Salvatore Quasimodo: La Storia dello scrittore

La figura di Salvatore Quasimodo è sempre stata associata ad una grande statura poetica, che ha trovato il suo massimo riconoscimento nel Nobel avuto nel 1959 e che si è posta al centro di un periodo di grandi trasformazioni storiche, politiche, economiche e letterarie. Salvatore Quasimodo ha passato la sua adolescenza durante il periodo in…

Salvatore Quasimodo
La figura di Salvatore Quasimodo è sempre stata associata ad una grande statura poetica, che ha trovato il suo massimo riconoscimento nel Nobel avuto nel 1959 e che si è posta al centro di un periodo di grandi trasformazioni storiche, politiche, economiche e letterarie.
Salvatore Quasimodo ha passato la sua adolescenza durante il periodo in cui si combatteva la prima guerra mondiale e si è formato culturalmente da autodidatta negli anni 20, anni in cui il fascismo saliva prepotentemente al potere e del quale egli non fece mai parte né appoggiò mai in alcun modo.
Nel secondo dopoguerra egli era ormai un affermato poeta, legato al clima che ha seguito la resistenza e che ha visto sia il cambiamento Monarchia – Repubblica che la nascita della democrazia; in questo contesto storico si sono formati sia il carattere che i convincimenti più profondi di Quasimodo, che si ritrovano inevitabilmente in ogni sua opera poetica.
Salvatore Quasimodo negli anni Trenta diventa inoltre un importante esponente della corrente Ermetica che respingeva il Fascismo, nascondendosi dietro l’oscurità poetica e lo stesso Quasimodo, nel 1947 all’interno della poesia Giorno dopo Giorno, afferma l’importanza di scoprire una nuova forma di poesia in grado di esprimere un impegno sia politico che sociale che potesse in qualche modo riflettere la realtà della gente comune.
La poesia di Quasimodo, e non solo la sua, fra gli anni Trenta e gli anni Sessanta ha un radicale cambiamento sia per quanto riguarda le scelte stilistiche e lessicali, sia per le tematiche; non è del resto possibile affermare che la poesia nel tempo si possa mantenere uguale a se stessa, senza alcun tipo di progresso o mutazione.

I primi anni

Salvatore Quasimodo è nato a Modica, in provincia di Ragusa, il 20 agosto 1901 da Gaetano, capostazione delle Ferrovie e Clotilde Ragusa, che si sposarono nel 1898. La nonna da parte di padre, Rosa Papandreu, veniva dal Patrasso ed era figlia di profughi greci.
Subito dopo il disastroso terremoto del 20 dicembre 1908, il padre di Salvatore fu trasferito a Messina, per aiutare nella riorganizzazione del sistema ferroviario danneggiato. In quel periodo tutta la famiglia fu costretta ad abitare, come molte altre persone, in un carro merci su un binario della stazione e questa precaria situazione colpì profondamente il bambino, che porterà sempre con sé i ricordi della devastazione, dei morti e delle fucilazioni degli sciacalli sorpresi a rubare.
Frequentò le elementari, le medie e poi l’Istituto Tecnico matematico-fisico di Messina e proprio in quell’ambiente cominciarono a nascere le prime amicizie fra Salvatore e molti giovani che, in futuro, sarebbero diventati personaggi di spicco della politica e della cultura italiana. In particolare con Giorgio La Pira, futuro sindaco di Firenze e Salvatore Pugliatti, futuro giurista.
Fra il 1916 ed il 1917 cominciò a scrivere le sue prime opere, sia in prosa che in poesia e fonda, insieme ai suoi amici, la rivista Nuovo Giornale Letterario sul quale Quasimodo scrisse alcuni testi lirici.

Gli inizi del suo percorso letterario

Salvatore Quasimodo la Storia dello scrittore

Dopo che ebbe concluso gli studi medio-superiori, fra il 1919 ed il 1926, Quasimodo lasciò la Sicilia e si trasferì a Roma, dove si iscrisse all’Università, alla facoltà di agraria. Le sue precarie condizioni economiche, però, lo costrinsero ad abbandonare ben presto gli studi ed a condurre una vita di stenti, insieme a Bice Donetti, la stessa donna emiliana che Quasimodo citò, dopo la morte, ne la Vita non è un sogno. In questi stessi anni egli iniziò a pubblicare delle poesie su dei periodici siciliani, ma per vivere fece i lavori più disparati: commesso in un negozio di ferramenta, disegnatore tecnico, impiegato presso la Rinascente. Secondo quanto egli stesso scrisse, da quell’ultimo impiego fu licenziato perché fu l’organizzatore dell’ultimo sciopero in Italia, prima delle leggi fasciste che impedivano ogni iniziativa di questo tipo. Grazie all’aiuto di Mons. Mariano Rampolla del Tindaro, fratello di un suo insegnante del liceo di Messina, iniziò a studiare il latino ed il greco, di notte e nelle poche ore libere.
Nel 1926 venne assunto come geometra dal Ministero dei Lavori Pubblici presso il Genio Civile di Reggio Calabria, con una paga di 30 lire.
Proprio in questo periodo, grazie al sostegno ed all’incoraggiamento dei suoi vecchi compagni di scuola, oltre a Glauco Natoli e Vann’Antò, ricominciò a scrivere poesie che, poi, verranno raccolte nel manoscritto Notturni del re silenzioso (1929-1930) ritrovato recentemente e successivamente le 11 poesie del manoscritto furono inserite nel volume Acque e Terre del 1930.
Elio Vittorini, che aveva sposato sua sorella, invitò Salvatore a Firenze e qui il cognato lo introdusse in un prestigioso ambiente letterario della città, frequentato anche da Gianna Manzini, Eugenio Montale, Arturo Loria ed Alessandro Bonsanti. Nel 1930, grazie proprio all’aiuto del Bonsanti, vennero pubblicate tre poesie di Quasimodo sulla rivista fiorentina Solaria e, sempre nello stesso anno, uscì il volume Acque e Terre, che ottenne notevoli consensi.
Un anno dopo, nel 1931, per lavoro venne trasferito ad Imperia presso il Genio Civile e cominciò a collaborare con la rivista locale Circoli mentre strinse amicizia con Angelo Barile, Adriano Grande e Camillo Sbarbato.
Proprio con le edizioni Circoli, nel 1932, uscì Oboe sommerso, il secondo importante libro che comprende le poesie scritte fa il 1930 ed il 1932 e che diventò ben presto un manifesto dell’ermetismo. A Firenze gli venne assegnato il premio dell’Antico Fattore, per una serie di versi da lui scritti.
Per un breve periodo andò a lavorare in Sardegna poi, grazie all’aiuto del poeta Angiolo Silvio Novaro, ottenne il trasferimento presso il Genio Civile di Milano tuttavia il suo superiore lo mandò in Valtellina poiché, come lo stesso Quasimodo scrisse, non era amante dei poeti. Nonostante ciò il giovane torna quasi ogni sera a Milano per trascorrere il tempo in compagnia dei suoi amici pittori, letterati, poeti e giornalisti. Nel 1935, da una relazione extraconiugale, nacque sua figlia Orietta.
Nel 1938 lasciò il Genio Civile dopo dodici anni, senza ottenere nessuna liquidazione ed andò a lavorare per Cesare Zavattini in un progetto editoriale. Con l’edizione Primi Piani esce il libro Poesie, la prima vera importante raccolta di scritti dell’autore che comprende tutte le opere degli anni Trenta.
Mentre lavora alla traduzione i Lirici Greci, comincia a collaborare al settimanale Il Tempo, grazie all’aiuto di Zavattini, che lo introduce nella redazione. Nel frattempo egli termina la traduzione e, nel 1940, esce, con le edizioni Corrente, il libro dei Lirici Greci, con la prefazione di Luciano Anceschi e, nonostante il libro fosse una semplice traduzione, ottenne un enorme successo sebbene suscitò uno scandalo tra gli accademici del tempo; le edizioni Corrente facevano capo ad una rivista di avanguardia che si contrapponeva al regime fascista, fondata e diretta da Ernesto Treccani.
Nel 1941 Quasimodo grazie ai suoi riconoscimenti, viene nominato professore di Letteratura Italiana presso il Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano. Egli manterrà questa cattedra fino all’anno della sua morte, il 1968. L’anno seguente uscì nell’ambito della collana Mondadori-Lo Specchio la definitiva raccolta delle Poesie di Quasimodo scritte negli anni Trenta, dal titolo Ed è subito sera, che comprendeva anche delle nuove poesie scritte tra il 1936 ed il 1942.
Quasimodo fu sempre dichiaratamente un antifascista, eppure non prese mai parte alla resistenza, ma nel 1944 venne denunciato da una spia fascista; in questi anni nonostante la situazione precaria in Italia, fra bombardamenti, coprifuoco e la sua clandestinità, Quasimodo tradusse Il Vangelo secondo Giovanni, brani dell’Odissea e qualche canto di Catullo.

Gli anni dell’immediato dopoguerra

Dopo la liberazione avvenuta nel 1945, i lavori effettuati durante il periodo bellico vengono pubblicati e nel frattempo Quasimodo prende la tessera del Partito Comunista, nel quale militerà solo per pochi anni; tuttavia nonostante incomprensioni di fondo e di idee con il Partito Comunista, egli non rinnegherà mai la sua parte politica e rimarrà sempre un uomo di sinistra e nello stesso anno della liberazione inizia la sua collaborazione con il quotidiano Milano Sera.
L’anno seguente escono le poesie della guerra con il titolo Con il piede Straniero sopra il cuore, che nel 1947 verrà ripubblicato dalla casa editrice Mondadori con il titolo più famoso Giorno dopo Giorno. Sempre in quell’anno muore la moglie Bice Donetti e, due anni dopo, convola a nuove nozze con la ballerina Maria Cumani, dalla quale aveva già avuto nel 1939 un figlio di nome Alessandro.

Gli anni del dopo guerra e i primi riconoscimenti

Salvatore Quasimodo glia anni del dopo guerra

Nel 1950 viene assegnato a Quasimodo il premio San Babila e nel 1953 il premio Etna-Taormina insieme al poeta Dylan Thomas; nel 1958 esce la Terra Impareggiabile che gli consente di ottenere il Premio Viareggio; alla fine dello stesso anno, durante una visita nell’Unione Sovietica, viene colpito da un infarto ed è quindi costretto a una degenza presso un ospedale di Mosca.
Farà rientro in Italia solamente alla fine della primavera del 1959, anno in cui gli viene assegna o il massimo riconoscimento per la letteratura: il 10 dicembre infatti a Salvatore Quasimodo viene assegnato il Premio Nobel per la Letteratura, entrando quindi di diritto negli annali degli scrittori più famosi al mondo.
Nonostante la sua candidatura fosse stata appoggiata da eminenti letterati, questo premio suscitò aspre critiche in molti ambienti intellettuali italiani.
A partire dal 1960 Quasimodo cominciò a compiere numerosi viaggi all’estero, sia in Europa che negli Stati Uniti, al fine di tenere conferenze in varie università e circoli culturali; le sue opere, che già erano state tradotte in svariate lingue, vennero ulteriormente tradotte e riscossero un successo ancora maggiore.
Durante questo periodo Quasimodo continua la sua incessante opera di traduzione di autori stranieri come Shakespeare e autori classici, sia latini che greci ed è a capo di una rubrica di letteratura e costume che viene pubblicata prima sul settimanale Le Ore e successivamente su Il Tempo.
Per quanto riguarda la sua produzione letteraria diretta, nei primi anni sessanta esce Il poeta ed il politico ed altri saggi, raccolta di discorsi e saggi di letteratura che contengono anche quello pronunciato da Quasimodo a Stoccolma durante la cerimonia di consegna del premio Nobel. Inoltre, nel 1960, riceve una laurea Honoris Causa dall’Università di Messina e nel 1967 una Laurea Honoris Causa dalla prestigiosa università di Oxford.
La sua ultima raccolta di poesie, dal titolo Dare e Avere, vede la pubblicazione nel 1966.
Mentre si trova ad Amalfi per presiedere la giuria per un premio di poesia, viene colpito da un ictus e, pur essendo stato trasportato celermente presso un ospedale di Napoli, Salvatore Quasimodo muore il 14 giugno 1968.
La salma fu traslata a Milano presso il Cimitero Monumentale dove è ancora oggi sepolto.

Evoluzione della poetica di Salvatore Quasimodo

Il primo Quasimodo non si discosta troppo da Gabriele D’Annunzio o Giovanni Pascoli con qualche contaminazione crepuscolare e nel manoscritto del 1930 (Notturni del Re Silenzioso) si nota come il giovane Salvatore non abbia ancora trovato un suo linguaggio ed un suo modo di esprimersi, riferendosi più che altro a reminiscenze di studi di altri poeti.
Nonostante questo è proprio nel 1930 che si incomincia a forgiare quello che diventerà il vero Quasimodo; egli ha lasciato la Sicilia ed è venuto in contatto con gli ambienti di Firenze e della rivista Solaria, grazie al supporto del cognato Elio Vittorini. Quasimodo stesso si impone delle regole molto stringenti e ciò fa in modo che la poesia degli anni venti si possa modificare in modo sostanziale, con la creazione di un libro completamente nuovo e al di fuori dei canoni di quel tempo: la raccolta Acque e Terre (edito da Solaria nel 1930) è molto diverso dalla poesia precedente.
In esso si intuiscono ancora dei residui della poesia del novecento, ma essi sono fortemente influenzati dalla personalità di Quasimodo.
Comincia quindi ad affiorare quel movimento che domina tutti gli anni trenta e quaranta, di cui Quasimodo si era dichiarato precursore: l’Ermetismo.
Con l’opera Oboe Sommerso, del 1932, egli dimostra come l’Ermetismo sia più che altro un modo di fare poesia più che essere un semplice movimento letterario; esso diventa una forma di poesia così assoluta e pura da sembrare astratta, e ogni oggetto o sentimento diventano un pretesto per poter realizzare dei versi.
La sua Sicilia, la natura, l’amore ed il dolore dell’uomo, tutto con Quasimodo perde la sua essenza e si trasforma in poesia.
Gli anni che vanno dal 1936 al 1942 sono storicamente cruciali, sia per l’Italia che per l’Europa, divisi tra la Guerra Civile in Spagna e la seconda guerra mondiale durante i quali si intravvedono i segni di un nuovo realismo anche nella letteratura e nella poesia. Questo Neorealismo si sviluppa come conseguenza della guerra e per Quasimodo ciò si traduce in una necessaria reazione antiermetica al fine di tentare un approccio alla realtà ed aprire la Poesia agli oggetti e alla gente.
Luigi Pirandello

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