Il santuario di Tindari

Il fascino della Sicilia è legato al suo territorio, dove si uniscono scorci paesaggistici incantevoli con un patrimonio storico ed artistico dal valore inestimabile. Molte città recano le memorie di un intenso passato fatto di dominazioni da parte di greci, romani, normanni fino agli arabi. Chiese e monasteri impreziosiscono l’isola e tra questi c’è il…

il santuario di tindari
Il fascino della Sicilia è legato al suo territorio, dove si uniscono scorci paesaggistici incantevoli con un patrimonio storico ed artistico dal valore inestimabile. Molte città recano le memorie di un intenso passato fatto di dominazioni da parte di greci, romani, normanni fino agli arabi.
Chiese e monasteri impreziosiscono l’isola e tra questi c’è il Santuario di Tindari, il luogo di culto mariano più importante dell’isola dove leggenda e storia si fondono, regalando al visitatore un luogo fortemente suggestivo.

Alla scoperta Santuario di Tindari

Per visitare il santuario devi recarti a Tindari, piccola frazione del comune di Patti, nel messinese, sita sulla costa tirrenica a nord della Sicilia e fondata da Dionisio I nel 396 a.C.: lo scorgerai facilmente in quanto il mistico edificio domina il sottostante golfo di Patti da una collina a picco sul mare.
costa di tindari
Forse non sai che questo piccolo borgo, che tanto ha ispirato il genio di Salvatore Quasimodo e Andrea Camilleri, è molto noto anche per il suo vino rosso Mamertino DOC, citato persino da Giulio Cesare nel “De Bello Gallico”.
Per raggiungere la chiesa devi intraprendere una passeggiata in salita che però, a dispetto della fatica, ti regalerà panorami indimenticabili sulle Isole Eolie, sulla città di Milazzo e sui vicini Laghi di Marinello.
Una volta in cima, eccoti davanti al Santuario di Tindari, nato li dove sorgeva il Tempio di Cerere prima e un antico castello poi. Il nucleo originario dell’edificio, rimasto indenne alle incursioni arabe, affonda le radici al 1500 ma, visto il continuo afflusso di pellegrini, si è pensato di ingrandirlo. La versione che oggi si apre davanti ai tuoi occhi, comprensivo anche degli alloggi che operano nel luogo di culto, è il frutto di un lunghissimo restauro iniziato nel ‘700 e terminato nella metà del ‘900.
Entrando nel santuario a tre navate resterete affascinati dai marmi policromi, dai mosaici e dalle coloratissime vetrate istoriate dove potrete leggervi le quattro virtù cardinali, le immagine della Vergine che accoglie i pellegrini e quelle della Fede, della Speranza e della Carità.

La leggendaria Madonna Nera

A catturare la vostra attenzione sarà però il ricco baldacchino che spicca dorato al centro dell’altare, custode della Madonna Nera che attira da secoli fedeli da tutta l’isola e non solo.
il santuario
La statua, risalente presumibilmente al IX secolo, è di origine bizantina e mostra la Vergine seduta con in grembo suo Figlio, Gesù Bambino: osserva il suo volto eccezionalmente allungato in scuro legno di cedro del Libano e la corona portata come se fosse un turbante arricchito di ornamenti dorati; la veste rossa è in parte coperta da una tunica arricchita da stelle dorate.
Molte sono le leggende che ammantano questa misteriosa statua e la sua ubicazione. Una di queste narra che la scultura fosse stata imbarcata su una nave dall’Oriente per sfuggire alle esecuzioni iconoclaste messe in atto da Leone III Isaurico. Nel corso della navigazione la nave si riparò nella baia di Tindari oggi nota come Marinello ma non riuscì più ad abbandonare l’insenatura se non dopo aver sbarcato tutto il suo carico, compresa la statua della Madonna Nera. La reliquia fu così trasportata in cima al colle dove sorse il santuario dominando la stessa baia sottostante e la spiaggetta, anch’essa legata alla venerazione della Vergine di Tindari.
Si racconta infatti che una donna si recò al santuario per pregare la Madonna per la guarigione della figlioletta malata; arrivata sul posto rimase perplessa davanti alla statua nera, giudicandola “una schiava negra”. Appena fuori dalla chiesa però la piccola bimba le scivolò dalle braccia cadendo dal precipizio, ma all’improvviso le acque sottostanti si aprirono e la sabbia creò miracolosamente una morbida culla che accolse la piccola salvandole la vita.

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