candele, una per ogni anno, le quali, una volta benedette dal parroco, vengono conservate in casa. Secondo la religiosità popolare si ritiene infatti che esse serviranno nei momenti più importanti della vita di coloro che, in occasione dei festeggiamenti del santo, hanno osservato il digiuno per nove anni consecutivi. Essi potranno utilizzarle sia per invocare la protezione dell’arcangelo, sia per accenderle nei momenti particolari dell’agonia e della morte. 

Durante la processione, la statua del patrono, opera dell’artista Stefano Livolsi, scolpita fra il 1622 e il 1644, viene portata al duomo al santuario di San Michele, dove resterà per alcuni giorni per permettere ai fedeli di venerarla e fare il viaggio, cioè il pellegrinaggio.

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