Attività eruttiva in occasione di Santa Lucia
Nei giorni appena trascorsi i siciliani hanno potuto nuovamente assistere allo spettacolo pirotecnico naturale offerto dal vulcano Etna. Nel tardo pomeriggio di domenica 13 dicembre infatti l’Istituto nazione di Geofisica e Vulcanologia (Osservatorio Etneo) ha riportato un incremento dell’attività stromboliana, che è cresciuta in breve tempo da livelli medi ad alti. L’attività ha interessato principalmente il versante S del cratere di Sud-Est, con ampie fontane di lava visibili a grande distanza – persino dalla Calabria – e forti boati.
Già nelle ore successive però, stando alle reti di monitoraggio dell’Istituto, l’attività stava scemando. Si sarebbe, insomma, trattato di un evento senza conseguenze straordinarie, che ha permesso però a moltissimi ammiratori de “A Muntagna” di poterne saggiare anche una volta sia la magnificenza sia la possanza. Spettacoli pirotecnici di questo tipo non sono inusuali per il vulcano. Come di sovente, l’attività è stata accompagnata da copiose piogge di “rina”, ovvero pioggia cinerea che ha coperto auto, marciapiedi e strade.
L’attività eruttiva di domenica è avvenuta nello stesso giorno di un altro evento, la festa di Santa Lucia. Una coincidenza che, se da un lato ha alimentato suggestioni romantiche su eventuali omaggi del vulcano alla Santa, dall’altro ha riportato nel cuore e nella mente dei siciliani il ricordo di un altro, tragico, evento.
Il terremoto di Santa Lucia
Era il 13 dicembre del 1990, esattamente trent’anni fa, quando la terrà fu scossa da un terremoto di magnitudine 5.7 secondo gli studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Nonostante fosse stato classificato come entità media, il sisma portò via con sé 18 persone, la gran parte residenti nella cittadina di Carlentini. Un terremoto spaventoso, l’ultimo a infliggere un simile tributo a un’isola storicamente martoriata da eventi di questo tipo, e in grado di inghiottire interi palazzi. I danni furono estremamente ingenti, stimati all’indomani della tragedia come oltre 500 miliardi di lire.
In particolare molta preoccupazione fu legata al polo petrolchimico di Priolo, Melilli e Augusta dove venne operata una riduzione degli stoccaggi e la messa in sicurezza degli impianti per timore di una successiva scossa. Una scossa che arrivò qualche giorno dopo, il 16 dicembre alle 15 circa, ma fu di entità tale da non causare danni eccessivi.
I disagi maggiori furono tuttavia per gli sfollati: un massa numerosissima di senzatetto, stimati in quasi 12.000, che dovettero fare i conti con numerose sistemazioni di emergenza. Ad appesantire ulteriormente la situazione, le avverse condizioni meteorologiche che imperversarono quell’anno impietose, con 25 giorni di pioggia consecutivi.
La reazione al terremoto di Santa Lucia
Come spesso accade in questi casi in Italia, la riposta della politica fu lenta e intempestiva, nonostante le promesse iniziali. Nel marzo del 1991 scoppiarono numerose proteste, che infuocarono prima i territori siracusani e poi quelli catanesi. La protesta, complice ancora una volta la lentezza del sistema burocratico italiano e le sue falle, si protrasse sino all’autunno quando alcuni Municipi delle città più colpite furono occupati in segno di protesta. Ma per vedere effettivamente i primi interventi strutturali e stanziati i primi fondi sufficienti i siciliani, martoriati da questo flagello, dovranno attendere il 1993. Solo allora arrivarono i primi fondi della legge 433/91, che prevedeva una donazione di 3mila e 870 miliardi di lire.
Ancora nel 2010 questo fondo è stato soggetto a rimodulazione per quanto riguarda i fondi non investiti. Una storia fortemente amara per tutti coloro che hanno a cuore questa terra e che detestano vederla martoriata. Un motivo in più per godere della pace offertaci in questi anni dal nostro amato vulcano e per ricordarci di quale forza siamo dotati noi siciliani, in grado di ricostruire sempre a partire dalle macerie.
Lascia un commento