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  • Lista di tutte le Fontane storiche di Catania

    Lista di tutte le Fontane storiche di Catania

    Fontane storiche di Catania: Fontana dell’Amenano

    La Fontana dell'Amenano- detta l'acqua a linzolu

    fu costruita nell’anno 1867 da Tito Angelini, realizzata interamente utilizzando il famoso marmo di Carrara. La fontana raffigura il fiume Amenano, corso d’acqua siciliano, questo è rappresentato come un ragazzo che lascia cadere dell’acqua da una cornucopia che porta sulle sue spalle che scorre attraverso la fontana per venir poi riversata all’interno di un fiume a due metri di profondità, al di sotto della fontana dell’Amenano stessa e della piazza.

    Fontane Catania: Fontana di Cerere

    Fontane storiche di Catania

    ubicata al centro di Piazza Cavour a Catania questa fontana rappresenta una dea che impugna una falce, l’acqua sgorga dalla base e si riversa all’interno della vasca sottostante che a sua volta, traboccando, la porta all’interno di un’ulteriore vasca, più piccola.

    Fontana dell’Elefante

    U Liotru Fontana dell'Elefante-1

    la fontana dell’Elefante è sita a Piazza Duomo la fontana dell’elefante è stata realizzata tra il 1735 e il 1737 per volere di Giovanni Battista Vaccarini. La struttura è composta da una vasca al cui centro è posto un basamento dal quale sgorga l’acqua. Al di sopra di quest’ultimo troviamo la statua di un elefante (dalla quale prende nome l’intera opera) rivolta verso la cattedrale di Sant’Agata.

    Fontana dei Delfini:

    Fontana dei Delfini catania

    sita a Piazza Vincenzo Bellini la fontana dei Delfini è stata realizzata da Giovanni Battista Vaccarini. L’opera è costituita da una struttura centrale che sorregge 4 statue di delfini, dalle bocche dei quali vengono emessi getti d’acqua. Altri getti partono dai bordi della vasca e sono rivolti verso il centro della stessa.

    Fontana dei sette Canali:

    Fontana dei Sette Canali

    la Fontana dei sette Canali è in assoluto la più antica opera a Catania, realizzata nel 1612 per volere del viceré Pietro Girone duca d’Ossuna. A differenza delle altre fontane descritte questa non ha alcuna statua, è sita all’interno di un muro recintata da un cancello in ferro, l’acqua sgorga da dei rubinetti posti lungo tutta la lunghezza della stessa e viene raccolta all’interno di una vasca frontale.

    Fontana delle Conchiglie:

    Fontana delle Conchiglie

    al centro di piazza Mario Cutelli si erge la fontana delle Conchiglie, che risale ai primi anni Cinquanta, realizzata da Domenico Cannizzaro. L’opera deve il suo nome al pilastro centrale alla cui base sono presenti delle statue a forma di valve di conchiglia.

    Fontana di Sant’Agata:

    La Fontana di SantAgata catania

    la Fontana di Sant’Agata è la seconda fontana più antica a Catania, subito dopo la fontana dei sette Canali. La sua realizzazione risale al lontano 1621, voluta dal Duca Francesco Lanario. L’acqua sgorga da un rubinetto e finisce all’interno di una grande vasca circolare. Il rubinetto è posto sotto di un’iscrizione in lingua latina.

    Fontana dei Malavoglia:

    Fontana dei Malavoglia

    al centro della piazza Giovanni Verga troviamo la fontana dei Malavoglia. L’ideazione di quest’opera è dovuta ad un concorso indetto nel 1956 per la realizzazione di un monumento a Giovanni Verga. La statua che sovrasta la fontana rappresenta una delle scene più significative del romanzo di Verga, il momento in cui la Provvidenza, la famosa barca della famiglia Malavoglia, naufraga.

    Fontana del Ratto di Proserpina:

    Fontana del Ratto di Proserpina

    la fontana del Ratto di Proserpina è sita al lato di via V Aprile fu realizzata nel 1904. La statua che la compone si attiene al mito della dea Proserpina, secondo la leggenda fu proprio in Sicilia che quest’ultima venne rapita dal dio Ade desideroso di farla sua sposa.
  • Onoranze Funebri Catania

    Onoranze Funebri Catania

    Fra i momenti più delicati dell’esistenza di ognuno di noi vi sono quelli in cui dobbiamo dire addio ai nostri cari. In quei frangenti delicati, tutti noi auspichiamo non giungere mai che fanno parte del ciclo della vita, è importante potersi concentrare sulle proprie emozioni e vivere il momento con coloro che amiamo. Per questo è sempre un valore insostituibile potersi affidare a dei professionisti, esperti che ci possano accompagnare passo passo in tutte le delicate fasi del nostro lutto.
    La Casa Funeraria Ferretti Italia ha fatto dell’esperienza e del prestigio nell’arte funeraria le sue qualità distintive. Dalle storiche Pompe Funebri del 1964, l’Agenzia è divenuta un punto di riferimento e ha continuato a mostrare la propria eccellenza in tutto il territorio italiano, portando il suo marchio anche in Sicilia. Una storia fatta di competenza e cura di ogni aspetto, che è giunta sul territorio Etneo in virtù della sua serietà e della preparazione e della cortesia del suo staff.

    Onoranze Funebri Catania: Ferretti Italia


    hanno acquisito decenni di esperienza in tutta Italia, supportando coloro che soffrono un lutto e svincolandoli da impegni burocratici e pratici, necessari per il disbrigo pratiche ma anche per l’organizzazione di tutti gli aspetti che riguardano il rito funebre, portando assistenza e servizi dal valore aggiunto alle famiglie.
    In particolare, le Onoranze Funebri Ferretti Italia hanno creato uno spazio del commiato, nato per offrire a tutti l’opportunità di porgere con serenità l’ultimo saluto ai vostri cari. Un luogo appropriato dove sostare prima del funerale, che non sia l’abitazione privata o la struttura sanitaria dove è avvenuto il decesso, e che permetta ai cari di avere il tempo per organizzare la cerimonia e di essere assistiti nelle delicate fasi che si affrontano in queste dolorose circostanze. Qui si potrà celebrare la veglia funebre, su richiesta anche con collegamenti in video-conferenza con persone che si vivono fuori provincia o all’estero o comunque impossibilitate ad essere presenti, e da qui partirà il corteo funebre. La Sala del Commiato dispone di una saletta a parte per l’incontro con i parenti, con distributore di bevande ed altri generi di conforto. Inoltre, nelle immediate vicinanze si possono trovare disponibili attività di ristorazione e di vendita di fiori
    Oltre all’ospitalità defunti per tutto il giorno con Camera Ardente e Sala del Commiato presso la nuova Casa Funeraria, sono molteplici i servizi che l’Agenzia e i suoi partner affiliati per le provincie di Catania, Messina, Siracusa etc offrono:
     

    • Servizio Funebre con Pagamento Rateizzato;
    • Disbrigo pratiche amministrative inerenti il decesso della persona;
    • Recupero, Composizione e Trasporto della Salma in territorio nazionale ed internazionale;
    •  Forniture Letti e Carrozzine Presidi Sanitari;
    • Taxi Sanitario;
    • Cremazione, Tumulazione, Estumulazioni ed Esumazioni;
    • Pubblicazione Necrologi Lutto e Stampa Ringraziamenti;
    •  Organizzazione della Cerimonia Funebre con relativi Addobbi;
    • Allestimento Camere Ardenti;
    • Sala del Commiato;
    • Rimpatrio ed espatrio salme verso i loro paesi di origine;
    • Urne Cinerarie e Cofani e Casse funebre certificate;
    • Pratiche di Trasformazione Loculi;
    • Servizio Ambulanza H24 gratuito ad Acireale;
    • Noleggio Carro funebre e vendita;
    • Vendita all’Ingrosso di cofani e accessori;
    • Possibilità di finanziamento;

     

    Per contattarli, potete rivolgervi 24h su 24h al numero verde 800.600.605, oppure ai numeri 324 5559333; 339 1409644 ; 095 608003.

  • La Fontana dei Delfini a Catania

    La Fontana dei Delfini a Catania

    Catania è una città che ha molte bellezze più o meno nascoste da offrire ai suoi visitatori. È sicuramente utile avere una guida per riuscire a non perdersi nessun tesoro. Sia che si abbiano a disposizione un weekend o molti giorni, sicuramente non si potrà evitare di imbattersi in una delle numerose fontane che costellano le piazze cittadine. Una delle più famose e amate è sicuramente La Fontana dei Delfini, una tappa obbligatoria per chiunque passi in zona, soprattutto la sera.

    Storia

    La Fontana dei Delfini di Catania fu costruita agli inizi del diciottesimo secolo sul progetto realizzato dall’architetto Giovanni Battista (Giambattista) Vaccarini, celebre architetto siciliano dell’epoca, noto esponente del tardo barocco siciliano, famoso e celebrato anche per le altre sue opere presenti a Catania come la Piazza del Municipio, il Palazzo Senatorio e la facciata della cattedrale di Sant’Agata, patrona della città. Inizialmente la fontana fu collocata nel giardino del chiostro della Chiesa della Badia di Sant’Agata, anch’esse realizzata dal Vaccarini. A partire dal 1800 venne prima divisa e conservata nel giardino Bellini, e in seguito riassemblata e traslata in Piazza Vincenzo Bellini (sua attuale collocazione) solo nel 1952. Nello stesso anno vennero restaurati i due delfini del Vaccarini, e il restauratore, lo scultore Salvatore Giordano, ne aggiunse altri due fatti a copia esatta di quelli originali, nei due lati opposti un tempo spogli. La fontana si trova proprio di fronte al teatro massimo Vincenzo Bellini, dedicato al compositore catanese, una delle sale teatrali più importanti del mondo, e non lontano dal porto e da altri monumenti (tra cui fontane) celebri e meritevoli di visita in città.
    La Fontana, come molte altre opere nel catanese, è realizzata in pietra bianca, tipica della zona della Val di Noto.

    La Fontana dei Delfini oggi

    fontana dei delfini

    La vasca circolare poggia su un basamento di tre gradini e si trova al centro della Piazza, circondata dalla strada di sampietrini decorati. Su una base a quadrifoglio sono posti i quattro delfini, in realtà dall’aspetto più simile a quello di un tritone mitologico che a quello dei delfini a cui siamo abituati, ma molto in voga nel Settecento. Le code sono sollevate e appoggiate su di un globo retto da un basamento a torre. L’acqua fuoriesce sia dalle bocche semiaperte dei quattro delfini, sia dalla cima della sfera posta sopra di loro e zampilla armoniosa dentro la vasca di raccoglimento, sul cui bordo sono posti dei faretti per l’illuminazione notturna. La vista della Fontana dei Delfini che si erge davanti allo sfondo del teatro massimo Bellini è davvero suggestiva, e vale davvero la pena del viaggio, soprattutto con l’illuminazione notturna che l’avvolge di un’aura unica. All’interno di Piazza Bellini è anche possibile alloggiare presso un hotel o sedersi a gustare un caffè o un gelato nei dehor esterni di diversi locali, godendo della vista sul teatro e sulla fontana, che valgono da soli il prezzo della consumazione.
    Nel 2015 la fontana fu vandalizzata da alcuni ragazzi che fecero delle scritte con una bomboletta spray rossa sul fianco della vasca, atti ignominiosi a cui la città non è nuova. Nello stesso anno due lastre del contorno furono divelte e usate come recipienti per l’immondizia e i gradini distrutti, dimostrando ancora una volta grave mancanza di educazione e rispetto per i beni comuni. Entrambi i danni, per fortuna non irreparabili, sono stati sistemati dall’amministrazione comunale nel giro di qualche mese, restituendo la fontana alla città come la merita.
  • La Fontana delle Conchiglie a Catania

    La Fontana delle Conchiglie a Catania

    Se state pensando di visitare la bellissima città di Catania, capoluogo dell’omonima provincia in Sicilia, non potete saltare il tour delle sue meravigliose fontane, fiore all’occhiello di cui la città si fregia ormai da parecchi anni.Tra queste è imperdibile la Fontana delle Conchiglie, una delle dieci fontane civiche volute dal Comune.
    Situata non lontano dal porto, si erge al centro della storica Piazza Cutelli, una delle più importanti in quanto sorge sui resti del Bastione di San Giuliano, un pezzo delle mura difensive di Carlo V, re di Spagna i cui territori di conquista comprendevano anche il sud Italia, costruito nel 1550 e abbattuto nel 1693 dal terremoto della Val di Noto (uno dei più distruttivi di tutta la Sicilia). Di fronte si trova il Convitto Nazionale Mario Cutelli (che dà il nome alla piazza) e ancora in zona è possibile visitare la meravigliosa Moschea della Misericordia e il magnifico Palazzo Pedagaggi, entrambi nelle vie limitrofe alla piazza. Un punto strategico di passaggio tra le meraviglie della città etnea.

    Storia

    Fontana delle Conchiglie Catania

    Fu costruita nei primi anni Cinquanta del Novecento sul modello progettato da Domenico Cannizzaro, un funzionario tecnico del Comune di Catania. Poco noti invece gli operai che scolpirono con mano la pietra. È realizzata interamente in pietra bianca, tipica della Val di Noto. Alla base dell’obelisco sono poste quattro grandi valve di conchiglia (il “guscio” esterno che tutti conosciamo semplicemente come conchiglia) fatte di pietra, una per lato e posizionate in piedi, sulla cerniera. Come si può immaginare è da queste decorazioni che la Fontana prende il suo nome. Prima di essa al suo posto si ergeva un’altra fontana, simile per fattezze, in quanto ospitava anch’essa al suo centro un obelisco, il quale era stato eretto nel 1862 per omaggiare il passaggio in visita avvenuto quell’anno dei tre degli otto figli di Vittorio Emanuele II, proclamato primo re dell’Italia unita l’anno precedente. Il precedente obelisco recava un globo sulla sua cima e quattro piccoli leoni di pietra ne adornavano la base, dalle cui bocche usciva l’acqua che si andava a riversare limpida nella vasca che lo circondava. Venne rimossa negli anni ’30 e la piazza restò vuota sino agli anni ’50 quando fu collocata la Fontana delle Conchiglie.

    La Fontana delle Conchiglie oggi

    Al centro della piazza, quasi interamente ricoperta dal curato prato verde che circonda la Fonte, si trova la vasca quadrata. Al suo interno ugelli collocati in maniera irregolare sul fondo della vasca spruzzano getti d’acqua di varia altezza, visibili tutto il giorno, e la sera inoltre si illuminano di colori per rendere lo zampillare ancora più suggestivo all’interno del panorama della piazza. Il basamento rialzato è finemente circondato da un vialetto ondeggiante, che visto dall’alto ha la forma di un fiore, da cui si dipanano le strade di ingresso verso il centro. Nonostante la posizione centrale e di passaggio per i turisti, la Fontana delle Conchiglie non è tra i monumenti più amati, neanche dai catanesi. Tanto che, nella città etnea, non è tra le mete più gettonate da visitare. A molti, invece, questo trattamento sembra ingiusto. La Fontana delle Conchiglie è sicuramente tra le più curate in città, è finemente realizzata e si trova in un punto di incrocio tra diverse bellezze urbane, turistiche e non. In molti infatti ritengono una buona scelta quella di passare a renderle omaggio durante il proprio viaggio a Catania, per godersi lo zampillare dell’acqua, sedersi all’ombra delle panchine e godersi il rumore della fontana in un afoso pomeriggio estivo.
  • Le 5 migliori aziende di Onoranze Funebri a Catania

    Le 5 migliori aziende di Onoranze Funebri a Catania

    La perdita di un proprio caro è sicuramente un evento che destabilizza molto il proprio equilibrio e la propria serenità; tuttavia, è bene tenere a mente che la morte fa parte della vita, ed è solo il culmine del proprio viaggio.
    Quando la morte sopraggiunge, la prima cosa da fare è rivolgersi ad un’azienda di onoranze funebri, affinché al defunto venga garantita tutta quella che è la ritualità racchiusa nella liturgia del trapasso.
    Fortunatamente, il mercato è pieno di Agenzie che si occupano di tutte le pratiche inerenti la morte di una persona, garantendo un sostegno non solo morale ma anche burocratico alle famiglie dei defunti.
    Basti pensare, ad esempio, che ogni agenzia offre la possibilità di disbrigare tutte le pratiche cimiteriali, sollevando i cari da ogni genere di preoccupazione.

    Agenzia di Onoranze Funebri Ferretti

    Onoranze Funebri Catania

    Un’attività che tutta da sola racchiude quasi sessant’anni di storia: l’Agenzia Funebre Ferretti si occupa dei servizi più vari, garantendo al cliente un’assistenza continua e sempre pronta a soddisfare ogni tipologia di richiesta.
    Il servizio funebre può essere rateizzato, oltre alla possibilità di delegare ogni spesa collaterale all’Agenzia, che provvederà a sollevare il cliente da tutti i pensieri.
    Via Alcide De Gasperi, 79/81 Acireale (CT)- Tel:095 608003

    Agenzia di Onoranze Funebri Principato Salvatore

    Anche in tal caso, sempre nel territorio catanese, è possibile rivolgersi in qualsiasi momento alle Onoranze Funebri di Principato Salvatore, un professionista di comprovata esperienza che mette la soddisfazione del cliente al primo posto.
    Presso quest’agenzia, inoltre, è possibile anche effettuare un comodo preventivo così da venire a conoscenza prima di quanto effettivamente si spende per la richiesta dei propri servizi.
    L’Agenzia si articola su turni di ventiquattro ore su ventiquattro per tutto l’anno, dando così la possibilità di rivolgersi ad essa in qualsiasi momento.
    Via Paolo Vasta, 137, 95024 Acireale (CT)-Tel: 346 0359028

    Agenzia Onoranze Funebri Trovato Rodolfo

    Da più di trent’anni L’Agenzia di Trovato Rodolfo assicura una vera assistenza al cliente.
    Tale assistenza, si concretizza anche nel disbrigo di tutte quelle pratiche necessarie per effettuare l’ultimo saluto al defunto, completamente a carico dell’Agenzia.
    I servizi comprendono la ricomposizione della salma, la vestizione, il lavaggio, l’affissione di manifesti e tanto altro.
    Via Lombardia, 13 – 95024 Acireale CT- Tel:0952867784

    Agenzia Onoranze Funebri Vito Parisi

    Onoranze Funebri

    L’Agenzia Onoranze Funebri di Vito Parisi si interpone quale mediatrice necessaria per venire incontro alle esigenze dei suoi clienti. Il disbrigo di ogni pratica cimiteriale, ogni incombenza burocratica e tutto ciò che orbita intorno la preparazione per la salma (vestizione, tanatoestetica ecc) è affidata completamente agli addetti, sollevando dunque gli interessati da ogni preoccupazione. Il servizio è attivo sia a Giarre che ad Acireale, garantendo un’operatività celere.
    Corso Giacomo Matteotti,20-95014 Giarre (CT)- Tel:095 764 8774

    Agenzia Onoranze Funebri Amore

    Si conclude con un’Agenzia perfettamente consapevole di tutte quelle che sono le esigenze dei clienti in un momento del genere.
    Tale Agenzia, attiva dal 1933, offre un ventaglio di scelte molto ampio, che vanno dal servizio floreale alla vestizione della salma, dal disbrigo di tutte le pratiche cimiteriali al servizio di cremazione.
    Cortesia ed affidabilità servono per arricchire un servizio già di per sé attento ad ogni esigenza.
    Via S. Francesco di Paola, 31-95024 Acireale CT- Tel:095 607138
    In definitiva, quindi, affidarsi ad un’Agenzia che sia sempre attenta a garantire il massimo del rispetto e della solennità è fondamentale ed imprescindibili.
  • Area marina protetta Plemmirio: ricca di flora e fauna

    Area marina protetta Plemmirio: ricca di flora e fauna

    Nella bellissima Siracusa, città ricca di cultura e capoluogo dell’omonima provincia, nella costa orientale della Sicilia, si trova l’area marina protetta Plemmirio, ricca di flora e fauna tipica del luogo.
    Oltre ad essere un punto paesaggistico tra i più belli della Sicilia, l’area marina protetta Plemmirio possiede anche una storia lunga e piena di eventi.La zona costiera è diventata area protetta nel 2004. L’area protetta viene chiamata Plemmirio come il promontorio situata alle spalle della zona costiera. Il promontorio Plemmirio è addirittura citato nell’Eneide, precisamente nel terzo libro, scritto da Virgilio.
    Grazie ai vari divieti che impediscono ai turisti di utilizzare le spiagge e la costa dell’area protetta il tratto naturalistico interessato ha avuto modo di conservarsi nel migliore dei modi, ha permesso soprattutto la conservazione delle rocce di tipo calcareo facenti parti di suggestive scogliere a picco sul mare.
    I suoi fondali ospitano numerosi reperti storici come colli d’anfora e reperti anche della seconda Guerra Mondiale, come il relitto di un aereo inglese, il bombardiere Vickers Wellington.
    Oltre ad essere un museo a cielo aperto, l’area marittima protetta di Plemmirio è stata protagonista di moltissimi eventi storici, come nell’antichità il via vai delle navi di Romani, Greci e Cartaginesi, sia commerciali sia navi da guerra.Come accennato prima, l’area marina protetta di Plemmirio è caratterizzata da una grande varietà di fauna. Tra le diverse specie che spesso si possono intravedere facendo immersioni subacquee ci sono i ricci, capidogli, squali, delfini, ricciole, dentici e tonni.
    All’interno della zona intertidale si possono osservare diverse biostrutture, molto simili a delle barriere coralline in miniatura ricca di colori e svariate forme di vita.
    Anche la flora presente sul territorio è delle più affascinanti, come la palma nana.

    Escursioni nell’area marina protetta Plemmirio

    Plemmirio

    Oltre ad ammirare le bellezze di questa zona protetta del mediterraneo è anche possibile fare delle interessanti escursioni, proprio all’interno dell’area protetta Plemmirio. La zona è un vero paradiso per gli amanti delle passeggiate e della vita all’area aperta.
    È possibile infatti percorrere un sentiero che attraversa tutta l’area marina. Il percorso è mozzafiato proprio perché costeggia tutta la zona sul mare, che si estende per circa 12 chilometri, un trekking davvero imperdibile. Si passa per spiagge bianchissime e lungo il cammino si possono osservare scogliere a picco sull’acqua cristallina e calette.
    Il percorso è percorribile in mountain bike oppure a piedi ed è adatto a tutti, sia escursionisti esperti che persone poco allenate.
  • Visitare la Piazza Papa Giovanni XXIII a Catania

    Visitare la Piazza Papa Giovanni XXIII a Catania

    1. Servizi e Fontana di Proserpina

    Piazza Papa Giovanni XXIII rappresenta un punto di snodo della città metropolitana per chiunque si appresti a visitare Catania.
    Subito adiacente ad essa infatti è presente la Stazione Centrale e poco più avanti sono presenti i servizi di autobus e metropolitana. Se vuoi concederti un momento di pausa o in attesa del prossimo treno troverai diversi chioschi e spazi di ristoro per assaggiare prodotti locali tipici della cucina catanese. Alla destra della stazione centrale è impossibile invece non notare la presenza di una fontana, proprio all’interno della piazza.
    La fontana in questione è un’opera realizzata da Giulio Moschetti nel 1904 che scelse come tema principale il Ratto di Proserpina che secondo leggenda venne rapita proprio in Sicilia da Ade e costretta ad amarlo riuscì solo grazie alla madre ad avere concessi dei brevi viaggi in Primavera ed Estate. Si posiziona così proprio nella parte in cui i viaggiatori si riuniscono questo meraviglioso monumento che nella sua rappresentazione viene anche adornato con cavalli e sirene.

    2. Nuova area verde

    piazza papa giovanni xxiii

    Nella parte della Piazza Papa Giovanni XXIII in cui avviene l’accesso all’area metropolitana si è compiuto invece un vero lavoro di riqualificazione e decoro urbano con l’installazione di un’aiuola, sono aumentate così le aree verdi con più di cinque essenze collocate all’interno tra cui lavanda e myrtus idonee all’ambiente che va’ a contenerle. Inoltre è stato creato un movimento sinuoso simile a quello delle onde del mare che accolgono così chi arriva ed i suoi abitanti mostrando le parti più salienti di questa città: il mare e la montagna.
  • Pasta c’angiova: una ricetta facile, ma gustosa e dal fascino intramontabile

    Pasta c’angiova: una ricetta facile, ma gustosa e dal fascino intramontabile

    L’estate sta finendo, le ferie pure e ci prepariamo all’autunno che ormai è alle porte. In qualcuno questo potrebbe indurre un po’ di tristezza. Il nostro suggerimento? Quello di affrontare questa tristezza armati di un piatto gustoso, che col suo sapore saprà farvi tornare il sorriso. Oggi parliamo infatti di un primo piatto semplice nelle materie prime e da realizzare, ma in grado di conquistare anche i palati più esigenti: la pasta c’angiova!
    Questo piatto è abbastanza veloce, visto che può essere pronto in circa trenta minuti, e si presta sia alle improvvisate ai fornelli che alle occasioni più veraci, da condividere con chi amiamo. Il vero trucco? Non essere parsimoniosi con la “muddica”, ovvero il pangrattato tostato!
    Come per tutti i piatti della tradizione siciliana ne esistono davvero molte versioni, fra le quali sarebbe impossibile dire quale sia la più buona. La sua origine è da ricondurre però al territorio palermitano, una zona che ci ha regalato tantissime ricette prelibate. Dal canto nostro, noi accetteremmo volentieri la sfida di assaggiare tutte le varianti di questa pasta. Ma oggi, per comodità, abbiamo deciso di riportarvene una versione che speriamo vi piacerà; poi potrete sempre sperimentare anche le altre.

    Pasta c’angiova ingredienti:

    400 g di bucatini
    8 filetti di acciughe sotto sale
    140 g di concentrato di pomodoro
    1/2 cipolla bianca
    1 spicchio d’aglio
    uva sultanina e pinoli
    pangrattato
    olio extravergine di oliva
    sale
    pepe nero
     

    Pasta c’angiova: la ricetta

    Pasta c'angiova
    Il primo passo è mettere in ammollo in acqua tiepida uvetta e pinoli. Poi prendere la nostra metà cipolla bianca e tritarla finemente. Se per caso non doveste essere dei patiti della cipolla, potete sempre ripiegare in extremis sullo scalogno, dal sapore leggermente più dolce. Una volta tritata finemente, fatela appassire in una padella antiaderente con olio o acqua, sino a quando non sarà tenera. Nel frattempo, pulite i filetti di acciuga dalle spine e sciacquateli. Una volta che la cipolla si sarà ammorbidita, aggiungete l’acciuga avendo cura di farli sciogliere dolcemente. Infine, aggiungete il concentrato di pomodoro, allungatelo con un mestolo e mezzo di acqua calda e lasciate stringere il tutto sul fuoco medio. Ricordate di mescolare a intervalli regolari, per evitare che si bruci la salsa, compromettendo il gusto della ricetta.
     
    Frattanto, mentre la salsa si stringe, prendete uvetta e pinoli e aggiungeteli in padella. Aggiungete a vostra discrezione pepe (ne suggeriamo una bella spolverata) e sale. Riguardo il sale, considerate che i filetti di acciuga portano in dote una buona dose di sapidità, quindi siate parsimoniosi. Continuate a far restringere il tutto a fuoco medio fino a ottenere una salsa densa.
    A questo punto, tostate in una padella antiaderente il pangrattato aggiungendovi un pizzico di sale e un po’ d’olio. Dovrebbe inscurirsi sino a raggiungere una tonalità dorata.
    Non vi rimane che scendere la pasta! Noi suggeriamo di farla al dente e aggiungerla subito alla padella per amalgamare bene il tutto, ma scegliete pure il punto di cottura che vi aggrada. Quando avrete servito il tutto, spolverate abbondantemente con il pangrattato e il gioco è fatto!
    Buon appetito!

  • La Fontana dei Malavoglia a Catania

    La Fontana dei Malavoglia a Catania

    Tra le varie fontane che adornano le piazze di Catania, non si può non citare una di quelle che, per ovvi motivi, è diventata simbolo sia affettivo che culturale della città: la Fontana dei Malavoglia.
    Costruita in bronzo nel 1956 ad opera dello scultore autodidatta Carmelo Mendola, fu voluta dall’amministrazione comunale che per l’occasione bandì un concorso a cui parteciparono molti artisti locali.
    È situata tra l’hotel Excelsior e il Palazzo di Giustizia, in quella che un tempo era denominata “piazza delle armi”, che iniziò a prendere forma dopo l’Esposizione agricola siciliana del 1907 e in seguito rinominata Piazza Giovanni Verga, in onore del famoso scrittore padre del Verismo, nato e cresciuto a Catania, città che ne ospita anche le spoglie lungo il “Viale degli uomini illustri” presso il cimitero monumentale. Carmelo Mendola fece appena in tempo a vedere la sua opera ospitata nella piazza ne 1975 (impiegò ben 19 anni a concludere il suo lavoro), poiché la morte lo colse l’anno successivo.

    La Provvidenza

    La fontana ospita, al centro della sua vasca, una delle più celebri scene del patrimonio letterario italiano, tratta appunto dal romanzo “I Malavoglia” di Verga: La Provvidenza, la barca da pesca di famiglia e unico mezzo di sostentamento (chiamata così simbolicamente), subisce un naufragio, Bastianazzo, figlio di Padron ‘Ntoni, che era partito per vendere un carico di lupini e risollevare la famiglia dalle difficoltà economiche, muore in mezzo al mare, i lupini vanno persi e La Provvidenza distrutta. Verga fa intendere che la Provvidenza (quella divina questa volta) abbia agito così per punire la famiglia Malavoglia che aveva accantonato la vita da pescatori che aveva condotto fino a quel momento per mettersi a commerciare lupini, a intendere che nulla può l’uomo per mutare il proprio destino, da qui il celebre ideale dell’ostrica. Mendola è riuscito perfettamente a rappresentare la scena di Bastianazzo e del suo garzone che si aggrappano alla barca, disperati e probabilmente consci del loro funesto destino. La barca è pericolosamente inclinata e costruita a più ampiezze, per suscitare ancora di più nell’osservatore l’idea dello scuotimento patito dai protagonisti. L’acqua che zampilla dagli ugelli rende perfettamente l’idea del mare in tempesta, le cui onde si abbattono senza pietà sull’imbarcazione di Padron ‘Ntoni.

    Il recente restauro

    Fontana dei Malavoglia

    Ormai da qualche anno catanesi e non solo lamentavano lo stato di incuria e abbandono in cui versava l’amata fontana, a causa di una mancata attenzione da parte dei responsabili comunali, ad esempio il condotto idrico era rotto, il che la rendeva priva di acqua. Fortunatamente gli appelli dei cittadini non sono rimasti inascoltati e dopo un sopralluogo con gli addetti ai lavori, il sindaco Salvo Pogliese ha deciso di renderla nuovamente funzionante e restituirla alla cittadinanza bella come ai suoi albori. Anche parte della pavimentazione verrà rifatta.
    In data 24 giugno 2020 la fontana monumentale è stata rimossa dal suo piedistallo e verrà ristrutturata e riqualificata grazie ad un appalto comunale. I lavori sarebbero dovuti iniziare prima, ma l’emergenza covid ha obbligato l’amministrazione catanese a rinviarne la partenza. L’appalto è stato aggiudicato per un importo a base d’asta di quasi 200.000 euro, ed è stato reso noto che altri 46.000 euro sono stati messi a disposizione dall’amministrazione comunale nell’ambito del progetto di partecipazione attiva dei cittadini realizzato con fondi regionali.
    Al momento, quindi, non è possibile visitare la fontana, ma la ditta dovrebbe terminare i lavori e ripristinare la fontana nella sua locazione prima della fine dell’estate.
    Catenesi e turisti potranno finalmente tornare ad ammirare in tutto il suo splendore uno dei simboli più belli della città.
  • La Fontana di Cerere a Catania

    La Fontana di Cerere a Catania

    La Fontana di Cerere è una poco nota fontana situata in piazza Cavour, nel cuore del quartiere Borgo della città di Catania, in Sicilia.
    Realizzata in pregiato marmo di Carrara nel 1757 dal celebre scultore dell’epoca Giuseppe Orlando, era inizialmente posizionata in Piazza Università, di fronte alla sede dell’Ateneo. È composta da una vasca per l’acqua fornita di ugelli idrici, il piedistallo centrale è intarsiato con creature marine e quattro mascheroni con vaschette più piccole e flutti dalla bocca, posti alla base dei piedi della statua. Come si deduce dal nome e dalla statua rappresentata, la fontana è dedicata a Cerere, che nella mitologia romana era la dea protettrice della maternità, della fertilità e della nascita, e di conseguenza venerata in rapporto alla semina, al raccolto dei frutti e alla coltivazione dei campi. I siciliani volevano chiaramente ingraziarsi la divinità a causa della pesante carestia che aveva afflitto la Val di Noto l’anno precedente. Cerere, come d’usanza, è raffigurata in piedi, con un mano chiusa, dove un tempo recava il falcetto agricolo, e un fascio appena raccolto nell’altro braccio.

    La Fontana di Cerere: il destino nefasto

    Fontana di Cerere

    Fatta eccezione per una breve parentesi fortunata conclusasi nel giro di qualche anno (probabilmente la fine della sua fortuna coincise guarda caso proprio con la fine del periodo di magra), la fontana venne ben presto mal vista dai catanesi. Fu più volte, nel corso degli anni, vandalizzata e disprezzata: il falcetto venne spezzato, viso e braccia deturpati, e i cittadini ne richiesero a più riprese e a gran voce la rimozione. Per questo motivo, una cinquantina di anni dopo la sua installazione, l’amministrazione comunale (all’epoca nominato Senato cittadino) acconsentì a spostarla dallo scenografico centro storico al poco frequentato quartiere Borgo (“u buggu” in catanese), che all’epoca era considerato un quartiere periferico e quasi esterno alla città, in quanto nato dall’unione di una parte di Catania con la vicina Misterbianco (ma oggi perfettamente inglobato nell’urbe). La piazza stessa, detta Piazza Borgo, venne costruita per accogliere gli sfollati dell’eruzione dell’Etna del 1669. Addirittura i cittadini si riferivano alla figura femminile rappresentata dalla statua con l’appellativo di “Dea Pallade del Borgo”, confondendola con la Pallade Atena. Si diffusero persino delle leggende oscure, in parte arrivate fino ai giorni nostri, che parlavano della presunta sfortuna che la fontana avrebbe portato a chiunque avesse osato avvicinarsi alla sua pietra e in generale delle ietture che gettava sulla città. A contribuire a queste dicerie popolari contribuì uno sfortunato evento (questo per davvero nefasto) che coinvolse nel 1882 Francesco Licata, il restauratore incaricato di riparare e ricollocare la testa e la mano destra di Cerere, brutalmente distrutte dai vandali. Licata si introdusse nella vasca per lavorare sulla statua e vi morì di infarto al suo interno. Resta fino ai giorni nostri l’usanza tra i catanesi di dire “pare a ta pallara do burgu” (“sembri la pallade del borgo”), per rivolgersi a qualcuno di particolarmente brutto e sgradevole alla vista.

    La Fontana di Cerere: la statua oggi

    Oggi la statua è circondata dal prato e da una base di ciottoli che ne circondano la vasca. Il quartiere Borgo, in seguito all’espansione urbana, non è più così periferico, nè tanto meno bistrattato dai suoi cittadini. L’impianto idraulico dell’opera statuaria è mal conservato e mantenuto, e di recente sono stati aggiunti degli antiestetici tubi che spruzzano acqua all’interno della vasca, ben visibili oltre il bordo di pietra. Ennesimo simbolo di una mala gestione e di una sfortuna che la statua si porta dietro sin dalla sua creazione e che rende sicuramente difficili ai concittadini di Cerere imparare ad apprezzare questa opera antica che ha tanto da offrire a catanesi e turisti anche nel nostro secolo.
  • Brioscia col tuppo: ricetta e storia di una prelibatezza siciliana

    Brioscia col tuppo: ricetta e storia di una prelibatezza siciliana

    Ebbene sì: oggi parliamo di cose importanti. Fondamentali, anzi, se si è siciliani: la brioscia col tuppo. Stiamo parlando dell’immancabile accompagnamento di ogni granita o gelato siculo che si rispetti, e della scatenatrice di faide da tavolo più conosciuta nell’isola. Rubare “il tuppo” a qualcuno è infatti sufficiente a rompere antiche amicizie e scatenare guerre fratricide fra familiari. Ma da cosa deriva il suo aspetto caratteristico?

    La brioscia col tuppo: perché si chiama così

    Secondo quanto ci è stato tramandato da uno scioglilingua della cultura popolare siciliana la forma tipica della brioscia sarebbe legata a una travagliata storia fra due giovani, il cui amore venne ostacolato dalla madre della ragazza. Questa avrebbe dunque, in segno di dolore, reciso la sua acconciatura che era contraddistinta appunto da uno chignon, un “tuppo” in siciliano. Questo gesto commosse a tal punto la madre che essa acconsentì al fidanzamento.
    Schetta nun t’appi e maritata t’appi/
    Senza tuppu ti vulia e cu lu tuppu t’appi/
    Schetta nun t’appi, cu lu tuppu t’appi /
    Basti ca t’appi e comu t’appi t’appi.”
    In effetti, sempre secondo quello che ci è stato tramandato, la brioscia fu creata da una nobile famiglia ed è possibile che la sua forma e l’etimologia del suo nome si collegassero effettivamente a una tipica acconciatura normanna, di nome Tuopin (o in gallico toupeau). Questi termini, che oggi ritroviamo nel moderno toupet, divennero in siciliano tuppu. Da cui appunto la nostra beneamata brioscia col tuppo.
    Ma bando alle ciance, non vorrete solo parlarne, senza assaggiarla?
     
    Brioscia col tuppo ingredienti:
    500 g di farina di grano tenero
    90 g di zucchero
    160 ml di latte
    1 bustina di lievito di birra disidratato (7 g)
    2 uova
    2 tuorlo (di cui uno per lucidare
    80 g di burro morbido
    1 cucchiaio di miele
    la scorza di 1 limone grattugiata
    sale

    Brioscia col tuppo ricetta

    brioscia col tuppo
    Il primo passo è quello di mescere in una ciotola farina, latte a temperatura ambiente, le uova e uno dei due tuorli, il miele, il lievito e lo zucchero.
    Iniziate ad impastare fino ad amalgamare; una volta ottenuto un composto lavorabile, continuate a impastate per 15 minuti aggiungete poco alla volta il burro morbido. Mi raccomando di attendere che il pezzetto precedente si sia amalgamato prima di aggiungere il successivo. Aggiungete verso la fine anche il sale. Solo quando avrete ottenuto un composto omogeneo e compatto, lasciatelo a riposare dentro la ciotola coperta da una pellicola alimentare. In questo caso è importante che lasciate alla brioscia il suo tempo: in genere sono necessarie circa 4 ore, ma l’importante è che essa raggiunga il raddoppio delle dimensioni.
    Quando le dimensioni saranno lievitate fino a raggiungere il doppio, versate il contenuto della ciotola su una spianatoia infarinata. Dividetelo in diversi blocchi, alcuni da circa 80 g e altrettanti da circa 15 g. I pezzi più grandi devono essere formati, uno alla volta, con le mani. Manipolateli fino a ottenere delle palline, poi appiattitele leggermente pressandole su un piano, assicurandovi di averli disposti a distanza sufficiente l’uno dall’altro. Apritevi anche un piccolo incavo sulla superfice superiore di queste palline, dove andrete a disporre “il tuppo”. Infatti, allo stesso modo con l’impasto di dimensioni minori formate delle palline più piccole e posizionatele al centro di quelle disposte in precedenza.
    Coprite il tutto con uno strofinaccio umido e lasciatele a lievitare per un’altra ora e mezza. A quel punto, spennellate le briosce con latte e tuorlo d’uovo sbattuti. Infornatele dopo aver lasciato riscaldare il forno: consigliamo circa venti minuti a 180°, fino a quando la superficie avrà assunto un colore lucido e dorato.
    A quel punto, sfornatele e servitele una volta tornate a temperatura ambiente. Attenzione, l’interno tende a trattenere il calore!

  •  Palazzo Maggi Pidone a Catania

     Palazzo Maggi Pidone a Catania

    Francesco Fichera e l’esperienza architettonica catanese: Palazzo Maggi Pidone

    Palazzo Maggi Pidone, a Catania, è stato disegnato dall’architetto catanese Francesco Fichera. Nato e morto nella città siciliana, Fichera operò nell’ambito dello stile liberty e del razionalismo, avvicinandosi, con il passare del tempo, anche all’art déco.
    Tra gli esempi meno noti del Fichera, Palazzo Maggi Pidone mostra alcune delle caratteristiche più rilevanti dello stile dell’architetto siciliano.

    La localizzazione del palazzo

    Partiamo da alcune informazioni relative alla localizzazione. Palazzo Maggi sorge all’angolo tra Via Umberto I, al civico numero 285, e Via Mario Sangiorgi, nel cuore della città siciliana.

    Il palazzo, anche per i “non addetti” ai lavori, è piuttosto riconoscibile. Il portone d’ingresso è situato esattamente in posizione angolare rispetto all’incrocio su indicato, ed è protetto ai lati da due colonnine di tre metri d’altezza circa.

    L’estetica del palazzo

    palazzo maggi pidone
    Per quanto riguarda l’aspetto architettonico, il palazzo presenta caratteristiche estetiche affini allo stile liberty. Le due colonne accanto al portone sono realizzate con sagome decorative superficiali, mentre il portone dispone di cerchi simil rosoni sui entrambi i lati dell’infisso.
    Disposto sue due piani fuori terra (ad esclusione del pian terra), il palazzo presenta una colorazione delle mura esterne in una tonalità rosso mattone. Le singole finestre, inoltre, richiamano la forma del portone, presentando un piccolo rosone sulla sommità dell’infisso.

  • Scicli e il Commissario Montalbano: 4 curiosità direttamente dal set

    Scicli e il Commissario Montalbano: 4 curiosità direttamente dal set

    La nostra Sicilia ha tantissimi posti meravigliosi. Alcuni sono frutto delle epoche passate, retaggi della gloria dei nostri antenati. Altri sono doni della natura, perle uniche che ci vengono invidiate dagli altri. Alcuni, più rari e speciali, nascono dall’interazione di questi due fattori. Questo è uno di quei casi: da un lato l’ingegno umano, quello di Camilleri prima nello scrivere una saga di grandissimo successo, poi divenuta una serie TV prodotta da Rai Uno e conosciuta ovunque. Dall’altro, la natura e la bellezza di Scicli, un luogo tutto da scoprire. Scicli e il Commissario Montalbano: oggi vi portiamo a scoprire 4 curiosità direttamente dal set!

    Curiosità n. 1: L’ufficio protocollo

    Scicli e il Commissario Montalbano stanza del sindaco
    In realtà, inizialmente, il set era condiviso con l’ufficio protocollo di Scicli. Quindi, ogni qual volta si doveva girare per la serie tratta dai libri di Camilleri, veniva smontato puntualmente l’ufficio protocollo e assemblato di tutto punto il set. La situazione andò così per qualche anno, con gran dispendio energetico di ambo le parti! Sino a che, nel 2016, l’ufficio protocollo si è spostato in una nuova sede e da allora il set è rimasto in pianta stabile.

    Curiosità n.2: Il telefono di Catarella

    Scicli e il Commissario Montalbano Il telefono di Catarella
    Lo scenografo di Montalbano fu Luciano Ricceri, scomparso il 1° febbraio 2020. Straordinario professionista, tenne così tanto alla credibilità dei locali del Commissariato di Vigata che approntò tutta una serie di escamotage per favorire l’immersività del set. Uno di questi è il telefono di Catarella. L’apparecchio infatti non è collegato all’uscita telefonica e alla corrente elettrica ma costituisce solo un oggetto di scena. Eppure, nonostante questo, presenta tutte le uscite di tutti gli interni dell’ufficio, ben visibili sulla tastiera. Questo per aiutare Angelo Russo a impersonare meglio Catarella. L’attore avrebbe infatti subito saputo quali tasti pigiare, senza dove “improvvisare” o immaginare.

    Curiosità n.3: L’ufficio di Mimì

    Mimì Augello è un personaggio amatissimo della serie: impenitente donnaiolo, aiuta il Commissario Montalbano in qualità di suo vice. Eppure, non ha mai avuto il prestigio di avere un ufficio.
    Proprio così: Mimì non ha un ufficio, ma solo una porta. In realtà, dove si trova il suo ufficio, si trovava un muro. Il muro è stato spostato di circa due metri, creandone uno finto, e munito di due porte, una delle quali è proprio quella che porta al suo ufficio. Dietro la porta c’è in realtà uno spazio sufficiente per una persona. Per questo motivo, l’ufficio di Mimì non ha mai avuto una ripresa dedicata (ci avete fatto caso?). Quando c’è una ripresa che lo coinvolge, Cesare Bocci, l’attore che dà vita a Mimì Augello, semplicemente chiude dietro di sé la porta…e aspetta di sentire il fatidico “Stop!” che segnala la fine della scena.
    D’altronde, in qualità di buon “fimminaro”, a che gli serve un ufficio?

    Curiosità n.4: Faldoni e documenti

    Anche qui lo scenografo della serie di Montalbano ha voluto prestare grandissima attenzione al realismo del set. Tutti i faldoni e tutti i documenti, anche quelli che non vengono praticamente mai inquadrati, sono perfettamente credibili. Su ognuno di essi è possibile leggere dell’immaginario comune di Vigata e sono stati resi con grandissimo realismo. Insomma, niente deve portare gli attori a pensare che quello sia “solo” un set!

    Scicli e il Commissario Montalbano:  turismo un giorno a Siracusa

    Se cercate cosa vedere a Scicli in un giorno non possiamo che suggerirvi questa bellissima attrazione. Innanzitutto, è semplicissimo raggiungere il set: basta appunto dirigersi verso il centro di Scicli e le indicazioni faranno il resto. Il centro è chiuso alle automobili, ma è facilissimo orientarsi anche a piedi. A oggi, il set nato dai libri di Camilleri rappresenta una delle mete più amate del turismo in Sicilia. Inoltre, sul posto potrete farvi guidare dai ragazzi della Cooperativa Agire, che ci hanno raccontato questi bellissimi aneddoti, ma che possono anche guidarvi a vedere le (tantissime!) bellezze di Scicli.
    Il costo per entrare sul set è di soli 3 euro, che diventano 5 se volete accedere anche alla sala del Sindaco, anch’essa sfruttata più volte per le riprese. Inoltre, spendendo solo 8 euro, accederete al pacchetto completo che comprende anche altri due siti (la chiesa di Santa Teresa e il Palazzo Spadaro). Un’offerta che vi consigliamo caldamente di provare, per una giornata all’insegna dell’arte, della storia e del cinema! I tour cominciano alle 10 e finiscono alle 22 in periodo estivo, ed è possibile acquistare il ticket in uno qualsiasi dei vari siti nominati.

  • Isola delle correnti: dove Ionio e Mediterraneo si fondono

    Isola delle correnti: dove Ionio e Mediterraneo si fondono

    La Sicilia è un luogo straordinario, anche se spesso ci capita di dimenticarcene. Abbiamo la possibilità di godere di uno degli ecosistemi più unici al mondo, impreziosito da innumerevoli gemme create dalla natura e dall’uomo. Questo periodo, in cui spostarsi eccessivamente non è consigliato, ci offre la possibilità di (ri)scoprire luoghi incantevoli. Quello che vogliamo consigliarvi oggi è l’Isola delle Correnti.

    Turismo in Sicilia: l’Isola delle Correnti Siracusa

    Isola delle Correnti sr
    Tra le più belle spiagge in Sicilia, perfetta per chi cerca dove andare a mare a Siracusa, l’Isola delle Correnti è una piccolissima isola situata nella punta più estrema della provincia, afferente al mare di Portopalo. Rappresenta l’estremo meridionale dell’isola siciliana, geograficamente più a sud di Tunisi e più a nord di Hammamet.  Ha una particolarità molto rara: quella di trovarsi nel luogo in cui si incontrano i due mari, il Mediterraneo e lo Ionio. L’abbraccio fra le due distese saline la rende un luogo molto romantico e suggestivo. A suggellare il tutto, l’evocativa presenza di un faro, che ancora oggi si staglia sull’orizzonte azzurro. Sull’Isola è inoltre presente anche la residenza di coloro che erano addetti, prima della sua automatizzazione, alla manutenzione del faro. L’abitazione, ormai abbandonata, non è sempre raccomandabile per tutti i visitatori. Tuttavia, se vi sentite particolarmente coraggiosi (e non siete molto schizzinosi), potete salire la scala a chiocciola e godere dello splendido panorama offerto.

    Riserva naturalistica Sicilia

    L’isola, che si estende per circa 10000 mq con un’altezza massima di 4 m sul livello del mare, è unita alla terraferma tramite un pontile artificiale, più volte però distrutto dal mare. Ma non preoccupatevi: raggiungere l’isola è sempre possibile. Durante la bassa marea, essa diventa praticamente una penisola. Con l’altra marea, invece, bisogna nuotare o camminare sino a essa, una passeggiata molto bella da compiere e che lascia il sapore di una piccola impresa. Attenzione, però, alla forte corrente che conia il nome all’isola! Un altro utilissimo consiglio: se volete affrontare la traversata, assicuratevi di avere con voi delle scarpette da mare chiuse. Nonostante il fondale sabbioso, di tanto in tanto è presente qualche formazione rocciosa che può costituire uno spiacevole ostacolo.
    Proprio per le sue particolarità, nonché per la presenza di specifiche forme di flora, dal 1987 l’Isola è stata inclusa nel piano regolatore dei parchi ed è quindi una riserva naturalistica in Sicilia.

    Cosa vedere a Siracusa?

    Se cercate cosa vedere in un giorno a Siracusa l’Isola delle Correnti è perfetta per voi. Magari una piccola escursione che coniughi estetica, benessere e anche relax. Non solo potrete godere di un magnifico panorama, oltretutto adatto a scatti meravigliosi (e, perché no, qualche bel selfie). Respirerete aria pulita e potrete immergervi in un’acqua cristallina ed estremamente pulita. Noterete anche che l’acqua sarà particolarmente salata: tutto questo dipende dal “bacio” dei due mari.

    Come raggiungere l’isola delle Correnti?

    Anche raggiungere l’isola è facilissimo: basta percorrere la statale 114 Siracusa-Note in direzione Pachino, poi da lì andare verso Portopalo e seguire infine le indicazioni per Isola delle Correnti. Troverete dei parcheggi custoditi pronti ad aiutarvi, e delle passerelle approntate per raggiungere le spiagge meravigliose. Se siete amanti della natura incontaminata, ci sono molte spiagge libere pronte a ospitarvi. Se invece volete una più comoda sistemazione e tanti confort, allora vi suggeriamo di accedere all’ingresso del lido sulla spiaggia.

  • Teatro Vincenzo Bellini di Acireale

    Teatro Vincenzo Bellini di Acireale

    L’affascinante cittadina di Acireale si estende su un altopiano affacciato sulle splendide scogliere a ridosso del mar Ionio, a pochi chilometri da Catania. In pieno centro storico si trova Piazza del Duomo che si apre intorno agli edifici storici e importanti: le due principali basiliche e il Palazzo Municipale sono apprezzati gioielli dello stile architettonico barocco.

    Teatro Vincenzo Bellini Acireale

    A pochi passi dalla piazza centrale, in via Romeo, sorge il Teatro Vincenzo Bellini, punto di riferimento culturale per Acireale fin dalla fine del 1800.
    Nel secolo scorso la cittadina era un polo principale per la cultura di tutta la Sicilia e della Calabria, con sedi di scuole e collegi universitari prestigiosi, al punto che era chiamata la “città degli studi”. Il fermento culturale di giovani che arrivano per studiare dalla costa orientale dell’isola e dalle zone ioniche calabresi, favorì la costruzione di nuovi edifici, sia per la loro accoglienza, sia come luoghi di aggregazione sociale e culturale.In questo clima mosso da spirito intellettuale, venne dato l’incarico all’architetto “Carmelo Sciuto” di progettare e realizzare un teatro per la città. All’inizio del 1870 venne così inaugurato il teatro Vincenzo Bellini, dedicato al celebre compositore italiano nato a Catania e morto in giovane età.
    Ancora non era stato costruito l’omonimo teatro a Catania e in pochissimo tempo il teatro Vincenzo Bellini di Acireale divenne il foyer del tempo, destinato a essere ancora più importante nel secolo seguente, con stagioni teatrali sempre più ricche e attraenti dal punto di vista degli artisti che si esibivano.
    Teatro Vincenzo Bellini di Acireale
    Purtroppo il 1952 fu un anno nefasto per il teatro Bellini di Acireale perché un devastante incendio doloso lo distrusse in maniera quasi irrimediabile.
    Iniziarono comunque i lavori di restauro per riportarlo in vita ma ben presto si bloccarono per l’insufficienza di finanziamenti, rimandando anche la manutenzione e le modifiche necessarie con le normative di sicurezza.Soltanto nel 2014 l’ammistrazione comunale, con a capo il sindaco “Roberto Barbagallo”, mosse un encomiabile impegno per ridare lustro al teatro, rendendolo di nuovo accessibile, pronto per accogliere la cultura e l’arte della città. Nacque così la “Fondazione Bellini”, impegnata all’apertura del teatro agli eventi artistici e culturali, portando avanti anche un piano per restaurarlo.Purtroppo, nonostante l’impegno della fondazione, il teatro non riuscì a riavere il ruolo per cui era nato. Le sue aperture al pubblico coincidono soltanto con eventi cittadini e mostre d’arte, piuttosto che per l’esibizione di artisti, tra attori e cantanti, e compagnie culturali.
    Oggi alcune mostre storiche coincidono con eventi della città, come le sagre estive che attirano turisti dalla costa orientale della Sicilia. È il caso della Sagra della Granita – della Nivarata che è stato motivo nel 2017 per lanciare la storica mostra dedicata alla granita, proprio nei locali del teatro Vincenzo Bellini.
    Ancora oggi gli acesi ricordano gli splendori del teatro ai tempi in cui la comunità di Acireale rappresentava un importante polo culturale e artistico per tutta l’isola, capace di accogliere intellettuali e studiosi eccellenti. I più nostalgici continuano a chiedersi se l’edificio un giorno potrà mai rivivere quegli anni splendidi.
  • Le Colonne Romane sommerse di Marzamemi

    Le Colonne Romane sommerse di Marzamemi

    La Sicilia è una terra ricca di storia, un luogo magico dove trovare mare pulito, spiagge bianche e tanti spazi culturali da conoscere e visitare. E proprio prendendo spunto dalle ricchezze del fondale marino, la Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia ha dato vita a più di 20 itinerari archeologici subacquei, visitabile con imbarcazioni ad hoc o attraverso guide esperte che conducono i turisti attraverso avvincenti percorsi di snorkeling.
    Tra i siti più belli, spiccano senza dubbio le emozionanti colonne di marmo sommerse, ubicate a meno di un miglio dalle coste di Marzamemi. Un’area ricca di mistero e di una storia che risale alla Grecia del III secolo dopo Cristo.

    Cosa sono le colonne romane sommerse di Marzamemi?

    Scendendo a ben sette metri di profondità nell’Area Marina Protetta del Plemmirio, tra Marzamemi e Vendicari, è possibile ammirare numerose colonne semilavorate con alcuni blocchi di forma squadrata che venivano utilizzati di solito per la costruzione di capitelli e basi. Si tratta di un carico di materiale edile probabilmente contenuto in una nave romana che è rimasta inabissata tra le rocce del fondale, senza possibilità di risalita. Le scoperte degli archeologici, nel corso degli anni, sono state davvero meravigliose, perché hanno datato il relitto al 200 d.C. attribuendole origini orientali, probabilmente dell’Isola di Marmara, così come lo erano anche i blocchi trasportati.
    Si tratta di ritrovamenti davvero rivoluzionari, che consentono a milioni di turisti di guardare dal mare colonne greche originali, lunghe anche 6,40 metri con circa 190 cm di diametro. Blocchi che hanno dimensioni tali da far sospettare agli esperti che servissero per realizzare opere maestose, tipiche di quel tempo. Vi è un tratto, in particolare, che riesce a catturare l’attenzione di tutti ed è la presenza di interessanti cespugli dell’alga posidonia, dalla quale emergono questi elementi architettonici antichi.Per godere appieno di questo percorso archeologico sottomarino, non è necessario essere un esperto sub o un nuotatore provetto, ma solo un grande appassionato di mare, cultura e archeologia. Non si tratta della classica visita archeologica, infatti, ma di un’avvincente esplorazione, che condurrà il visitatore in un mondo antico del quale la Sicilia è stata interprete e protagonista.

    Una gita in barca per vivere il mare e conoscere un pezzo della storia antica

    colonne di marzamemi

    Trascorrere le vacanze a Marzamemi significa godersi il mare meraviglioso che offre questa costa e approfittare per conoscere alcuni degli itinerari archeologici marini più misteriosi della regione. Le colonne romane di Marzamemi, infatti, possono essere visitate durante una piacevole gita in barca, che dopo un giro nella baia, si ferma nel luogo preciso dell’area archeologica per consentire ai passeggeri di ammirare il panorama sottomarino attraverso i vetri. Ma non solo, dopo l’attenta spiegazione delle guide locali, i visitatori vengono condotti direttamente a mare per ammirare le colonne da vicino. Muniti di maschere e pinne, i turisti partono per un viaggio emozionante negli abissi della storia greca. Ma non solo, il fondale dove sono conservate le preziose colonne, si presenta anche molto abbondante dal punto di vista faunistico, grazie alla presenza di specie marine tipiche del Mediterraneo come ricci, alghe, spugne e stelle di mare dai colori brillanti.
    Per questo motivo la Soprintendenza del Mare ha elaborato guide illustrative che contengono immagini subacquee dell’itinerario, oltre ad un’app scaricabile su tablet e smartphone dove è possibile avere anticipazioni e notizie del sito archeologico.
  • Lo storico cinema-teatro Olympia di Catania

    Lo storico cinema-teatro Olympia di Catania

    Piazza Stesicoro è stato il luogo dove il cinema-teatro Olympia di Catania ha visto la sua nascita e dove, oggi, lascia spazio ad altre strutture.

    Un cinema storico di Catania

    Era il 1913 quando venne costruito il cinema-teatro Olympia, che rappresentava una vera novità per quel periodo nonché un punto di ritrovo molto amato dai giovani e dalle famiglie benestanti, che il sabato sera dedicavano il tempo alle opere teatrali, in particolar modo alla commedia.
    Purtroppo però, come spesso accade, l’evoluzione del modo di pensare e del comportamento hanno fatto in modo che, con lo scorrere del tempo, tale struttura venisse lentamente abbandonata.

    Il declino del cinema-teatro Olympia di Catania

    Attorno agli anni 50, complice anche la costruzione di altri cinema, l’Olympia di Catania divenne una struttura che in poche persone praticavano.
    L’arrivo dei film americani, la qualità poco apprezzata dei film italiani e un teatro che attirava sempre meno persone fecero in modo che il cinema-teatro Olympia venisse chiuso attorno agli anni 70.
    Dieci anni dopo questa struttura divenne il luogo preferito dagli amanti dei film a luci rosse, visto che solo questa categoria di pellicole veniva prodotta nel cinema.
    Ma anche il settore hard durò ben poco tempo e ciò comportò una nuova chiusura della struttura edile.Oggi l’ex cinema-teatro Olympia di Catania è stato rimpiazzato da un McDonald’s. divenuto centro di interesse per le nuove generazioni.
  • La Fontana del Ratto di Proserpina a catania

    La Fontana del Ratto di Proserpina a catania

    Sei a Catania e non sai cosa vedere? Ebbene possiamo consigliarti un luogo monumentale di ritrovo che non puoi assolutamente perderti.
    Parliamo della fontana del Ratto di Proserpina. Nonostante Catania sia ricca di monumenti questa conquista un posto d’onore per la sua bellezza.
    Vuoi sapere tutto quello che c’è da sapere sulla fontana del Ratto di Proserpina? Continua nella lettura!

    Dove si trova la Fontana del Ratto di Proserpina?

    La fontana è situata nei prezzi della stazione di Catania, e per questo motivo è molto apprezzata da tutti i turisti che arrivano a Catania con il treno.
    Nello specifico è posizionata alla fine di Via VI Aprile, poco prima della confluenza in Piazza Papa Giovanni XXIII, a pochi passi dalla stazione centrale.
    Non possiamo che consigliarti la visita a questa fontana stratosferica in una zona estremamente centrale e comoda della città di Catania. Il web pullula di fotografie della fontana in quanto la meta è particolarmente ambita anche dai fotografi che desiderano scattare delle foto spettacolari.I suoi giochi d’acqua sono davvero unici quindi mettono alla prova le abilità di tutti i fotografi.

    La storia della creazione della fontana di Proserpina

    Fontana del Ratto di Proserpina

    La fontana risale a moltissimi anni fa, più di un secolo, essendo stata edificata nel 1904 da uno scultore, Giulio Moschetti.
    La fontana si ispira ad un antico mito del ratto di Proserpina, particolarmente sentito nel territorio di Catania e sicuramente conosciuto da tutti.Negli ultimi mesi la fontana è stata ristrutturata con interventi mirati alla manutenzione e alla pulizia di essa, e finalmente questa ha ripreso il suo antico splendore, acquistando un ulteriore fascino.Purtroppo la fontana è stata soggetta a numerosi atti vandalici sino a diventare un luogo di rifugio per senza tetto, ma siamo lieti che questa sia tornata alla normalità grazie all’intervento particolarmente brillante dell’amministrazione comunale.

    Le opinioni dei turisti in visita alla fontana del Ratto di Proserpina

    Recandosi in visita alla fontana di Proserpina puoi informarti di tutte le opinioni dei viaggiatori in relazione ad essa.
    Non c’è turista che non abbia espresso un parere positivo sulla fontana, e tra tutte le recensioni che abbiamo analizzato sul web possiamo con piacere dire che il luogo è particolarmente affascinante e suggestivo.
    Un altro aspetto che non passa inosservato è la possibilità di fare una passeggiata nei pressi della fontana per ammirare delle vie altrettanto curate in una zona molto interessante.
  • La storia della Clinica Vagliasindi a Catania

    La storia della Clinica Vagliasindi a Catania

    Clinica Vagliasindi : Un patrimonio artistico e architettonico siciliano tutto da scoprire

    Lo stile Liberty, Art Nouveau, o stile floreale, è una corrente artistica che interessò il mondo dell’arte, della moda e dell’architettura verso la fine dell’800 come proposta di rinnovamento, in risposta alla nuova realtà sociale iniziata dall’industrialismo e del quale si faceva portavoce estetica. In anticipo sul resto dell’Europa, questo movimento esplode nella città di Catania che, insieme a Palermo, ne diventano capitali; ecco che cominciano a comparire ovunque mobili, ceramiche e creazioni in ferro battuto tipicamente decorate coi motivi naturali e sofisticati, in piena corrispondenza con il benessere economico che in quel periodo caratterizzò la città.

    Clinica Vagliasindi : Uno tra i più bei palazzi a Catania

    Clinica Vagliasindi

    Non ne fu esentata l’architettura che, grazie a grandi Maestri come Ernesto Basile prima e Francesco Fichera – suo allievo – poi, vide l’ergersi di innumerevoli edifici di incredibile pregio. In particolare Fichera fu designato al ripristino di Piazza Cavour e all’assetto del Giardino Bellini, uno dei tanti progetti di recupero che in quel periodo il Comune fece eseguire. Nella sopra citata Piazza sorse nel 1911 la Clinica Vagliasindi, un palazzo che spicca per gli originali apparati decorativi e ideato da Fichera, noto per l’estrosità e lo spirito stravagante che lo distingueva dal suo mentore. L’estetica della Clinica Vagliasindi affascina per la luminosità che si increspa e si riflette sulle strutture portanti, le decorazioni ancora perfettamente conservate e il forte senso espressivo di quella corrente artistica che ha lasciato il segno anche e soprattutto a Catania.

    Clinica Vagliasindi dove si trova?

  • Capitale della Cultura 2022: Quattro sono le città siciliane

    Capitale della Cultura 2022: Quattro sono le città siciliane

    Capitale della Cultura 2022: Le Finaliste della prima selezione

    A distanza di qualche giorno, con la nomina fatta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, delle 28 città finaliste per l’ambìto posto di Capitale della Cultura 2022, le 4 città siciliane già tirano un sospiro di sollievo.
    Questo ambìto riconoscimento, oltre che rappresentare una ventata di contributi con il milione di Euro, diventa uno scossone economico per tutto l’indotto che porta con sé, sia da un punto di vista turistico che sociale.
    Il 12 ottobre, ci sarà ancora un’altra selezione, delle prime 10, ma per la Sicilia è già una vittoria. Si sono candidate 43 città italiane e la Sicilia con questa selezione di finaliste, è al secondo posto per maggiori città tra le pretendenti. Al primo posto c’è la Puglia con 4 città, e al terzo la Campania e la Toscana con 3.
    La Sicilia, già premiata con Palermo, la quale nel 2018 fu la Capitale della Cultura, ci ritenta, orgogliosa più che mai del suo patrimonio, documentato proprio da queste 4 città, nei loro progetti.

    Capitale della Cultura 2022: Le Quattro Siciliane

    Capitale della Cultura 2020 trapani

    Le quattro città finaliste sono Trapani, Palma di Montechiaro (AG), Modica (RG) e Scicli (RG).
    Trapani, forte della sua posizione di provincia siciliana, punta sulla sua storia e sulla centralità nel Mediterraneo. Difficile saperne di più sul dossier presentato, tranne che la città non si sente da meno nel proporsi a questa candidatura, per mettere in mostra le proprie bellezze e il proprio stile di vita.
    Capitale della Cultura
    Palma di Montechiaro, città del Gattopardo, all’interno della Valle dei Templi, ha avuto proprio il sostegno dal Distretto Turistico della Valle, in fase di preparazione del dossier. Il titolo del progetto presentato è “IO SONO P.A.L.M.A.”, acronimo dei 5 pilastri della visione che ne animerà le attività future, Perdono, Arché, Logos, Memoria e Avvenire.
    Modica, la città del cioccolato e delle cento chiese, presenta un dossier dal titolo “Orizzonte Mediterraneo”, realizzato da dieci gruppi organizzati in aree. Come Scicli, anche Modica è una città del Val di Noto, distanti poco più di 12 km l’una dall’altra, entrambe inserite nel patrimonio Unesco da tutelare per il tardo Barocco della zona.
    Scicli, sceglie “In Gioia Vivendi” come titolo del dossier presentato, puntando sulla gioia di vivere del suo Uomo Vivo. Questa città, col suo patrimonio storico e naturale, in questi ultimi anni ha fatto da sfondo a set cinematografici, come Italo, e ai vari racconti di Andrea Camilleri, autore del commissario Montalbano.

    Capitale della Cultura 2022: Aspettando Ottobre e Novembre

    Queste città non si presentano solo per i loro paesaggi naturali, ma vogliono mettere in risalto quello che è un patrimonio unico per il territorio, unico di questo momento storico che stiamo vivendo, la cultura e il popolo siciliano.
    Non esiste una caratteristica che identifichi i Siciliani, perché ogni paese, città, ha la sua unicità, ed è proprio su questa linea che i progetti presentati dalle città siciliane hanno questo successo. Sono pianificate da staff di professionisti competenti, che conoscono il territorio e che sanno come valorizzarlo al meglio, che sanno fare i conti, che sanno come farli tornare, al di fuori di etichette rimaste fin troppo attaccate ad un popolo che cambia e che guarda al futuro con fiducia. E, questa fiducia viene ricambiata, con la selezione, questa prima selezione che ne ha viste ancora in gara quattro su cinque. Vista l’altissima concorrenza, mi sembra un risultato eccellente, già questo.
    Dopo la notizia della selezione a fine luglio, i quotidiani locali siciliani, quasi con una forza da battito di tamburo fanno riecheggiare le novità del premio, sempre più forti ogni giorno che si avvicina la selezione di ottobre e la finalista di novembre. Non basta che aspettare il prossimo battito di tamburo.
  • Villa D’Ayala e Villino Simili a Catania

    Villa D’Ayala e Villino Simili a Catania

    La Villa D’Ayala e Villino Simili a Catania sono due strutture edili che si trovavano in Corso Italia che hanno scritto una pagina della storia della città siciliana.

    Due ville importanti

    L’importanza di queste due ville, costruite attorno agli inizi del XX secolo, era tale che entrambe venivano viste come luoghi molto importanti e allo stesso tempo in grado di incrementare l’importanza della città stessa.
    Fortemente volute da parte delle famiglie nobili, entrambe le ville rappresentavano un punto molto importante della città, dato che nelle medesime avvenivano riunioni molto importanti che coinvolgevano anche i potenti del periodo.
    Si tratta quindi di un luogo interessante che ha permesso, alle famiglie che vi hanno vissuto, di contraddistinguersi per il loro ruolo di massima importanza all’interno della comunità e della vita sociale della popolazione siciliana di quel periodo.

    Villa D’Ayala e Villino Simili : Due ville oggi scomparse

    Purtroppo delle due ville di Corso Italia a Catania non è rimasto nulla se non il ricordo stampato nelle vecchie foto e cartoline che raccontano una Catania di quasi un secolo fa.
    A causa delle cattive condizioni nelle quali versavano le due strutture edili e il poco interesse nel ripristinare la loro integrità, le due ville vennero demolite, lasciando spazio ad altri edifici che oggi vengono sfruttati per scopi lavorativi.
    Corso Italia ha quindi perso una parte della storia dell’edilizia italiana, a causa della poca manutenzione svolta sulle due ville.

  • Il Palazzo Zuccarello a Catania

    Il Palazzo Zuccarello a Catania

    Il Palazzo Zuccarello, situato in via Gabriele D’Annunzio 39/A a Catania è un luogo molto interessante che merita di essere visitato e che nasce attorno all’inizio del XX secolo.

    Un palazzo voluto dai potenti del periodo

    I potenti del periodo, ovvero le persone che detenevano il potere in Sicilia e che volevano rendere Catania un luogo interessante in Italia.
    Il palazzo venne progettato da Francesco Fichera, che al periodo veniva visto come uno degli architetti e progettisti migliori del periodo.
    La struttura venne costruita in breve tempo: questo per il semplice fatto che il palazzo venne visto come simbolo di una città pronta a lasciare il suo segno nella penisola italiana.
    Il Palazzo venne utilizzato da diverse famiglie ricche che potevano permettersi l’utilizzo e l’acquisto della casa.
    Pertanto, il palazzo Zuccarello è divenuto il simbolo della Sicilia di quegli anni, seppur poi questa struttura edile venne lentamente abbandonata anche dalle famiglie ricche, che prediligevano altre strutture e visto lo stile di vita che stava mutando.

    Il palazzo oggi

    palazzo zuccarello
    Oggi il Palazzo Zuccarello rappresenta una struttura molto importante per Catania visto il periodo storico durante il quale sorse tale edificio.
    Al suo interno sono presenti diversi reperti che vengono mostrati a chi decide di ripercorrere la storia italiana di un secolo fa.
    Inoltre le storie delle famiglie che vissero al Palazzo Zuccarello, rendendolo quindi un luogo incredibilmente interessante che riesce effettivamente a stuzzicare appunto la curiosità dei turisti che vogliono conoscere la storia dell’Italia.

  • Il Palazzo Scandurra a Catania

    Il Palazzo Scandurra a Catania

    Sito nello storico quartiere Cavour, il Palazzo Scandurra è opera del versatile architetto Francesco Fichera, che ideò e condusse i lavori nel 1929.
    In quello stesso anno, l’accademico italiano progettò anche l’Edicola Raspa di Catania, oggi distrutta, e il Cinema Blu, che anche se non fu mai costruito, rappresenta il momento di rinascita sociale della città.

    Il palazzo Scandurra di Catania

    Il palazzo si trova al civico 22 di Piazza Cavour e incarna, seppure in scala modesta, tutte le prerogative estetiche del Fichera.

    Nel complesso, il Palazzo Scandurra presenta tre registri che si innalzano su uno zoccolo grigio e coronati da una cornice aggettante.
    Il prospetto frontale dell’edificio colpisce per l’uso del bugnato liscio al piano terra e di un intonaco bruno e arricciato ai due piani superiori.
    Giochi di linee e di luce
    palazzo scandurra
    Il prospetto suggerisce un senso di movimento sfruttando linearismi contrastanti e la trasparenza della luce.
    Nel primo caso, le linee, nitide e squadrate al pianterreno, si smussano a 45° al piano nobile e al primo piano.
    La luce, invece, ora si addensa nelle modanature preziose che ornano le mensole e le cornici dei balconi, ora corre lungo architravi lisci.
    Tutti gli ornati sono realizzati in pietra siracusana che, di un intenso color giallo paglierino, fungono da elementi baluginanti dell’architettura.
    Come di consueto, nel linguaggio di Fichera emergono chiari riferimenti all’antico. In questo caso, l’aspetto retrospettivo è affidato ai fregi svettanti sui cornicioni.

  • La Villa del duca Trigona di Misterbianco

    La Villa del duca Trigona di Misterbianco

    Sortito dall’eclettica mente dell’architetto Filadelfo Fichera (1850-1909), il progetto della Villa del Duca Trigona di Misterbianco fu messo in opera nel 1909, a pochi anni di distanza dall’edificazione della Chiesa di San Giuseppe a Zafferana Etnea e del Palazzo Municipale di Melilli.

    La famiglia Trigona e il feudo di Misterbianco

    Il sontuoso palazzo, ubicato a Catania tra Viale Regina Margherita e Piazza Roma, era una villa cittadina appartenuta a Vespasiano Trigona Li Destri, IX duca di Misterbianco.

    Questo feudo corrispondeva all’odierno comune di Misterbianco e fu dominato dal lignaggio Trigona tra la fine del XVII e gli inizi del XIX secolo.
    Vespasiano era probabilmente intenzionato alla realizzazione di un palazzo elegante e dall’aspetto retrospettivo, che ricordasse il fasto delle antiche ville rinascimentali.
    Per questo motivo, la commissione di un progetto simile non poteva che ricadere su Filadelfo, personalità intrisa di conoscenze storiche e archeologiche.

    La villa del duca Trigona a Catania

    Villa del duca Trigona

    Linearità, chiaroscuri accentuati e tensione verso l’alto, sono i tre principi estetici a cui si ispira l’architetto Fichera, reinterpretando l’austero linguaggio cinquecentesco con la libertà già tipica del Novecento e attingendo a materiali locali.
    Il prospetto frontale della villa è concepito secondo una scansione ordinata degli elementi architettonici orizzontali, come trabeazioni, architravi e balaustre, arricchiti da modanature che ripetono in scala minore il gusto essenziale e nitido delle linee.
    Il punto focale del palazzo Trigona è sicuramente il loggiato che attutisce l’impatto con la fronte e permette che lo sguardo si apra dolcemente verso le ale laterali.
    Altro espediente per attenuare il rigido impianto compositivo giocato sui parallelismi è il timpano usato come coronamento del balcone che si affaccia sul portico.
    Questo elemento, tratto direttamente dal mondo classico, dialoga in modo pressoché perfetto con le statue reggicandela poste ai lati della balaustra.
    S’innesca, così, una sorta di cortocircuito visivo, che trasforma la villa ben radicata nel tessuto urbano, in una delizia suburbana.

    Le decorazioni della villa Trigona

    Anche l’ornato è sottoposto a un processo di reinterpretazione contemporanea.
    Scansionati all’interno di tre cartelle rettangolari, altrettanti festoni tratti direttamente dall’Ara Pacis sono esaltati da un’ariosità più liberty.
    Il volume principale timpanato ospita un fregio scultoreo di retaggio ottocentesco mentre l’altorilievo con giochi di putti musicanti che sottolinea la terrazza pare essere un tributo al mondo della classicità.

    Curiosità della villa del duca Trigona

    Nel 1911, in occasione dell’inaugurazione del monumento equestre che celebrava i fasti di Umberto I di Savoia, realizzato da Mario Rutelli, la terrazza della villa Trigona ospitò il re Vittorio Emanuele III.
    Il rampollo di casa Savoia godette di una visione privilegiata, visto che il palazzo si affaccia proprio su Piazza Roma, lo slargo urbano che ospita la statua dell’ormai defunto re d’Italia.
    La villa Trigona torna a essere al centro degli interessi culturali ancora nel corso degli anni ’30 del Novecento, quando diventa dimora di Vitaliano Brancati.
    Lo scrittore pachinese, in quel periodo, dopo aver conosciuto le penne più raffinate della penisola, tra cui Corrado Alvaro e Alberto Moravia, sconfessa l’adesione giovanile all’ideologia fascista e si ritira a Catania, proprio tra le mura che appartennero all’antica famiglia di Misterbianco.
    Infine, nel 1973, la villa accolse una parte delle riprese del film Paolo il caldo, una commedia all’italiana diretta da Marco Vicario e tratta dall’omonimo romanzo, pubblicato postumo, scritto da Brancati stesso.
  • Migliori Parchi Divertimenti d’Italia

    Migliori Parchi Divertimenti d’Italia

    Titolo dell’articolo: Migliori Parchi Divertimenti d’Italia

    I parchi divertimenti sono una delle attrazioni più adorate da tutti, sia grandi che piccini, e come tali non possiamo che menzionarle e andare a fare una classifica dei migliori parchi divertimenti d’Italia.
    In Italia abbiamo davvero molti parchi che ogni anno ospitano moltissime persone di ogni età e provenienti da ogni parte del mondo. Possiamo quindi dire che i nostri parchi divertimenti sono tra i migliori in tutto il mondo.
    Continua nella lettura!

    Paragrafo uno: Gardaland

    Parchi Divertimenti

    Sicuramente uno dei parchi più affascinanti di tutta Italia, situato nei pressi di Verona. Sarebbe assurdo trovarsi sul posto e non andare in visita all’interno di un mondo magico ricco di attrazioni – più di 40. Queste sono presenti per ogni età, sia da bambini che da adulti.
    La giornata a Gardaland si arricchisce di spettacoli recitati dallo staff del parco pieni zeppi di effetti speciali. Tutti i bambini in più ameranno passeggiare per il parco alla ricerca delle mascotte con cui passare un po’ di tempo e farsi una foto ricordo.
    Gardaland è aperta per tutta la stagione primaverile e estiva, ma nonostante questo apre nei giorni festivi anche durante le stagioni fredde. Ad esempio ad Halloween, in cui si tiene un party epico che non dimenticherai mai.
    Oltre questo puoi decidere di prendere parte alla magia della scoperta del mondo Marino all’interno del distaccamento del parco che si configura esattamente come parco acquatico.
    Il costo d’ingresso per poter accedere al parco è leggermente più alto degli altri che nomineremo nel nostro articolo. È attualmente pari a 41 € a giornata per gli adulti e 34 € per quanto riguarda i bambini.

    Paragrafo due: Etnaland

    etnaland

    Etnaland è situato come puoi ben intuire in Sicilia, nei pressi di Catania.
    Dispone di più di 60 attrazioni, e il parco si compone anche di una sezione acquatica inclusa nel prezzo.
    L’apertura del parco è fissata in tutta la stagione estiva.
    Il costo di ingresso di questo parco è ancora basso in quanto esso è stato inaugurato da pochi anni, ma nonostante tutto si qualifica come il parco con la superficie più grande di tutto il sud Italia.
    Per gli adulti il biglietto costa 22 €, mentre per i bambini 15 €.

    Paragrafo tre: Mirabilandia

    Mirabilandia è un parco molto famoso in Italia con più di 40 attrazioni aperte ogni giorno per tutti i clienti.
    Il parco è aperto per tutta la stagione estiva e per diverse festività nella stagione fredda. Mirabilandia è situato a Ravenna.Il costo di ingresso di Mirabilandia è sicuramente più basso, e va dai 36 € per gli adulti ai 28 € per i bambini.Anche in questo caso possiamo menzionare il parco acquatico che ha aperto qualche anno fa e sin da subito ha conquistato un forte successo tra tutte le persone. Mirabeach è l’ideale per potersi rinfrescare durante le caldi giornate d’estate.
  • La classifica degli architetti più celebri di Catania

    La classifica degli architetti più celebri di Catania

    A Catania hanno operato senza dubbio alcuni dei migliori architetti di tutta Italia. Tuttavia, i più celebri sono:

    Architetti a Catania:

    •  Architetto Catanese Salvatore Zhara Buda: nato a Catania nel 1770, è noto per i suoi numerosi progetti di riqualificazione urbana e non solo. Tra i suoi lavori più celebri è possibile menzionare la ristrutturazione del Teatro Massimo Bellini danneggiato dal terremoto che colpì la città nel 1693 ma anche la progettazione dell’Ex Manifattura Tabacchi e il rifacimento della Chiesa di Aci Bonaccorsi;
    Architetto Carlo Sada: nato a Milano nel 1849, è noto per lo straordinario progetto per il completamento del teatro Nuovaluce. Il suo amore per la città di Catania lo ha spinto ad occuparsi di numerose costruzioni tra cui alcune cappelle di note famiglie presso il Cimitero Monumentale cittadino;
    palazzo duca di camastra
    Architetto Catania Tommaso Malerba: nato a Catania nel 1866, è noto per svariate opere tra cui il Palazzo delle Esposizioni, il Grande Ottagono, Palazzo Mazzone, Palazzo Duca di Camastra, il Chiostro Inserra, la Palazzina Abate, Palazzo Marano Giuffrida, il negozio Frigeri e molti altri edifici;
    Architetto Francesco Fichera: nato a Catania nel 1881, è noto per essere l’autore di alcuni dei più importanti edifici della città come la Clinica Vagliasindi, il Palazzo di Giustizia, Villa Majorana, l’Istituto per Ciechi Ardizzone Gioeni, Palazzo Zuccarello, il Palazzo delle Poste, Palazzo Maggi Pidone, Palazzo Scandurra e molti altri;
    architetti
    Filadelfo Fichera: nato a Catania nel 1859, è il padre dell’architetto Francesco Fichera ed è noto per aver apposto la sua firma su importanti progetti come il Cimitero di Catania, Villa del duca Trigona di Misterbianco e la ristrutturazione del Giardino Bellini;
    Raffaele Leone: nato a Riposto nel 1897, è noto per essere stato il vicepresidente nazionale dell’Ordine degli architetti ma anche per aver guidato il restauro del Duomo di Catania (Cattedrale di Sant’Agata). Non solo, Raffaele Leone è stato altresì l’autore di importate opere architettoniche come lo Stadio Angelo Massimino o Stadio Cibali, il palazzetto Fiorentino, la Chiesa di San Giovanni Bosco, il garage Giaconia, il palazzetto Rasà e la palestra Enrico Toti;
    Il Palazzo degli Elefanti
    Carmelo Battaglia: nato a Catania, è noto per essersi occupato delle più importanti opere di restauro e ristrutturazione effettuate in città dopo il devastante terremoto del 1693. Tra i suoi progetti più importanti è possibile menzionare il Palazzo degli Elefanti e il loggiato del Monastero di San Nicolò l’Arena (anche chiamato Abbazia cassinese di San Niccolò la Rena);
    Giovanni Battista Vaccarini: nato a Palermo nel 1702, operò principalmente a Catania. Tra i progetti che portano la sua firma è possibile inserire la Chiesa della Badia di Sant’Agata, il Palazzo dell’Università di Catania, Palazzo Valle, la Chiesa di San Giuliano e il Convitto Cutelli;
    Carmelo Sciuto Patti: nato a Catania nel 1829 è noto nell’ambiente accademico grazie alla cattedra ottenuta all’Università di Catania in Geologia e Mineralogia. Nell’ambito della progettazione di edifici si è distinto per il campanile del Duomo della sua città natale durante il 1852, il Teatro Vincenzo Bellini di Acireale nel 1862, l’Ospedale di Giarre nell’anno 1866 e il Palazzo del Marchese Gargallo della città di Siracusa;
    Francesco Battaglia: nato a Catania nel 1701, rappresentò uno delle personalità di spicco dell’architettura in stile barocco siciliano. Tra le sue opere più note spiccano il Duomo di San Mauro di Aci Castello terminato durante il 1760, Piazza San Filippo della città di Catania realizzata tra il 1768 e il 1769 e il Palazzo del Senato di Piazza Armerina nel comune di Enna la cui realizzazione richiese circa vent’anni di lavori: dal 1763 all’anno 1783.

  • La biografia dell’architetto Francesco Fichera

    La biografia dell’architetto Francesco Fichera

    I rudimenti del mestiere con il padre Filadelfo

    Francesco nasce a Catania il 16 giugno del 1881 da Filadelfo Fichera e Anna Gallo. Il padre fu una delle personalità di spicco nel panorama culturale catanese che, a cavaliere tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo decennio del secolo successivo, mostrò fermenti liberali post-borbonici. Professore di Disegno presso la locale Scuola di Belle Arti, in qualità di Vicedirettore dell’Ufficio Tecnico municipale, Filadelfo si occupò anche del piano di risanamento urbano, visto che Catania fu colpita da una violenta epidemia di colera nel 1866.
     
    A parte l’ingegneria sanitaria, il padre di Francesco era un erudito nonché conoscitore della storia antica di Catania, tant’è che promosse scavi nell’anfiteatro romano e in altri siti archeologici.
    Nella mente del giovane rampollo di casa Fichera, questi interessi dovettero avere un fascino irresistibile e non è un caso che essi rappresentino un costante punto di approdo della ricerca formale di Francesco.

    La formazione di Francesco Fichera

    Dopo essersi laureato in ingegneria a Roma nel 1904, concluse il suo iter scolastico solo due anni dopo, conseguendo il diploma in architettura all’Accademia di Belle Arti di Palermo, dove fu allievo dell’architetto Ernesto Basile.
    Uno dei maggiori esponenti del modernismo europeo e Liberty, Ernesto trasmise al giovane Francesco le declinazioni locali dell’Art Nouveau, senza perdere di vista il respiro dell’architettura internazionale.
    Il gusto del dettaglio e l’amore per uno spirito classico non semplicemente evocato ma attualizzato, andavano a depositarsi all’interno di un temperamento già incline a un eclettismo che guardava all’antico.

    Il rientro a Catania e le pubblicazioni scientifiche

    Tornato a Catania, nel 1909, in seguito alla prematura scomparsa del padre, Francesco prese in mano le redini dello studio paterno.
    Nell’alveo della cultura catanese degli anni ruggenti, Francesco diede pieno sfogo a una ricerca scientifica poliedrica e mai scontata. Nel 1925 pubblicò il volume Una città settecentesca, da cui si evince la sua grande passione per l’epoca barocca e per i monumenti storici della sua città.
    Nel ’34, invece, fu edita una interessante monografia su Giovanni Battista Vaccarini, architetto di origini palermitane e formazione romana, che a Catania apportò aggiornamenti sul gusto di Bernini e Borromini, appreso durante la formazione con Fontana.
    Definire tali pubblicazioni come strettamente architettoniche è un evidente limite, perché da esse traspare un’evidente preparazione culturale, un’approfondita analisi estetica e una partecipazione alla storia delle idee in grado di aprire nuove strade.

    Melodia, genialità e humor: le qualità architettoniche di Francesco Fichera

    1. Architettura residenziale e privata
    L’attività professionale di Fichera prese le mosse molto precocemente e già nel 1908 si occupò di progettare l’ampliamento dell’Ospizio dei ciechi di Catania.
    Istituto per Ciechi Ardizzone Gioieni a Catania
    Da quel momento in avanti, venne intercettato da una committenza alto-borghese e nobiliare che lo condusse a realizzare residenze di lusso, dentro e fuori i più stretti confini catanesi.
    Vale la pena di passare velocemente in rassegna questo catalogo di progetti, stesi in poco più di un quinquennio. Per cominciare, Villa Simili a Catania (1908-1910) e Villa Scannapieco a Picanello (1909-1911), seguite da villa Majorana a Catania (1911-1913) e la palazzina Zappalà a Trecastagni (del 1912), fino ad approdare al palazzo Failla e Zuccarello, entrambi del 1913 ed entrambi a Catania.
    Palazzo Majorana
    Questi primi lavori sono espressione di un pensiero architettonico internazionale che prendono come punto di riferimento gli indirizzi del Secessionstil di Otto Wanger e Joseph Maria Olbrich.
    2. Architettura pubblica e commerciale
    I brillanti interventi di sanificazione urbana perseguiti da Filadelfo nella seconda metà del XIX secolo, diedero i loro frutti nel corso del primo decennio del secolo successivo, quando Catania visse un’effervescente periodo di rigenerazione, soprattutto in ambito sociale.
    Questo processo di rinnovamento sembrava trovare appagamento in un lusso febbrile e divertito, qualità che informano anche le strutture architettoniche sorte in quel decennio.
    Sport Club
    Come il cinema-teatro Olympia e lo Sport Club di Catania, inaugurati nel 1913 e ideati proprio da Francesco Fichera, che in quello stesso periodo progettò anche un Kursaal, lo stabilimento balneare alla Plaja e un albergo. Queste ultime tre, però, rimasero tutte allo stato disegnativo ma rappresentano comunque l’interesse dell’architetto per quel gran fermento che investiva il benessere e la cura della persona.
    Contemporaneamente all’edilizia residenziale, Fichera si dedicava anche alla progettazione di preziosi negozi in stile floreale, come quello Alfonsetti e Martinez del 1909, o l’atelier dei tessuti Pandolfini in piazza Manganelli.
    3. Le opere della maturità
    Allo schiudersi del nuovo decennio, al Fichera vennero sottoposte alcune nuove sfide, provenienti da edifici che incarnano il massimo della funzionalità collettiva.
    Si tratta dei palazzi delle Poste e di istituti scolastici.
    Gli anni venti furono dedicati alla messa a punto dei due palazzi delle Poste e Telegrafi di Catania e Siracusa.
    Nella città natia ideò un edificio a doppio anello concentrico in pianta, impreziosito da una corte interna. Questo modello fu ripreso anche a Siracusa, dove Fichera previde il rivestimento in pietra calcarea locale.
    Nel complesso, da questi due palazzi soffia uno spirito classico sottolineato dalla presenza degli ordini architettonici negli anditi e negli androni, oltre che dai particolari decorativi dei frammenti antichi esibiti nelle murature.
    Nell’Istituto Tecnico Commerciale di Catania (1926-1929) e nel Liceo Scientifico di Siracusa (1930), Fichera mise a punto il cosiddetto stile mediterraneo, che univa alla semplicità dell’ordine dorico forme tipiche della cultura nazionale.
    4. Il classicismo fantasioso
    L’acme ideativo di Fichera convogliò nel classicismo fantasioso, uno stile che gli è proprio e che caratterizza la villa Inga di San Francesco d’Albaro (1924-1927), nei pressi di Genova.
    Ispirandosi alle ville del Cinquecento, l’architetto propose accentuati contrasti chiaroscurali, resi con membrature in pietra grigia e paramenti in intonaco bianco.
    La sua ultima opera significativa, il palazzo di Giustizia di Catania, lo impegnò dalla fine degli anni trenta al 1950, anno in cui morì questo magister ex vivis lapidibus.

  • Le 5 migliori aziende di Colorificio a Catania

    Le 5 migliori aziende di Colorificio a Catania

    Gli scuroni delle finestre, a causa della pioggia, si sono sbiaditi perdendo il loro color legno. Una parete troppo esposta all’umidità presenta muffa. Il colore del nuovo divano acquistato fa a pugni con quello della parete, diverso da quella del negozio di arredi. Tutti questi problemi, e molti altri, possono essere risolti facendo una visita al colorificio più vicino a casa. Questo genere di attività, con il tempo, ha allargato i propri orizzonti per venire incontro ai numerosi problemi di tutti i giorni. Ma se la lunga lista di potenziali negozi ti può creare confusione, allora stai leggendo l’articolo giusto. Qui di seguito troverai i 5 migliori colorifici a Catania.

    Colorificio a Catania: L’Officina del Colore

    Questo punto vendita si trova presso via Principe Nicola 77, colorificio che ha specializzato tutta la sua attività sull’imbiancatura, la pittura edile, l’idropittura e l’attività in generale di pittura. Il negozio vanta una strumentazione molto avanzata, con macchinari ideali per la definizione delle pitture e dei colori, con la possibilità di fornire al cliente il codice colore personalizzato. In questo modo, anche a distanza di molto tempo, sarà sufficiente una breve ricerca per poter ricreare in breve tempo il colore scelto. Accessori indispensabili per lavori di preparazione, l’Officina offre una selezione di ben 35 spatole da stucco diverse, oltre a strumenti di supporto per l’applicazione di carta da parati o pannelli in cartongesso.

    Colorificio Catania: Ferramenta e Colori Caruso

    colorificio a catania
    Questo punto vendita si trova a Gravina di Catania, sito in via Gramsci 97/A e 144. La sua attività come colorificio è valorizzata dalla presenza di un laboratorio tintometrico interno, presso il quale si potrà richiedere di richiedere pitture personalizzate. Il personale risulta altamente qualificato e capace di consigliare le migliori marche a disposizione del negozio, oltre a poter garantire per le pareti interne una ampia traspiranza e a quelle esterne una protezione dagli agenti atmosferici. All’interno dell’ampio negozio è possibile inoltre trovare altri articoli di necessità specifica, quali pennelli, rulli, cartongesso e decorativi 3D.

    Pittura Catania: Colorificio CB

    Pittura Catania
    Questo punto vendita si trova in via Lineri 13, aggiungendo l’attività di colorificio alla primaria attività di pavimentazione in resina e allestimento di pareti. L’attività offre una vasta gamma di colori a disposizione, promuovendo la sua attività su servizi social dove vengono mostrati i vari risultati dei prodotti utilizzati.

    Colorificio Catania: Urso Angelo

    Questo punto vendita si trova in Via Montenero 4, una piccola attività familiare che si è adeguata ai tempi offrendo tra le sue creazioni anche delle pareti con rilievi in 3D, facendo uso dei colori e delle sfumature per creare effetti ottici. L’azienda non perde comunque di vista il cliente più “tradizionale”, mantenendo una piccola vendita di carta da parati.

    Colorificio a Catania: Colorificio Paulìn

    Questo punto vendita si trova in via Plebiscito 291, un’attività storica con più di 70 anni di esperienza, offrendo al cliente un’ampia gamma di prodotti dai rivestimenti ai fondi antiruggine, passando per le paste coloranti. Per venire incontro ai problemi dell’ambiente, ha iniziato una campagna solvent free, utilizzando prodotti privi di formalmeide.

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  • Il Palazzo Ingrassia a Catania

    Il Palazzo Ingrassia a Catania

    Ex sede dell’Istituto di Anatomia della prestigiosa ed antica Facoltà di Medicina dell’Ateneo Catanese, il Palazzo Ingrassia è tra i più antichi ed eleganti della città.

    Palazzo Ingrassia: Origini

    Il maestoso edificio ottocentesco venne progettato dal Genio Civile Catanese nel 1880 e dedicato all’anatomista siciliano Gian Filippo Ingrassia, scopritore della staffa, un piccolo osso dell’orecchio medio. La struttura venne eretta sui resti di un Ninfeo Romano, ricordato oggi da una targa posta sul lato sud-est del nuovo palazzo.
    Palazzo Ingrassia
    L’imponente edificio faceva parte del complesso del monastero dei Benedettini, occupato dai monaci fino al 1866. In virtù delle nuove leggi sull’esproprio dei beni della Chiesa, passò prima al demanio regio, poi al Comune Catanese ed infine all’Università. Quest’ultima ne fece sede dell’Istituto di anatomia, tanto è vero che tra i cittadini era noto con il soprannome di “Palazzu do Spacca Morti”. Negli anni la palazzina subì diversi rimaneggiamenti ed oggi è sede della sezione di Archeologia e Scienze dell’antichità del Dipartimento di Scienze Umanistiche.

    Palazzo Ingrassia: Stile

    Il Palazzo Ingrassia, costruito nell’Ottocento, si erge nell’area verde accanto alla Chiesa di San Nicolò l’Arena, nel giardino di via Biblioteca altrimenti noto come “ex chiusa del Tindaro”. La struttura presenta elementi appartenenti allo stile Liberty.

    Palazzo Ingrassia: Posizione

    Il Palazzo Ingrassia si trova nella centralissima via Biblioteca al civico 4. Vieni a visitare il Museo di Archeologia e quello di antropologia siciliana.
  • Lista di tutti i Palazzi storici a Catania

    Lista di tutti i Palazzi storici a Catania

    Catania è famosa per la sua splendida architettura barocca e rococò.

    Il materiale da costruzione della città consisteva principalmente di pietra lavica grigia. Ci sono molti magnifici palazzi Storici a Catania, chiese e teatri. Imperdibili le antiche rovine romane che rappresentano ancora la bella architettura del passato. Abbellita da un centro storico-patrimonio mondiale dell’UNESCO , grazie alla straordinaria bellezza dei suoi palazzi e chiese barocchi costruiti dopo la devastante eruzione del 1669, la città ha una storia antica e ricca di eventi: fu fondata dai Greci calcidici intorno all’8 ‘Secolo aC su un ex insediamento di Sicels (popolazione autoctona della zona). Come molte città siciliane, la sua storia riflette la storia di tutta l’isola: dopo la prima guerra punica, Catania fu sottomessa ai romani e successivamente fu saccheggiata dai barbari e dominata dagli arabi, poi conquistata dai normanni che fecero è una città reale e ha costruito uno dei suoi monumenti più importanti, il Castello Ursino. Catania fu anche uno dei principali centri della rivoluzione dei Vespri siciliani contro la dominazione francese dell’isola e fu annessa al Regno spagnolo di Aragona insieme a tutta l’isola.
    palazzi storici a catania
    La città di Catania è oggi un importante centro culturale, artistico, economico e politico in Sicilia – ed è stata tale sin dal Rinascimento: la sua università fu costruita nel 1431 (una delle prime università della storia, la prima in Sicilia) . Famosa per la sua vivace attività culturale e la vivace vita notturna, Catania ha davvero molto da offrire ai turisti.
    Il suo magnifico centro storico è davvero un must: in Piazza Duomo, la Cattedrale di Sant’Agata è allestita, costruita e ricostruita più volte dopo le eruzioni dell’Etna. Oggi considerato un bellissimo esempio di barocco siciliano per la sua facciata elegante e magnifici interni, insieme a molti edifici raffinati (come il “Palazzo degli Elefanti“, il municipio) e l’imponente statua in pietra lavica di “U Liotru “, L’elefante, simbolo della città. Via Crociferi, tuttavia, è la testimonianza più notevole dell’architettura barocca siciliana a Catania: la stradina è costellata di magnifici edifici, palazzi eleganti e chiese decorate con stucchi meravigliosi e inestimabili, tipici dello stile del XVIII secolo.
    Naturalmente c’è molto altro da vedere a Catania: da una passeggiata lungo via Etnea, il viale più esclusivo della città, a una visita al Castello Normanno “Ursino” che oggi ospita un interessante museo archeologico; dall’elegante teatro Vincenzo Bellini, un raffinato 19 costruzione quattrocentesca cui acustica è detto di essere uno dei più perfetta del mondo, al greco-romana Parco Archeologico della città, dove i resti delle antiche dominazioni della città è ancora possibile osservare: un teatro greco-romano, un anfiteatro, un foro, un acquedotto romano e l’acropoli greca di Montevergine.
    La città offre anche una spiaggia sabbiosa lunga un chilometro, chiamata “playa“, spesso molto affollata durante i mesi più caldi dell’anno ma perfetta per prendere il sole e nuotare nel Mar Ionio mentre fissa il gigantesco gigante che domina Catania: l’Etna.

    Ecco una lista dettagliata di tutti i palazzi storici a Catania che si possono ammirare:

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    • Garage Musmeci: Via Conte di Torino angolo Piazza Bovio
    • Palazzo Gioeni: Via Etnea, 95100 Catania CT
    • Gioielleria Agatino Russo e figli: Si trovava in via Etnea 48, angolo via Fragalà, di fronte alla basilica Collegiata a Catania,
    • Palazzo di Giustizia (Catania): Piazza Giovanni Verga, 95125 Catania CT
    • Grande Ottagono: Si trovava nella piazza d’Armi (odierna piazza Giovanni Verga)
    • Palazzo Gravina Cruyllas: Piazza s. Francesco D’Assisi, 3 95124 Catania

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    • La Piana: Via Collegiata, 3, 95124 Catania CT, Italia

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    • Palazzo San Demetrio: Via Antonino Di Sangiuliano, 222, 95124 Catania CT
    • Palazzo San Giuliano: Il palazzo San Giuliano è situato sulla piazza dell’Università di Catania di fronte alla sede dell’Università specificamente in Piazza Università 16 – 95131 Catania.
    • Palazzo del Seminario dei Chierici: Piazza del Duomo, 95131 Catania CT
    • Sport Club: Lo Sport Club era un edificio in una architettura eclettica di gusto gotico-orientaleggiante. Si trovava in via Sant’Euplio 168 a Catania.

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    I 15 Borghi da visitare in Sicilia

  • Il Grande Ottagono a Catania

    Il Grande Ottagono a Catania

    Cos’era il Grande Ottagono?

    Il grande ottagono è uno dei casi più curiosi di architettura eclettica che si siano mai registrati in Italia. Sfortunatamente, è necessario parlare al passato poiché questo edificio non esiste più. Realizzato secondo uno stile architettonico tipicamente eclettico, con influenze che univano gusti gotici a dettagli orientaleggianti, il Grande Ottagono lascia intendere già dal nome il suo carattere peculiare.

    Dove sorgeva il Grande Ottagono?

    La sede scelta per ospitare questa costruzione sicuramente molto particolare era l’antica Piazza d’Armi, che oggi conosciamo come Piazza Giovanni Verga, situata in un contesto davvero centralissimo e di fronte all’edificio che ora funge da tribunale.

    Caratteristiche architettoniche del Grande Ottagono

    Il nome dell’edificio derivava dalla sua particolare struttura, la quale presentava otto pilastri e altrettante guglie. Il tutto era sormontato da una cupola che arrivava a toccare un altezza notevole, quasi 30 metri. L’edificio era stato costruito nel 1907 come chiaro esempio di eclettismo liberty declinato in un contesto catanese, ma dichiaratamente ispirato allo stile neo-moresco. L’architetto Tommaso Malerba aveva creato questo interessante progetto in occasione dell’esposizione agricola regionale del 1907: si trattava di un vero e proprio capolavoro che tuttavia non venne risparmiato e si decise di demolirlo solo quattro anni più tardi. Oggi possiamo solo immaginare i fasti di questa costruzione originale.
  • Giovanni Pacini: La biografia

    Giovanni Pacini: La biografia

    Giovanni Pacini nacque l’11 febbraio 1796 a Catania da genitori cantanti, Luigi e Isabella Paulillo, che durante una tournée si ritrovarono nella bella città siciliana. Scrive le proprie memorie artistiche a Firenze nel 1875, dalle quali si possono comprendere interessanti dettagli della sua vita privata e artistica. Si trasferisce prima a Bologna, dove probabilmente studiò nella stesso periodo e nella stessa scuola di Gioachino Rossini, poi a Venezia per continuare i propri studi musicali.

    Debutto di Giovanni Pacini

    Secondo la sua biografia sembra che, dopo pochissime lezioni tenute con il grande maestro Tommaso Marchesi, il giovanissimo quattordicenne sia stato in grado di scrivere la sua prima composizione suscitando lo stupore dell’insegnate.
    Il vero debutto come compositore tuttavia avvenne a soli 17 anni in un teatro minore di Milano, città dove risedeva con la famiglia. Il barone di Dolsheim sancì il suo ingresso alla Scala in un opera importante.
    Questo fu possibile grazie all’intervento del padre che già lavorava nel famoso teatro e fece scritturare il figlio quando ci fu bisogno di sostituire un buffo infortunato.
    Questo aiuto non passò inosservato nel tempo, fu annotato da Giacomo Meyerbeer in una maniera sarcastica in uno dei suoi diari.

    Caratteristiche delle sue composizioni

    giovanni pacini compositore

    Pacini componeva molti dei suoi spartiti in tempi davvero brevi essendo un improvvisatore, cosa che rendeva i suoi spartiti alle volte incompleti e mediocri. Una caratteristica che lascia spazio a molti compositori attuali di completarne le parti, rubandone idee interessanti.
    Rossini consapevole delle potenzialità dell’amico ne diceva che se quell’uomo avesse conoscuto realmente la musica nessuno avrebbe potuto stargli al passo! Tra le sue opere di maggior successo ci sono L’ultimo giorno di Pompei e Gli Arabi nelle Galle che vennero riprodotte più volte nei più importanti teatri italiani ed esteri. Pacini si fece spazio decorosamente fra i più importanti compositori del tempo, nonostante la giovane età.
    Quando stava componendo la Giovanna d’Arco per la scala di Milano il maestro nelle sue memorie artistiche fece includere l’esatte parole da lui pronunciate: Non nasconderò che un’avventura galante che mi aveva fatto perdere il cervello, mi distolse dal lavoro. La stagione teatrale volgeva al termine e a me mancava ancora un intero atto. L’impresario vedendo che io poco pensassi a dar compimento dell’impegno assunto, dopo avermi più volte ammonito, espose alla Direzione degli spettacoli quanto accadeva; la quale, non perdendo tempo, inviò rapporto al direttore di polizia signor conte Torresani, che fattomi chiamare con tutta gentilezza, mi fece intendere che se non avessi ultimato lo spartito, Santa Margherita mi aspettava. Capii benissimo qual vento spirava, per cui pensai di non dare occasione di porre in pratica sgarbatissima offerta.
    Un aneddoto davvero interessante.
    Il pubblico sapendo di questi dettagli intimi fu davvero severo nel suo giudizio facendo della Giovanna d’Arco una vera disfatta. Più volte Pacini si ritrovò a confrontarsi con la fama e l’approvazione che Rossini aveva ottenuto nello stesso periodo, obbligandolo più volte a reprimere la propria audacia per seguire più accettate dal pubblico del tempo. Nelle sue memorie sottolineò che questo fosse un gravissimo errore che aveva portato alla perdita di molti ingegni musicali, facendo anche il nome anche di grandi compositori come Bellini e Donizetti che si erano piegati, secondo il suo punto di vista, in qualche misura al volere del pubblico.

    Vita privata

    Pacini ebbe tre mogli e tanti tormentati amori. Quando si trasferì a Viareggio attirò le attenzioni di Paolina Bonaparte. La liaison fra i due fu scandalosa e tormentata sia per la differenza d’eta che di rango dei due amanti. Essa donò al compositore un medaglione e una ciocca di capelli del famoso fratello. Come si percepisce dalle sue memorie la donna era palesemente gelosa e accusava l’amante di abbandonarla e trascurarla. Il Pacini decide di troncare la relazione sposando un’altra donna, Adelaide Castelli, scelta ancora una volta con l’aiuto del padre. Il secondo matrimonio fu con Marietta Albini e il terzo con Marianna Scoti. Pacini ebbe da questi matrimoni ben 9 figli.

    Recensioni

    Pacini viene accusato più volte di corrompere i giornalisti per avere recensioni favorevoli. Fu comunque apprezzato in molti teatri italiani, mentre all’estero le sue opere non ebbero una straordinaria rilevanza ad esclusione della singola aria, Il soave e bel contento, nella Niobe con la quale ebbe enorme fortuna. Dopo un primo periodo in cui apprezza se stesso per la spontaneità e l’eleganza delle sue opere inizia a criticarsi, il che lo porta a fare dei cambiamenti di vita per ricercare emozioni perdute.

    Cambiamenti nella vita del compositore

    Il maestro sentiva la necessità di crearsi da solo e nel 1833 si ritirò a Viareggio dove istituì un Liceo musicale. In poco tempo la scuola iniziò ad avere successo e accolse un gran numero di allievi. Pacini non smise mai di produrre, componendo tre Messe e un Vespro, ma il suo ritorno sulle scene teatrali avvenne solo dopo che Rossini aveva smesso di produrre e Bellini era morto. È in questo momento che nasce la Saffo, la sua opera più importante, che narra le gesta della poetessa greca Saffo. Andò in scena al S. Carlo di Napoli nel 1840, rappresentata successivamente in tutta Italia. Il compositore passò da essere definito Maestro di facili cabalette a creatore di elaborate produzioni. L’ultima opera di Pacini fu Berta di Varnol dopo la quale il grande compositore mori.
    Pacini ebbe una carriera di grandi trionfi e grandi sconfitte. Nella sua vita si creò non poche antipatie e spesso fu oggetto di basse calunnie, una sorte comune a molti grandi artisti. Ricevette molte onorificenze da sovrani e principi e gli onori con splendidi monumenti in molte città italiane. Mori a Pescia il 6 dicembre 1867, all’età di settantaquattro anni, e fu sepolto nella chiesa di San Bartolomeo e Andrea. Giovanni Pacini viene ricordato come un inesauribile e ispirato maestro.

    La storia di Vincenzo Bellini

     
    vincenzo bellini