Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Tale personaggio del mondo della letteratura è sempre stato molto taciturno e riservato e da sempre un grande appassionato della lettura; ogni volta che gli veniva chiesto di raccontare qualcosa riguardo la sua infanzia egli ricordava di quanto fosse un ragazzino solitario e amante delle cose semplici.
Lo scrittore nacque a Lampedusa nel 1896 e dopo essere rimasto figlio unico in seguito alla morte della sorella, instaurò un forte legame con la madre che ebbe particolare influenza sulle sue decisioni e scelte future; probabilmente anche il rapporto con il padre, uomo freddo e di poche parole, influenzò la vita futura dell’autore.
Il cognome Tomasi era probabilmente di origini bizantine così come le origini delle famiglie Leopardi e Recanati; la sua famiglia fu particolarmente nota ed influente a suo tempo ed era fortemente legata alle tradizioni religiose.
Giuseppe studiò a casa, ambiente in cui ebbe modo di approfondire il suo interesse nei confronti della letteratura e della cultura; crebbe leggendo i libri dello scrittore Salgari che molto probabilmente gli trasmise l’amore per la scrittura.Prima di intraprendere la sua carriera di scrittore, Tomasi dovette svolgere un periodo come militare a Caporetto, esperienza che lo segnò particolarmente. Dopo aver deciso di lasciare gli studi di giurisprudenza, Tomasi fu infatti chiamato a combattere e prese parte alla cosiddetta “disfatta di Caporetto”.
Durante questo frangente fu catturato dagli austriaci e trascorse un periodo in carcere in Ungheria fin quando non riuscì a fuggire e tornare finalmente in patria. Una volta tornato a casa trascorse molto tempo in compagnia della madre compiendo numerosi viaggi; nel 1925 ebbe modo di mettersi alla prova con una prima esperienza di scrittura partecipando con suo cugino alla stesura di una rivista letteraria.Nel 1932 Tomasi si unì in moglie con la figlia di un barone della Lettonia; il loro amore fu breve ma intenso e non poté fiorire probabilmente perché la sua consorte e la madre dello scrittore non andavano molto d’accordo, così la moglie tornò in Lettoia, lasciando Tomasi con la sua amata madre.
Dopo qualche anno il giovane Tomasi era il principale proprietario dell’azienda agraria di famiglia, il che gli permise di rifiutare la successiva convocazione per la guerra. Per sfuggire agli orrori della guerra lo scrittore si rifugiò in compagnia della madre presso l’abitazione di alcuni parenti e una volta ritornati a Palermo l’amata madre morì.
Da quel momento in poi Tomasi iniziò a dedicarsi alla sua formazione di scrittore iniziando a prendere parte a numerosi incontri che coinvolgevano molti intellettuali.
Partecipando a diversi concorsi letterari e frequentando i giusti ambienti, Tomasi entrò in contatto con alcuni scrittori già affermati dell’epoca come Eugenio Montale e Bellonci.
Secondo alcune fonti dopo quegli incontri Tomasi iniziò la stesura del suo capolavoro “Il Gattopardo”.
Inizialmente quest’opera non fu accolta con molto clamore tanto è vero che Elio Vittorini, l’allora redattore della casa editrice Mondadori, sottovalutò il potenziale di tale scritto; solo qualche anno dopo l’opera di Tomasi raggiungerà l’apice del suo successo.Un anno dopo aver terminato la stesura dell’opera Tomasi si ammalò; gli fu diagnosticato un tumore ai polponi che lo condusse entro breve tempo alla morte.
Come è accaduto a molti altri autori, il successo e la gloria raggiunsero Tomasi solo dopo la sua fine; “Il Gattopardo” venne pubblicato un anno dopo la sua morte, nel 1958 dalla nota casa Editrice Feltrinelli. Dopo un anno dalla pubblicazione il romanzo vinse il premio Strega diventando così uno dei più noti manoscritti italiani.
Non solo “Il Gattopardo” ma anche altre opere scritte da Tomasi furono pubblicate dopo la sua morte come: “La sirena” e “Letters from London”.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa: La stesura de “Il Gattopardo”
Non si può non soffermarsi sulla storia che ha condotto l’autore alla stesura di questo famosissimo capolavoro italiano. Secondo molti era da tempo che l’autore voleva scrivere un romanzo storico che fosse ispirato alle vicende della sua famiglia, raccontando in particolare le vicende di suo nonno Giulio Tomasi.
L’amato e stimato nonno viene interpretato all’interno del romanzo dal principe Fabrizio Salina che durante l’epoca risorgimentale aveva fatto parlare di sé poiché aveva costruito un osservatorio astronomico di grande valore.
Il lavoro di stesura dell’opera non fu molto semplice per l’autore; la sua personalità fragile e solitaria fece in modo che alcune vicende lo turbassero in modo importante.
Ad esempio dopo la seconda guerra mondiale la casa di famiglia fu distrutta dai bombardamenti e Tomasi cadde in una profonda depressione. Ciò potrebbe aiutare a comprendere quanto l’animo dello scrittore fosse fragile e debole tanto da condurlo in una sensazione di profonda crisi esistenziale.
L’opera fu scritta in circa 4 anni ma inizialmente venne mal valutata e non pubblicata; solo dopo la sua morte “Il Gattopardo” vedrà la luce come uno dei romanzi più celebri della storia italiana.
Il titolo dell’opera deriva dallo stemma della famiglia dei principi di Lampedusa su cui è raffigurata un’imponente belva felina. La scelta di attribuire tale titolo al romanzo fu ben pensata; l’accezione che Tomasi attribuiva al gattopardo era particolarmente positiva.
Tomasi paragonava la sua stirpe alla ferocia e alla forza d’animo dei gattopardi ponendo l’accento su un carattere ambizioso e risoluto. Allo stesso tempo questo termine iniziò ad essere indicato in chiave negativa indicando un sentimento di illusione e rassegnazione.
Dietro la trama dell’opera si cela un significato assai caro allo scrittore, il tema dell’adattamento al nuovo e l’impossibilità di modificare realmente se stessi difronte ai cambiamenti. Tomasi si sente un siciliano doc e per questo motivo che infonde una particolare enfasi all’interno di quest’opera sottolineando quanto sia importante il rispetto per le tradizioni per le famiglie siciliane.
L’opera racconta del periodo dello sbarco in Sicilia da parte di Garibaldi e del suo esercito, con la conseguente nascita del ceto borghese che cambiò l’assetto generale della società.
La borghesia infatti rappresenta la classe sociale tipica del periodo transitorio che si stava attraversando; con essa prendono piede nuovi usi e nuovi costumi e si sviluppa la tendenza a guardare al nuovo con sospetto ma allo stesso tempo con positività.
Inizialmente l’idea dello scrittore era quella di narrare la vita del principe di Lampedusa soffermandosi a raccontarne abitudini ed esperienze fondamentali, ma una volta compreso che la struttura del romanzo sarebbe risultata poi troppo pesante decide di optare per un lasso di tempo di 25 anni durante il quale raccontare della Sicilia del 1860.
Per quanto riguarda il genere del romanzo, esso è sempre stato considerato come un’opera a carattere prettamente storico anche se in realtà ci sono alcuni riferimenti che potrebbero far pensare ad un romanzo psicologico o autobiografico. Sicuramente l’assetto generale dell’opera fa pensare ad un romanzo storico ma in realtà c’è molto di più. All’interno dell’opera sono presenti dei riferimenti autobiografici che fanno pensare che l’opera fosse stata scritta come una sorta di trasposizione della storia della famiglia dello scrittore. Probabilmente il principe di Salina, protagonista dell’opera, non è altri che l’alterego dell’autore che sembra rivedersi molto nella personalità del principe.
L’importanza del periodo storico e il significato dell’opera
Il periodo storico è particolarmente importante al fine di compiere un’attenta valutazione dell’opera. Il racconto è ambientato nella Sicilia della seconda metà del 1800 quando vi fu la conquista da parte di Garibaldi del regno delle Due Sicilie. Questo evento è fondamentale in questo periodo poiché getta le basi per quella che sarà nota come la spedizione dei Mille.
Si è detto come dietro il significato generale dell’opera si celi un motivo più profondo, qualcosa che ha a che fare con i sentimenti del tempo dell’autore. L’idea che vuole tramettere l’autore è il fatto che la famiglia nobile dei Lampedusa ad un certo punto avesse vissuto il timore di perdere la propria supremazia e cadere nell’oblio; questo è quanto era accaduto alla sua famiglia che aveva perso il proprio prestigio in seguito alla seconda guerra mondiale. Da qui emerge il desiderio di Tomasi di raccontare un episodio che lo ha particolarmente toccato e che ha probabilmente dato origine al suo desiderio di scrivere nero su bianco quanto lo aveva indirettamente e direttamente vissuto.
La vita solitaria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
È noto che un’opera dice molto del suo scrittore; questo è il caso di ciò che accade con la stesura de “Il Gattopardo” in cui sono racchiuse una serie di chiavi metaforiche ricollegabili alla vita e alle esperienze di Tomasi.
L’autore è stato colpito da una profonda depressione in seguito alla seconda Guerra Mondiale e la morte della figura materna avvenuta in quel medesimo periodo ha contribuito a ledere ulteriormente la sua labile psiche.
All’interno dell’opera sono racchiuse le influenze che alcuni gradi scrittori hanno esercitato sull’autore ed in particolare è evidente il desiderio di Tomasi di porgere omaggio alla storia e alla grandezza delle tradizioni siciliane.
L’autore è profondamente legato alle sue origini e alla sua tradizione tanto è vero che non rinuncia a sottolineare, seppur in maniera implicita, la sua attenzione nei confronti del passato e della storia della sua dinastia.
Il senso profondo che si cela dietro l’opera è connaturato nel desiderio dello scrittore di dar voce al suo turbamento nato dopo la guerra, momento in cui la sua famiglia ha vissuto un forte momento di disorientamento.
Il principe protagonista del romanzo in questione incarna alla perfezione la figura dello scrittore; egli è un uomo profondamente legato alle tradizioni che ha particolare difficoltà ad accettare positivamente il cambiamento ma è consapevole che esso fa parte della natura umana e quindi non può fare altro che accoglierlo, seppur in maniera passiva.
Il carattere dell’autore è particolarmente solitario e fuggente tanto è vero che alcuni aspetti del personaggio principale dell’opera rappresentano ciò che Tomasi non è mai stato in grado di possedere ma che avrebbe sempre voluto avere.
Dunque “Il Gattopardo” viene inteso come un libro crono storico sulla decadenza del tempo, che si sofferma a narrare le vicende di una famiglia da sempre benestante e degna di rispetto che di punto in bianco si ritrova catapultata in una condizione di insicurezza e depressione.
La storia della vita di Tomasi ha molto in comune con la vicenda di fondo narrata all’interno del libro. L’autore propone una visione storica molto attenta riguardo alla vita del principe protagonista e consente così di compiere un’indagine che conduce a pensieri sulla sua vita personale.
Il forte desiderio di osannare le gesta della sua famiglia e la voglia di narrare ai posteri quanto i Tomasi siano stati importanti, è evidente nello stile espositivo dell’autore.
La vita dell’autore mette in luce il suo carattere taciturno e calmo all’insegna di esperienze che lo hanno profondamente segnato.
La sua biografia narra infatti di come egli abbia vissuto un rapporto molto intenso con la madre a discapito della relazione con il padre e come ciò abbia portato alla luce le sue insicurezze e paure rintracciabili tra le righe del suo famoso romanzo.
Il periodo trascorso in guerra ha permesso a Tomasi di concentrarsi sui suoi affetti fin tanto da riuscire a fuggire dalla prigionia e tornare tra le braccia della madre.
Anche il fatto che non sia stato in grado di vivere un rapporto amoroso lontano dagli occhi della figura materna aiuta a comprendere quanto questa figura sia legata alla sfera familiare.
Il periodo di vita che lo ha messo in contatto con alcune personalità di rilievo del mondo della letteratura ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale al fine di edificare la sua figura di scrittore.
La vicinanza ad Eugenio Montale è stata tale da consentire a Tomasi di intraprendere la sua carriera di scrittore.
Il desiderio di scrivere un’opera come “Il Gattopardo” era esistente nello scrittore da molto tempo, ma fu solo dopo alcune specifiche vicende che egli decise di dar vita al capolavoro, ancora oggi letto e apprezzato dalla critica italiana.
Si può comprendere come la storia personale dell’autore abbia avuto notevoli ripercussioni sul suo stile espositivo e sulla sua carriera di scrittore.
La vita di Tomasi, non particolarmente avventurosa e frenetica, consente di delineare il profilo di una figura semplice e discreta che ha voluto esplicitare i propri sentimenti in modo alquanto velato servendosi delle pagine del suo romanzo storico.
Secondo i critici più attenti non è corretto interpretare tale opera solo come uno scritto a carattere storico, sarebbe meglio analizzarlo sotto altri tanti aspetti; i lavori di Tomasi sono allo stesso tempo autobiografie attente e sentite che presentano una forte vena psicologica al loro interno.
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