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  • Comune di Adrano: Le 5 cose da visitare

    Comune di Adrano: Le 5 cose da visitare

    Adrano è un comune italiano, appartenente alla regione Sicilia, di circa 35.000 abitanti. È situato in provincia di Catania, dalla quale dista circa 36 km.
    Nel 2019 gli è stato riconosciuto, da parte del Presidente della Repubblica, l’appellativo di città, grazie alla notevole rilevanza storica e artistica che lo contraddistingue. Possiede, infatti, numerosi monumenti di grande interesse architettonico, che si possono visitare recandosi direttamente sul posto e che suscitano, solitamente grande interesse e curiosità. A tale proposito, di seguito, elencheremo le cinque attrazioni principali che caratterizzano Adrano e che la rendono così attraente ed affascinante.

    Comune di Adrano: Castello Normanno

    Castello di Adrano
    Viene identificato come il simbolo della città, grazie alla sua maestosità. Venne edificato per volere del Conte Ruggero I di Sicilia nel XI secolo, per raggiungere contemporaneamente due importanti obiettivi: per difendere il territorio dalle truppe nemiche e per poter controllare Catania e dintorni. Nei secoli successivi fu dominato da altre importanti dinastie siciliane, di cui si fa memoria nella galleria storica e nel museo archeologico, che si trovano al suo interno e che i visitatori possono piacevolmente visionare. La sua ubicazione strategica, lo collega alla successiva attrazione.

    Adrano: Ponte dei Saraceni o di Carcaci

    adrano Ponte dei Saraceni

    Venne costruito in pietra al di sopra del fiume Simeto, il corso principale della Sicilia. Collega la città di Adrano con Centuripe, in provincia di Enna. Dal nome stesso si riescono a cogliere le sue origini, risalenti al periodo Normanno. Anche se, quello che oggi si osserva, non è la struttura originaria, perché nel corso degli anni fu distrutto e ricostruito numerose volte, acquisendo caratteristiche diverse. Nel 2015 fu presentato come uno dei trenta ponti più belli d’Italia, dunque, vale la pena visitarlo.

    Teatro Bellini

    comune di adrano teatro bellini
    Si tratta di uno dei monumenti più significativi della città, che non può essere trascurato all’interno di un tour guidato. È dedicato al compositore catanese Vincenzo Bellini e sorge sulle rovine della Chiesa di San Vito. Venne costruito nel 1779 e rimase attivo per circa cinquant’anni, poi, cadde in disuso. Nel 1846 fu nuovamente inaugurato e restaurato, ancora, negli anni successivi. Si ricordano svariate manifestazioni teatrali che vennero svolte presso la struttura e nel periodo del boom cinematografico, fu utilizzato per trasmettere famose pellicole.

    Monastero di Santa Lucia

    ADRANO Monastero di Santa Lucia
    Nacque nel 1158 su iniziativa di Adelasia, nipote di Ruggero I, in onore di Santa Lucia, protettrice della vista. A causa delle sue modeste dimensioni, venne riedificato successivamente, precisamente nel 1596, in un’altra sede, che corrisponde a quella attuale. All’interno della chiesa si nota subito uno spiccato stile rococò, contornato da un elegante dipinto che raffigura la Santa condotta al martirio dal marito. Sull’altare sono presenti numerose decorazioni e affreschi, a lei dedicati.

    Mendolito

    Il Mendolito è una contrada situata nei pressi della città di Adrano, da cui dista 8 km. Fino al XX secolo era caratterizzata dalla presenza di agrumeti, principalmente di arance, e di ulivi. Non si sa molto sull’origine del nome stesso, ma si pensa che potrebbe essere ricondotta al termine mennulito, ad indicare una probabile coltivazione di mandorli. Data l’ampia estensione del terreno, pari a 80 ettari, si pensa che potesse essere un luogo ricco di vegetazione di vario tipo. Al contempo, i ritrovamenti risalenti al VIII secolo, fanno pensare anche ad un ipotetico rifugio dai nemici, dal momento in cui, attorno è circondato da un imponente muraglia costruita in pietra lavica, chiamata in dialetto, u murazzu.

  • Comune di Biancavilla: Le 5 cose da visitare

    Comune di Biancavilla: Le 5 cose da visitare

    Ridente comunità facente geograficamente parte della provincia catanese e che tra le proprie frontiere assicura ospitalità a poco più di 20.000 abitanti, Biancavilla è una comunità le cui bellezze, sia naturali che architettoniche, permangono nell’intento di testimoniare un passato verso il quale il presente nutre rispetto e reverenza.
    Facendo fede su quelle che sono le testimonianze rinvenute nel tempo, è possibile affermare che i primi insediamenti umani in zona sono temporalmente collocabili in era paleolitica. Con ogni probabilità, questi nuclei familiari si insediarono in loco incentivati dall’abbondante presenza di risorse idriche e di grotte laviche all’interno delle quali potersi rifugiare. Malgrado ciò, la fondazione del centro abitato vero e proprio va fatta risalire al Quattrocento, epoca in cui uno sparuto gruppetto di esuli provenienti dalla penisola balcanica ottennero, per volere del Conte Gian Tommaso Moncada, il permesso di stabilirsi in zona.
    Dal punto di vista meramente turistico, cosa è possibile tuttora ammirare una volta giunti nella deliziosa cittadina di Biancavilla? In seguito verranno a tal proposito elencati cinque siti.

    Comune di Biancavilla: Basilica di Santa Maria dell’Elemosina

    Comune di Biancavilla Basilica di Santa Maria dellElemosina
    La sua realizzazione è stata con ogni probabilità completata tra la fine del Quattrocento ed il principio del secolo successivo. La struttura venne fatta tuttavia oggetto, nel Seicento, di un’opera di ampliamento successiva. Questi ultimi interventi le donarono le fattezze che tuttora sfoggia. La superficie interna della basilica presenta una conformazione a croce latina. Tre sono le navate, ornate con eleganza da stucchi, a loro volta risalenti agli ultimi decenni del Settecento, nei quali primeggia una colorazione tendente all’oro. Ciascuna delle navate viene separata da tutte le altre grazie alla presenza di pilastri sui quali sono stati adagiati archi a tutto sesto. Negli ambienti siti posteriormente rispetto all’altare principe, è stato installato un organo congegnato nella seconda metà dell’Ottocento da G.Puglisi.

    Biancavilla: Chiesa di Santa Maria del Rosario

    Biancavilla Chiesa di Santa Maria del Rosario
    Dalla lista comprendente i maggiori edifici ecclesiastici locali, sarebbe impossibile omettere la Chiesa di Santa Maria del Rosario, sita in corrispondenza del frangente meridionale della centralissima piazza Roma. La facciata esternamente mostrata, insieme ai suoi lineamenti ed alla sua impronta stilistica, è fattivamente attribuibile a Carlo Sada. Lateralmente rispetto all’ingresso, giacciono enormi colonne, metaforicamente paragonabili a sentinelle che sorvegliano l’afflusso costante dei fedeli. Il frangente interno, al contrario, è brevemente descrivibile facendo menzione di un’estesa navata priva di transetto, le cui grandi colonne corinzie sono decorate da stucchi nei quali vengono rappresentate delle foglie d’acanto.

    Chiesa dell’Annunziata

    biancavilla Chiesa dellAnnunziata
    Essa staziona su uno dei lati d’una piazza la quale porta la sua stessa denominazione. Il nucleo originario di questa chiesa venne costruito nella prima metà del Seicento. Gli spazi interni, insieme alla facciata esterna, vennero tuttavia sottoposti ad un ampliamento ulteriore in prossimità del secolo susseguente, quando la navata posta centralmente venne allungata con conseguente edificazione sia del transetto sia delle navate laterali. Gli ultimi restauri vennero effettuati agli inizi del secolo scorso, quando il prospetto barocco venne accostato alla facciata originaria.

    Villa delle Favare

    biancavilla Villa delle Favare
    Tra i luoghi da non perdere una volta approdati a Biancavilla vi è senza ombra di dubbio alcuna Villa delle Favare, un posto in cui trascorsi storici di Biancavilla si intrecciano con quelli di una serie di casate le cui opere diedero forte impulso al suo sviluppo. La ragione della sua edificazione risiede nella volontà di dar vita ad uno stabile nel quale avrebbe dovuto albergare una delle personalità più influenti del luogo: Don Pietro delle Favare. L’immobile ostenta una forma tendente al quadrato e consta di un corpo ubicato centralmente, insieme a due padiglioni laterali che terminano dinanzi al cortile interno. Soffermandosi al cospetto dell’ingresso principe, a balzare all’occhio sarà il simbolo dei Delle Favare.

    I mulini ad acqua

    La vallata sottostante è trapuntata a macchia di leopardo da mulini, la stragrande maggioranza dei quali ormai dismessi. Il loro utilizzo è stato assiduo almeno fino ai primi decenni del Novecento, periodo dopo il quale è iniziato un lento abbandono. La produzione di allora non si limitava alla sola farina di frumento. Qui, infatti, aveva luogo anche la macinatura di legumi come ceci, lenticchie e fave. Malgrado siano ormai ridotti in ruderi, il loro fascino rimane immutato. I canali deputati al trasporto delle acque rimangono tuttavia intatti, visibili per chiunque abbia voglia di conoscerne il geniale funzionamento.
  • Comune di Belpasso: Le 5 cose da visitare

    Comune di Belpasso: Le 5 cose da visitare

    Il delizioso comune di Belpasso, situato alle pendici dell’Etna, è una delle perle meno conosciute della Sicilia, ma che certamente merita una visita quantomai accurata per le bellezze architettoniche che possiede, fornendo una visione più caratteristica della zona.
    Interamente costruito in pietra lavica, il borgo vi colpirà per la perfetta struttura a scacchiera, oltre che con scorci suggestivi ed elementi tipici della tradizione siciliana.
    Posto in un territorio dal precario equilibrio naturale ed idrogeologico, come prevedibile il paese nel corso del tempo è stato funestato da numerose eruzioni del vulcano, troppo vicino ma capace di donare un paesaggio così suggestivo da non poterlo dimenticare in futuro.
    Nel 1695 Belpasso venne ricostruito grazie alla lungimirante e quanto mai moderna ottica per l’epoca dell’architetto Giovanni Bellia, che seppe progettare una struttura a misura d’uomo, squadrata ed ordinata, oltre che esteticamente molto gradevole ed originale.
     
    Le Cinque cose da visitare nel Comune di Belpasso

    Comune di Belpasso: Chiesa Madre

    Comune di Belpasso Chiesa Madre
    Un tour del paese non può fare altro che partire dalla chiesa Madre, data la religiosità quasi quasi esasperata degli abitanti del luogo.
    Si tratta di un edificio dedicato alla Vergine, che presenta sia all’interno che all’esterno il classico stile barocco tanto caro alla regione.
    Molto suggestiva è la torre che la sormonta da dietro, dove ogni giorno risuona l’opulenta la campana di Santa Lucia, amata patrona del borgo, costruita nel 1800 in oro, argento e bronzo.
    Varcando l’imponente soglia, è possibile ammirare pitture di grande pregio e reliquie preziose e suggestive, immergendosi in quella che è l’ottica tutta siciliana del culto mariano.

    Belpasso: Piazza Duomo

    Belpasso Piazza Duomo

    Questo imponente edificio affaccia direttamente su Piazza del Duomo, dalla curiosa pavimentazione realizzata in bianco e grigio con motivi geometrici regolari e squadrati, che ricordano la pianta della città.

    Palazzo Scrofani e la Chiesa di Sant’Antonio da Padova

    Belpasso Palazzo Scrofani
    Nello stesso luogo troviamo poi il caratteristico Palazzo Scrofani, realizzato in pietra lavica e facilmente riconoscibile per l’ampio balcone in ferro battuto, che ancora una volta richiama la corrente barocca onnipresente in tutte le costruzioni del borgo.
    Proseguendo nel percorso si incontra il celebre Teatro della Fenice, dedicato al commediografo Nino Martoglio, nato a Belpasso e celebrità per gli abitanti del paese.
    Belpasso Chiesa di SantAntonio da Padova
    Allo stesso è dedicato anche il sontuoso Giardino Pubblico, dove sorge un antico monastero costruito dai Padri Riformati e la chiesa di Sant’Antonio da Padova, riccamente decorata. Si tratta di un luogo molto interessante al quale dedicare un’intera mattinata, godendo di una passeggiata nella natura rigogliosa e della visita agli edifici sacri, per immergersi così totalmente nella sacralità del posto.
    Altro punto di interesse è costituito dalla chiesa di Cristo Re, situata su Piazza Dante ed adiacente al Palazzo Lombardo e alle case natie di Martoglio, già precedentemente citato.Altri luoghi di Interesse e Svago
    Se si possiede il tempo di un ulteriore passeggiata, è possibile addentrarsi nelle piccole vie caratteristiche ma anche nel corso principale, ricco di locali tradizionali e moderni e negozi di ogni genere.
    Girovagando certamente vi imbatterete in altri edifici storici, come Casa Marletta o Palazzo Spampinato, realizzato in stile liberty e quindi controcorrente rispetto al monopolio barocco degli altri monumenti.
    Non mancano altre chiese si rilievo, dedicate ancora alla Vergine e a Sant’Anna, di antica costruzione e pregevole fattura, sia esterna con facciate decorate che interna, grazie a fregi e cicli pittorici di un certo prestigio.
  • Ora legale: quest’anno potrebbe essere l’ultimo?

    Ora legale: quest’anno potrebbe essere l’ultimo?

    L’uomo ha sempre avuto bisogno di misurare il tempo, anche quando non aveva strettamente la necessità di misurare lo scorrere dei giorni E’ il caso dei carcerati, i quali rappresentavano il passare dei giorni con delle stanghette sui muri della cella e le sbarravano al raggiungimento della settimana. In realtà, potremmo quasi dire che è una necessità insita nell’uomo, il quale deve da sempre confrontarsi con le dimensioni del tempo e dello spazio.
    Orario clessidra tempo

    Come l’uomo ha stabilito l’ora: la culminazione del sole

    Anche in passato erano i fenomeni celesti ad aiutarlo in questa impresa non facile. L’astronomia è una delle scienze più antiche: la volta celeste, sia durante il dì che durante la notte, è stato sempre lo scenario più familiare che ha accompagnato l’umanità e nello stesso tempo, con i suoi ritmi, le sue cadenze, ha scandito il tempo dei nostri antenati e anche il nostro. Ma anche osservando il cielo non era facile misurare il tempo: il Sole non sorge e tramonta sempre nello stesso punto e alla stessa ora nel corso dell’anno, e la sfera celeste, la notte, ruota lentamente cambiando scenario nel corso delle stagioni.
    Eppure esiste un punto di riferimento nel cielo ed è quello della culminazione del Sole.
    Il nostro astro, infatti, sorge, si alza alto nel cielo e poi ridiscende per tramontare. Quando raggiunge il punto più alto si dice che culmina: è facile vedere quando avviene la culminazione del Sole. Basterebbe per esempio osservare in una qualsiasi asticella posta verticalmente sul terreno (come i paletti che mettono davanti a determinati edifici per non far posteggiare) l’ombra: il momento in cui è più corta nel corso della giornata indica la culminazione del Sole.
    Questo fenomeno si ripete ogni giorno con piccolissime variazioni di posizione quasi trascurabili perciò fu preso come punto di riferimento: indica la posizione Sud e questo momento è stato chiamato mezzogiorno.

    Come nasce il concetto di giorno e quello di ora

    Ed ecco nascere la definizione di giorno: il tempo che trascorre (o meglio, “intercorre”) tra una culminazione e l’altra del Sole sullo stesso meridiano.
    I nostri antenati avranno utilizzato di certo una clessidra, raccolto la sabbia che scorre tra una culminazione e l’altra, divisa in 24 mucchietti e ancora ogni mucchietto diviso in 60 parti e ancora in altre 60, sono nati così anche le ore, i minuti e i secondi.
    Ma un giorno non poteva iniziare alle dodici e finire alle dodici successive: le attività lavorative si svolgono durante il dì e, così facendo sarebbe stato difficile definire la giornata lavorativa. Vuol dire che , durante le attività giornaliere, ad un certo punto si cambiava data generando così una gran confusione.
    Allora si è optato per una convenzione: fare iniziare e finire il giorno a mezzanotte, molto più comodo e di facile utilizzo.
    E così è stato.
    Ora legale cambio

    L’ora locale o l’ora civile: cosa sono e come funzionano

    Adesso era possibile definire l’ora di un luogo, bastava guardare quando culminava il sole per avere le ore 12 e così via, questa è stata definita ora locale. E’ l’ora che segnano le meridiane, quella che vediamo veramente nel nostro cielo. Quella che, quando culmina il Sole, segna veramente l’ombra più corta ma vale solo per tutti i punti della terra che si trovano sullo stesso meridiano, basta spostarsi lungo il parallelo che l’ora non coincide più perché la Terra, ruotando intorno al Sole offre verso i suoi raggi luoghi sempre diversi .
    Per esempio nella stessa Sicilia, se vogliamo essere precisi, l’ora locale di Catania non corrisponde a quella di Trapani.
    Immaginiamo quanto può essere notevole lo sfasamento orario tra luoghi che si trovano su meridiani ancora più lontani.
    Dunque l’ora locale può essere utilizzata se si resta sempre nella stessa località ma se ci si sposta lungo un parallelo sorgono i problemi.
    Fu così che nacque un’altra convenzione, l’ora civile.
    Praticamente si divise la Terra in 24 spicchi o fusi orari, tanti quante le ore del giorno e si decise che, anche se non era la verità, tutti i luoghi ricadenti nello spazio di un fuso, avessero la stessa ora ( che corrispondeva all’ora locale del meridiano centrale del fuso). Muovendosi poi da un fuso all’altro occorre spostare l’orologio di un’ora avanti o indietro se ci si muove rispettivamente verso est o verso ovest.
    In questo modo vennero agevolati viaggi e scambi commerciali e il cambiamento di orario fu facile da gestire cosicché l’ora civile è quella che viene segnata dai nostri orologi e accettata a livello internazionale pur con piccole variazioni adottate soprattutto per comodità.
    Fusi orari

    L’ora legale: come funziona?

    Ma tra qualche giorno però cambierà ancora qualcosa; ferma restando la definizione di ora e giorno, alcune nazioni hanno istituito anche l’ora legale che consiste nello spostare le lancette dell’orologio un’ora avanti rispetto all’orario convenzionale.
    Avremo così un’ora di luce in più e ne trarremo un vantaggio dal punto di vista economico.
    Quest’anno l’ora legale andrà in vigore dal 28 marzo 2021 e le lancette verranno spostate la notte tra sabato e domenica dalle 2 alle 3 e anche se spesso si legge che “le giornate saranno più lunghe” in realtà sarà spostato solo il dì, cioè il periodo di luce, il giorno resterà sempre di 24 ore.

    Potrebbe essere l’ultimo anno dell’ora legale?

    Ma questo potrebbe essere l’ultimo anno. Infatti c’è una novità, l’Unione Europea non obbliga più i paesi che ne fanno parte ad accettare l’ora legale anzi, nel 2018 ha deliberato che, entro quest’anno, ogni stato membro deve decidere se mantenerla o meno.
    L’Italia ha mantenuto questa situazione accettando anche quest’anno l’ora legale.
    In Italia l’ora legale fu introdotta per la prima volta nel 1916, dopo anni nei quali è stata utilizzata e non è stata adottata definitivamente con una legge del 1965 ed è entrata in vigore nel 1966, periodo nel quale il boom economico richiedeva l’uso sempre più consistente di energia.
    Si ritiene che, per effetto dell’ora legale, nei prossimi 7 mesi si risparmieranno 66 milioni di euro con enormi benefici anche per l’ambiente e la nostra salute.
    L’ora legale resterà in vigore fino al 25 ottobre.
    Ora legale orologio

  • Equinozio di primavera: giro di vite delle stagioni

    Equinozio di primavera: giro di vite delle stagioni

    Eccoci finalmente al 21 di marzo, forse come poche volte abbiamo atteso questa data che ci introduce in primavera e ci fa lasciare alla spalle l’inverno che abbiamo trascorso, l’inverno che ci ha visti nuovamente a lottare con il COVID e per questo ci è sembrato più buio e più lungo.
    In realtà quest’anno l’equinozio è avvenuto alle 10, 37, ora italiana, di sabato 20 marzo.

    Ma cosa vuol dire “equinozio”?

    Il termine deriva dal latino e vuol dire letteralmente “uguale notte”, in realtà il significato più ampio è” la notte uguale al dì” dove con il termine dì si intende il periodo di luce e con notte il periodo di buio di tutta una giornata.
    Sappiamo infatti che, tranne all’equatore, il periodo di luce e quello di buio, non sono uguali nel corso dell’anno ma si allungano o si accorciano in base alla stagione.
    Così andando verso il solstizio d’estate, come in questo periodo, il dì si allunga un poco di più giorno dopo giorno a discapito della notte che invece si accorcia. Già perché la loro somma deve essere sempre di 24 ore, la durata del giorno medio, ed è errato dire che le giornate si allungano o si accorciano ma si accorciano o si allungano il dì e la notte, il giorno resta sempre di 24 ore.
    Esistono però due  giorni l’anno in cui il dì e la notte sono uguali non solo all’equatore ma in tutti i punti della Terra: sono i giorni degli equinozi che cadono, con piccole differenze di ore da un anno all’altro, il 21 marzo per l’equinozio di primavera e il 23 settembre per quello di autunno.
    Negli altri giorni dell’anno è come se il buio e la luce lottassero per predominare, se aumenta l’uno diminuisce l’altro e viceversa.
    Primavera equinozio

    L’equinozio e la culminazione del sole

    Inoltre, durante gli equinozi, succede un altro fenomeno e riguarda la culminazione del Sole.
    Il Sole infatti, ogni giorno, sorge, si alza nel cielo fino a raggiungere una certa altezza e poi tramonta.
    Quando raggiunge il punto più alto si dice che culmina, e questo avviene ogni mezzogiorno, ebbene il giorno degli equinozi il Sole culmina ad un’altezza media rispetto a quella che raggiunge nel corso dell’anno.
    E ancora, volete sapere dov’è esattamente l’est e l’ovest nell’orizzonte che vedete dalla vostra casa?
    Guardate dove sorge e tramonta il Sole nei giorni degli equinozi e troverete questi due punti cardinali perché, solo in questi giorni il Sole sorge esattamente a est e tramonta esattamente a ovest, in seguito il punto in cui sorge e quello in cui tramonta il nostro astro cambierà spostandosi all’alba verso sud-est e al tramonto verso sud-ovest, se andiamo verso il solstizio d’inverno mentre, in questi giorni, che stiamo andando incontro al solstizio d’estate, il sole sorgerà sempre più verso nord-est e tramonterà a nord-ovest.
    Alba sole mare
    Tutto questo avviene perché la Terra, ruotando inclinata intorno al Sole,viene illuminata in alcuni zone di più e in altre meno.
    Possiamo chiederci: perché l’equinozio viene indicato in un momento preciso,in un orario ben definito? ciò è dovuto al fatto che in quell’attimo il Sole, percorrendo la sua orbita apparente, arriva nel punto in cui questa interseca l’equatore celeste.
    Proprio nei giorni degli equinozi il Sole, all’equatore culminerà allo zenit, significa che “ gli oggetti posti verticalmente, a mezzogiorno, non avranno ombra e il Sole illuminerà il fondo dei pozzi”.
    Questa frase, riportata spesso nei testi di Scienze della Terra, ci riconduce agli antichi studi di astronomia, ai popoli del deserto che conoscevano benissimo il cielo e i moti degli astri.
    A loro dobbiamo le prime e importanti osservazioni e i primi significativi studi di astronomia.
    La primavera che inizia il 21 di marzo è la stagione “astronomica”, lo sappiamo bene in questi giorni di freddo e pioggia, la stagione sta ancora iniziando, eppure tante sono le tradizioni e i festeggiamenti che annunciano la fine dell’inverno ricchi di significati e di simboli.
    Per gli antichi Greci la primavera era dovuta a Demetra, la dea che controllava i ritmi della terra. Demetra aveva una figlia, Persefone, avuta con Zeus, che era stata rapita dallo zio Ade il quale la teneva con lui per sei mesi e per altri sei la tornava alla madre.
    La Dea, per la gioia nel rivedere la figlia, faceva fiorire la Terra e la riempiva di fiori, frutti, odori e colori.
    L’inizio della primavera coincide con l’inizio del segno zodiacale dell’ariete.
    Equinozio bella stagione

  • Sicilia, tornare a casa per coltivare i propri sogni: la storia di Alberto e Gaetano

    Sicilia, tornare a casa per coltivare i propri sogni: la storia di Alberto e Gaetano

     
    Qualche giorno fa abbiamo intervistato Simone Iannuzzo, un giovane informatico siciliano alla conquista di Netflix grazie al suo contributo alla premiata serie TV “The Dragon Prince”. Oggi vogliamo dedicare la nostra voce a un’altra storia di eccellenze siciliane, sperando che divenga proprio un’abitudine.
    Vogliamo parlarvi dell’esperienza di Alberto Bruzzi e Gaetano Amico, due amici siciliani doc (agrigentini, per la precisione), fondatori della cooperativa agricola Chrysos per la coltivazione di frutti oleosi.
    Una storia che comincia come molte altre: la giovinezza nella splendida isola, poi la partenza per cercare una vita diversa, l’emigrazione come soluzione all’annosa disoccupazione cronica che affligge l’isola. E non è più solamente una questione limitata al lavoro: sempre più giovani decidono di partire, anche per motivi di formazione oltre che strettamente lavorativi. Siamo così sempre più spesso pronti ad ascoltare storie di persone che riescono a raggiungere la propria soddisfazione lavorativa e i propri obiettivi di vita fuori dalla nostra amata terra e vi rientrano solo per passare le vacanze, o per brevi periodi in cui salutano i propri cari.
    Anche per Alberto e Gaetano la storia sembrava aver preso questa piega: lasciata la Sicilia, hanno studiato e poi successivamente lavorato rispettivamente a Pisa e Pavia. Ma il pensiero di rientrare nella terra natia è rimasto per i due, perché «nonostante i vari difetti, vivere in Sicilia è stupendo e la qualità della vita è molto più alta che in altri posti, per cui c’è la voglia di ritornare dove si sta bene».
    Così nel 2018 i due giovani imprenditori sono tornati a casa con un’idea nella mente, che avevano coltivato anche durante la loro permanenza fuori e che ha alimentato la loro voglia di mettersi in gioco. «Già prima di partire avevamo voglia di creare qualcosa di nostro nella nostra isola – ha raccontato Alberto a Balarm.it -. Una volta qui, potevamo percorrere le due strade che la Sicilia offre, quella del settore turistico e quella dell’agricoltura. Noi abbiamo optato per la seconda».
    Una scelta che li ha riportati a coltivare la terra, valorizzando eccellenze agroalimentari proprie del territorio siciliano: capperi, mandorle e soprattutto olio. E proprio in ossequio all’olio è stato coniato il nome della cooperativa agricola Chrysos, un nome che parla greco come greche sono le radici delle Sicilia e che al contempo «significa “dorato”, un colore che fa pensare a quello dell’olio, che è il vero oro della Sicilia».
    olive sicilia
    Una cooperativa agricola dunque, aperta senza ricorrere a finanziamenti ma solo grazie all’aiuto della famiglia e ai propri sudati risparmi per rilevare dei terreni tra Raffadali e Siculiana. Una cooperativa che punta forte sulla terra, all’interno di una rivalutazione generale del settore agricolo che sempre più spesso negli ultimi anni ha vinto e convinto, principalmente puntando sulle eccellenze. Allo stesso modo i Alberto e  Gaetano hanno deciso di creare un brand che mirasse alla qualità dei suoi prodotti piuttosto che sulla quantità. «Un prodotto di cui andare fieri e che possa essere apprezzato da tutti per l’enorme lavoro che c’è dietro», controcorrente rispetto alla necessità del moderno mercato di produrre molto e a basso prezzo, ma in linea con le peculiarità del Made in Italy.
    mandorle sicilia
    Le parole chiave, in tal senso, sono sempre prodotto italiano e biologico: parole che non identificano in questo caso solo un trend di mercato, ma una vera e propria filosofia di approccio alla terra: «noi siamo quello che mangiamo». Un mantra che, sempre più spesso, viene riscoperto anche dai consumatori, che stanno premiando questa tipologia di prodotti con le loro scelte, ma anche dagli altri giovani investitori.
    La storia di Alberto e Gaetano non è infatti l’unica e promette di rimanere sempre meno isolata: «In molti se ne stanno accorgendo e noi ne siamo felici» – ha detto Alberto a Balarm.it – «Più gente torna alla terra meglio è per noi, perché soltanto facendo rete e abbattendo il muro della diffidenza si può diventare più forti economicamente».
    Un percorso che è passato, oltre che dall’impegno, anche dallo studio e dall’apprendimento costante: «Quando abbiamo piantato gli ulivi, ad esempio, abbiamo chiesto a un esperto potatore di potare gli alberi e lo abbiamo osservato per giorni e giorni per imparare come si curano».
    Un percorso non esente da difficoltà, dovute certamente alle lungaggini della burocrazia italiana ma anche ai colpi inflitti a tutta l’economia dalla pandemia, che non ha tuttavia impedito ai due giovani imprenditori di allargare i loro interessi anche ai capperi selvatici, tipici della zona della Valle dei Templi, che ora verranno raccolti e venduti sotto il marchio “Diodoros”.
    capperi sicilia
    Siamo sempre felici quando possiamo riportare storie come queste e auguriamo ad Alberto e Gaetano un futuro radioso, anzi, dorato!
     

  • Màkari: tutti i luoghi della nuova miniserie TV targata Rai

    Màkari: tutti i luoghi della nuova miniserie TV targata Rai

    Il connubio fra la Rai e la nostra magnifica terra sembra continuare. Così, dopo la fortunatissima serie dedicata a Montalbano (anche nella sua giovane versione), che tanta fortuna ha portato sia all’emittente televisiva sia alle zone dell’intraprendente Commissario sciclitano, la Rai ha deciso di immergersi nuovamente nel profumo di zagare e di salsedine.

    Màkari la nuova serie TV

    Ritroviamo così Màkari, la nuova miniserie di produzione italiana prodotta da Rai Fiction e Palomar, diretta da Michele Soavi con la scrittura affidata a Francesco Bruni, Salvatore de Mola, Leonardo Marini e Attilio Castelli. Ispirata dai racconti e dai romanzi di Gaetano Savatteri che narrano le avventure del giornalista e investigatore Saverio Lamanna il quale, dopo essere stato licenziato dal suo ruolo di portavoce di un potente politico al governo, abbandona Roma per tornare a Màkari, trapanese terra natia. Qui ritrova la passione per la scrittura e decide di trarre ispirazione da casi reali del luogo, investigando insieme all’amico Peppe Piccionello e alla determinata studentessa di architettura Suleima.

    Màkari i luoghi della fiction

    Le riprese di Màkari, iniziate ad agosto 2020 e terminate nello stesso anno a dicembre, hanno dunque avuto come sfondo privilegiato la Sicilia, e in particolare la provincia di Trapani: andiamo dunque a scoprire insieme quali tra tutti i bellissimi luoghi hanno visto protagonista il giornalista Lamanna.

    Castellammare del Golfo

    Si tratta di un caratteristico centro balneare distante solo 7 km da Alcamo. Se infatti quest’ultima è posta su un altopiano alle prendici del monte Bonifato, il golfo che si estende davanti è proprio quello di Castellamare (che prende appunto dalla sua posizione geografica la sua specificazione). Oltre alle meraviglie del suo mare, sempre più famoso e riconosciuto, Castellammare del Golfo offre ai suoi visitatori la possibilità di scoprire il suo castello, anche qui all’origine del suo nome. Più volte rimaneggiato, questo castello tardo-medievale si erge in posizione sopraelevata e offre una meravigliosa vista su tutto il circondario. Molto particolari e fokloristici sono poi i festeggiamenti in onore della Patrona, Maria Santissima del Soccorso, che si svolgono dal 19 a 21 agosto. Ogni due anni, inoltre, è stata celebrata la Rievocazione storica Nostra Principalissima Patrona per commemorare l’attacco inglese al porto, sventato, secondo la leggenda, grazie all’intervento della Madonna del Soccorso.

    Marsala

    Si tratta della città costiera sul capo Boeo, nel canale di Sicilia, principale centro di produzione vinicola dell’isola. La città ha origini antichissime (fu fondata nel 397 a.C. da un gruppo di esuli Cartaginesi sfuggiti alla distruzione di Mozia) ed ebbe un ruolo rilevante si in età medievale sia durante la dominazione araba, nonché essere il luogo di sbarco, nel 1860, della famosa spedizione garibaldina.
    Offre numerose bellezze da visitare: fra queste, il Duomo ricostruito nel XVII-XVIII sec. su un imponente edificio normanno, con un imponente facciata del ‘700 non ultimata e un interno a tre navate in cui è possibile ammirare la Presentazione di Gesù dipinta dal Riccio nel 1593. Altre bellezze della città sono la piccola chiesa di S. Giovanni, che sorge isolata ai margini occidentali dell’abitato sopra una grotta detta della Sibilla lilibetana, e il palazzo pretorio o loggia. Da visitare anche la Porta Nuova ubicata presso la Villa Cavalotti e il Museo nazionale lilibeo, ospitato nel baglio di Anselmi, vecchio stabilimento vinicolo.
    In particolare, molte delle riprese si sono concentrate nella laguna dello Stagnone. Se volete approfondire il discorso su Marsala, abbiamo raccolto per voi 5 cose da visitare nella cittadina del trapanese.
    Il Duomo di Marsala

    San Vito lo Capo, il Golfo di Macari, la Riserva dello Zingaro e le cave di marmo di Custonaci

    La zona di San Vito lo Capo è ormai una fra le più apprezzate, meta turistica conosciuta ovunque ed estremamente gettonate per il suo mare e la bellezza delle sue coste. Località di soggiorno situata in una conca sabbiosa ai piedi del monte Monaco, tra il capo omonimo e punta Solanto, ha fiorenti attività pescherecce. Il turismo però è certamente il suo fiore all’occhiello, precisamente la sua spiaggia, più volte premiata con la Bandiera Blu e con quella Verde.
    spiaggia dello zingaro san vito lo capo
    Nei pressi di San Vito lo Capo troviamo anche la Riserva Naturale dello Zingaro, la cui vegetazione xerofila mediterraneo si conserva intatta e le calette e le piccole spiagge appaiono integre nella loro notevole suggestione.
    Il Golfo di Macari è ovviamente il fondale privilegiato della miniserie Tv, con la sua spiaggia immersa nella natura, piccola e rocciosa. Ideale per gli amanti del nuoto e delle immersioni per la presenza dell’acqua cristallina e dei fondali ricchi di pesci questa baia offre, inoltre, dei tramonti meravigliosi.
    Ma tutto questo è solo una piccola parte di quello che potete trovare nella zona di San Vito lo Capo. In questo articolo inoltre potete trovare molte informazioni anche sulla Tonnara di Scopello a Trapani, un altro dei luoghi scelti per le riprese.
    tonnara di scopello
    Quindi, non ci resta che goderci la miniserie di Màkari e poi approfittare di essere in questa splendida isola per andare a vedere a nostra volta, di presenza, questi magnifici posti.
     

  • Comune di San Pietro Clarenza: Le 5 cose da visitare

    Comune di San Pietro Clarenza: Le 5 cose da visitare

    San Pietro Clarenza è un comune siciliano di 8149 abitanti.
    Cittadina con una grande rilevanza di attività agricola, dedita alla produzione di vino, olio di oliva, agrumi e frutta, viene apprezzata e conosciuta anche per la sua arte tradizionale ed artigianale del ricamo.
    La sua storia ci riporta ad un patrimonio architettonico del tardo barocco, con monumenti e Chiese degne di visite turistiche, e di attenzione da parte di coloro che hanno bisogno di ritrovare una cultura millenaria e storica.
    Ma quali sono le cosa da visitare a San Pietro Clarenza?
    Scopriamolo insieme.

    Comune di San Pietro Clarenza: Il Calvario

    comune di san pietro clarenza il calvario
    Nel quartiere di Sant’Antonio si poteva trovare un altarino dell’800 costituito da tre nicchie, che ospitavano il Crocifisso, l’immagine di S. Giuseppe e della Madonna.
    Nel 1964 ormai diroccato, viene sostituito da una Croce in Bronzo e due statue in terracotta dell’Addolorata e S. Giovanni.
    La forte tradizione regionale vuole che proprio qui si concluda la processione della Via Crucis.
    Rimane un posto suggestivo dove i fedeli si assembrano per pregare.

    San Pietro Clarenza: Caseggiato Mannino

    San Pietro Clarenza Caseggiato Mannino

    Questo edificio, affacciato su Piazza della Vittoria, è la dimora in cui abitò il Cavalier Antonio Mannino, un complesso storico di ben 14 stanze che oggi racchiude anche la biblioteca comunale.
    Il Caseggiato Mannino è in assoluto l’edificio più antico di tutta la cittadina di San Pietro Clarenza.

    Chiesa di San Gaetano

    Chiesa di San Gaetano

    Ogni quartiere di questo comune ospita una sua Chiesa. Situato a via Timpa e mostrando ancora il suo aspetto rurale, questo edificio sacro è l’ampliamento di un’antica edicola votiva. Presenta una struttura composta dai blocchi tipici di pietra lavica e malta.

    La Torre

    la torre clarenza

    La Torre era il punto più alto del Feudo di Clarenza e per questo veniva usata come vedetta. Rovina storica dal grande fascino situata in Via Rimembranze.

    Chiesa Santa Maria delle Grazie

    comune di san pietro clarenza Chiesa Santa Maria delle Grazie
    Edificio di culto in stile barocco, si trova alle spalle di un antico convento francescano sconsacrato .
    Da non perdere l’osservazione dei bellissimi affreschi e delle decorazioni interne che riportano caratteristiche del settecento.

    La Casa Rurale

    La Casa Rurale

    Fra le cinque cose da visitare in questo Comune ai piedi dell’Etna, non può di certo mancare la Casa Rurale, la strutture domestica di San Pietro Clarenza. Nonostante non abbia complessi elementi artistici o architettonici, rimane un luogo di grande interesse per la funzionalità e la semplicità, caratteristiche molto diverse da quelle che troviamo di solito nei monumenti siciliani.La storia e la cultura religiosa sono i punti cardini di questa piccola città.
  • Comune di Aci Catena: Le 5 cose da visitare

    Comune di Aci Catena: Le 5 cose da visitare

    Aci Catena è un comune italiano di circa 28mila abitanti, situato in Sicilia e più precisamente in provincia di Catania. Aci Catena è un luogo particolarmente ricco di cultura e di storia, basta pensare alle sue numerosissime feste e sagre, quali la festa in onore di Maria Santissima della Catena, o la festa per Santa Lucia, a dicembre.
    Se avete deciso di visitare questo caratteristico paese ma non sapete da dove iniziare, questo articolo fa al caso vostro. Illustreremo, infatti, le cinque cose da visitare ad Aci Catena. Aci Catena: le cinque cose da vedere

    Comune di Aci Catena: dell’Eremo di Sant’Anna

    Comune di Aci Catena Eremo di SantAnna
    Tra le principali attrazioni di Aci Catena rientra sicuramente la Chiesa dell’Eremo di Sant’Anna. Si tratta di un edificio religioso molto semplice e di piccole dimensioni, dall’aspetto caratteristico e che gode di una vista panoramica stupenda. L’Eremo fu fondato nel 1751 su una collina, e oggi è particolarmente richiesto per celebrare matrimoni e battesimi. All’interno della Chiesa, inoltre, è possibile osservare alcune tele e il pavimento in ceramica di Caltagirone. Ancora, rimangono intatti il chiostro e il giardino mediterraneo.

    Aci Catena: Santa Venera al Pozzo

    aci catena Santa Venera al Pozzo
    Si tratta di un’area archeologica e comprende una sorgente di acqua ricca di zolfo, che arriva direttamente dall’Etna. Secondo una leggenda, venne chiamata così perché la Santa Venera venne decapitata proprio in quel posto nel periodo delle persecuzioni cristiane. Il sito archeologico comprende le terme, probabilmente realizzate dai greci e in seguito ricostruite dai romani, di cui rimangono solo i resti.
    Recenti studi hanno dimostrato come, oltre alle terme, fossero presenti altri edifici, quali un centro abitato e un’officina, ideata per la produzione di vasi e utensili.

    Mulini ad acqua

    Mulino nedda
    Un altro luogo di Aci Catena che merita una visita è rappresentato dai mulini ad acqua. Consiste in veri e propri mulini, realizzati a causa dell’abbondanza d’acqua delle zone e di sorgenti. Se desiderate saperne di più sappiate che è possibile fare una vera e propria passeggiata fra i mulini e la natura selvatica.
    Santuario Maria Santissima della Catena

    Santuario Maria Santissima della Catena
    Altro edificio religioso di grande importanza ad Aci Catena, il Santuario di Maria Santissima della Catena ricopre un posto fondamentale nel cuore di Aci. Di fatto, è facile da raggiungere ed è un luogo da visitare adatto per tutte le persone che vogliono conoscere a fondo la storia e la cultura di Aci. Al suo interno è possibile visitare la statua della Vergine Maria che porta Gesù tra le braccia, interamente ricoperta di oro e gioielli. Il periodo più adatto per visitarla è sicuramente verso il 15 di Agosto, momento in cui è celebrata anche la sua festa.

    Il Convento di Sant’Antonio da Padova

    Il Convento di SantAntonio da Padova
    Il Convento di Sant’Antonio da Padova si presenta come un edificio religioso molto elegante, caratterizzato da uno stile seicentesco e da una grande scalinata. Al suo interno sono presenti un chiostro e una grande varietà di dipinti, realizzati da Giovanni Lo Coco.

  • Comune di Aci Sant’Antonio: Le 5 cose da visitare

    Comune di Aci Sant’Antonio: Le 5 cose da visitare

    Grazioso piccolo paese situato in provincia di Catania, abitato da meno di 20.000 persone, Aci Sant’Antonio si caratterizza per i viottoli stretti e le botteghe caratteristiche che vendono artigianato locale ma soprattutto ottime specialità enogastronomiche tipiche.
    Celebre anche nell’antichità, Ovidio e Virgilio attribuirono la fondazione del luogo al mito della storia d’amore tra la ninfa galatea ed un pastorello chiamato appunto Aci.
    Si tratta di uno dei borghi più belli d’Italia, oggi meta di numerosi turisti per la bellezza e la diversità delle numerose chiese storiche che ospita, oltre che per piccoli musei locali e gradevoli da visitare.
    Sarà divertente trovare un momento per visitare questo luogo durante una vacanza in Sicilia, percorrendo le suggestive viuzze del centro storico e godendo dell’architettura tipica di questa regione.
    Le 5 migliori attrazioni di Aci Sant’Antonio

    Comune di Aci Sant’Antonio: Il Museo del carretto siciliano

    Comune di Aci SantAntonio Il Museo del carretto siciliano

    Questo polo culturale è dedicato al simbolo per eccellenza dell’isola, declinato in ogni misura e colore ed acquistato ogni anno da milioni di turisti nei negozi di souvenir. Nel museo è possibile ripercorrerne la storia dalle origini ai giorni nostri, ammirando pezzi antichi e moderni per la raffinata fattura e le tecniche di lavorazione artigianali.
    Lo scopo è quello di tramandare anche ai più giovani le tradizioni del passato, per evitare che si perdano le radici di un luogo così ricco di storia e folklore.

    Aci Sant’Antonio: Chiesa Madre di Sant’Antonio Abate

    Aci Sant'Antonio Chiesa Madre di SantAntonio Abate
    Dedicata al Santo patrono del luogo, si tratta dell’edificio di culto più importante di tutto il paese.
    L’imponente facciata in marmo bianco nasconde una meravigliosa decorazione all’interno, formata da altari e cappelle, in particolare quella intitolata proprio ad Antonio Abate.
    Si tratta di una chiesa semplice ma al contempo maestosa, occupata da un piccolo museo interno che ne propone la storia, anche a seguito della ricostruzione dopo essere stata colpita da un fulmine.

    Chiesa di San Michele Arcangelo

    Aci SantAntonio Chiesa di San Michele Arcangelo

    Parliamo in questo caso di un edificio storico antico, come attesta un documento rinvenuto che la colloca ad una data molto anteriore al 1600, quando venne distrutta da un terremoto e ricostruita come la possiamo ammirare ancora oggi.
    Tuttavia nel 2018 ul ulteriore sisma ha provocato altri danni, che ne hanno richiesto una successiva ristrutturazione.
    L’edificio si compone di tre navate divise da colonne, che culminano in un altare di medie dimensioni; è una struttura semplice ma comunque suggestiva, che merita una visita accurata durante il tour del piccolo borgo.

    Chiesa di San Biagio

    Chiesa di San Biagio aci santantonio

    Ancora una volta un edificio religioso, realizzato per il volere dell’antica Confraternita delle anime del purgatorio nel 1592; la cupola venne costruita alla fine del 1700, mentre il prospetto e il campanile sono collocabili intorno al XIX secolo.
    L’interno, dalla pianta centrale, è finemente decorato con sculture e fregi marmorei, oltre che da colonne in stile dorico che ornano un unico spazio privo di divisioni.
    Si tratta pertanto di una struttura molto diversa dalle precedenti, in grado di ammaliare il visitatore grazie alla cura dei dettagli e alla maestosità dello spazio dedicato ai fedeli.

    Chiesa della Madonna della Mercede

    Chiesa della Madonna della Mercede aci santantonio

    Potrebbe sembrare esclusivamente una visita a sfondo religioso, ma queste chiese sono talmente particolari e diverse tra loro che sarebbe impossibile visitare Aci Sant’Antonio senza vederle tutte.
    Nel caso specifico, la stessa è dedicata al culto mariano ed è stata costruita nel 1729.
    Differente dalle altre per la facciata più semplice priva di decori, al suo interno ospita meravigliose immagini della Madonna.
  • Siciliano, giovane, informatico e alla conquista di Netflix

    Siciliano, giovane, informatico e alla conquista di Netflix

    La storia di Simone Iannuzzi è simile a quella delle tante, tantissime eccellenze della nostra terra che raggiungono il successo fuori della Sicilia. Sarebbe facile ricadere nella solita retorica del “cu nesci arrinesci”, ma sarebbe semplicistico ridurre tutto questo alla “solita” cronaca che vorrebbe un brillante giovane informatico catanese trionfare in virtù della sua scelta di espatriare. Preferiamo quindi concentrarci su Simone e la sua storia, al di fuori di tutte le narrazioni orientate, al di là di tutte retoriche. Perché la storia di Simone, 33 anni, è cominciata sì nell’ateneo catanese, ma oggi sta continuando a Vancouver (in Canada), dove si occupa delle luci e della composizione della serie tv Il principe dei draghi. La serie Netflix, di cui sinora sono uscite due stagioni, oltretutto è stata premiata con l’edizione 2020 del Daytime Emmy Award for Outstanding Children’s Animated Program, il premio dell’Academy of Television Arts & Sciences.

    Una storia che inizia all’università di Catania…

    …e precisamente nel Dipartimento di Matematica e Informatica dell’ateneo catanese, dove Simone ho conseguito il titolo accademico. Come lui stesso racconta a diverse testate come Cronacaweb che lo hanno intervistato dopo questo successo, «Dopo la laurea con una tesi in Computer grafica, ho partecipato alla realizzazione come regista di due corti di animazione che hanno avuto grande successo ricevendo anche dei premi, “Froggy is back” e “X-gift”, prodotti dal prof. Giovanni Gallo dell’Università di Catania, mio relatore della tesi dal titolo “Efficacia ed Usabilità nel Rigging di Personaggi 3D”».
    L’esperienza nell’università ha giocato un ruolo importante nella storia di Simone, che ha saputo fare tesoro della sua formazione in computer grafica e accrescerla. «La mia esperienza all’Università di Catania è stata di grande crescita sul piano personale e mi ha dato le basi per comprendere il mondo del lavoro e le sfide che mi sarebbero accadute da lì a poco. L’ateneo catanese, inoltre, mi ha donato grandi amici coi quali siamo sempre in contatto e coi quali abbiamo scoperto, amato e fatto diventare da passione a lavoro la computer grafica».
    Simone Iannucci Lighter netflix

    Il principe dei Draghi: di cosa parla la serie TV premiata

    Doverosa premessa: chi scrive è un appassionato di fantasy, pertanto avevo già visto la serie in tempi “non sospetti” – e l’avevo trovata gradevolissima e divertente. Tuttavia, per riassumere in cosa consiste, ci affidiamo ancora una volta alle parole di Simone: «The Dragon Prince è una serie animata di Netflix dal gusto 2D, ma interamente realizzata in 3D. La sfida principale in quanto lighter e compositor è quella di dare l’effetto 2D (Cell shading) a mondi e personaggi 3D. La serie, ambientata in un mondo immaginario, racconta il viaggio dei due fratellastri Callum ed Ezran insieme ad un’elfa di nome Rayla per restituire un uovo appartenente al re dei draghi e impedire lo scontro tra uomini ed elfi. Il mio lavoro in quanto lighter e compositor 3D è quello di dare a mondi tridimensionali la giusta luce e controllare che tutte le superfici rispondano al colore in maniera ineccepibile a seconda dello stile e del design. Successivamente l’insieme di immagini vengono elaborate per dare il fotogramma finale per la messa in produzione».

    Le domande di Cataniablog.it a Simone Iannuzzi

    Personalmente incuriosito dalla sua storia, ma anche felicissimo di poter fare qualche domanda a chi ha contribuito alla realizzazione di qualcosa che io stesso avevo visto “in TV”, ho contattato Simone su Facebook. Disponibilissimo, gentile, divertente, Simone si è prestato a qualche domanda – e non si è lasciato corrompere dal mio tentativo di corruzione per strappargli qualche spoiler!
    Livio: “Ciao Simone! Grazie per il tempo che stai dedicando a me e a tutti i nostri lettori. Entro subito nel vivo, una curiosità da fan: posso chiederti qual è il personaggio di Dragon Prince a cui sei più legato?”
    Simone: “Sicuramente Esca [il simpatico compagno a quattro zampe del piccolo principe Ezra]. E non solo il solo! Questo personaggio è stato talmente amato che i suoi peluches, prodotti in limitata serie, sono andati a ruba in tutto il mondo. A noi dello staff fortunatamente la produzione ne ha regalato uno, che ha acquistato tantissimo valore”
    The Dragon Prince Esca
    L. “Anche io lo adoro! Quindi, amato e apprezzato all’unanimità?”
    S. “Assolutamente. In fondo è facile amare Esca, perché si è rivelato essere il personaggio muto…ma che al contempo è più espressivo di tutti. E’ proprio, il commento a ciò che accade. E’ stupendo come personaggio, le sue reazioni talvolta sono le più vicine a quelle di noi spettatori”
    L. “Io mi ritrovo nel suo essere un po’ fifone, infatti! Simone, hai avuto una fonte d’ispirazione come stile?”
    S. “In realtà, questa tipologia di scelta è competenza dell’art director. Io e il mio team seguiamo le sue indicazioni, però a noi spetta il compito di rendere tali le sue indicazioni: quindi per esempio, come la luce deve arrivare da destra o da sinistra. Si tratta di un lavoro molto tecnico, ma il cui risultato è decisamente artistico.”
    L. “Molto bella questa frase per spiegare cosa fa un lighter e compositor!”
    S. “Molti pensano che il mio lavoro sia legato a una componente prettamente artistica, ma in realtà non è così. Si lavora moltissimo con i numeri, algoritmi etc. E anche questo lavoro non ha fatto eccezione.”
    L. “Simone, alla luce del tuo meritatissimo traguardo, cosa ti sentiresti di consigliare a dei ragazzi che vogliono intraprendere la tua strada?”
    S. ” Dipende moltissimo da che strada vogliono intraprendere. Per esempio, chi vuole fare modellazione 3D deve studiare anatomia, architettura – ho una collega che ha studiato architettura e ha lavorato alla resa degli ambienti di The Dragon Prince. Chi come me vuole fare il lighter può trarre beneficio da una laurea in informatica, perché come detto dietro c’è tanta matematica. Ogni settore ha la sua strada differenziata: pensate che gli animatori, per esempio, studiano recitazione; in fondo quello che fanno è far recitare i personaggi!”
    L. “Tu infatti hai fatto informatica, proprio qui a Catania, giusto?”
    S. “Sì, io preso la laurea qui e poi ho frequentato a Roma la Raimbow CGI Accademy per un corso di Computer grafica e produzione 3D. Sono gli unici in Italia ad avere una scuola di questa valenza, famosissimi per le Winx. Però chi vuole fare il mio lavoro deve avere delle buonissime basi informatiche, che personalmente mi sono state fornite dal Dipartimento di Matematica e Informatica. Ho anche però tanti amici che si sono solo diplomati e poi hanno fatto una scuola specifica”.
    Ringraziamo quindi Simone per essere stato disponibile a rispondere alle nostre domande e gli auguriamo altri mille di questi successi!
    Siciliano informatico Netflix

  • Sanremo, è comunque un trionfo per i siciliani Colapesce e Dimartino

    Sanremo, è comunque un trionfo per i siciliani Colapesce e Dimartino

    Lorenzo Urciullo e Antonio Di Martino, in arte Colapesce e Dimartino, non li scopriamo certamente oggi. I due brillanti artisti siciliani hanno alle spalle, oltre che un decennale percorso da solisti, oltretutto una profiqua collaborazione, che li ha visti impegnati anche in altri pezzi (qualcuno ha detto Noia mortale?) e che li ha visti incidere insieme un album, “I mortali”. Eppure, come spesso accade in questi casi, il palco di Sanremo li ha portati alla ribalta per il grande pubblico. In particolare, la loro Musica Leggerissima, brano brillante e argentino quanto profondo, ha dapprima convinto la critica e ora sta spopolando sul web. Un vero e proprio fenomeno di massa, che non toglie però i meriti al duetto tutto siciliano.

    Sanremo, Musica leggerissima conquista i giornalisti di settore

    E così, sul palco dell’Ariston, Colapesce e Dimartino hanno convinto soprattutto la stampa, che li ha votati in massa: «Noi siamo già vincitori del festival, va bene così – hanno dichiarato all’AGI – la gara non c’entra, non ce ne frega niente». Eppure, anche la gara è andata benissimo: 4 posto in classifica e applausi a scena aperta per i due artisti siciliani. Una canzone che, come loro stesso hanno raccontato, propone «un suono catchy che cela un testo interessante, che parla di dolore e buio». Questo è infatti l’ipnotico e cruciale ritornello della canzone:

    “Metti un po’ di musica leggera
    Perché ho voglia di niente
    Anzi leggerissima
    Parole senza mistero
    Allegre, ma non troppo
    Metti un po’ di musica leggera
    Nel silenzio assordante
    Per non cadere dentro al buco nero
    Che sta ad un passo da noi, da noi
    Più o meno”
    Come gli stessi cantanti hanno dichiarato a Fanpage.it «Una cosa che non volevamo fare era un disco sul lockdown, però in qualche modo racconta uno stato d’animo, qualcosa che la pandemia ha scatenato, la depressione. Questa canzone è venuta anche da un confronto con persone che hanno affrontato questo periodo manifestando questo disturbo».

    Musica leggerissima: un successo indiscusso in radio

    Una pezzo che dunque parla di temi profondi con un suono accattivante, o che accosta un suono accattivante o parole che solo apparentemente sono leggere. O più semplicemente, un’opera complessa, stratificata, con tanti punti di vista, sulla quale rimane però un giudizio di merito univoco, pienamente ripreso dal web: Musica leggerissima infatti è la canzone più trasmessa dalle radio italiane secondo la classifica Earone. Sono quattro infatti le canzoni “uscite” dal Festival che attualmente si trovano in top 10, e fra queste il brano di Colapesce e Dimartino è il primo. Seguono “Chiamami col tuo nome” di Francesca Michielin e Fedez (attualmente in settima posizione), con la nona posizione occupata da “Cuore amaro” di Gaia e l’ultima posizione utile per la top ten presa da “Glicine” di Noemi. “Zitti e buoni” dei Maneskin, che ha invece vinto il Festival, è invece undicesima, appena fuori dai primi dieci.

    Il video di Musica Leggerissima, ironico e profondo come ce lo aspetteremmo, è prodotto da Ground’s Oranges con la regia di Zavvo Nicolosi. Il riferimento a Pippo Baudo è tanto visibile quanto dichiarato nei credits di Youtube.

    Musica leggerissima alla conquista del web

    Insomma, indiscusso successo per la critica, ossimorico “tormentone” senza sofferenza sulle radio, rimane la consacrazione del web. E’ sulla rete che si gioca l’ultima partita per tutte le odierne canzoni, le quali possono ricevere dal mondo di internet un ulteriore “boost” al loro successo (come accadde, per esempio, al successo planetario del 2012 Gangnam Style. In tal senso, non solo Musica leggerissima sta scalando le classifiche di Spotify, ma sta diventando virale anche per quanto riguarda i video e i meme.
    Per dire, proliferano i video di questo tipo on line:

    Insomma, Musica leggerissima ha conquistato veramente tutti e noi non possiamo che essere felici che due eccellenze tutte siciliane, come Colapesce e Dimartino, stiano ottenendo un così meritato successo.
    In bocca al lupo, ragazzi!

  • Sicilia: approvato il mega centro direzionale della Regione

    Sicilia: approvato il mega centro direzionale della Regione

     
    C’è grande soddisfazione per l’approvazione del progetto del Centro direzionale della Regione Siciliana, un traguardo importantissimo per la nostra regione. Si tratta infatti di un imponente opera pubblica, che una volta realizzata diverrà la più grande nel settore dell’edilizia pubblica. Un piano estremamente ambizioso, che prevede una spesa di circa 425 milioni di euro e che permetterà di riunione tutti gli uffici degli assessorati regionali in un unico polo, che sarà sito in via Ugo La Malfa.
    Un traguardo eccezionale, che non ha mancato di generare soddisfazione, soprattutto nel Presidente della Regione Nello Musumeci, che ha spinto fortemente per la sua realizzazione dopo averne ereditato il progetto dall’ex dirigente generale del dipartimento dell’Energia, Salvatore D’Urso. Una soddisfazione che è evidente anche nelle dichiarazioni rilasciate dal governatore: «La Regione Siciliana ha finalmente il progetto di fattibilità del suo Centro direzionale. Si tratta della prima, importante tappa di un percorso voluto dal mio governo per dare alla nostra Isola una grande opera di respiro internazionale. Sarà il più importante investimento di edilizia pubblica realizzato in Italia negli ultimi decenni. Innegabile il beneficio, in termini economici ed occupazionali, che ne ricaverà la città di Palermo e la Sicilia tutta».

    Regione Sicilia, il Centro direzionale riscuote unanimi consensi

    Anche il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha voluto aggiungersi al coro di entusiasti per il recente successo: «Siamo in presenza di un’opera che sarà al servizio della Sicilia tutta. A conferma della necessità di collaborazione istituzionale e di quanto questo possa essere proficuo. Si tratta di un progetto che, assieme al tram, per Palermo è di straordinaria importanza anche per la sua collocazione e verrà al più presto sottoposto alla propositività del Consiglio Comunale».
    Della stessa opinione anche il presidente dell’Ordine degli architetti di Palermo, Francesco Miceli. A tal proposito, il presidente ha così commentato le modalità di individuazione del progetto, per il quale è stato scelto il metodo del concorso internazionale «Crediamo che il concorso di progettazione sia uno strumento fondamentale per garantire la qualità delle opere pubbliche e siamo soddisfatti della partecipazione che il bando ha ottenuto e che ha visto in competizione 34 raggruppamenti. L’Ordine ha contribuito alla realizzazione del concorso mettendo a disposizione la piattaforma AWN per i concorsi di progettazione, offrendo supporto tecnico al RUP e alla Giuria sul piano tecnico e indicando il presidente della commissione, l’architetto francese Marc Mimram».
    centro direzionale palermo

    Sicilia, per il nuovo Centro direzionale scelto il percorso del concorso internazionale

    Alla fine, fra tutti i partecipanti è stata scelta una rosa di 5 proposte finaliste i cui progetti sono stati sottoposti alla Commissione aggiudicatrice, cinque esperti di profilo internazionale. A essi l’arduo compito, lungo la la seduta di decrittazione, di dover decretare il progetto vincitore, che infine è stato quello presentato dalla Teknè S.p.a. di Milano, società che opera a livello privato e pubblico in campo nazionale e internazionale come indipendente di ingegneria e consulenza. A questo gruppo oltretutto fanno riferimento gli studi di architettura parigini di Nicolas Laisne, Clément Blanchet e Leclercq Associés. Il secondo posto è stato riconosciuto al gruppo di Rudy Ricciotti, mentre il terzo classificato è stato il raggruppamento dello Studio Transit. Quarto posto per il team con a capo Massimo Majowiecki di Trt ingegneria e infine la cordata condotta dallo Studio Miralles Tagliabue.
    L’ambizioso progetto proposto dalla Teknè S.p.a. prevede un congresso di edifici amministrativi con una natura verticale e forme eterogenee, per un totale di investimento di circa 425 milioni di euro, di cui 270 per l’esecuzione dei lavori. Stando alle parole della Commissione di valutazione «Il progetto sviluppa una tipologia specifica poiché si tratta di un’articolata composizione di volumi a varie altezze, che definiscono in modo originale e significativo la dimensione urbana della realizzazione. Una parte alta a geometria variabile, accoglierà il complesso delle funzioni amministrative stagliandosi in maniera originale nello skyline della città di Palermo. Questa proposta, molto attenta alla distribuzione delle funzioni, ai percorsi, agli spazi pubblici e al verde nonché alle diverse scale del progetto, si iscrive con forte caratterizzazione nel paesaggio urbano della Città. È stata adeguatamente dettagliata la gestione dei collegamenti tra le infrastrutture di trasporto esistenti, curando i percorsi e i relativi flussi pedonali e veicolari.»
    Sarà il Dipartimento regionale tecnico con l’architetto Salvatore Lizzio a garantire il necessario coordinamento con gli altri rami dell’Amministrazione regionale competenti in materia, e con i Dipartimenti regionali delle infrastrutture, dell’energia, dell’urbanistica, dell’economia. Responsabile del procedimento è Antonio Leone, capo del Genio civile di Enna. Il primo atto formale che riguarda la volontà di realizzarla, assunto con una delibera di Giunta nel maggio del 2018, è diventato Legge nel 2019 per volontà dell’Assemblea regionale.

  • Sicilia zona arancione: da lunedì chiusi preventivamente

    Sicilia zona arancione: da lunedì chiusi preventivamente

     
    E’ durata ben poco più di un mese la zona gialla in Sicilia, dopo le restrizioni che Musumeci aveva invocato a gennaio per contenere l’emergenza sanitaria. Da lunedì infatti l’isola tornerà in zona arancione, nonostante abbia una indice di diffusione intorno all’1 (e quindi proprio della zona gialla). Il passaggio a zona arancione rientra infatti in un più ampio piano messo in atto dal governo Draghi, al quale il comitato tecnico scientifico ha caldeggiato soluzioni più efficaci per contenere la pandemia. Dunque, fino a Pasqua e Pasquetta niente più zona gialla, ma zona arancione nel sud Italia e rossa nel Nord.

    Sicilia zona arancione: la reazione di Musumeci

    Piuttosto comprensibile la reazione del Presidente della regione Musumeci, il quale si è così espresso: «Il governo nazionale ha deciso che anche la Sicilia da lunedì entrerà in zona arancione. Provoca tanta amarezza questa decisione adottata con un decreto legge, a cui non possiamo assolutamente opporci, nonostante i dati della Sicilia siano confortanti: abbiamo infatti parametri in linea con una condizione di non emergenza, ci sono meno ricoveri in terapia intensiva, anche se negli ultimi giorni sono aumentati i contagi».
    Nonostante le parole sicuramente risolute, sembra però che Musumeci sia pronto ad alzare bandiera bianca e a fare di necessità virtù: «È un provvedimento adottato per prudenza, e però ci fa tanta rabbia. Se accanto a questo provvedimento il governo si preoccupasse di affrettare la concessione delle misure di sostegno agli operatori economici, almeno limiteremmo i danni. Utilizziamo questi giorni per far procedere velocemente la campagna vaccinale, perché tutti hanno diritto a tornare il prima possibile alla normalità».
    Parole critiche arrivano anche dal presidente regionale di Confcommercio Gianluca Manenti: «Siamo ben lontani dai 250 contagi per ogni 100mila abitanti per passare alla fascia di rischio successiva. Stiamo, dunque, per diventare arancioni ma quando lo siamo stati, nel recente passato, le regioni gialle potevano rimanere tali con i numeri che abbiamo riportato, vale a dire 80-100 contagi per 100mila abitanti. Ci serve capire il perché di questo ulteriore giro di vite che avrà effetti devastanti per il futuro delle nostre imprese. Molte di esse, sul territorio regionale, rischiano di chiudere definitivamente i battenti mentre degli indennizzi promessi neppure l’ombra. Ci rendiamo conto che è una situazione complessa. Ma le risposte attese dai governi nazionale e regionale tardano ad arrivare».

    Sicilia zona arancione: cosa cambia

    Spostamenti

    La zona arancione prevede che si possa circolare dalle 5 alle 22 nello stesso Comune. Consentita una sola visita per giorno a parenti o amici, nello stesso Comune, in massimo 2 persone più figli minori di 14 anni, individui diversamente abili o non autosufficienti conviventi. E’ possibile invece allontanarsi sino a 30 chilometri dai confini dei comuni fino a  5.000 abitanti, ma permane il divieto di recarsi nei capoluoghi di Provincia. Rimane lecito spostarsi in altri Comuni per lavoro, salute o necessità o per servizi non presenti nel proprio. Permane invece il divieto di muoversi fra regioni, salvo che per fare rientro al proprio domicilio o residenza.
    In ogni caso, rimane la necessità di fornire l’autocertificazione se richiesta e il divieto di circolare – o coprifuoco – dalle 22 alle 5.
    Scuole
    Seppure per la zona arancione sia prevista la DAD per gli istituti superiori e la prosecuzione dell’attività in presenza per tutti gli altri, non ci sono ancora informazioni precise da parte di Musumeci in tal senso.
    Coronavirus scuola
    Ristorazione e negozi
    Chiusura di bar e ristoranti, mentre permangono i divieti di consumo di viveri nelle loro immediate vicinanze, insieme a quello di consumare cibi e bevande in strade o parchi dalle 18 alle 5. Dalle 5 alle 18 permesso l’asporto di cibi e bevande da tutti i locali, dalle 18 alle 22 solo dai locali con cucina. Consegna a domicilio senza limiti di orario.
    Altre attività
    Chiusi i centri commerciali, che manterranno aperti all’interno farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabaccherie, edicole, librerie, vivai. Resta invece ancora al bando la cultura, che aveva avuto una breve tregua: chiusi musei, mostre, teatri, cinema.
    Resta consentita l’attività sportiva all’aperto consentita purché nei confini del proprio comune. Ancora chiuse invece palestre e piscine. Restano sospese le attività di sale scommesse, bingo, sale giochi e slot machine anche in bar e tabaccherie. La partecipazione alle funzioni religiose è permessa.
     
    Palestra
    Contravvenzioni
    Chi non rispetta i divieti introdotti può essere multato: la sanzione va da 400 a 1.000 euro, ma è ridotta se si paga entro cinque giorni. Le verifiche delle forze dell’ordine possono essere svolte anche dopo il controllo sul posto. In caso di spostamento considerato fuori norma, le forze dell’ordine possono disporre il rientro al luogo di partenza di chi non ha rispettato le regole. In caso di contestazione della multa, si può fare ricorso al prefetto.
    Trasporto locale
    Al di là dei mezzi dedicati al trasporto scolastico, la capienza massima sarà limitata al 50% dei posti disponibili.
    Bus Sicilia

  • Etna: richiesto lo stato di emergenza per la cenere lavica da Musumeci

    Etna: richiesto lo stato di emergenza per la cenere lavica da Musumeci

    L’ultimo e intenso periodo di attività parossistica dell’Etna ha prodotto una grandissima quantità di materiale piroclastico che è ricaduta abbondantemente sui paese etnei. Per rendere un’idea, si stima che soltanto in occasione dell’evento di domenica 7 marzo siano caduti 678 mila metri cubi di cenere vulcanica, la qual cosa ha creato uno straordinario – ma non per questo meno pericoloso – spettacolo, con le strade, le auto e le piazze ricoperte di nero, quasi fosse un’atipica nevicata.
    Come abbiamo detto però, la “riina” accumulatasi può essere un fattore di rischio, come sottolineato anche dalla Protezione civile regionale. Oltre ai già noti rischi dovuti a possibili slittamenti di automezzi in movimento sulle strade, c’è da considerare infatti il ben più pressante rischio per la salute dei cittadini legato alla polverizzazione della cenere vulcanica, se quest’ultima non viene smaltita per tempo. Proprio a questo proposito qualche giorno fa si era espresso anche il presidente della Regione Musumeci, che aveva sollecitato l’assessore alla Salute Ruggero Razza a verificare con le istituzioni sanitarie nazionali il rischio per la salute delle persone legato al contatto con la cenere vulcanica. “E’ solo un eccesso di prudenza ma, come si sa, la prudenza non è mai troppa”, aveva dichiarato il governatore Musumeci.
    Etna 2021 eruzione

    Sicilia: richiesto lo stato d’emergenza per numerosi comuni dell’area etnea

    Per questi motivi è stato dichiarato lo stato di crisi e di emergenza regionale e richiesto al Consiglio dei Ministri lo stato di emergenza nazionale per 13 Comuni situati nelle aree sommitali dell’Etna e per altri 30 della zona etnea. Frattanto, in attesa della risposta dallo Stato, lo stato di crisi e di emergenza è stato intanto proclamato a livello regionale per 13 enti dell’area sommitale del vulcano (Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Maletto, Nicolosi, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant’Alfio, Zafferana Etnea) e altri 30 dell’areale etneo (Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Aci Sant’Antonio, Calatabiano, Camporotondo Etneo, Catania, Fiumefreddo di Sicilia, Giarre, Gravina di Catania, Maniace, Mascali, Mascalucia, Milo, Misterbianco, Motta Sant’Anastasia, Paternò, Pedara, Riposto, San Giovanni La Punta, San Gregorio, San Pietro Clarenza, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Sant’Agata Li Battiati, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde, Viagrande).
    Il dirigente generale del dipartimento di Protezione civile, Salvo Cocina, è stato nominato commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti.
    fichi dindia eruzione etna

    Etna: si contano i danni dell’attività e la regione richiede lo stato d’emergenza

    Una cifra non certo indifferente, prossima ai venticinque milioni, è quella che hanno stimato per i danni causati dall’attività parossistica del vulcano. E’ infatti stimata intorno ai 15 milioni di euro la spesa per rimuovere e smaltire correttamente la straordinaria quantità di materiale piroclastico, mentre – sebbene non vi sia stata ancora una stima ufficiale – si stima una cifra superiore ai 10 milioni per quanto riguarda i danni ai sistemi di smaltimento delle acque, alle attività agricole, alle coperture degli edifici etc.
    Per fare fronte a quest’emergenza, la regione ha già stanziato 600mila euro per reperire mezzi e affidare servizi aggiuntivi per lo smaltimento, in aggiunta a quelli dei Comuni, e sta provvedendo a stanziarne un ulteriore milione di euro dal bilancio regionale.
    Ma dinnanzi a un simile evento, e alle difficoltà a esso connaturate, non può bastare il semplice impegno della Regione: è certamente necessario l’impegno dello Stato.
    etna lapilli

  • Comune di Catenanuova: Le 5 cose da visitare

    Comune di Catenanuova: Le 5 cose da visitare

    La città di Catenanuova ubicata nella valle del Dittaino, conta circa 5000 abitanti e si trova in un punto favorevole tra Enna, Catania, l’autostrada A19 tra Palermo e Catania. Venne fondata tra il 1727 e il 1733 dal principe di AciCatena, Andrea Giuseppe Riggio-Statella, figlio della baronessa del feudo Melinventre, Anna Maria Statella. Per volere della madre il principe concesse il permesso di insediamento in quel territorio. I nomi che precedettero Catenanuova furono Terra della Nuova Catena e Catena la Nuova. Lo stemma della città fu creato fondendo tra loro i simboli delle famiglie del principe di AciCatena e venne utilizzato a partire dal 1736 fino al 1812 come sigillo comunale. Lo stemma venne trovato scolpito, all’interno della chiesa di San Giuseppe, nella fonte battesimale risalente al 1738 e raffigurato nel simulacro della Maria Santissima delle Grazie del 1750. Catenanuova fino al 1926 si trovava nella provincia di Catania successivamente venne concessa alla nuova provincia di Enna.
    Ecco i 5 Luoghi da Visitare nel Comune di Catenanuova

    Comune di Catenanuova: Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe

    Comune di Catenanuova Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe

    Passeggiando per la piazza dedicata ad Aldo Moro, fronte Municipio, si trova la chiesa devota a San Giuseppe costruita per opera del principe Antonino Giuseppe Riggio Saladino dopo il terremoto del 1693. La chiesa si presentava con una sola navata e nel 1757 ne venne aggiunta una seconda con l’altare del Santissimo Sacramento. Nel decennio successivo si proseguì con la costruzione del campanile. Ad oggi la chiesa presenta tre arcate costruite a partire dalla metà dell’Ottocento. Al suo interno è possibile trovare opere di arte sacra come il dipinto della Sacra Famiglia, risalente al tardo barocco e la statua del patrono San Prospero.

    Catenanuova: Parco San Prospero

    Catenanuova Parco San Prospero
    Il parco venne dedicato a San Prospero martire patrono di Catenanuova. Gli amministratori comunali fino al 1985, attraverso la rendita del raccolto del terreno situato in esso, finanziavano la festa del patrono. Per questa ragione si decise che Catenanuova aveva bisogno di una propria area verde. Era il 12 settembre del 1985 quando il Comune stipulò una convenzione con l’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Enna per poter avviare la costruzione del parco. La superficie occupa circa 4 ettari e sono presenti duemila alberi tra cui abeti, cipressi, pini, altre specie di alberi. Il parco è suddiviso in quattro parti uguali, circondate da vialetti con un’area dedicata ai bambini, le restanti sono adibite a zona pic-nic.

    Chiesa di Maria Santissima Immacolata

    catenanuova Chiesa di Maria Santissima Immacolata
    La chiesa venne costruita nel 1908 in corso Vittorio Emanuele II per volere di Carmelo Bonanno. Nel suo testamento recitava la volontà di costruire una chiesa dedicata alla Beata Vergine Maria Immacolata. Tutto questo accadeva 50 anni dopo l’apparizione della Madonna a Lourdes, l’11 febbraio 1858. Si tratta della seconda chiesa più importante presente a Catenanuova.

    Catenanuova: Festa del Santo Patrono

    Imperdibile di ogni cittadina è la festa del Santo Patrono. Catenanuova onora i santi Prospero martire e Maria Santissima delle Grazie, le feste si tengono dalla penultima all’ultima domenica del mese di settembre. Il principe di Catenanuova istituì le feste nel 1752 quando trasportò in città le reliquie del martire Prospero rinvenute nelle catacombe di San Callisto a Roma.

    Fondaco Cuba

    Fondaco Cuba
    Una locanda risalente all’inizio del XVIII secolo, il Fondaco di Cuba, venne dichiarato di interesse storico-artistico dalla soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Enna. Per la sua storia, si tratta del più antico edificio di Catenanuova e nel passato rappresentò un punto strategico per la città tanto che vi soggiornarono Wolfgang Goethe e Vittorio Amedeo di Savoia, re di Sicilia e Sardegna.

  • Coronavirus: previste nuove restrizioni, ma la Sicilia è rischio moderato

    Coronavirus: previste nuove restrizioni, ma la Sicilia è rischio moderato

    Si prevede una primavera complessa anche quest’anno. Con la campagna vaccinale, su cui i governi stanno fortemente puntando – e che ci riporterebbe, secondo le previsioni, a una fase di “normalità” in 7-15 mesi – che procede a singhiozzo. E con i costanti aggiornamenti, che ci costringono a non poter programmare un futuro, a non sapere se e quando potremo riprendere a viaggiare, a sposarci, a vedere un concerto e il tanto nominato “assembrarci”.
    Eppure, complici anche le aggressive varianti che stanno riportano in alto diversi numeri, il governo dopo aver varato il primo Dpcm Draghi sta pensando anche a nuove misure per contenere l’emergenza sanitaria in vista dell’estate. Il Comitato tecnico scientifico ha infatti consigliato un giro di vite, suggerendo maggiori restrizioni e soprattutto un nuovo parametro, l’incidenza dei casi in proporzione alla popolazione. Quest’ultima andrebbe a sostituire l’indice Rt, sul quale molti esperti hanno avanzato dubbi indicando come si tratti di un criterio non più adatto all’attuale stato della pandemia, perché fornito sempre con qualche giorno di ritardo rispetto a quando raccolto.

    Il nuovo parametro e il rischio “zona rossa”

    Il nuovo parametro sarebbe basato su un rapporto fra 250 casi ogni 100mila abitanti e si tradurrebbe in misure più restrittive per molte regioni. In particolare, stando ai dati dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Trentino Alto Adige passerebbero praticamente subito alla zona rossa, seguite a breve distanza da Abruzzo e Campania. Anche in questo scenario però la Sicilia ne uscirebbe bene, con una condizione definita di “pericolosità moderata” senza presentare neppure un rischio di eventuale progressione. Una delle situazioni migliori, condivisa insieme al Lazio, Liguria e Basilicata e superata solo dalla Sardegna.
    Al contempo però il governo sta valutando comunque misure cautelative: oltre alla chiusura nei weekend e nelle festività”, ci sarebbe la possibilità dell’attuazione a “macchia di leopardo” di una zona rossa preventiva, volta a limitare i rischi per l’estate. Tutto questo in un momento in cui l’Italia piange i suoi oltre 100.000 decessi a causa del Coronavirus dall’inizio della pandemia e ieri ricorreva l’anniversario dell’annuncio del lockdown in tutta Italia.
    coronavirus vaccination
     

    Coronavirus, la situazione in Sicilia: Catania cresce in contagi

    Come abbiamo detto, la situazione in Sicilia sembra aver beneficiato della zona rossa di gennaio e ora presenta una situazione più serena. I tamponi processati di recente (22.842) hanno mostrato un lieve aumento di casi, 595, comunque non preoccupante al momento, soprattutto se messo in rapporto al confortante numero di guariti: 1.774. Scendono anche il numero di ricoveri, sia quelli in terapia intensiva (-8) che non (-4); sono però purtroppo 18 i nuovi decessi.
    La situazione di maggiore crescita di contagi è stata registrata a Catania, dove si contano oltre 106 nuovi contagi. E questo nonostante proseguano i controlli e il lavoro delle forze dell’ordine: negli ultimi giorni sono stati infatti sessantatré gli automobilisti multati nel corso di alcuni servizi straordinari di controllo supplementari del traffico effettuati a Catania dalla Polizia Municipale. I controlli si sono concentrati principalmente su questioni stradali ma non hanno escluso ovviamente i regolari controlli dovuti dal protocollo Covid.
    carabinieri controlli
     

    Coronavirus Sicilia: prosegue la campagna vaccinale

    E se moltissimo dipende dalla campagna vaccinale, essa aspetta di arrivare al suo apice. In questi giorni, nell’Isola sono state somministrate 17.097 prime dosi dosi e quasi 4 mila seconde dosi.
    E a proposito dei vaccini l’assessore alla Salute della Regione, Ruggero Razza, ha dichiarato: “Se ci sarà un nuovo impulso sul Piano vaccinale, da parte del governo nazionale, immagino voglia dire anzitutto che arriveranno più dosi, perché noi non aspettiamo altro! Da questa settimana, alla luce delle aperture di fascia generazione del vaccino AstraZeneca, sarà possibile prenotarsi anche per tutti i cittadini di età compresa tra i 70 e i 79 anni. Resta il problema delle persone fragili, per le quali è obbligatorio solo l’utilizzo di Pfizer o Moderna. Comprendo quanto possa apparire assurdo che molti siano ammessi al vaccino prima di loro, ma non decidiamo noi quante dosi Pfizer e Moderna vengano inviate”.
    Vaccinazione Sicilia

     
  • Chiazzette di Acireale: una passeggiata al tempo del Covid

    Chiazzette di Acireale: una passeggiata al tempo del Covid

    Molte persone conoscono Acireale per il suo prezioso barocco, per le sue innumerevoli e pregiate chiese e, perché no, anche per il suo gustosissimo “trunzu” ma spesso non sanno che, a due passi dal centro storico, proprio dietro l’angolo di una strada tra le più trafficate dell’hinterland di Catania, esiste un luogo ricco di storia e di suggestioni, arricchito da un panorama mozzafiato e da una natura quasi incontaminata, un sentiero che corre, a zig zag, attraverso la macchia mediterranea della Timpa: le Chiazzette.
    Allora iniziamo a percorrere idealmente questo itinerario così bello quanto unico nel suo genere, sarebbe auspicabile aver un abbigliamento comodo, soprattutto per quanto riguarda le scarpe ma non è indispensabile: vi possiamo trovare tante coppie di sposi che hanno scelto questo luogo come sfondo per le foto del loro matrimonio e certamente il loro abbigliamento e quello degli invitati che li accompagnano, non è di certo sportivo!
    Dunque andiamo.
    Chiazzette Timpa

    Chiazzette di Acireale: il nostro percorso

    Sarebbe molto comodo lasciare la macchina nell’ampio parcheggio “Cappuccini” che si trova lungo la Via Galatea, proprio accanto all’omonimo convento, ma si può partire anche da piazza Duomo seguendo la via Romeo oppure, se ci si vuole avvicinare di più alla meta, occorre trovare  posteggio nelle tante stradine che portano alla piazza Madonna del Suffragio.
    Da questa piazza,infatti, inizia un ponte che, costruito appositamente, ci permette di attraversare la Statale 114 e di farci trovare proprio all’imbocco del nostro percorso.
    Eccoci giunti: la strada che si apre dinanzi a noi è in pendenza, certo, anticamente, le Chiazzette erano, tra le piccole strade che si inerpicavano sulla Timpa, quella più frequentata dagli acesi per arrivare al mare e dunque corre, dapprima dolcemente, poi sempre più ripida fino ad arrivare sulla costa di S. M. La Scala coprendo un dislivello di 150 metri.
    Le Chiazzette vennero edificate seguendo il tratto di un antico viottolo che si snodava a strapiombo sul mare, la loro costruzione iniziò nella seconda metà del XVII secolo e si concluse verso gli inizi del XVIII secolo pur subendo rifacimenti e consolidamenti nel corso degli anni.
    Il loro nome deriva dal fatto che , queste piccole vie, sono fornite di piazzuole dotate di sedili, molto probabilmente per addolcire la salita e permettere, a chi le frequentava di riposarsi.
    Questa “Via del mare” infatti, anticamente, era molto frequentata non solo dagli abitanti del borgo marino che salivano per vendere il loro pescato in città, non solo dagli acesi che desideravano arrivare al mare ma anche dalle lavandaie, donne che, con la “truscia” di panni sporchi si portavano sugli scogli della zona chamata “mulino” dove sgorga la sorgente Miuccio e vi lavavano i panni per poi sbiancarli e asciugarli esponendoli al sole sugli scogli.
    Immaginiamo dunque come, lungo la ripida salita, questi slarghi e questi sedili fossero il luogo dove ci si poteva riposare dalla fatica, rinfrescare il corpo nelle calde giornate di sole all’ombra degli alberi, rifocillarsi dopo una giornata di lavoro e comunque riposare.
    Appena iniziato il nostro cammino, sulla destra troviamo un’edicola dedicata alla Madonna, la strada è ampia e curva a sinistra, mentre la percorriamo, a poco a poco il rumore sordo delle auto in perenne scorrimento sulla Statale si affievolisce e al suo posto si odono i suoni della natura e il rumore del mare e gradatamente ci sentiamo immersi in un’altra atmosfera, in un altro tempo.
    Fortezza del Tocco

    Chiazzette di Acireale: la Fortezza del Tocco

    La seconda rampa è dominata sullo sfondo da un’antica costruzione, la Fortezza del Tocco.
    Questa struttura venne edificata nel luogo dove, nel XVI secolo, era stato posto un cannone allo scopo di segnalare, con un “tocco”, cioè con un colpo di cannone, la presenza di navi nemiche.
    La posizione infatti, era tale da avere un’ottima panoramica della costa sottostante e quindi era un ideale un luogo di avvistamento.
    Non bisogna dimenticare che, per un lungo periodo, dopo la battaglia di Lepanto, le coste del mar Mediterraneo furono meta di attacchi a sorpresa di navi o piccole imbarcazioni nemiche che approdavano sul litorale allo scopo di saccheggiare perciò tutta la costa era munita di torrette di avvistamento che comunicavano tra loro con fumo di giorno e fuochi la notte.
    Percorrendo i tornanti si incontrano piccole cappelle votive e molteplici forme vegetali tipiche della macchia mediterranea quali: cappero, finocchio di mare, lentisco, roverella, alianto, euphobia dendroides, terebinto, bagolaro e molte altre.
    Ma quello che rende magico questo luogo è il panorama: il borgo marinaro che spunta come per magia tra le fronde degli alberi e a poco a poco si realizza sotto i nostri occhi, la Timpa di Acque Grandi ancora poco antropizzata che mostra il suo aspetto più selvaggio, in lontananza la costa della Calabria e poi la luce, tanta luce, e i colori che cambiano in modo repentino nelle diverse ore del giorno e nelle stagioni e i profumi della vegetazione che si mescolano all’odore del mare.
    Tutto questo e tanto altro ancora sono le Chiazzette, luogo d’incanto sospeso tra la storia e la natura. Se voleste visitarle, Legambiente Acireale organizza spesso delle visite guidate.

  • Coronavirus: è attivo il Dpcm Draghi, ma la Sicilia resiste bene

    Coronavirus: è attivo il Dpcm Draghi, ma la Sicilia resiste bene

     
    In tempi come questi è sempre bello, per chi come noi scrive con passione e impegno, poter dare una bella notizia. In questo momento infatti la situazione della Sicilia, considerando quali sarebbero potute essere le prospettive, ci permette un prendere un respiro.

    Coronavirus la situazione in Sicilia

    La curva dei contagi, fermo restando qualche inversione di tendenza in alcune giornate, sta continuando a fare segnare dati sempre più bassi. Nelle ultime ore, su oltre 23.000 tamponi i nuovi positivi sono stati 519, con un tasso di positività del 2,2%. I dati del bollettino del ministero della salute evidenziano come il numero attuale dei positivi sia 22.678, un dato anch’esso in diminuizione, con 790 ricoveri di cui 120 in terapia intensiva. Queste ultime sono aumentate di due unità rispetto al giorno precedente, ma le degenze in ospedale in generale sono scese di 6. Per quanto riguarda i casi, la provincia più colpita rimane sempre Palermo con 221 casi,  mentre Catania fa segnare 128, decisamente sopra la media delle altre province – che si attestano tutte su numeri decisamente bassi. I numeri inferiori sono a Enna e Caltanissetta (14) e Trapani (11).
    Coronavirus padre figlio

    Coronavirus la situazione in Italia

    Dati che sono estremamente confortanti, soprattutto se rapportati a quelli nazionali, dove – purtroppo per i nostri connazionali, ai quali ci stringiamo in un virtuale abbraccio – la situazione sembra decisamente più complessa. L’arrivo delle varianti ha infatti complicato una situazione già di per sé precaria, e il tutto è stato ulteriormente aggravato dai ritardi nella campagna vaccinale. Se a livello nazionale, secondo i dati del ministero della Salute, sono stati superati i 3 milioni di casi di coronavirus accertati da inizio epidemia, ieri i contagi erano quasi 25.000, con un tasso di positività del 6,3%, in lieve calo (0.4) rispetto alla giornata precedente 6,7%.
    Una situazione che non può fare dormire sonni tranquilli al governo, che infatti ha emanato il primo Dpcm Draghi per il contenimento dell’emergenza sanitaria. Potete leggere qui testo integrale del Dpcm Draghi; noi abbiamo riportato per voi la sintesi del Dpcm estratta dalle pagine del sito del Governo, che potete anche confrontare con la bozza del Dpcm Draghi, uscita qualche giorno fa. Ricordiamo che il Dpcm sarà attivo dal 6 marzo al 6 aprile.

    Il nuovo Dpcm Draghi: sintesi

    ZONE BIANCHE
    Nelle zone bianche, si prevede la cessazione delle misure restrittive previste per la zona gialla, pur continuando ad applicarsi le misure anti-contagio generali (come, per esempio, l’obbligo di indossare la mascherina e quello di mantenere le distanze interpersonali) e i protocolli di settore.
    Restano sospesi gli eventi che comportano assembramenti (fiere, congressi, discoteche e pubblico negli stadi).
    Si istituisce un “tavolo permanente” presso il Ministero della salute, con i rappresentanti delle regioni interessate, del Comitato tecnico-scientifico e dell’Istituto superiore di sanità, per monitorare gli effetti dell’allentamento delle misure e verificare la necessità di adottarne eventualmente ulteriori.
    SCUOLA
    Zone rosse – Dal 6 marzo, si prevede nelle zone rosse la sospensione dell’attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia ed elementari. Resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
    Zone arancioni e gialle – I Presidenti delle regioni potranno disporre la sospensione dell’attività scolastica:

    1. nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti;
    2. nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100mila abitanti nell’arco di 7 giorni;
    3. nel caso di una eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.

    Coronavirus scuola
    MUSEI, TEATRI, CINEMA E IMPIANTI SPORTIVI
    Nelle zone gialle si conferma la possibilità per i musei di aprire nei giorni infrasettimanali, garantendo un afflusso controllato. Dal 27 marzo, sempre nelle zone gialle, è prevista l’apertura anche il sabato e nei giorni festivi.
    Dal 27 marzo, nelle zone gialle si prevede la possibilità di riaprire teatri e cinema, con posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento. La capienza non potrà superare il 25% di quella massima, fino a 400 spettatori all’aperto e 200 al chiuso per ogni sala.
    Restano chiusi palestre, piscine e impianti sciistici.
    Coronavirus palestra
    ATTIVITÀ COMMERCIALI
    In tutte le zone è stato eliminato il divieto di asporto dopo le ore 18 per gli esercizi di commercio al dettaglio di bevande da non consumarsi sul posto.
    SERVIZI ALLA PERSONA
    Nelle zone rosse, saranno chiusi i servizi alla persona come parrucchieri, barbieri e centri estetici.
    SPOSTAMENTI DA E PER L’ESTERO
    Si amplia il novero dei Paesi interessati della sperimentazione dei voli cosiddetti “COVID tested”.
    A chi è stato in Brasile nei 14 giorni precedenti è consentito l’ingresso in Italia anche per raggiungere domicilio, abitazione o residenza dei figli minori.
    TAVOLO DI CONFRONTO CON LE REGIONI
    È istituito un tavolo di confronto presso il Ministero della salute, con componenti in rappresentanza dell’Istituto superiore di sanità, delle regioni e delle province autonome, del Ministro per gli affari regionali e le autonomie e del Comitato tecnico-scientifico, con il compito di procedere all’eventuale revisione o aggiornamento dei parametri per la valutazione del rischio epidemiologico, in considerazione anche delle nuove varianti.
     

  • Comune di Ramacca: Le 5 cose da visitare

    Comune di Ramacca: Le 5 cose da visitare

    Il comune di Ramacca fa parte della città metropolitana di Catania, in Sicilia. Esistente in qualità di insediamento sin dal Paleolitico, la cittadina conta poco più di 10.000 abitanti.
    Ramacca dista una settantina di chilometri dall’Etna e una quarantina dal centro di Catania, e si può ben intendere come il comune ramacchese detenga una posizione strategica all’interno della regione siciliana.
    Detto ciò, andiamo alla scoperta di cinque cose da visitare all’interno della cittadina di Ramacca.

    Museo Civico Archelogico “Popoli Migranti”

    comune di ramacca Museo Civico Archelogico

    A Ramacca ha sede un piccolo museo archeologico, noto come Museo Civico Archelogico “Popoli Migranti”. Si può ben intuire come l’edificio rispecchi in tutto e per tutto la forte identità siciliana, una terra oggetto di migrazioni da parte dei principali popoli del Mediterraneo.
    Un’identità, quella della terra sicula, che trova una rappresentazione nei manufatti presenti nel museo, nel quale sono conservati vasi, anfore e, più in generale, una vasta gamma di reperti archeologici che rimandano a una visione particolarmente ampia della storia della Sicilia.

    Chiesa Parrocchiale della Natività di Maria Santissima

    comune di ramacca Chiesa Parrocchiale della Natività di Maria Santissima

    Chi sceglie di visitare Ramacca non può trascurare l’eventualità di fare un salto presso una delle tante chiese dislocate nella cittadina.
    Tra queste, spicca l’antica Chiesa Parrocchiale della Natività di Maria Santissima, con sede in Piazza Regina Elena. La chiesa presenta una facciata particolarmente segnata dall’avanzare del tempo, a testimonianza di come l’edificio sia resistito al trascorrere dei secoli.
    Una peculiarità della chiesa è data dalla sua capacità di rimanere perfettamente inserita in un contesto architettonico più moderno, con palazzi ed edifici di più recente costruzione.

    Museo delle Bande Musicali di Sicilia “Maestro Bruno Castronuovo”

    comune di ramacca Museo delle Bande Musicali di Sicilia

    Non meno interessante è il Museo delle Bande Musicali di Sicilia, intitolato al Maestro Bruno Castronuovo. Inaugurato nel maggio del 2009, il museo è il primo del suo genere all’interno della regione siciliana: è stato concepito per consolidare un progetto di ricerca e valorizzazione delle tradizioni musicali della Sicilia, rendendo fruibili gli strumenti da banda e numerose partiture di opere liriche.
    Gli oggetti presenti nel museo risalgono sia all’Ottocento che alla prima metà del Novecento, a testimonianza della ricchezza culturale presente nell’edificio.

    Azienda Agricola Arena

    Chi ama la Sicilia e i suoi eccezionali sapori non potrà che fare un salto presso l’Azienda Agricola Arena.
    Situata tra Ramacca e Belpasso, lungo la Strada Provinciale in Contrada Palma, l’Azienda dispone di ampi fondi coltivati e impiegati per la produzione di celebri prodotti artigianali. I visitatori hanno la possibilità di accedere alle aree in cui vengono allevati gli asini ragusani, nonché di conoscere da vicino i metodi di coltivazione delle principali varietà ortofrutticole della regione: nel corso di una visita si potranno ottenere informazioni sugli ortaggi di Sicilia, sulle olive nocellara dell’Etna e sulle note arance della Piana di Catania.
    Birrificio “Il Gigante”
    Infine, gli amanti della birra non potranno che apprezzare l’originalità e i sapori garantiti presso il Birrificio “Il Gigante“.
    Situato in via Pietro Nenni, a Ramacca, il birrificio produce birra artigianale per tutti i gusti: per dare un’idea della ricca varietà di prodotti artigianali, al suo interno viene preparata birra cruda non filtrata.
    I produttori si occupano della produzione di tre birre differenti: la Moor78, disponibile nelle varianti bionda, rossa o nera (e contraddistinta da un gusto pastoso), la Saint Joseph, che prende il nome dal patrono di Ramacca, san Giuseppe, e la Lion, nota per le sue capacità dissetanti e per il suo gustoso sapore fruttato.
  • Ferla: la rivoluzione green che ha rilanciato il piccolo comune

    Ferla: la rivoluzione green che ha rilanciato il piccolo comune

    Capita sempre più spesso (e dovrebbe capitare sempre di più) di poter dedicare spazio a luoghi della Sicilia che riescono a distinguersi per il cambiamento e l’innovazione. In una terra da sempre – e spesso, con ragione – tacciata di “stanchezza”, secondo l’adagio del principe Tancredi nel Gattopardo, luoghi come Ferla ci ricordano che la Sicilia è anche una terra di sperimentazione, di evoluzione e di crescita, da sempre.
    Ferla è un piccolo comune della parte sud-orientale della Sicilia, a 40 chilometri da Siracusa, con poco meno di 2500 abitanti. Nonostante avesse già delle peculiarità in grado di farlo distinguere, come la bellezza delle sue chiese barocche di San Sebastiano o di Sant’Antonio Abate, o le sue caratteristiche feste, nell’ultima decina di anni Ferla ha dato a tutti un motivo non solo per ammirarla, ma anche per andarci a vivere.
    Il comune ha infatti portato avanti una rivoluzione sostenibile, nata con coraggio e portata avanti con pianificazione, che le ha permesso di divenire uno dei comuni siciliani dove è più alta la qualità della vita, grado a una svolta in chiave green che lo ha portato a numerosi riconoscimenti e premi.
    «Quando mi sono insediato, nel 2011, (allora aveva poco più di trent’anni, ndr.) ho trovato un bilancio comunale disastrato – racconta il sindaco, Michelangelo Giansiracusa,-. Le voci che influivano più negativamente erano rifiuti ed energia, oltre a quella del personale. Ed è proprio su queste che abbiamo concentrato i primi interventi e abbiamo cominciato a operare internalizzando i servizi».
    Ferla piazza

    Ferla: una rivoluzione su tanti fronti, anche green

    Così i primi passi sono stati riappropriarsi da parte del Comune di servizi quali la mensa scolastica, la pulizia e il verde pubblico, la gestione del servizio idrico, la raccolta rifiuti, che una volta estinti i contratti con le ditte esterne, il Comune ha rivendicato per sé.
    Questo ha comportato, insieme ad altri fattori, anche un notevole risparmio che ha contribuito al riassestamento delle casse comunali.
    Il cambiamento più grande però è stato sicuramente quello sul fronte rifiuti, dove dopo un’iniziale fase di assestamento e di reticenza al cambiamento la cittadinanza ha sposato la causa, tanto da farla divenire un valore condiviso.
    «C’è sicuramente un aspetto etico fondamentale alla base ma anche la spinta economica ha fatto la sua parte per coinvolgere tutti i cittadini. Abbiamo abbassato la TARI e così reso la gestione dei rifiuti molto conveniente».
    Per parlare di dati e fare capire la portata della rivoluzione green di cui stiamo parlando, basti pensare che oggi Ferla ha un indice di raccolta differenziata che supera il 75% e che le 970 tonnellate di rifiuto indifferenziato che il Comune doveva smaltire nel 2011 adesso sono scese sotto quota 180.
    Ferla chiesa
    Con due “Case del Compost”, la prima delle quali nel 2015 è stata la prima Casa del Compost del Sud Italia, ha avviato il progetto del compostaggio di comunità, portando il residuo organico in una struttura condivisa per poi utilizzare il compost per fertilizzare il terreno, di proprietà e degli orti didattici.
    Oltre a veder nascere associazioni come “RiciCreo Ferla” che dai rifiuti ha anche creato degli abiti. Accanto all’Ecostazione è stata realizzata la Casa dell’Acqua, un impianto di depurazione per la distribuzione di acqua potabile che permette di ridurre l’uso della plastica, oltre di risparmiare sul costo dell’acqua.

    Ferla: un modello virtuoso

    E poi si è lavorato all’efficientamento energetico, puntando sulle energie pulite con impianti fotovoltaici e solare termico sui tetti delle scuole e degli altri edifici comunali che hanno permesso di coprire circa il 40% del fabbisogno energetico delle strutture pubbliche, garantendo alle casse comunali un notevole risparmio economico.
    Un modello virtuoso che fa bene all’ambiente e che ha fatto sì che Ferla ricevesse la menzione speciale di Legambiente per le sue buone pratiche in campo di ecosostenibilità, fosse nominato sempre da Legambiente come “Comune riciclone” e “Comune rinnovabile”, oltre a risultare tra i primi posti nella classifica dei comuni italiani più virtuosi.
    Un laboratorio di economia circolare che sta funzionando e che vede ogni cittadino protagonista del benessere della propria città e del pianeta.
    «È un processo tuttora in atto e io sono fiducioso – continua il sindaco. – Certo nelle grandi città il livello di complessità è maggiore ma quello che abbiamo fatto a Ferla è assolutamente replicabile nei quartieri prima più piccoli e poi in quelli più popolosi, è assolutamente scalabile».
    Ferla vicolo

  • Etna, rischio Radon: cos’è e come difendersi

    Etna, rischio Radon: cos’è e come difendersi

     
    Abbiamo parlato a lungo in questo periodo delle attività che hanno visto protagonista l’Etna, le ultime delle quali hanno prima fatto segnalare il sesto parossismo in poco più di una settimana e successivamente hanno visto il vulcano far piovere nuovamente cenere vulcanica, in particolare su tutta la zona del giarrese.
    La pioggia di cenere di questi giorni ci ricorda che l’Etna è gioia e dolori per tutto il
    territorio. I suoi abitanti lo sanno già: la “muntagna” dona acqua, frutti, zone ricche di
    verde e tanto altro, ma nello stesso tempo bisogna accettare le sue piogge di ceneri, le
    sue colate e, ahimè, i movimenti delle sue faglie che a volte possono essere molto
    disastrosi. Gli abitanti che convivono con il vulcano hanno fatto esperienza di ogni fenomeno, positivo o negativo che fosse.
    etna attivita

    Etna: il rischio Radon è una minaccia di cui non si parla abbastanza

    Quello di cui spesso non si parla però è il rischio Radon che si cela tra questi
    fenomeni.
    Il radon è un gas naturale presente in tutta la crosta terrestre che può spostarsi e
    sfuggire dalle porosità del terreno disperdendosi nell’aria o nell’acqua.
    La sua pericolosità deriva dal fatto che, essendo un gas radioattivo, può essere la
    causa dell’insorgenza di tumori soprattutto dell’apparato respiratorio.
    Inutile sottolineare come la questione dei tumori sia di grande attualità in questo momento. Non per tutti i tumori disponiamo ancora di contromisure efficaci e al contempo abbiamo assistito alla crescita, negli ultimi decenni, di questa malattia che, secondo la definizione di Rupert Allan Willis consiste in una «una massa di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo».
    Come riporta la Fondazione Veronesi “Gli effetti più dannosi del radon non sono
    però dovuti al radon in sé, bensì dai suoi “prodotti di decadimento”, cioè ad altri
    elementi radioattivi non gassosi generati dal radon che, attaccandosi al particolato
    atmosferico presente in ogni ambiente, entrano facilmente in profondità nell’apparato
    respiratorio irraggiando in particolare le cellule dei bronchi”.
    etna vulcano eruzione

    Etna, il rischio Radon e gli studi dell’Istituto Nazionale di Geofisica su come difendersi

    L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania a tal proposito ha
    monitorato, per tre anni, i dati di 12 sensori in 7 edifici sulle pendici dell’Etna.
    I risultati, pubblicati su Frontiers in Public Health sono stati piuttosto allarmanti.
    Infatti è stato accertato che le faglie del vulcano emanano radon, il gas cancerogeno
    che l’Oms valuta tra i più pericolosi per l’uomo.
    Questo gas, inodore, incolore e insapore, quindi non percepibile dai nostri sensi, si
    trova soprattutto nei locali a contatto con il terreno: garage, taverne, cantine ma anche
    scuole e uffici, può irradiarsi anche nei piani superiori seppur con una minore
    concentrazione. Questo lo rende particolarmente insidioso perché, appunto, difficilmente individuabile a tratti.
    Però dal radon ci si può difendere e non è difficile: dato che è un gas facilmente
    volatile basta fare arieggiare spesso i locali in cui si vive nei quali è riconosciuta
    la sua presenza in modo da farlo disperdere nell’ambiente. A tal proposito, ci limitiamo a segnalare una usanza dei nostri nonni e bisnonni, i quali quando avevano case a pianterreno dopo eventuali attività dell’Etna erano soliti far arieggiare i locali. Come spesso succede, in questi casi, pillole di saggezza popolare – che erano diventate d’uso comune per esperienza o per intuizione – mostrano sane abitudini anche senza il supporto di dati scientifici precisi in quella fase storica.
    Etna 2021 fumo
    Foto di Emy Cifala
     

  • Comune di Solarino, tra storia e leggenda: Le 5 cose da visitare

    Comune di Solarino, tra storia e leggenda: Le 5 cose da visitare

    STORIA
    Solarino è un comune della provincia di Siracusa, che conta circa 7800 abitanti posto su una leggera collina a 165 metri sul livello de mare.
    Situata a circa 18 km da Siracusa, Solarino è famosa principalmente per la produzione di prodotti agricoli, tra cui mandorle ed olive. Basti pensare che Solarino produce circa l’80% di mandorle Siciliane.
    La storia delle origini di Solarino è avvolta nel mistero e spesso è difficile non attraversare il labile confine tra storia e leggenda.
    Infatti nonostante le testimonianze archeologiche, ricostruire la storia di questo comune è un compito particolarmente arduo, a causa dell’incendio del 1944 che ha distrutto totalmente l’archivio comunale, bruciando così secoli di storia. Da allora la storia della città si tramanda di generazione in generazione, spesso accompagnata da particolari molto fantasiosi.
    CINQUE POSTI DA VISITARE
    Le principali attrazioni sono di carattere storico-religioso, vediamo quelli di maggiore interesse.

    Comune di Solarino: Chiesa madre San Paolo Apostolo

    Comune di Solarino Chiesa madre San Paolo Apostolo
    Posta nella parte sud-occidentale di Piazza del Plebiscito (la piazza principale della città) La Chiesa madre San Paolo Apostolo è sicuramente una tappa fissa per gli abitanti Solarino. Costruita intorno alla metà del XVIII secolo sotto la guida del maestro Luciano Alì e completata nel 1887, la chiesa risulta un compromesso tra il Dorico e lo Ionico, la fusione dei due stili si nota soprattutto nei piani rialzati presenti nella facciata.
    All’interno la chiesa si articola in una croce latina con tre navate.

    Solarino: Pozzo di San Paolo

     
    Solarino Pozzo di San Paolo
    Noto come Puzzu ‘i San Paulu, nome coniato dagli abitanti di Solarino, il Pozzo di San Paolo è un elegante pozzo, dalla profondità di otto metri e protetto da una ghiera rettangolare formata da pietra e muratura.
    A rendere intrigante questo piccolo pozzo è quella che secondo la tradizione risulta essere l’impronta del piede di San Paolo, il quale toccando il pozzo fece sgorgare l’acqua. Secondo la tradizione tale sorgente d’acqua non si sarebbe mai esaurita e avrebbe aiutato gli abitanti di Solarino per sempre.
    In effetti il pozzo è stato utilizzato come fonte primaria per l’approviggionamento d’acqua fino al 1927, ossia fino alla creazione della rete idrica. Ad oggi è ancora utilizzato anche se principalmente si presta a scopi turistici.

    Grotta di San Paolo

    Cozzo Collura Pozzo di San Paolo
    Nota come “Rutta ‘i San Paulu”, si tratta di una cavità naturale che, secondo la leggenda, venne utilizzata dal santo per riposarsi. In essa sono stati rinvenuti una statua del santo e degli attrezzi che sono tutt’ora custoditi nella chiesa madre.

    Monumento ai Caduti

    Costruito nello scorso secolo, il monumento è stato eretto per ricordare e commemorare i caduti di Solarino della seconda guerra mondiale, infatti nella storia contemporanea fondamentale è la battaglia di Solarino del 1943, uno dei più sanguinosi scontri della Seconda Guerra Mondiale avvenuti in Sicilia.

    Palazzo Requisenz

    Palazzo Requisenz
    Costruito nel 1758 e commissionato da Don Giuseppe Antonio Requisenz, il Palazzo Requisenz è l’edificio civile principale della città, tanto da essere riconosciuto dallo Stato Italiano come monumento nazionale.
    Il palazzo è costruito principalmente con materiale calcareo, proveniente dalle cave del Maltese. Il carattere prevalente di quest’architettura è sicuramente l’arte catalana e la sua importanza deriva dal fatto che è l’unica testimonianza artistico dell’influenza Catalana in Sicilia.

  • Comune di Chiaramonte Gulfi: Le 5 cose da visitare

    Comune di Chiaramonte Gulfi: Le 5 cose da visitare

    Il Comune di Chiaramonte Gulfi anche chiamato a ragion veduta “Balcone di Sicilia”, questo piccolo comune in provincia di Ragusa e a soli 50 km dal capoluogo, si trova 700 metri sopra il livello del mare e presenta appunto una vista panoramica molto suggestiva sull’Etna, la Valle dell’Ippari e soprattutto sul tipico mare blu scuro della zona, famosa in tutta la regione.
    I concetti chiave he contraddistinguono Chiaramonte Gulfi sono quelli delle eccellenze enogastronomiche tipiche anche di tutta la Sicilia, delle piacevoli vedute collinari e marittime, del clima mite e della presenza di numerose costruzioni artistiche e soprattutto religiose, ospitando ben due famosi santuari.
    Si tratta di un antico borgo di origine medioevale, costruito secondo i canoni dell’epoca, nel 1299 a seguito del passaggio nefasto degli Angioini, dal Conte di Modica, Manfredi Chiaramonte. Nel 1693 subì una nuova distruzione a causa del terribile terremoto che colpì la zona, ma nuovamente i siciliani provvederanno alla sua ricostruzione in stile barocco.
    Questo paesino della costa orientale è inoltre famoso per la qualità dei suoi insaccati ma soprattutto per una produzione di olio che ha pochi rivali in Italia in termini di qualità e quantità.
    Le cinque migliori attrazioni del Borgo Chiaramonte Gulfi

    Comune di Chiaramonte Gulfi: la vetta del monte Arcibessi

    Comune di Chiaramonte Gulfi la vetta del monte Arcibessi
    iniziamo da un elemento naturalistico, dove tuttavia è possibile ammirare resti e reperti preistorici, romani, greci, bizantini e medioevali, fornendo al visitatore, dopo una lunga seduta di faticoso trekking, la dimensione dell’elevato numero di civiltà e culture che questo suggestivo luogo della Sicilia ha ospitato nel corso del tempo.
    E’ possibile inoltre trovare sulla sua sommità la prima “neviera”, un luogo di deposito invernale della neve utilizzato sin dai tempi antichissimi, quando ovviamente il frigorifero non era stato ancora inventato.
    Infine, sulla sommità del monte, è custodito il santuario di Maria Santissima delle Grazie, meta di molti visitatori devoti provenienti da ogni dove per onorarla.

    Chiaramonte Gulfi: l’arco dell’Annunziata

    chiaramonte gulfi larco dellAnnunziata
    Simbolo della città, fungeva sin dal XIV secolo da porta d’ingresso nella cinta muraria del castello ormai totalmente distrutto.
    Presenta due bassorilievi laterali in pietra leggera, raffiguranti uno la Vergine Orante e l’altro l’Arcangelo Gabriele.

    Chiesa Commendale di San Giovanni Battista

    Chiesa Commendale di San Giovanni Battista
    I resti dell’antico castello sono custoditi all’interno di questa chiesa, alla quale si accede grazie ad una meravigliosa scalinata. Costruita inizialmente secondo criteri rinascimentali, ancora oggi visibili, a seguito del terremoto venne riedificata secondo il gusto barocco dell’epoca.
    Con le sue tre navate, si dice abbia ospitato anche l’ordine dei cavalieri di Malta.
    In una nicchia è conservata la statua in legno colorato ed indorato dell’omonimo santo, circondata da dodici graziose piccole colonne corinzie.

    Chiaramonte Gulfi: gli edifici civili

    Palazzo neoclassico Montesano
    di particolare rilievo storico sono gli otto musei presenti nel borgo, un numero notevole se si considerano le sue dimensioni. Si tratta del museo dell’olio, della Pinacoteca De Vita, della casa museo Liberty, della mostra ornitologica, dello sfilato siciliano, del museo degli strumenti etnico-musicali, di quello bellico e di quello dell’arte sacra, cinque di questi ospitati nel Palazzo neoclassico Montesano.

    I giardini comunali

    chiaramonte gulfi I giardini comunali
    Si tratta di uno spazio finemente curato, che offre un’enorme varietà di piante e fiori con le relativa spiegazioni. La sua caratteristica principale è proprio la splendida terrazza che fornisce il soprannome al paese, dalla quale è possibile godere di uno dei migliori panorami dell’intera Sicilia, affacciandosi sul mare e sulla natura circostante.

  • Coronavirus nuovo Dpcm Draghi: ecco le novità della bozza

    Coronavirus nuovo Dpcm Draghi: ecco le novità della bozza

    Il 2021 si profila ancora un anno duro per quanto riguarda l’emergenza epidemiologica; sin dai primi mesi abbiamo continuato a osservare le variazioni delle restrizioni sulla base di peggioramenti e miglioramenti della situazione. Adesso, con l’ingresso della primavera, sembra ormai in procinto di arrivare l’ufficialità per il primo Dpcm dell’era Draghi, che dovrebbe prevedere le misure anti-Codiv in atto dal 6 marzo al 6 aprile, quindi includendo il periodo delle festività Pasquali. E proprio per far fronte alla tendenza agli assembramenti dovuto alle festività – in particolare alle scampagnate primaverili – è previsto un inasprimento delle misure restrittive.
    In tal senso, il Dpcm tiene conto anche della situazione riguardante i contagi, in crescita nelle ultime settimane (tanto che, seppure la Sardegna sia divenuta la prima regione bianca, molte altre contestualmente sono tornate arancioni). In particolare preoccupano le varianti, che sembrano non solo molto contagiose ma anche resistenti ad alcune formule di vaccini.
    Andiamo a considerare, aspetto per aspetto, le misure previste dalla bozza del Dpcm.

    Scuola

    Regolarmente aperte le primarie e secondarie di I grado, anche le scuole superiori dovrebbero rimanere aperte, con almeno il 50% degli alunni in presenza. La bozza inviata alle regioni dal governo recita infatti che «le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, almeno al 50 per cento e fino a un massimo del 75 per cento della popolazione studentesca delle predette istituzioni sia garantita l’attività didattica in presenza. La restante parte dell’attività didattica è svolta tramite il ricorso alla didattica a distanza». Rimane comunque un buon margine di dubbio, che sembra dipendere dalle indicazioni del Comitato scientifico; infatti è apparsa la dicitura, precedentemente assente, secondo la quale «al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa».

    Musei, cinema e teatri

    Buone notizie per gli appassionati dell’arte e della cultura: riapriranno infatti i musei e le attività culturali a partire dal 27 marzo, sia durante la settimana, sia durante il weekend – a condizione però che l’ingresso sia stato prenotato on line o telefonicamente con almeno un giorno di anticipo. Riaprono anche cinema e teatri. «A decorrere dal 27 marzo 2021 – si legge nel testo – gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto sono svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi. Le attività potranno svolgersi a condizione che siano approvati nuovi protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento, approvati dal Ministero dei beni e delle attività culturali e validati dal Comitato tecnico-scientifico, che indichino anche il numero massimo di spettatori per spettacoli all’aperto e di spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto quando non è possibile assicurare il rispetto delle condizioni» stabilite dal Dpcm.
    Cinema

    Bar e ristoranti

    Tutto invariato per quanto riguarda bar e ristoranti, che dunque ancora per questo mese continueranno a rimanere chiusi dopo le 18. «Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 fino alle ore 18,00. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi», si legge nella bozza. «Dopo le ore 18,00 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico. Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati», si legge ancora. Resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 22,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze -specifica tra l’altro il Dpcm-. Per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25 l’asporto è consentito esclusivamente fino alle ore 18,00».

    Palestre e piscine

    Ancora nulla da fare invece per quanto riguarda palestre e piscine: «Sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali. Ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere svolte all’aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento».
    Piscina

    Discoteche, Sci e sale giochi

    Assolutamente e totalmente chiuse invece fiere e discoteche, anche in zona bianca, così come tutti« gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto». Salta del tutto la stagione sciistica perché, secondo quanto riporta la bozza, le piste resteranno chiuse fino al 6 aprile. Per quanto riguarda invece sale giochi, sale scommesse, sale bingo, casino e anche i parchi tematici e di divertimento, rimane tutto chiuso. Tuttavia, recita la bozza, « È consentito l’accesso di bambini e ragazzi a luoghi destinati allo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative, anche non formali, al chiuso o all’aria aperta, con l’ausilio di operatori cui affidarli in custodia e con obbligo di adottare appositi protocolli di sicurezza predisposti in conformità alle linee guida del Dipartimento per le politiche della famiglia di cui all’allegato 8»

    Barbieri e parrucchieri

    Chiudono barbieri e parrucchieri in zona rossa. E’ una delle novità nella bozza. « Sono sospese le attività inerenti servizi alla persona, diverse da quelle individuate nell’allegato 24″, tra parentesi però è riportato che dall’« allegato 24 vengono eliminati i servizi dei saloni di barbiere e di parrucchiere».
     
    Barbiere

  • Comune di Floridia: Le 5 cose da visitare

    Comune di Floridia: Le 5 cose da visitare

    Il Comune di Floridia è una cittadina situata a pochi chilometri da Siracusa, che sorge nella valle dell’Anapo e ai piedi dei Monti Climiti. Il luogo ideale per trascorrere qualche giorno di vacanza, per ammirare le belle paesaggistiche e naturali dei dintorni, gustare piatti tipici locali e passeggiare tra le vie del centro storico, per visitare le varie chiese e monumenti del territorio.
    Ecco le principali attrattive di Floridia.

    Comune di Floridia: Centro storico

    comune di floridia piazza del popolo

    ll centro storico di Floridia è molto interessante, rispecchia quello tipico di un borgo rurale degli inizi del Seicento, con una piazza a maglie regolari come quelle delle colonie agricole dell’epoca. Arrivati in Piazza del Popolo, si rimane affascinati dalla Chiesa Madre e dal suo orologio, il Palazzo Comunale risalente all’Ottocento, mentre dirigendosi verso il corso Vittorio Emanuele, si raggiunge un edificio con la scritta “la prima casa di Floridia” che rappresenta il primo costruito nel 1627, quando la città è stata fondata dal barone Lucio Bonanno Colonna.

    Floridia: Chiesa Madre

    Floridia Chiesa Madre
    La Chiesa Madre dedicata a San Bartolomeo si trova nella piazza centrale della cittadina siciliana all’interno del centro storico. Costruita introno alla seconda metà del 1700, sulle rovine della vecchia chiesa distrutta con il terremoto del 1693, si caratterizza per la torre cilindrica della facciata eterna, in posizione convessa rispetto ai portoni laterali, le colonne di stile tuscanico, i capitelli scolpiti a basso rilievo e le decorazione barocche delle nicchie. La presenza di una torre campanara con alla sommità un orologio meccanico e due obelischi in pietra ai lati, insieme all’architettura interna, a croce latina, rendono la chiesa una tappa obbligatoria per chi visita Floridia.

    Chiesa della Madonna del Carmine

    Chiesa della Madonna del Carmine

    La chiesa è un esempio di architettura sacra barocca, realizzata sulla cappella seicentesca delle “Anime del Purgatorio”, conserva i segni della sua storia secolare nonostante i vari rifacimenti. Un luogo di culto, con una facciata con un’austera forma di torre, con tre ordini orizzontali, un portale con colonne di stile corinzio e diverse nicchie che contengono la statua della madonna e dei quattro evangelisti. Una torretta campanara completano la chiesa e statue in pietra calcarea posti ai lati dei pinacoli in pietra. Al suo interno, che si presenta con un’unica navata, si possono ammirare opere d’arte di grande valore, tra cui un quadro del pittore Martino Italia, che raffigura la Madonna e le anime del Purgatorio. Inoltre, un valido motivo per entrare in questo luogo, è la cripta, che si compone di un altare e tre ossari.

    Parco Storico “Lucia Migliaccio”

    Parco Storico Lucia Migliaccio

    Il parco si trova nella piazza principale del paese e ospita una mostra permanenti dedicata alla duchessa di Floridia, Lucia Migliaccio, seconda moglie di seconda moglie del Re Ferdinando I delle Due Sicilie. Documenti, oggetti, immagini e video multimediali, raccontano la storia e la cultura del paese e i suoi complessi legami con Palermo e Napoli.

    Palazzo Raeli

    Tra le architetture civile da non perdere nel centro storico di Floridia, il Palazzo Raeli. Un maestoso edificio ottocentesco, dimora del nobile casato dei Favilla, in passato ha ospitato una delle prime sedi notarili del paese. Oggi ospita vari eventi culturali, mostre e manifestazioni artistiche.
  • Comune di Rosolini: Le 5 cose da visitare

    Comune di Rosolini: Le 5 cose da visitare

    Rosolini è un comune siciliano presente nell’area di Siracusa con una densità di abitanti intorno ai ” 20 675 “.
    Più conosciuto in dialetto come Rusalini, il comune ha origini storiche importanti, un feudo legato alla terra di Noto fu dominato dalla famiglia di Platamone.
    Geograficamente disposto a metà tra Siracusa e Ragusa, Rosolini è una terra di montagna disposta alle pendici dei monti Iblei con una particolarità importante, si caratterizza per un’isola amministrativa legate alla terra mobile da una strada.
    Mare e montagna per un luogo ricco di arre naturali.
    Ottima cucina e buon vino caratterizzano la città piena di terreni destinati alla viticultura.
    Ecco le 5 cose da vedere nel Comune di Rosolini

    Castello dei Platamone

    Una struttura davvero interessante appartenuta ai possessori ab origine di Rosolini è il castello di Platamone.
    Innalzato verso la fine del 1600, il Castello si presenta in ottimo stato, aperto al pubblico è possibile visitarlo e ammirare le bellezze del tempo tra cui una “basilica paleocristiana del V secolo” ancora integra.

    Chiesa Madre San Giuseppecomune di rosolini Chiesa Madre San Giuseppe

    Una struttura religiosa molto antica che porta con sè una storia importante.
    Collocabile tra il XVIII e il XIX secolo, la Chiesa è molto conosciuta per custodire al suo interno la “mandibola di San Luigi Gonzaga“.

    Eremo di Santa Croce

    Eremo di Santa Croce
    L’eremo è un complesso di 4 chiuse collegate insieme, la cui peculiarità è quelle di essere state realizzate nella roccia, quindi con un grande impatto visivo.
    Due di queste chiuse non sono più integre, vittime dei terremoti avvenuti rispettivamente negli anni del del 786 d.C. e nel 1167 d.C..
    La terza chiesa custode di importanti opere, si tratta di affreschi molto conosciuti e amati.
    La quarta chiesa nota come “grotta del Bove” si lega ad una leggenda che tratta di un uomo ritrovato in ginocchio a pregare di fronte ad una croce in legno.
    Croce legnea ritrovata e custodita per i posteri.

    Cava Paradiso

    Cava Paradiso rosolini
    Cava Paradiso come si evince da nome è un angolo di paradiso a Rosolini incontaminato in cui l’attrazione è la natura che padroneggia prepotente e si caratterizza per corsi d’acqua come quello del torrente Prainito.
    Un luogo in cui fare passeggiate, sport, pic-nic da vivere in famiglia, da soli o con amici.
    Ideale per i fotografi e i videomaker.
     

    Parco Archeologico di Cava Lazzaro

    Rosolini Parco Archeologico di Cava Lazzaro
    Il Parco Archeologico di Cava Lazzaro è una valle naturale incastonata tra le montagna e l’area pianeggiante in cui emerge la storia, tanti sono i ritrovamenti di epoca paleolitica.
    Un mix di grotte e caverne, pilastri e colonne ovvero insediamenti nella montagna che hanno resistito al tempo.
    Custodita nella valle è la nota “Tomba Orsi“, che si narra fosse stata costruita per una persona importante della comunità del tempo.

  • Etna: sesto parossismo in poco più di una settimana

    Etna: sesto parossismo in poco più di una settimana

    In queste settimane l’attività dell’Etna sembra non volersi arrestare. La nostra redazione stessa ha dedicato due articoli a questi spettacoli della natura, ma l’attenzione verso l’esuberante vulcano ha travalicato ogni confine, tanto da giungere anche sulle pagine del Guardian.

    Etna: l’eruzione di martedì raggiunge quota 1.500 metri

    In particolare, avrebbe attirato l’attenzione il parossismo vulcanico di martedì che ha prodotto spettacolari fontane di lava, altre oltre 1500 metri. Un fenomeno che ha stupito e fatto innamorare moltissimi fotografi e amanti de “A Muntagna” sparsi in tutto il mondo. Come segnalato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania l’Etna ha prodotto sei parossismi vulcanici nell’arco di una settimana, producendo una grande quantità di cenere lavica. La cosiddetta “riina” non ha solo coperto i paesi etnei tuttavia, comportando diversi disagi e costringendo a prendere specifici accorgimenti per il suo smaltimento, ma (spinta dalle correnti dei venti) è arrivata sino alle zone del palermitano, seppur in moderatissime quantità.
    Il territorio etneo ha avuto larga esperienza di questi fenomeni e in tempi passati era riuscito a trasformare questo duro materiale in una risorsa su cui basare la propria vita. Oggi vogliamo ripercorrere sinteticamente alcuni usi e funzioni che nell’antichità si era soliti attribuire proprio ai prodotti dell’eruzioni del vulcano.
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    Catania: Uso della pietra lavica

    La pietra lavica è, nel territorio etneo, l’elemento architettonico essenziale. Con essa si pavimentano le strade, si costruiscono muri di recensione (i cosidetti “muretti a secco”), case, portali intarsiati, si ottiene l’intonaco, si realizzano mascheroni e sculture varie. Essa è il piedistallo su cui si svolge la vita della gente dell’Etna, tinge di scuro i paesaggi e crea notevoli effetti cromatici col verde della vegetazione e il blu del mare.
    Anticamente veniva estratta da cave chiamate “pirreri” e il lavoro consisteva nello scavare sotto la roccia togliendo il terriccio su cui era appoggiata lasciando solo in alcuni tratti che rappresentavano alla fine gli unici pilastri sui quali tutto il blocco lavico poggiava. Quando la pietra emanava degli scricchiolii voleva dire che, spinta in basso dal suo stesso peso, iniziava a staccarsi dalla restante massa lavica. A questo punto il lavoro di estrazione della terra cessava, tutti gli uomini impegnati si allontanavano e con i “furcuni” demolivano i pilastri di terra. Adesso la roccia non aveva più nessun appoggio. Il distacco avveniva lentamente in un tempo che poteva durare un giorno o intere settimane. Dopo, nella stessa “pirrera”, i “pirriaturi” spaccavano la pietra grossa e la riducevano in blocchi più piccoli, i “sbuzzaturi” ricavavano le basole o i bolognini e gli scalpellini lavoravano la pietra in modo particolare per ottenere blocchi utilizzabili ai fini ornamentali.
    etna in attivita

    Catania: l’intonaco frutto dell’Etna

    Il colore delle case etnee è semplice, come semplice era la casa stessa, essenziale e funzionale. Così il colore non era frutto della fantasia, ma dipendeva dal materiale che veniva usato il quale conferiva all’intonaco un effetto acquerellato molto gradevole che giocava sulla discontinuità di toni dello stesso colore.
    L’intonaco dei prospetti, detto “u suttili”, era sabbia fine dell’Etna impastata con acqua e calce, lavorata con la “pala rovescia” con l’aggiunta di una dose di sapone liquido. Se non veniva aggiunto colore l’intonaco restava grigio, se la sabbia usata era quella scura; mentre se era quella dei Monti Rossi assumeva un colore rossastro.
    Il colore delle case quindi spesso assumeva tutte le tonalità che andavano dal rosa al rosso, ma con l’aggiunta dei colori divenivano azzurre, verdi, gialle, colori che ancora possiamo ammirare seppur sbiaditi soprattutto nelle casi rurali etnee.
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  • Catania: in previsione la Gigafactory, con oltre 1.000 posti di lavoro

    Catania: in previsione la Gigafactory, con oltre 1.000 posti di lavoro

     
    La difficoltà di confrontarsi col mondo aziendale in Sicilia è un tema annoso, riccamente sfumato. A maggior ragione in periodo di Covid-19, ulteriore fattore che ha contribuito ad acuire le difficoltà di molti imprenditori; il particolare, il fiorente settore della ristorazione e del wellness. Va da sé che la notizia di un progetto come quello del Gigafactory, con la prospettiva dei suoi 1.000 posti di lavoro, è certamente una notizia estremamente lieta.
    energia alternativa fotovoltaico

    Che cos’è la Gigafactory e in cosa consisterà quella di Catania:

    La Gigafactory è un modello industriale di una vasta fabbrica di batterie alimentate a energia solare che replica quella a cui la Tesla sta lavorando in Nevada, negli Stati Uniti. Una fabbrica il cui obiettivo immediato è l’abbattimento dei costi dell’energia elettrica (in particolare batterie per auto, ma non solo) per sviluppare energia sostenibile. Nel documentario di Leonardo di Caprio per l’ambiente Elion Musk, magnate della Tesla, precisa che servirebbero 100 Gigafactory per creare energia sostenibile sufficiente a mantenere tutto il globo.
    Una di queste avveniristiche strutture dovrebbe dunque nascere proprio a Catania, dove al sindaco Salvo Pogliese e ai dirigenti tecnici del Comune è stato presentato un progetto da Antonello Irace, responsabile di 3Sun, uno dei più grandi impianti di produzione fotovoltaica made in Enel Green Power, con una forte vocazione alla ricerca e innovazione.
    Un progetto che prevede 500 milioni di euro di investimenti, finalizzati a iniziare la produzione nel secondo semestre 2022, e che ha come scopo quello di aumentare la produzione di energia pulita fino a 3gw annui. In questo senso, l’Italia ma soprattutto la Sicilia diverrebbero un punto focale del panorama energetico europeo. La strategia di 3Sun andrebbe a costituire un plusvalore per l’economia europea e italiana, ma soprattutto per quella siciliana, grazie a innovazioni in un settore in pieno sviluppo e crescita come il fotovoltaico volto alla riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare se portato avanti nel distretto industriale dell’hi-tech di Catania.
    fotovoltaico green

    Gigafactory: i benefici per Catania

    Lo stabilimento produttivo raggiungerebbe le dimensioni di 42 mila metri quadrati coperti e altri 20 mila metri quadrati utilizzabili e sorgerebbe nell’area del modulo 3Sun della zona industriale etnea nella contrada Blocco Torrazze, pronto a entrare a regime di produzione di celle e moduli fotovoltaici grazie alla numerosa presenza di nuovi lavoratori. Sono infatti previsti circa 800/1000 posti di lavoro diretti e altrettanti indiretti nell’indotto. Ricadute benefiche a cascata anche sulle altre attività lavorative, quali per esempio quelle riconducibili al porto, che vedrebbe aumentare il suo traffico e la sua importanza logistica.
    Il progetto di Enel Green Power per Catania avrà considerevoli benefici, sia economici che ambientali in ambito europeo e territoriale, in quanto la Gigafactory contribuirà per il gettito fiscale proveniente da IRES, IRAP e IMU. Ulteriori benefici verranno dall’acquisto di materiali e macchinari da venditori italiani, previsti per un totale di circa 200 milioni di Euro. Secondo le indicazioni dei proponenti, il progetto potrebbe beneficiare di un supporto istituzionale attraverso meccanismi di grant e funding, con l’ambizione di portare l’Italia e la Sicilia verso un ruolo centrale nel settore strategico del fotovoltaico contrastando l’incidenza ora dominante del mercato cinese.

    La soddisfazione del Sindaco Salvo Pogliese

    Grande soddisfazione emerge dalle parole del Sindaco Salvo Pogliese, il quale ha dichiarato: «Catania si conferma sempre più una città attrattiva per gli investimenti soprattutto nel settore dell’hi tech con ricadute occupazionali di 800/1000 persone direttamente e altrettante nell’indotto. Come amministrazione comunale faremo velocemente la nostra parte, semplificando al massimo le procedure burocratiche e amministrative, come abbiamo dimostrato di saper fare in altre occasioni importanti per lo sviluppo, allo scopo di portare avanti questo progetto che mi auguro, anzi ne sono convinto, diventi presto realtà. Noi per quanto ci riguarda, faremo tutto nei tempi e nei modi più rapidi possibili per dare a Catania questa importante opportunità di sviluppo nel fotovoltaico e dell’industria eco sostenibile al nostro territorio».
     

  • Arturo di Modica: ci lascia lo scultore del Charging Bull di New York

    Arturo di Modica: ci lascia lo scultore del Charging Bull di New York

     
    La Sicilia è da sempre una terra di grandi personalità. Non scioriniamo qui tutta l’infinita lista di compatrioti illustri, ma chiunque sia siciliano sa quanti luminosi natali l’isola abbia regalato al mondo. In questi giorni piangiamo la scomparsa di uno fra questi: Arturo di Modica, scomparso il 19 febbraio all’età di 80 anni a Vittoria, nella contrada Pozzo Bollente, a seguito dell’improvviso peggioramento di un tumore con il quale combatteva da diverso tempo.

    Chi era Arturo di Modica

    Arturo di Modica nasce il 26 gennaio del 1941 a Vittoria, città alla quale rimarrà sempre profondamente legato. All’età di diciannove anni parte per Firenze dove studia alla rinomata Scuola Libera di Nudo presso l’Accademia delle Belle Arti. Sempre a Firenze, due anni dopo, apre il suo primo studio d’arte nel quale comincia quel percorso che lo porterà nella storia, realizzando scultura in bronzo e altri metalli, ma non solo: lavora anche opere in marmo di Carrara, operando presso lo studio Nicoli.
    Passano undici anni e Arturo decide di attraversare l’oceano e spostarsi negli Stati Uniti, dove si stabilisce a New York aprendo uno studio in Crosby Street nel quartiere di Soho.
    Qui diventerà famoso per il Charging Bull, l’iconica figura bronzea taurina che campeggia in un angolo del triangolo verde del Bowling Green proprio all’inizio di Broadway. La stessa che, divenuta famosissima, lo stesso Arturo ha deciso di mettere in vendita nel 2004 a patto che il proprietario non potesse spostarla dalla sua collocazione; la scultura è ora affidata al New York City Department of Parks and Recreation.
    Una statua che ha acquisito talmente tanto valore da superare persino l’Empire State Building per numero di visitatori e da essere la seconda più visitato a New York, dopo la Statua della Libertà.
    the wall street bull

    L’operazione Charging Bull

    Eppure c’è una storia estremamente curiosa dietro questo monumento, una storia che Arturo ha raccontato in un intervista rilasciata sulle pagine di Repubblica Palermo: «Era un periodo di crisi: la Borsa di New York aveva perso in una notte più del venti per cento e tanta gente era piombata nella depressione più nera. Con qualche amico cominciai a chiedermi cosa potevo fare io per la “mia” città. Sì, certo, sono di Vittoria, ma se vivi più di 40 anni a New York non puoi non sentirla anche tua. E allora mi venne in mente di scolpire un toro, l’immagine della Borsa che cresce: doveva essere uno scherzo, una provocazione. E invece è diventata una cosa maledettamente seria.»
    Uno scherzo da tre tonnellate e mezzo che costò circa 350.000 dollari e che l’artista dovette collocare abusivamente, come emerge dalle sua parole, che riecheggiano un’atmosfera da Mission Impossible: «Cinque minuti. L’operazione non doveva durare di più. Altrimenti avremmo rischiato grosso. Dopo un paio di sopralluoghi avevo scoperto che di notte la ronda della polizia passava davanti a Wall Street ogni 7-8 minuti. Dunque, per scaricare la “bestia” senza farci arrestare dovevamo impiegarci di meno. Altrimenti, addio blitz». Un bliz complicato, oltretutto, dall’istallazione di un enorme albero di Natale proprio dove di Modica aveva pensato di collocare il suo toro con i suoi quaranta complici e il supporto di una gru e di un camion.
    Il toro, come sappiamo, trovò comunque il modo per rimanere vicino a dove inizialmente collocato, nonostante le reticenze dei gerarchi della borsa. La sua maestosa figura celebra la capacità del popolo americano di rialzarsi e simboleggia la borsa come potenza motrice, in grado di manifestare possanza. Non rimase tuttavia l’unico toro creato dallo scultore, visto che un’altra sua opera, Bund Bull ”, venne installata nel 2010 a Shanghai: si tratta di un animale più giovane, una dedica alla rampante società cinese.
    arturo di modicas charging bull

    L’addio commosso di Vittoria e della Sicilia tutta

    Proprio nella sua cittadina natale Arturo era tornato e aveva trovato dimora, cimentandosi in quello che sarebbe stato il suo ultimo progetto, che avrebbe voluto lasciare in dono: due cavalli in bronzo da 40 metri situati uno di fronte all’altro a sormontare il fiume Ippari.
    Durante il suo funerale, il sacerdote ha detto durante l’omelia che di Modica « con la sua arte è riuscito a leggere la presenza di Dio e la sua sensibilità è stata efficace, visibile non solo nelle opera che ha prodotto ma anche nei rapporti umani».
    Parole di stima sono arrivate anche dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, che si è così espresso in merito: «Emblema della genialità siciliana, fu un’anima navigante che lo portò, prima, ad aprire uno studio a Firenze, poi, dal 1973, nella grande Mela, per ritornare, infine, alle sue salde radici. Artista visionario, grazie alle sue opere, continuerà a vivere e, da Assessore, mi impegnerò a custodirne e alimentarne il ricordo perché, se come ha scritto Pablo Picasso “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”, il Maestro Di Modica col suo lavoro ha cercato, riuscendoci, di liberare la società dal mulinare fastidioso nell’aria del polverio che, troppo spesso, appanna la giusta visione delle cose».
    Il sindaco Italia ha invece profuso queste parole per lo stimato artista: «Il mondo lo ricorda per il suo Charging Bull, l’enorme toro di bronzo che una notte, nell’89, piazzò a due passi da Wall Street e che oggi è una delle sculture più visitate di New York, ma Arturo era soprattutto un vulcano di idee e una fonte di generosità, sempre attento ai giovani e convinto della forza provocatrice dell’arte». E ha poi aggiunto: «Spero che la Sicilia e la sua Vittoria, alla quale rimase legato nonostante i 40 anni trascorsi e New York, sappiano riappropriarsi di questo grande scultore che ha lasciato tracce del suo talento in tutto il mondo».

  • Eruzione Etna: come conferire la cenere vulcanica

    Eruzione Etna: come conferire la cenere vulcanica

    E’ stata una settimana d’attività particolarmente intensa per il vulcano della nostra isola, che ha dato spettacolo prima due diversi parossismi vulcanici, uno dopo l’altro. Nel primo caso  “A Muntagna” si era infatti resa protagonista di un parossismo vulcanico estremamente suggestivo, come suo solito. In particolare, una colonna eruttiva di suggestiva cromia aveva acceso, incandescente, l’azzurro cielo di febbraio con tinte pastello – per la gioia di fotografi e appassionati. Il secondo evento si era registrato a partire dalla notte del 18 e , come il primo, aveva comportato una copiosa nube eruttiva, che dopo essersi dispersa nell’atmosfera, è ricaduta in parte nell’area del vulcano e ha poi coperto, nel corso della mattina, parte delle cittadine etnee.

    etna cenere vulcanica

    Eruzione Etna: come smaltire la cenere vulcanica

    Proprio la cenere era stata la difficoltosa conseguenza della cinematografica attività del vulcano e aveva portato anche a limitazioni nel traffico urbano. In particolare a Catania l’ordinanza disposta dal sindaco Pogliese aveva ridotto a 30 km la velocità di marcia e vietato l’uso dei mezzi a due ruote.
    Come ha registrato l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l’attività del vulcano sembrerebbe essersi, almeno per il momento arrestata. Resta da fare tuttavia i conti con il prodotto di tale attività, che ha in questi giorni ammantato di nero strade e piazze, ma anche tetti di private abitazioni, giardini, vialetti e balconi. I proprietari si sono dunque trovati con l’incombenza di dover pulire la loro casa, senza sapere dopo dove conferire la cosiddetta “riina” nell’ambito della raccolta differenziata.
    La redazione di Cataniablog ha quindi raccolto per voi una serie di disposizioni, passando da comune a comune, che possono essere consultate per scoprire come smaltire la fastidiosa cenere vulcanica.

    Catania come conferire la cenere vulcanica

    Per quanto riguarda il nostro capoluogo di provincia il sindaco Pogliese ha disposto ai cittadini di conferire la cenere in contenitori di piccole dimensioni in prossimità dei cassonetti utilizzati normalmente per il conferimento dei rifiuti. Ha anche disposto pulizie straordinarie per le strade e i tombini (questa l’ordinanza in forma estesa). Anche la Dusty ha precisato le sue modalità di recupero della “riina”, ribadendo quanto disposto dal Comune, ovvero la raccolta stradale di prossimità e raccolta porta a porta.

    • Per la raccolta stradale di prossimità, gli utenti sono stati invitati a conferire la sabbia vulcanica, all’interno di sacchetti di piccole dimensioni, e depositarli lateralmente ed esternamente ai contenitori stradali, come da ordinanza sindacale n. 6 del 16/02/2021.
    • Gli utenti che risiedono nelle zone servite dalla raccolta Porta a porta, potranno esporre la cenere vulcanica in sacchetti di piccole dimensioni, nella giornata di domenica, separatamente alla frazione prevista da calendario.

    etna in eruzione

    Modalità di conferimento

    E’ stato raccomandato l’uso di sacchetti trasparente degli operatori Dusty per facilitare il loro compito, in quanto tale materiale gli permette di riconoscere con maggiore facilità. E’ stato altresì consigliato di conferire i sacchetti con piccole quantità di cenere lavica per renderli di più facile trasporto. Il rischio infatti è che, una volta che la “riina” sia entrata in contatta con l’umidità dell’aria, il contenitore divenga troppo pesante per essere spostato a causa della formazione di una sostanza simile al cemento.

    San Giovanni la punta come conferire la cenere vulcanica

    Anche a San Giovanni la Punta l’Amministrazione comunale ha dato disposizioni. In particolare, la Dusty provvederà a prelevare i conferimenti di cenere vulcanica dei cittadini nelle medesime giornate in cui si espongono le frazioni organica e secco residuo (indifferenziato), ovvero il lunedìmercoledìgiovedì e sabato.
    Anche questa raccolta è gestita in coerenza con il calendario settimanale della raccolta differenziata, per cui sarà possibile conferire separatamente dalle frazioni previste la zona “A” (San Giovanni la Punta Nord e Centro).
    Per i residenti della zona “B” (San Giovanni la Punta Sud, Trappeto e Madonna delle Lacrime) le giornate deputate saranno invece il lunedì, mercoledì, venerdì e sabato.

    Comune di Trecastagni come conferire la cenere vulcanica

    Anche nel caso di Trecastagni il comune ha dato disposizioni precise. Nell’ordinanza del comune è possibile leggere che la raccolta di prossimità della cenere vulcanica, contenuta all’interno di sacchetti, potrà essere svolta presso il parcheggio inferiore “La Carlina” limitrofo al cimitero comunale, secondo le seguenti modalità:
    o Periodo: dal 19 al 26 febbraio 2021;
    o Conferimento: dalle ore 8,00 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 17,00;

    Comune di Acireale come conferire la cenere vulcanica

    Anche ad Acireale vige il divieto di disfarsi della cenere vulcanica nei comuni contenitori della spazzatura e sono state predisposte delle aree specifiche, per la precisione quelle di  corso Italia (incrocio via Giovanni Verga), Piazza Agostino Pennisi e Piazza della Frazione  Fiandaca. Per tutte le informazioni precise rimandiamo all’ordinanza del comune.

      etna lapilli

     

  • Etna: ancora una spettacolare eruzione e caduta di cenere

    Etna: ancora una spettacolare eruzione e caduta di cenere

    E’ un periodo di fervida attività per il nostro vulcano, che dopo la spettacolare eruzione di qualche giorno fa ha deciso ieri di concedere un cinematografico bis. “A Muntagna” si era infatti resa protagonista di un parossismo vulcanico estremamente suggestivo, come suo solito. In particolare, una colonna eruttiva di suggestiva cromia aveva acceso, incandescente, l’azzurro cielo di febbraio con tinte pastello – per la gioia di fotografi e appassionati. Le conseguenze erano stati le usuali, con inconvenienti alla circolazione e al traffico aereo registrati ma non fuori dalla norma. Il sindaco Pogliese si era premurato di emanare un’ordinanza con la quale venivano banditi i motocicli e imposto un limite di velocità di 30 km orari.
    In ogni caso, il primo round non dev’essere bastato all’esuberante vulcano, il quale ha deciso di fornire nuova prova della sua voglia di mettersi in mostra con una doppia attività eruttiva nella giornata di ieri.
    etna in attivita

    Etna: nuova attività eruttiva

    Nel corso della giornata di ieri infatti l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania ha registrato, anche grazie all’uso delle strumentazioni di sorveglianza poste sull’aria, la presenza di un nuovo trabocco lavico del Cratere di Sud-Est dell’Etna, che ha avuto inizio poco prima delle ore 07:55. Il flusso lavico ivi prodotto si sarebbe diretto verso la Valle del Bove, scendendo lungo il versante orientale del cono, fintanto che la colata era ancora alimentata. Il tremore, che è stato a lungo in aumento, aveva una sorgente localizzata al di sotto del Cratere di SE, alla profondità di circa 2700m sopra il livello del mare.
    Ancora una volta l’attività eruttiva ha comportato una copiosa nube eruttiva, che dopo essersi dispersa nell’atmosfera, è ricaduta in parte nell’area del vulcano e ha poi coperto, nel corso della mattina, parte delle cittadine etnee. I cittadini delle Aci, per esempio, sono stati costretti a uscire muniti di ombrello intorno fra le 10 e le 11 del mattino in particolare per dover ovviare a questa particolare forma di precipitazione.
    L’eruzione è stata immortalata anche dal satellite europeo Sentinel-2 a 786 chilometri d’altezza, che si era trovato a transitare proprio nel corso della mattinata sopra l’isola e il vulcano.
     
    etna eruzione
    foto di Claudio Spina

    Si ferma, almeno per ora, la doppia attività dell’Etna

    Infine, almeno per adesso, sembra essersi placata l’attività del vulcano. Stando infatti agli aggiornamenti dell’Ingv-Oe di Catania dopo un primo momento in cui (intorno alle 12.30) persisteva solamente una debole emissione di cenere diluita, l’attività sarebbe infatti del tutto cessate intorno alle 15. “Entrambe le colate laviche, quella diretta verso sud ovest e ad est nella Valle del Bove, non appaiono essere più alimentate. In particolare, in corrispondenza dei flussi lavici diretti verso la Valle del Bove si osserva rotolamento di blocchi instabili, come anche dai fianchi del cono del Cratere di Sud-Est, in particolare da quello sud-orientale. Non si osserva alcuna attività esplosiva al Cratere di Sud-Est, mentre continua l’attività eruttiva all’interno degli altri crateri sommitali.”
    Sempre nel medesimo comunicato è anche possibile leggere quanto l’Ingv-Oe ha riscontrato nelle analisi da laboratorio: “i prodotti eruttati nel corso delle fontane di lava
    del 16 e 18 febbraio 2021, indicano che la composizione del magma emesso da dicembre
    2020 a febbraio 2021 è tra le più primitive dell’attività parossistica prodotte dal cratere
    di Sud-Est. Questi risultati, visti nel ciclo di attività di questo cratere dal 2019, indicano
    che la composizione del magma è diventata progressivamente più primitiva, suggerendo
    che sta avvenendo un processo ricarica di magma profondo nel sistema di alimentazione
    del vulcano.
    Il valore dell’ampiezza media del tremore vulcanico ricade nell’intervallo dei valori
    medi, con una lieve tendenza al decremento. La sorgente del tremore sta interessando
    l’area dei crateri sommitali alla profondità di circa 2800m sopra il livello del mare e
    risulta localizzata principalmente al di sotto del Cratere di SE. L’attività infrasonica è
    molto moderata nel numero ed energia dei transienti infrasonici; questi ultimi risultano
    localizzati in coincidenza del Cratere di SE.
    I dati di deformazione, dopo il rientro delle variazioni registrate alla rete clinometrica
    durante la fontana di lava, non evidenziano significative variazioni.”
    Il comunicato in forma integrale.
     
    fichi dindia eruzione etna
    foto di Claudio Spina