Catania aggiornamenti Coronavirus: il virus infetta e uccide le attività commerciali, principalmente cinesi.
Non si sa ancora se sarà possibile trovare una cura a questa forma d’infezione, che nel frattempo continua a mietere vittime su vittime; negozi che lasciano chiuse le proprie saracinesche, attività che si ritrovano più o meno costrette dall’inoperosità ad andare in ferie.
C’è persino qualcuno che più esplicitamente, come il negozio in via Filzi, scrive in un cartello “in merito alla situazione attuale abbiamo deciso di sospendere l’attività dal giorno 27 febbraio.
Riapriremo quando la situazione si sarà calmata”. Fra le “vittime” anche il negozio di via del Rotolo, che non usa mezzi termini per far capire in quale situazione versassero i negozi: : “a causa della ridotta quantità di clienti dovuta alla generale situazione di panico causato dal virus, abbiamo deciso di chiudere momentaneamente. Riapriremo quando la situazione si sarà calmata. Grazie per la vostra comprensione”.
Coronavirus News: l’economia crolla…anche a Sud
Così, anche senza subire il virus in sé, il Sud ne viene colpito. Ci colpisce la paura, quella stessa primordiale emozione che porta a fuggire in direzione opposta, senza fermarsi a pensare o a capire. E’ semplice: l’accostamento “coronavirus cina” ha portato ha portato a bollare tutte le persone con fisiognomica orientale come “contagiosi”. Poco importa se essi siano filippini, thailandesi, giapponesi: se sei asiatico, sei un potenziale untore. Roba che Manzoni sarebbe impallidito, con l’aggravante che mentre la paura potrebbe essere quantomeno motivata a Nord, dove l’infezione ha mostrato la sua virulenza imperversando e facendo rinviare concerti, manifestazioni e facendo chiudere le scuole, al Sud non abbiamo ancora avuto lo stesso impatto. I pochi casi finora riscontrati sono rimasti isolati e a creare problemi è stata sopratutto la paura. Così, le vittime non si contano…ma fra i negozi: tutte attività commerciali, la cui chiusura impoverisce non solo i proprietari, ma sopratutto il tessuto e la rete economica locale.
Coronavirus ultime notizie: la serrata dei negozi orientali
Questo perché i negozi orientali sono entrati ormai a far parte della nostra economia e fanno ormai parte del nostro panorama commerciale: attività commerciali più o meno grandi, che vengono qualsiasi tipologia di prodotto. E poi, negozi di elettronica e riparazioni di cellulari, imprese a carattere familiare o più grande e gli immancabili ristoranti, da quelli più piccoli e storici sino ai frequentatissimi (fino a qualche mese fa) sushi all you can eat. La paura del virus li ha stroncati tutti: sabato sera, passeggiando per le vie del centro storico di Catania, le luci delle insegne cinesi erano tutte spente, come quelle del ristorante di sushi in Piazza dei Martiri. Difficile stabilire dove inizi la psicosi da contagio, favorita dall’uso esponenziale del COVID-19 da parte dei media, e dove la saggia precauzione che ci vorrebbe tutti lontani da luoghi pubblici a rischio di contagio. Certo è che le probabilità di contrarre il Coronavirus in un grande centro commerciale siciliano o nel negozio di elettrodomestica cinese sotto casa sono praticamente le stesse. Questo vale a maggior ragione in una regione come la Sicilia, che è ancora zona verde e che sembra destinata a mantenere tale status.
Coronavirus Italia: i contraccolpi sull’economia
Sembrerebbe infatti che il paziente più colpito sia proprio il portafoglio di molti imprenditori: a Nord i danni sembrano talmente vistosi da aver richiamato anche l’attenzione del governo. E adesso anche a Sud cominciano a sentirsi le conseguenze del virus; non solo in termini di grandi manifestazioni cancellate, ma appunto anche nella serrata di diverse piccole attività. Chiudono i negozi e chiudono sopratutto i ristoranti, che rischiano di investire in cibo e risorse deperibili senza che queste possano andare vendute( e quindi, favorendo anche lo spreco di cibo). Senza considerare che per tali attività stipendiare un commesso o un cameriere senza ottenere in cambio introiti vuol dire avviarsi lungo il pendio della perdita. Le tante chiusure, che minano fortemente la già traballante economia nostrana, non possono nemmeno essere viste come un beneficio per i commercianti locali. Primo, perché nel tempo i negozi orientali si sono inseriti “e specializzati” nel tessuto, andando ad occupare zone che oramai sono di loro pertinenza e che quindi non coinvolgono quasi mai gli imprenditori locali. Secondo, perché se questi imprenditori locali sono coinvolti, com’è il caso di molte attività di ristorazione orientale che sono però di proprietà di italiani, esse sono state comunque coinvolte nella crisi e si sono trovate anch’esse a chiudere.
La morale è semplice: la paura colpisce tutti e non favorisce nessuno, stranieri o italiani. In tutto questo, i negozi orientali chiudono non solo per motivi strettamente economici, ma anche loro connessi alla paura. Si sono infatti intensificati i casi di razzismo verso le persone asiatiche e molti dei proprietari o dei capifamiglia si sono trovati costretti a chiudere per timore di eventuali ripercussioni.
Una sconfitta per tutti, nell’attesa che virus e paura del virus passino e si possa tornare alla vita normale.
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