Sant’Agata nacque a San Giovanni Galermo l’8 settembre tra il 229 ed il 235, sebbene sull’argomento esistano controversie ad oggi oggetto di discussioni teologiche. Secondo la tradizione cristiana, ella era una giovane vissuta nel III secolo, testimonianza di una forte presenza religiosa nella città di Catania, di cui è patrona. È adorata dalla Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, è una delle sette vergini ricordante nel canone della Messa grazie all’importanza della sua missione e fede incrollabile anche innanzi alle atroci torture subite. La sua biografia ne è la prova, una delle prime testimonianza della letteratura agiografica ed anche simbolo della storia della Chiesa Cattolica. Tale testimonianza della vita, morte e miracoli della Santa sono custoditi presso la Bibliothèque nationale de France, e riporta miniature ed illustrazioni risalenti all’epoca carolingia. Secondo gli studi, Sant’Agata era di origini nobili, possedeva il titolo di proprietaria di poderi. A testimonianza lo stesso processo subito ad opera di Quinziano l’inquisitore, durante il quale venne fatto valere la Lex Laetoria, la legge che proteggeva i giovani e soprattutto le donne dagli abusi di chiunque. Conferma l’insurrezione popolare contro l’azione dell’inquisitore che non consegnò importanza a tale norma giuridica, procedendo ugualmente con le torture ed il martirio.
Sant’Agata: Il processo e la morte
Con il proposito di obbligare il rispetto per l’editto dell’imperatore, nel periodo tra il 250 e 251 arrivò a Catania il proconsole Quinziano. Il suo primo comando fu rivolto ai cristiani, da cui pretendeva l’abbandono della loro fede pubblicamente. Allo stesso tempo attuò una feroce persecuzione, da cui fuggì Agata e la famiglia trovando riparo a Palermo. Tuttavia furono scovati e riportati a Catania, dove il proconsole conobbe la giovane e si invaghi di lei. Inutili i suoi tentativi di convincerla ad abiurare la sua religione, per questo Agata venne affidata alla cortigiana Afrodisia per la rieducazione. Il tentativo di plagiarla andò vano, la giovane resistette alle pressioni psicologiche manifestando una fede incrollabile. Convocata al palazzo pretorio, dopo un incontro con Quinziano, iniziò il processo e la carcerazione a cui seguirono le violenze allo scopo di piegare la volontà di Agata. Venne addirittura sottoposta al supplizio dei carboni ardenti e, secondo la tradizione, all’esportazione dei seni. La giovane martire sino alla fine rifiutò le proposte di Quinziano, consacrando la verginità a Dio. Alla fine espirò la notte successiva all’ultima violenza, il 5 febbraio del 251 d.c.
Sant’Agata: Reliquie e venerazione
Il generale bizantino Maniace prelevò i resti della Santa per trasportarli a Costantinopoli, tuttavia due soldati ripresero le spoglie e le restituirono al Vescovo di Catania, presso l’odierna fortezza di Aci Castello. I resti della Santa sono custoditi presso il Duomo di Catania, conservati una parte all’interno di un busto di argento che contiene frammenti del cranio, del torace ed alcuni organi ed altre sono preservate in uno scrigno anche questo di argento. Infine certune reliquie sono presenti presso la Cattedrale di Palermo. Uno degli oggetti appartenuti alla Santa è il suo velo, presente all’interno del Duomo di Catania. Esso è accompagnato da una leggenda secondo la quale la giovane martire si coprì con tale velo durante la tortura dei carboni ardenti. Alcuni studiosi affermano che il colore rosso sia il risultato del sangue della Santa, e non dovuto ad una tinta. Il culto di Sant’Agata è molto diffuso, infatti ella è patrona di Catania, San Marino, Malta e numerose altre località, ma anche protettrice dei vigili del fuoco argentini, delle donne affette da problemi al seno, dei fonditori di campane, balie, nutrici, infermieri e tessitrici siciliane. Inoltre è invocata contro le calamità naturali, soprattutto contro la furia del vulcano.
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