Giovanni Pacini: La biografia

Giovanni Pacini nacque l’11 febbraio 1796 a Catania da genitori cantanti, Luigi e Isabella Paulillo, che durante una tournée si ritrovarono nella bella città siciliana. Scrive le proprie memorie artistiche a Firenze nel 1875, dalle quali si possono comprendere interessanti dettagli della sua vita privata e artistica. Si trasferisce prima a Bologna, dove probabilmente studiò…

Giovanni Pacini
Giovanni Pacini nacque l’11 febbraio 1796 a Catania da genitori cantanti, Luigi e Isabella Paulillo, che durante una tournée si ritrovarono nella bella città siciliana. Scrive le proprie memorie artistiche a Firenze nel 1875, dalle quali si possono comprendere interessanti dettagli della sua vita privata e artistica. Si trasferisce prima a Bologna, dove probabilmente studiò nella stesso periodo e nella stessa scuola di Gioachino Rossini, poi a Venezia per continuare i propri studi musicali.

Debutto di Giovanni Pacini

Secondo la sua biografia sembra che, dopo pochissime lezioni tenute con il grande maestro Tommaso Marchesi, il giovanissimo quattordicenne sia stato in grado di scrivere la sua prima composizione suscitando lo stupore dell’insegnate.
Il vero debutto come compositore tuttavia avvenne a soli 17 anni in un teatro minore di Milano, città dove risedeva con la famiglia. Il barone di Dolsheim sancì il suo ingresso alla Scala in un opera importante.
Questo fu possibile grazie all’intervento del padre che già lavorava nel famoso teatro e fece scritturare il figlio quando ci fu bisogno di sostituire un buffo infortunato.
Questo aiuto non passò inosservato nel tempo, fu annotato da Giacomo Meyerbeer in una maniera sarcastica in uno dei suoi diari.

Caratteristiche delle sue composizioni

giovanni pacini compositore

Pacini componeva molti dei suoi spartiti in tempi davvero brevi essendo un improvvisatore, cosa che rendeva i suoi spartiti alle volte incompleti e mediocri. Una caratteristica che lascia spazio a molti compositori attuali di completarne le parti, rubandone idee interessanti.
Rossini consapevole delle potenzialità dell’amico ne diceva che se quell’uomo avesse conoscuto realmente la musica nessuno avrebbe potuto stargli al passo! Tra le sue opere di maggior successo ci sono L’ultimo giorno di Pompei e Gli Arabi nelle Galle che vennero riprodotte più volte nei più importanti teatri italiani ed esteri. Pacini si fece spazio decorosamente fra i più importanti compositori del tempo, nonostante la giovane età.
Quando stava componendo la Giovanna d’Arco per la scala di Milano il maestro nelle sue memorie artistiche fece includere l’esatte parole da lui pronunciate: Non nasconderò che un’avventura galante che mi aveva fatto perdere il cervello, mi distolse dal lavoro. La stagione teatrale volgeva al termine e a me mancava ancora un intero atto. L’impresario vedendo che io poco pensassi a dar compimento dell’impegno assunto, dopo avermi più volte ammonito, espose alla Direzione degli spettacoli quanto accadeva; la quale, non perdendo tempo, inviò rapporto al direttore di polizia signor conte Torresani, che fattomi chiamare con tutta gentilezza, mi fece intendere che se non avessi ultimato lo spartito, Santa Margherita mi aspettava. Capii benissimo qual vento spirava, per cui pensai di non dare occasione di porre in pratica sgarbatissima offerta.
Un aneddoto davvero interessante.
Il pubblico sapendo di questi dettagli intimi fu davvero severo nel suo giudizio facendo della Giovanna d’Arco una vera disfatta. Più volte Pacini si ritrovò a confrontarsi con la fama e l’approvazione che Rossini aveva ottenuto nello stesso periodo, obbligandolo più volte a reprimere la propria audacia per seguire più accettate dal pubblico del tempo. Nelle sue memorie sottolineò che questo fosse un gravissimo errore che aveva portato alla perdita di molti ingegni musicali, facendo anche il nome anche di grandi compositori come Bellini e Donizetti che si erano piegati, secondo il suo punto di vista, in qualche misura al volere del pubblico.

Vita privata

Pacini ebbe tre mogli e tanti tormentati amori. Quando si trasferì a Viareggio attirò le attenzioni di Paolina Bonaparte. La liaison fra i due fu scandalosa e tormentata sia per la differenza d’eta che di rango dei due amanti. Essa donò al compositore un medaglione e una ciocca di capelli del famoso fratello. Come si percepisce dalle sue memorie la donna era palesemente gelosa e accusava l’amante di abbandonarla e trascurarla. Il Pacini decide di troncare la relazione sposando un’altra donna, Adelaide Castelli, scelta ancora una volta con l’aiuto del padre. Il secondo matrimonio fu con Marietta Albini e il terzo con Marianna Scoti. Pacini ebbe da questi matrimoni ben 9 figli.

Recensioni

Pacini viene accusato più volte di corrompere i giornalisti per avere recensioni favorevoli. Fu comunque apprezzato in molti teatri italiani, mentre all’estero le sue opere non ebbero una straordinaria rilevanza ad esclusione della singola aria, Il soave e bel contento, nella Niobe con la quale ebbe enorme fortuna. Dopo un primo periodo in cui apprezza se stesso per la spontaneità e l’eleganza delle sue opere inizia a criticarsi, il che lo porta a fare dei cambiamenti di vita per ricercare emozioni perdute.

Cambiamenti nella vita del compositore

Il maestro sentiva la necessità di crearsi da solo e nel 1833 si ritirò a Viareggio dove istituì un Liceo musicale. In poco tempo la scuola iniziò ad avere successo e accolse un gran numero di allievi. Pacini non smise mai di produrre, componendo tre Messe e un Vespro, ma il suo ritorno sulle scene teatrali avvenne solo dopo che Rossini aveva smesso di produrre e Bellini era morto. È in questo momento che nasce la Saffo, la sua opera più importante, che narra le gesta della poetessa greca Saffo. Andò in scena al S. Carlo di Napoli nel 1840, rappresentata successivamente in tutta Italia. Il compositore passò da essere definito Maestro di facili cabalette a creatore di elaborate produzioni. L’ultima opera di Pacini fu Berta di Varnol dopo la quale il grande compositore mori.
Pacini ebbe una carriera di grandi trionfi e grandi sconfitte. Nella sua vita si creò non poche antipatie e spesso fu oggetto di basse calunnie, una sorte comune a molti grandi artisti. Ricevette molte onorificenze da sovrani e principi e gli onori con splendidi monumenti in molte città italiane. Mori a Pescia il 6 dicembre 1867, all’età di settantaquattro anni, e fu sepolto nella chiesa di San Bartolomeo e Andrea. Giovanni Pacini viene ricordato come un inesauribile e ispirato maestro.

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