Le misteriose piramidi dell’Etna

Chi l’ha detto che solo in Egitto si possono trovare le piramidi? Anche il nostro bel Paese non è profano in materia di costruzioni di questo tipo. Circa una quarantina di piramidi, infatti, si nascondono all’ombra dell’Etna, tra filari di viti, sentieri rigogliosi e copiosi alberi da frutto, le cui sagome grigio-nere faticano a distaccarsi…

piramidi delletna
Chi l’ha detto che solo in Egitto si possono trovare le piramidi? Anche il nostro bel Paese non è profano in materia di costruzioni di questo tipo. Circa una quarantina di piramidi, infatti, si nascondono all’ombra dell’Etna, tra filari di viti, sentieri rigogliosi e copiosi alberi da frutto, le cui sagome grigio-nere faticano a distaccarsi dal terreno dal quale emergono, scuro come la pietra lavica con cui sono state costruite.

Alla vista le Piramidi dell’Etna appaiono molto simili tra loro:

Partendo da una base quadrata o rettangolare, in alcuni casi circolare, si sviluppano in altezza per diversi metri (alcune raggiungono i quaranta!). Si tratta di piramidi a gradoni o di forma conica, dotate di più rampe di scale che conducono fino alla cima dove, in molti casi, trovano posto altari per il sacrificio.
Le grandi pietre di origine vulcanica sono posate a secco ed incastrate alla perfezione, un lavoro frutto di estrema perizia ed abilità tecnica. Tutte le costruzioni sono dotate di piccoli muri di recinzione, quasi a custodire quelli che, con ogni probabilità, sono da considerarsi veri e propri tesori archeologici.

– Il segreto dell’Etna: cosa dicono gli studi recenti

L’origine di queste piramidi è avvolta nel mistero. Se fino a poco tempo fa la loro realizzazione era stata legata a lavori di sistemazione di terreni agricoli, indagini recenti le collocano molto più indietro nel tempo e le assegnano un ruolo ben diverso.
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Le “turrette” (“torri” in siciliano) vecchie “solo” 200 anni, costruite per liberare i campi destinati alle coltivazioni dalle pietre – come spiega il consulente di paesaggio Meli – sarebbero in realtà vestigia di antichi popoli approdati sull’isola ben 3500 anni fa!Le prime costruzioni documentate da fotografi spinsero Antoine Gigal, egittologa francese, a condurre ricerche più approfondite. I parallelismi ben presto individuati con le piramidi di Güímar (Tenerife) e dell’isola di Mauritius costituirono i primi tasselli per risolvere il rompicapo etneo. Anche in questi casi la soluzione inizialmente proposta – gruppi di pietre ammassate per liberare i terreni da arare – andò a scontrarsi con una teoria ben più affascinante: le pietre lavorate e riposte con cura, l’orientamento, la piattaforma sommitale, hanno fatto pensare a postazioni per osservazioni astronomiche.
La posizione privilegiata verso il cono dell’Etna delle piramidi nostrane, invece, ha indotto la studiosa ad ipotizzare un antico culto del vulcano, a sottolineare il profondo e millenario legame tra questo gigante della natura e l’uomo.
Le somiglianze con i Nuraghi della Sardegna e i Sesi di Pantelleria, a loro volta ravvisate, si fermerebbero all’aspetto ed alla tecnica costruttiva, visto che per le piramidi etnee non si può parlare di monumenti funerari.

– Le tracce di antichi popoli

Ma, volendo accettarne l’origine archeologica, chi le avrebbe costruite?
A questo punto si aprono due strade. La prima conduce ai Sicani, il cui arrivo in Sicilia anticiperebbe quello dei Siculi. Il culto sicano dei gemelli Palici potrebbe trovare un riscontro negli altari con sedile biposto collocati sulla sommità di alcune costruzioni. In ogni caso le tracce della loro presenza sull’isola risalirebbero al III millennio a.C.La seconda ipotesi porta il nome degli Shekelesh, uno dei cosiddetti “Popoli del Mare”. Provenienti dall’Egeo, sono stati identificati come i Siculi grazie al ritrovamento in Sicilia di anfore praticamente uguali a quelle rinvenute a Giaffa, in Israele. Essendo grandi esperti di navigazione, sorge spontaneo chiedersi se non abbiano raggiunto anche le Canarie e l’isola di Mauritius…Le enigmatiche piramidi dell’Etna avrebbero ancora molto da raccontare, ma speculazioni edilizie e mancanza di fondi rischiano di cancellare un tesoro che meriterebbe di essere salvaguardato.

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