Blog
-
Il Palazzo Reburdone a Catania
Catania vanta una storia millenaria caratterizzata da tantissime dominazioni le cui testimonianze si riscontrano nella pittura, nella scultura e soprattutto nelle opere architettoniche. Il Palazzo Reburdone è stato realizzato su uno schema patrizio settecentesco.Il Palazzo Reburdone sorge nel centro storico di Catania, in via Vittorio Emanuele II ad angolo con Piazza dei Martiri.Venne progettato da Francesco Battaglia e costruito tra il 1776 e il 1785, anno in cui venne applicato sulla facciata lo scudo della famiglia Guttadauro, originaria di Mineo, un paesetto della provincia etnea. Lo scopo di tale sfarzo era quello di dimostrare all’alta aristocrazia isolana il prestigio e la ricchezza della famiglia Guttadauro, in rapida ascesa in quel periodo.Il Palazzo Reburdone si rivelò uno dei più imponenti e straordinari edifici del tempo a livello architettonico. L’edificio ospitò il committente, le famiglie del primo e del secondogenito, quest’ultimo noto come Barone di Pedagaggi. Tra i due fratelli però insorsero delle incomprensioni che portarono il Barone a non trasferirsi mai nel quarto che gli spettava di diritto. Per contro, fece erigere nelle vicinanze il magnifico Palazzo Pedagaggi. Alla sua morte passò alla famiglia dei Paternò Castello.Il palazzo patrizio è realizzato in stile barocco, caratterizzato dalla colorazione bicroma (pietra lavica e pietra bianca). Oggi è sede della facoltà di Scienze Politiche.Trovi il palazzo in via Vittorio Emanuele II ad angolo con Piazza dei Martiri. -
Il Palazzo Fassari Pace a Catania
Dove si trova il Palazzo Fassari Pace
Situato nella parte alta della centralissima via Vittorio Emanuele II, questo palazzo si distingue per la facciata che risale all’epoca tardo barocca. La costruzione si inserisce all’angolo tra via Santa Barbara, via della Palma e via Barnabà, in un contesto particolarmente elegante.Anche la vicina sede del liceo scientifico Lera che sorge sull’ex convento della Trinità contribuisce a rendere questo angolo di Catania molto raffinato.L’architettura del Palazzo Fassari Pace
La facciata presenta otto balconi in stile classico, ognuno dei quali è sormontato da un rettangolo che probabilmente in origine era inteso per essere decorato. Uno degli elementi più interessanti è sicuramente il lungo balcone del secondo piano,
che rappresenta un’idea molto originale risalente all’incirca all’inizio dell’Ottocento.Per quel che riguarda l’interno, le stanze erano connesse almeno fino agli anni Trenta, quando la proprietà scelse di dividere tutto l’edificio in appartamenti secondo criteri decisamente arbitrari e in parte anche discutibili. Ad ogni modo, la forma esterna rimane quella conferita verso la metà del diciannovesimo secolo.Origine del nome di Palazzo Fassari Pace
La denominazione che si utilizza oggi per indicare questo edificio è relativo agli ultimi proprietari prima della divisione, ovvero la coppia Pace e Fassari. Avendo perso un figlio, i due si dedicarono alla mercanzia ma soprattutto all’istruzione dei giovani. -
Il Palazzo Gravina Cruyllas a Catania
Il Palazzo Gravina Cruyllas: storia e posizione
Questo famoso palazzo di Catania si trova all’incrocio tra via Vittorio Emanuele II e Piazza San Francesco.Fu edificato verso l’inizio del diciottesimo secolo sul luogo dove sorgevano le rovine di un antico palazzo appartenuto ai Gravina Cruyllas, un casato nobiliare di Palagonia. La costruzione era stata abbattuta dal terremoto del 1693. La struttura attuale sorge in parte sulle mura del Teatro Romano e rispetto a quella originale è stata interessata da molte evoluzioni edilizie successive. Tuttavia, si può ancora ritrovare la forma tipica dei palazzi catanesi dell’epoca.Il Palazzo Gravina Cruyllas: peculiarità architettoniche
Dopo i lavori di livellamento stradale decisi in seguito all’Unità d’Italia, il portone venne chiuso da alcune botteghe e quello laterale divenne il principale. Tutt’oggi la facciata che sbocca sulla piazza è più spoglia rispetto a quella sulla strada. A causa di questa operazione, la scalata principale appare oggi relegata a una posizione laterale, andando a intaccare la monumentalità pensata in origine. Le particolari decorazioni sul portale e sulle mensole della tribuna si ritrovano anche in simili decorazioni nel palazzo di San Demetrio.Il Palazzo Gravina Cruyllas: curiosità
Il palazzo è noto per aver dato i natali al compositore Vincenzo Bellini e oggi la struttura ospita il museo dedicato a questa figura storica di Catania, che tuttora rappresenta per la città siciliana un importante motivo d’orgoglio. -
La fontana di Dino Caruso a Catania
Dino Caruso, autore della bellissima fontana di Catania
Dino Caruso, un’artista rinomato per essere un bravissimo scultore astrattista, nato nell’anno 1927, ha lasciato in eredità alla città di Catania la sua meravigliosa e suggestiva fontana, un’opera che costituisce parte delle tappe turistiche nella città meridionale.La fontana catanese: un monumento di grande bellezza
La storia ci insegna che la presenza, sempre più accentuata di eccezionali artisti, che hanno abbellito e reso più importanti tantissime città, grazie alle loro opere monumentali che attribuiscono anche un valore storico ad esse e che si tramanda nel tempo. Come appunto nel caso della fontana di Dino Caruso, che è stata realizzata dall’artista nell’anno 1956, ed è situata al largo Paisiello, nel centro cittadino; un’opera modernissima creata in ceramica e pietra lavica. È proprio in questa parte suggestiva della città catanese che il fiume Amenano scorre liberamente passando attraverso la scalinata monumentale che forma questa moderna fontana.L’opera costituisce un punto d’incontro tra gli abitanti
Grandi e ampi gradoni fanno da ornamento e da cornice all’opera, attorno alla quale ogni giorno si radunano tantissimi abitanti del posto per condividere momenti insieme e in allegria. Si impone come opera alternativa all’immenso grattacielo in via Cimosa che si staglia frontalmente dando un carattere più moderno all’area interessata. In definitiva, la fontana come valore aggiunto che dà alla città la possibilità di riscattarsi come città dal grande valore culturale ed artistico!Dove si trova la la fontana di Dino Caruso?
Si trova a Largo Paisiello a Catania
-
Salvatore Zhara Buda: La biografia dell’architetto
L’architetto e ingegnere Salvatore Zhara Buda è nato a Catania il nel 1770 ed è stato adottato dal matematico Giuseppe Zahra Buda, illustre matematico e professore universitario di origini maltesi.A lui si deve buona parte della riqualificazione urbana di Catania, a partire dal Teatro Massimo Bellini ubicato in Piazza Nuovaluce, per il quale ha attuato un grandioso progetto di ricostruzione a seguito di un devastante terremoto verificatosi nel 1693 che ha raso completamente al suolo la città.Grazie alla sua mente brillante, l’opera è stata fin da subito considerata una delle più rivoluzionarie ed innovative d’Italia.Per il completamento di quest’ultima, si è però dovuto attendere diversi decenni, in quanto i lavori sono stati interrotti a causa della mancanza sufficiente di fondi.
L’autore non ha pertanto potuto assistere al loro termine e alla rispettiva inaugurazione della struttura.Un’altra opera progettata da Zhara Buda è la Ex Manifattura Tabacchi situata in Via Garibaldi, strada situata in pieno centro Catania.L’edificio è stato costruito agli inizi dell’Ottocento per diventare la caserma dell’esercito reale, visto che la Sicilia era all’epoca governata dai Borboni.La struttuta architettonica risulta ben delineata, è dotata di numerosi balconi ed inferriate collocate su tutte le finestre del piano terra. Al centro della facciata è infine presente un orologio.Ma non è tutto: il brillante professionista ha anche diretto i lavori di riparazione alla chiesa di Aci Bonaccorsi, poiché anch’essa ha subito i danni di una scossa del 20 febbraio 1818.Non sono da tralasciare nemmeno il porto artificiale degli Scoglitti e Palazzo Pedagaggi.Il primo sarebbe avrebbe dovuto trovarsi in provincia di Ragusa e aveva lo scopo di facilitare l’ormeggio dei vascelli, che senza la sua presenza sarebbero rimasti alla fonda e avrebbero dovuto pertanto essere caricati da alcune chiatte, ma tale progetto non è mai stato portato a termine a causa dell’intervento dell’architetto Antonio Gentile, il quale ha espresso parere negativo, poiché la zona era colpita da folate di vento eccessive.Per quanto riguarda invece Palazzo Pedagaggi, è doveroso segnalare che l’imponente edificio sorge in Via Vittorio Emanuele e occupa l’intero isolato costituito da Via Pedagaggi, Piazza Cutelli e Via Luigi Sorrentino.L’architetto Salvatore Zahra Buda ne ideò completamente il progetto, i lavori hanno avuto inizio nel 1803 e sono stati portati a termine per mano di Mario Musumeci nel 1809.
Il professionista si è spento nel 1832 all’età di 71 anni. -
Il Palazzo Garretto a Catania
Durante il ventennio fascista l’architettura catanese conobbe lo stile Razionale, un nuovo modo di intendere l’arte che soppiantò completamente il Barocco. Il disegno innovativo e moderno, caratterizzato da nuove forme e da nuove tipologie, è riconoscibile nel Palazzo Garretto.Palazzo Garretto: Origini
L’edificio si trova al centro della città. Sul palazzo non si hanno notizie storiche note, ma si sa che venne eretto nel 1935 e progettato dall’architetto Carmelo Aloisi, lo stesso che realizzò il Cinema Odeon di via Filippo Corridoni, la Palazzina Perrotta di via Firenze, il Negozio Radiomarelli di via Etnea e la Villa Fragapane di via Ingegnere. La struttura risente delle influenze dello stile fascista, riconoscibili nella moderata partitura delle decorazioni, nell’incorniciatura dell’ingresso in contrasto con la vivacità degli elementi architettonici posti alla sommità.
Palazzo Garretto: Stile
Il Palazzo Garretto risente dell’influenza dello stile fascista, un ramo della ben nota Art Decò, famosa per reinterpretare in maniera intelligente la tradizione romana e il modernismo avanzato, conforme al senso estetico italiano. Lo stile è molto evidente nella facciata ed in particolare nelle aperture possenti e perfettamente simmetriche. L’incorniciatura dell’ingresso presenta dei motivi decò, Alla sommità dell’edificio sono stati posizionati i tradizionali palchetti, presenti anche nell’architettura del Cinema Odeon. L’arco colorato a mattoni arricchisce la struttura di vivacità.
Palazzo Garretto: Posizione
Trovi il Palazzo Garretto nella centralissima via Santa Maddalena, 7.
-
Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane a Catania
Museo dei Saperi: Generalità e in che cosa consiste
Catania è una città ricca di storia e, proprio in questo luogo, è situato il Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane. Queste ultime sono oggetti originali e indescrivibili.Si tratta di uno spazio destinato all’esposizione di collezioni scientifiche universitarie, che comprendono ceramiche, animali vari e insetti, minerali oppure testi antichi tra cui le pergamene di Laurea risalenti al Settecento.Ovviamente, nel palazzo potrai ammirare i beni appartenenti al Patrimonio Museale del Polo Universitario del luogo. Infatti, è stato costituito con lo scopo di diffondere e farti conoscere le ricchezze culturali di Catania.Museo dei Saperi e delle Mirabilia: Percorsi didattico-educativi
Al fine di riscoprire le meraviglie offerte da questo Museo, sono disponibili ben sei percorsi didattico-educativi, che vengono incrementati da esposizioni o allestimenti temporanei, a seconda dei periodi.Ti sarà possibile scorgere un primo itinerario che riguarderà la storia dell’Ateneo, caratterizzato da veri e propri Archivi. Seguirà la scoperta della sezione dedicata alla giurisprudenza dalle epoche passate sino ai giorni nostri, il miglioramento delle evoluzioni in campo medico o fisico e la suddivisione delle circoscrizioni territoriali.Durante la visita emergeranno anche gli aspetti legati all’archeologia della città, permettendoti un’immersione totale nella cultura di Catania. Infine, l’ultimo percorso prevederà l’acquisizione della conoscenza dell’ambiente naturale.Questo si distingue in svariati dipartimenti, tra cui la Paleontologia, la Mineralogia, la Vulcanologia, l’Orto Botanico e la Zoologia, contenente la Casa delle Farfalle. -
La storia dell’ex Arena Pacini a Catania
L’Arena Pacini a Catania: un elogio al musicista Giovanni Pacini
La storia dell’Arena di Pacini ha inizio nella città siciliana di Catania, verso la fine dell’Ottocento. Questa struttura nasce precisamente nel 1877 nelle vesti di un teatro, ideato come calorosa dedica al musicista Giovanni Pacini. L’artista era nato proprio a Catania nel febbraio del 1796, nonostante la famiglia fosse di origini toscane. Già nel 1808 il padre di Giovanni, Luigi, lo aveva spedito al nord per studiare canto. Pacini visse per un periodo a Bologna, poi si spostò a Venezia dove cominciò a dedicarsi alla composizione. Fu così che cominciò a scrivere ancora minorenne, raggiungendo il successo tuttavia solamente nel 1817 grazie alla sua opera teatrale Adelaide e Comingio, rappresentata al Teatro Re di Milano. Da quel momento, comincia un lunga carriera che lo vedrà autore di circa novanta opere. L’artista morì nel 1867.L’Arena: un tesoro perduto della città di Catania
Visto lo stretto legame del musicista Pacini con la città, Catania ebbe l’idea di dedicargli l’Arena e, più recentemente, anche un grande giardino che fa parte dei quattro principali della città.L’Arena Pacini, che si trovava proprio in via Pacini, nella piazza Nuovaluce, fu ideata dall’architetto Filadelfo Fichera. Egli si affidò per la realizzazione di questo progetto ad un’architettura caratterizzata dallo stile gotico, con tratti orientali e caratterizzato da uno stile eclettico presente al tempo nella regione siciliana, il cosiddetto eclettismo liberty catanese.Per la costruzione dell’Arena furono usati tre ordini di plachi, realizzati completamente in legno. Il ruolo di questo Teatro era quello di ospitare diversi spettacoli estivi, anche di alto livello culturale ed artistico. L’Arena attrasse infatti importanti nomi nel campo della lirica e dell’operetta, proveniente da tutto il Paese e dall’estero. Questi eventi ricorrenti donarono alla struttura siciliana ulteriore prestigio.
L’Arena Pacini visse e fu utilizzata fino al 1936, quando fu rivendicata dal comune e venne demolita per fare spazio al moderno largo Giovanni Paisello. Al momento, nell’area una volta occupata dall’edificio si trovano la scalinata e la fontana di Dino Caruso.Tuttavia, l’Arena non è ancora del tutto dimenticata, in quanto all’interno dell’Archivio storico comunale di Catania è ad oggi possibile trovare conservata una pianta dell’Arena risalente al lontano 1882. Grazie a questa documentazione siamo in grado di farci un’idea più specifica della planimetria di questo importante teatro. -
Ospedale Santa Marta: sostituito da una piazza
Sta per essere abbattuto a Catania l’antico Ospedale Santa Marta. Al suo posto, a breve, potrai ammirare una nuova piazza, punto di aggregazione della città. Ecco tutto quello che c’è da sapere.L’Ospedale Santa Marta lascia il posto a una piazza
L’antico ospedale intitolato a Santa Marta, che da sempre è situato in centro città, fra poco non esisterà più. La giunta comunale è sul punto di firmare la delibera che autorizza la sua demolizione.Al suo posto, due progetti in fase di approvazione: lo spazio occupato da un’ala vedrà sorgere la palazzina che ospiterà gli uffici della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali della città di Catania.Al posto della seconda ala, invece, troverà spazio una nuova piazza, che nelle intenzioni degli urbanisti dovrà diventare un nuovo punto di aggregazione della città.L’avvio dei lavori è previsto nei prossimi mesi.Altri edifici in corso di demolizione a Catania
L’ospedale di Santa Marta non è l’unico edificio di Catania che sarà interessato prossimamente ad una grande opera di trasformazione. Stessa sorte toccherà all’ex palazzo delle Poste, quello situato in Viale Africa, già in corso di demolizione.Al suo posto Nello Musumeci, presidente della Regione Sicilia, ha annunciato che sorgerà la nuova Cittadella Giudiziaria, la cui inaugurazione è prevista per la fine del 2023. L’edificio, il cui costo di realizzazione è stato stimato intorno ai 40 milioni di euro, ospiterà non solo il tribunale civile ma anche gli uffici della polizia giudiziaria, riqualificando così questa zona di Catania. -
Il Palazzo Pedagaggi a Catania
Catania è una città molto affascinante, ricca di storia e di leggende. Il Palazzo Pedagaggi, in stile barocco, ad esempio pare sia stato eretto a causa di un litigio tra fratelli. L’imponente struttura sorge in via Vittorio Emanuele II ad angolo con Piazza Cutelli, interessando anche la via Pedagaggi e la via Sorrentino.Palazzo Pedagaggi: Origini
Il diverbio tra il primo ed il secondogenito della famiglia Guttadauro fu la motivazione che portò alla costruzione del Palazzo. Il progetto, affidato all’architetto Salvatore Zhara Buda, venne iniziato nel 1803 e concluso nel 1809, con Mario Musumeci come direttore dei lavori. Il Barone Pedagaggi non ebbe mai dei figli cosicché alla sua morte, nel 1819, lasciò in eredità tutti i suoi beni, compreso il palazzo, alla pronipote Eleonora Guttadauro (sposata ad un componente della famiglia Paternò Castello). L’imponente struttura venne prima venduta al Barone Calì (1859) e poi al Banco di Sicilia (1889). Oggi, il Palazzo Pedagaggi ospita il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania. In base ai passaggi di dinastia, il palazzo conobbe diversi nomi, tra cui Raddusa e Calì, per poi tornare all’originario Pedagaggi.Palazzo Pedagaggi: Stile
Lo stile barocco del Palazzo Pedagaggi richiama in qualche modo il Palazzo Reburdone. Il progetto sembra essere un adeguamento della struttura, riprendendo l’architettura ed i decori del portone, dell’androne, dello scalone e della loggia.Palazzo Pedagaggi: Posizione
Visita il Palazzo Pedadaggi in via Vittorio Emanuele II, 49. -
Lo Sport Club a Catania
Lo Sport Club era un palazzo di Catania che è stato demolito attorno al 1956 per fare spazio al palazzo dell’azienda dei trasporti della città.Stile architettonico dello Sport Club
L’edificio si trovava in Via Sant’Euplio 168 a Catania ed era stato ideato da Francesco Fichera noto architetto dell’epoca.L’architettura era eclettica con uno stile gotico-orientaleggiante. La costruzione è stata ultimata nel 1913 quando imperava a Catania il liberty catanese.Lo stile liberty era in chiave eclettica che definisce proprio la mescolanza. In effetti il palazzo dello Sport Club è risultato in stile neo-moresco, cioè una rivisitazione dello stile islamico che si è sviluppato tra il 1000 e il 1400 nel Mediterraneo occidentale, in particolare in Spagna e nel Maghreb.La via dello Sport Club
Via Sant’Euplio si trova nel centro di Catania ed era detta anticamente Strada delle Fosse poiché attorno ad essa c’erano molte tombe antiche. Lo Sport Club non è l’unico palazzo che trovava spazio in questa via e che ora non c’è più.All’inizio della via si trovava la Chiesa di Sant’Euplio, dedicata al compatrono della città, distrutta durante la seconda guerra mondiale da un bombardamento. Lungo la stessa strada si ergeva anche l’Arena Pacini un teatro aperto che è stato demolito nel 1936.Nel 1932, mentre lo Sport Club era in vita, la morfologia della strada è cambiata radicalmente attraverso la costruzione di un sottopasso con un tunnel sotto il Giardino Bellini in corrispondenza della fontana. -
Il Negozio Frigeri a Catania
Il negozio Frigeri: il sogno di tre sorelle
Se ti trovi a Catania, nel tuo itinerario di viaggio non può mancare un salto al Negozio Frigeri. Al numero civico 95 di via Alessandro Manzoni troverai questo piccolo edificio, il quale contiene in realtà una grande storia di ambizione e coraggio.Il negozio venne costruito intorno al 1908 per volontà di Cesira Frigeri, sua legittima proprietaria. Questa giovane donna era nata nell’Ottocento, alla fine degli anni Sessanta. Nonostante fosse di origine emiliana, la famiglia decise di trasferirsi a Catania, dove Cesira poté finalmente aprire il negozio di moda che sognava da tanto di avere, con l’aiuto delle sorelle Velia e Carolina.
L’arte del Negozio Frigeri: lo stile Liberty
L’edificio viene costruito grazie al supporto economico del marito di Cesira, che acquista il terreno in via Manzoni, proprio a ridosso della Basilica della Collegiata. Per realizzare i lavori si affida a niente di meno che Tommaso Malerba, al tempo maestro di progetti floreali e famoso architetto catanese.E’ così che il negozio nasce come una perla dell’Art Nouveau, che noi in Italia conosciamo bene come stile floreale o stile Liberty. Questa corrente, sia artistica che filosofica, si era sviluppata in Italia proprio a cavallo dell’inizio del ventesimo secolo.Infine, l’edificio è caratterizzato da una pianta decisamente originale. La facciata che è possibile vedere recandocisi si presenta come un incastro di forme concave e convesse. -
Il vero volto di Vincenzo Bellini: ricostruito dall’università di Catania
Il volto di Vincenzo Bellini: un vero e proprio mistero
“Cold case”Grazie ad una ricerca scientifica che è stata condotta presso l’Università di Catania, è stato possibile validare il vero volto del noto compositore catanese Vincenzo Bellini.Morto nel 1835 a Peteaux (Francia), si ritenne che fosse la causa fosse stata una infezione intestinale, alcuni ritengono che, invece, la sua morte sia avvenuta a causa di un avvelenamento.Il re Luigi Filippo ordinò sia l’autopsia, sia la sua imbalsamazione.
Il professore Adolphe Dalmas, medico che si occupò di ciò, tramite gli esami effettuati aveva concluso che in realtà la morte dell’artista era stata causata da una colite ulcerosa.Il Caso: Le numerose maschere
La ricostruzione del volto di Vincenzo Bellini si basa sullo studio di alcune maschere che avrebbero dovuto raffigurare il suo volto.
Prima tra tutte vi è la maschera che fù realizzata durante l’imbalsamazione, le altre sono derivati della stessa, ed un’ultima è stata realizzata nel 1876 durante la seconda imbalsamazione.
Gli studiosi applicando tecniche di antropologia virtuale sulle maschere, sono giunti alla constatazione che vi erano delle incongruenze rispetto al referto dell’autopsia.
Di conseguenza un gruppo di informatici catanesi, basandosi su queste considerazioni, hanno realizzato un software (Image Mark Pro) che si è occupato di mettere a confronto la maschera realizzata alla sua morte con i numerosi ritratti di Vincenzo Bellini.
Questo ha permesso di individuare dei punti antropometrici di riferimento.L’opera: Il volto più simile
Fu Angelo D’agata a realizzare un’opera che risulta essere la più simile in assoluto al vero volto del musicista.
Possiamo trovarla al Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane. -
Il Palazzo Pancari Ferreri a Catania
A Catania, città siciliana che racconta un passato di dominazioni e influenze straniere, sorge tra i tanti monumenti storici anche il Palazzo Pancari Ferreri.L’edificio fu costruito in stile liberty, che era lo stile architettonico dominante nel primo decennio del Novecento nella città etnea.Palazzo Pancari Ferreri: Origini
Il Palazzo era in origine la residenza del barone Pancari Ferreri. L’edificio è stato progettato da Carlo Sada, architetto italiano vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900, e costruito tra il 1881 e il 1900. Sada è stato artefice anche di sette progetti per edifici teatrali, tra cui uno per la città brasiliana di San Giuseppe di Rio Pardo, ma sfortunatamente l’unico a essere realizzato fu il teatro Massimo Bellini a Catania.Il Palazzo Pancari Ferreri: Stile
Il Palazzo Ferreri rientra sicuramente tra gli edifici siciliani appartenenti allo stile liberty. Sulla facciata possiamo infatti ammirare archi intrecciati, bassorilievi e varie decorazioni ricercate ma non particolarmente sfarzose. Una delle pecche del recente restauro è tuttavia il taglio di due balaustre in pietra, che forse hanno scelto di togliere per far spazio alle vetrine, infliggendo tuttavia una brutta ferita all’edificio voluto dall’architetto Sada.Palazzo Pancari Ferreri: Posizione
Il Palazzo in questione si trova in via Etnea n. 306, ad angolo con via Umberto I. Via Etnea è la strada principale storico di Catania, lunga quasi 3 chilometri e attorniata da palazzi edificati nel classico stile barocco siciliano. -
Il Palazzo da Pigione Tringali a Catania
Il Sud, come ben sappiamo, è pregno di arte e cultura. Non fa eccezione Catania, città siciliana fondata nel 729 a.C. dai Calcidesi di Naxos, una località dall’inestimabile valore architettonico e culturale. Il Palazzo da pigione Tringali è uno degli storici edifici che possiamo ritrovare nella metropoli.Palazzo da pigione Tringali: Origini
Il Palazzo è uno storico edificio situato in via Monsignor Ventimiglia, è stato costruito tra il 1909 e il 1911. Il progetto fu dell’architetto Francesco Fichera, un ingegnere e accademico italiano influenzato dallo stile classico e modernista, tra le cui opere principali ritroviamo anche il Palazzo di Giustizia, l’Istituto per ciechi Ardizzone Gioeni, entrambi situati a Catania, e il Campanile della chiesa madre di Viagrande.Palazzo da pigione Tringali: Stile
Il Palazzo in questione è caratterizzato, così come tutti gli edifici di stile classico e modernista, da un’elegante semplicità. Non ci si basa su archi intrecciati e appariscenti decorazioni, ma su un taglio essenziale che spicca proprio per il suo gusto ricercato ma non vistoso.Palazzo da pigione Tringali: Posizione
Il Palazzo da pigione Tringali si trova, come già accennato, in via Monsignor Ventimiglia 1 a Catania. La via in questione è dedicata a Salvatore Ventimiglia, discentente della nobilità siciliana nonché Vescovo.La zona, essendo abbastanza centrale, è ben fornita di tutti i servizi necessari: ritroviamo a pochi passi B&B, parchi, locali dove assaggiare le ricette tipiche catanesi, ma anche posti dove bere qualcosa nel post-cena. -
La città di San Vito Lo Capo
Se stai pensando di organizzare un viaggio in Italia ma sei molto indeciso sulla meta non puoi non prendere in considerazione San Vito Lo Capo, una delle località più belle in provincia di Trapani, in Sicilia.In questa guida illustreremo ciò che c’è da sapere, le attrazioni da non perdere assolutamente e cosa mangiare in questo piccolo ma favoloso comune.San Vito Lo Capo: storia e cultura
San Vito Lo Capo fu costruita verso la fine del Settecento, ma vi sono tracce che risalgono all’epoca paleolitica, mesolitica e neolitica, specialmente nelle cavità naturali che si affacciano sul mare, e che un tempo dovevano essere utilizzate come abitazioni. Il nucleo fondamentale di San Vito Lo Capo è rappresentato dal Santuario, che venne realizzato intorno al Trecento in onore di San Vito martire e che da allora ha subito numerose modifiche.Il nucleo da cui si origina di San Vito Lo Capo è il Santuario dedicato a San Vito martire, ovvero il patrono. Il martire, secondo la tradizione, per sfuggire alla persecuzione ordinata da Diocleziano scappò via mare e approdò sulla costa di Capo Egitarso, e qui predicò la parola di Dio in una cittadina chiamata Conturrana. Anche i pirati corsari avevano rispetto per San Vito e, durante le invasioni barbariche, vennero costruite tre diverse torri ancora visibili, tra cui Isuilidda.Il comune di San Vito nacque il 17 agosto 1952 e ad oggi, la festa in onore al martire patrono è celebrata il 15 Giugno, ma già dai giorni precedenti il paesino si mobilita per realizzare sfilate di bande musicali, concerti e giochi dell’antica cultura marinara. Il momento migliore, però, è quando viene ricreato lo sbarco a San Vito Lo Capo del giovane santo, accompagnato dalla sua nutrice Crescenza e il suo maestro Modesto. Inoltre, la fine della festa è caratterizzata da uno spettacolo pirotecnico con fuochi d’artificio.San Vito Lo Capo: cosa vedere
1) La Spiaggia
Tra le migliori attrazioni di San Vito Lo Capo, vi è sicuramente la sua Spiaggia, che è stata più volte premiata con la Bandiera Blu e con quella Verde, ed è situata ai piedi del monte Monaco. Priva di correnti e con una cornice naturale non indifferente, alternata le tipiche casette bianche dei marinai,è un piccolo paradiso sulla Terra, dove si fondono cucina siciliana, mare e riserve naturali. Adatta ai più piccoli e a coloro che amano fare immersioni, l’acqua è ricca di fondali esplorabili e per chi desidera, è possibile praticare anche kayak, windsurf e stand up paddle.Tra i colori brillanti e l’acqua cristallina che ricorda quelle caraibiche, la spiaggia di San Vito Lo Capo si estende per quasi tre chilometri caratterizzati da una spiaggia bianca e fine e ricca di lidi dov’è possibile noleggiare sdraio e ombrelloni per trascorrere una giornata di relax. Numerosi sono anche gli Hotel e i Residence, dove ti sarà possibile alloggiare per passare una vacanza indimenticabile all’insegna del lusso. Questa località è perfetta anche come meta per le tue vacanze primaverili, dato che sfodera un fascino incredibile.2) Il faro
Se alloggi a San Vito Lo Capo e sei un appassionato di storia, non puoi di certo lasciarti sfuggire il Faro, nato nel 1959 e desiderato dai Borbone per avvistare corsari e pirateria nemica: è uno dei simboli principali di San Vito Lo Capo ed è alto ben 43 metri. Dal centro di San Vito Lo Capo si può tranquillamente arrivare al Faro con una bellissima passeggiata lungo la costa e nel raggio di un chilometro ci sono più di cento ristoranti disposti ad accogliere i turisti e a spiegare l’incredibile storia di questa attrazione. Accanto a esso si trova il Torrazzo, probabilmente costruito dagli arabi e anche essa utilizzata per difendersi dagli attacchi nemici. Un consiglio: visita il Faro al tramonto, perché è davvero imperdibile.3) Il Santuario
Come detto prima, il Santuario è il nucleo fondatore di San Vito Lo Capo, ed è dedicato al santo patrono martire, San Vito. Si tratta di un Santuario-Fortezza che si erge nella piazza principale e al suo interno presenta una piccola cappella, che è stata la prima parte ad essere costruita. Il suo ruolo inziale era quello di proteggere San Vito Lo Capo dagli attacchi dei nemici pirati e corsari, e fungeva da meta di pellegrinaggio per i forestieri che vi arrivavano. La facciata esterna è in pietra e sulla destra si trova il portale d’ingresso; inoltre, il suo ingresso è sormontato da uno stemma e la nicchia contiene la statuetta dedicata a San Vito. All’interno è possibile vedere diverse Cappelle, come quella di Sant’Anna, quella di San Giuseppe e Gesù Fanciullo, del Santissimo Crocifisso, e, ovviamente, di San Vito martire. Se vuoi visitare il Santuario, ricorda l’ipogeo, ovvero la parte in cui si trovano ancora due pozzi destinati al culto e che servivano a far abbeverare i pellegrini.4) Cappella di Santa Crescenzia
Questa Cappella si trova all’ingresso di San Vito Lo Capo, ed è dedicata alla tutrice di San Vito, ovvero Crescenzia. Fu edificata nel XIII secolo e si narra che qua, Crescenzia, fosse morta di spavento a causa della valanga che colpì il suo villaggio, Conturrana. La stessa contrada, proprio per questo motivo, è chiamata Valanga. Poco lontano dalla Cappella si trova la Torre dell’Isulidda, una delle tre torri di avvistamento sopravvissute e desiderate dai Borboni per osservare le coste siciliane dall’avvento e l’attacco dei pirati o navi nemiche.5) Tonnara del Secco di San Vito Lo Capo
Risalente al 1411 e distante solo tre chilometri dal centro di San Vito Lo Capo, nel golfo di Castellammare, la Tonnara del Secco è una meta fondamentale per chi vuole conoscere di più riguardo la storia di questo fantastico e piccolo paesino. Venne abbandonata nel 1965 e ad oggi una parte è andata distrutta, ma rimane ancora un luogo affascinante e ricco di cultura: qui si lavorava il pesce e i proprietari, si dice, stavano seduti con i loro ospiti sul “Palazzotto” davanti al mare. Inoltre, è stato utilizzato più volte come set per alcuni film (come Cefalonia e Viola di mare) ed è anche un bellissimo posto in cui fare una nuotata.6) Baia Santa Margherita
Si tratta di una baia sabbiosa e dedicata all’omonima santa, situata alle porte di San Vito Lo Capo, tra Castelluzzo e Macari. Un luogo ideale per chiunque voglia rilassarsi in mezzo alla natura, con una sabbia finissima e bianca originatasi dalle rocce circostanti, con acqua trasparente e cristallina. Inoltre, per scoprire altre bellissime calette solitarie puoi prenotare un posto nel trenino gratuito che parte dal parcheggio e attraversa tutta la costa, ma ricorda di recarti lì da presto, o la tua baia non sarà più così tanto isolata. Al mare stupendo e si alternano scogli e angoli completamente selvatici. Per di più, è possibile prenotare un tour a cavallo che prevede la visita delle quattro migliori calette, tra cui quella di Santa Margherita, dalla durata di due ore.7) La Piana dell’Egitarso
Da questa piana sarà possibile con un solo sguardo vedere l’intero il paese, la spiaggia, il monte Monaco e il Faro. Non dovrai fare altro che salire in auto, oppure a piedi, sull’altopiano dell’Egitarso, che ha pareti rocciose e separa la spiaggia a est dal litorale a ovest. Un luogo ideale per chiunque voglia scattare delle bellissime foto e avere delle immagini impresse per sempre di questa fantastica località, con un panorama favoloso.8) Caletta del Bue Marino
Se sei un amante delle calette, anche questa potrebbe fare a caso tuo: la caletta del Bue Marino è speciale e davvero unica. Potrai dedicare un’intera giornata a questo pezzo di Paradiso sulla Terra, situato vicino a San Vito Lo Capo. Gode del titolo di “La più bella d’Italia” nel 2015 tra tutte le baie italiane, in un concorso tenuto da Legambiente, e nel 2016 come “La più bella sei tu”. La costa è acciottolata e soprattutto al tramonto, regala una vista mozzafiato dovuta al cielo che si tinge di rosso, nel momento esatto in cui il sole cala. Poco distanti da questa caletta ci sono le falesie di Cala Mancina, un luogo adatto a chiunque ami arrampicarsi e scalare le pareti rocciose. Queste sono colme di grotte e hanno i tipici colori dolomitici. Proprio in cima a queste pareti si erge una delle torrette di avvistamento, ovvero Torre dell’Isulidda.9) Riserva Naturale Orientata dello Zingaro
Quest’area protetta, si trova vicino al golfo di Castellammare e a San Vito Lo Capo, ed è gestita dall’azienda regionale foreste demaniali della Sicilia. Questa località si estende su sette chilometri di costa e copre 1700 ettari di natura, non intaccata mai dall’uomo. La flora ospita numerose piante siciliane, che vivono indisturbate all’interno del parco, e tra di esse vi sono 25 specie diverse di orchidee selvatiche. Anche la fauna è molto variegata e comprende ben 39 specie di uccelli, come il falco pellegrino e il gheppio. Ancora, è possibile ammirare i conigli, le volpi e le donnole. Se ti piacciono i parchi e gli animali puoi arrivare attraverso il sentiero costiero, quello di mezza costa e quello alto.10) La Spiaggia di Màcari
Questa spiaggia è immersa nella natura ed è piccola e rocciosa: ideale per gli amanti del nuoto e delle immersioni per la presenza dell’acqua cristallina e dei fondali ricchi di pesci. Inoltre, questa baia offre dei tramonti meravigliosi ed è ideale sia in Autunno, per l’ambiente successivo, che in Estate.San Vito Lo Capo: specialità culinarie da non perdere
Se hai scelto San Vito Lo Capo come prossima meta dei tuoi viaggi ma non sai cosa mangiare, non temere: questa località ha un’importante cultura culinaria, che non ti lascerà insoddisfatto, sia che si parli di ristoranti, sia che si parli di street food.Una dei piatti che non puoi assolutamente perdere è il cous cous, noto anche come cuscus di San Vitu: preparato con la semola cotta al vapore, può essere servito nelle tipiche ciotole di terracotta, e viene tradizionalmente cucinato nel brodo di pesce (solitamente povero), oppure viene semplicemente condito con verdure. Si tratta del piatto tipico di questo paesino e non puoi davvero non provarlo.Ancora, tipici di San Vito Lo Capo, i ravioli con la ricotta (noti anche come cassatelle) e brodo di pesce, serviti anche con una spolverata di pecorino. Tra i secondi più conosciuti vi sono sicuramente il tonno in agrodolce (specialmente la sua parte pù grassa, ovvero la pancia), condito con cipolle bianche, oppure la salsiccia pasqualora, un salume che deve essere obbligatoriamente, secondo la tradizione, essere mangiata una volta cotta alla brace, avvolta nella stagnola. Il pane cunzato, invece, deve essere consumato con olio extravergine di oliva (siciliano!), pomodori, origano, acciughe salate e pecorino primo sale. Un altro formaggio tipico è, invece, quello belicino, cioè senza crosta fatto con il latte di pecora; la sua salatura avviene in salamoia e si può gustare anche con le olive.Un primo piatto sensazionale della cucina siciliana è la busiata con il pesto alla trapanese, realizzato con aglio, pomodori, basilico e mandorle. La forma della pasta, realizzata con semola di grano duro, deriva dal ferro da calza utilizzato per crearla.
Se sei un amante della pizza, non potrai non provare quella rianata: i suoi ingredienti sono semplici, e si tratta di origano (in grandi quantità), sarde e pomodoro.Tra i dolci più rinomati vi è senz’altro il Caldofreddo, nato in questo paesino negli anni Cinquanta. Si tratta di una coppa di gelato che contiene una brioche imbevuta tradizionalmente nel rum, con cioccolato e crema di nocciole: insomma, impossibile resistere. Se non sai resistere alle prelibatezze dolci, recati nella famosa pasticceria “Maria Grammatico”, dove troverai le Genovesi (ripiene di crema) che la proprietaria ha imparato a cucinare da piccola grazie alle suore di un convento: ciò che ti lascerà senza parole è anche la cortesia e l’ospitalità del personale e della stessa signora Maria, che si può incontrare all’interno della boutique.
-
Il borgo fantasma di Massa San Nicola
Quando si pensa alla Sicilia vengono subito alla mente il sole, il mare e il buon cibo, oltre a moltissime cose da vedere di interesse storico e culturale elevato.Però la Sicilia è una terra che nasconde molti misteri e luoghi magici da visitare, un tempo ricchi di vita e storia ed ora abbandonati e resi ruderi dal tempo e dall’incuria.Il borgo fantasma di Massa San Nicola è uno di questi, e val la pena fare un viaggio esplorativo alla scoperta di questo luogo incantato.Il borgo di Massa San Nicola
Questo piccolo borgo, la cui origine risale al XVIII secolo, ormai è quasi in stato di abbandono. Quasi perché effettivamente ad abitarlo ora ci sono solo una decina di persone.
Il borgo dista non più di 15 km dal centro di Messima, e insieme a Massa Santa Lucia, Massa San Giorgio e Massa San Giovanni formano un vero e proprio circolo di borghi medievali dall’indiscusso fascino antico.Il nome Massa indica in effetti l’agglomerato di edifici che costituisco un vasto podere, con edifici adibiti a residenza e uffici.La tenuta che in origine apparteneva alla Curia di Messina,è stata ormai abbandonata da tempo dai proprietari delle case, che le cedettero ad una comunità di persone che trovarono in questo luogo la loro dimensione per vivere una vita anticorfomista.Al centro del borgo sorge la chiesa di Santa Maria de Scalis, che riporta delle decorazioni risalenti al XV secolo.
A rendere caratteristico questo borgo non è solo il fatto di essere abitato da sole dieci persone, ma anche la presenza di alcuni mulini ancora integri lungo il torrente. Gli undici mulini servivano in antichità a dare linfa vitale all’attività principale che si svolgeva in questo borgo, che consisteva nell’agricoltura e nell’estrazione di essenze profumate.
In origine il borgo contava all’incirca 450 persone, ma dopo la seconda guerra mondiale, il movimento migratorio che dalla Sicilia portò molte persone ad emigrare negli Stati Uniti, ne vide l’abbandono progressivo.Dopo l’ondata migratoria il paese contava 40 persone, via via diminuite con il passare del tempo.L’abbandono del paese ha portato molti banditi a depredarlo, trafugandone alcuni dipinti dalla chiesa oltre ad opere pubbliche.Attualmente il borgo, che mantiene un’importanza storica e anche naturalistica, è sotto la tutela della Sovrintendenza ai Beni Culturali, che si occupa di mantenerlo in ordine e di effettuare lavori di restauro e manutenzione periodici.All’interno della chiesa di San Nicolò, la cui origine risale al 1908, sono conservati diversi reperti storici i più importanti dei quali sono un quadro del 1500 rappresentante la madonna con il bambino e un altare. -
Il Palazzo Nicotra Catania
Il palazzo Nicotra rappresenta uno dei luoghi maggiormente suggestivi di Catania, che permette agli amanti della scoperta di questi particolari luoghi di vivere un tuffo nel passato e rimanere completamente estasiati dalla bellezza dello stesso.Il palazzo Nicotra e le sue origini
Questo palazzo venne fortemente voluto dai baroni Nicotra che vollero semplicemente dare un forte esempio della loro influenza e importanza nella città.
Pertanto questa struttura rappresenta un elemento architettonico che ha permesso alla famiglia Nicotra di mettere in risalto sia la loro importanza che il potere, seppur limitato, che al momento detenevano.L’interno del palazzo
Il palazzo Nicotra era caratterizzato da una serie di ampie stanze, ognuna delle quali contenente opere d’arte come busti che ritraevano i componenti della famiglia e diversi quadri di svariate dimensioni.
In particolar modo è importante parlare della libreria presente all’interno del palazzo, che ha permesso alla famiglia Nicotra di contraddistinguersi per l’ottimo livello culturale.Il palazzo Nicotra al giorno d’oggi
Oggi questo palazzo viene utilizzato come museo nel quale sono contenuti gli oggetti appartenenti alla famiglia e le diverse opere d’arte che la stessa ha commissionato.
Una struttura che permette di vivere un viaggio nel passato e soprattutto che mette in risalto come la suddetta famiglia sia stata importante sul territorio siciliano, visto che molte delle decisioni politiche prese durante il periodo storico durante il quale vissero i Nicotra vennero influenzate proprio da questo nucleo famigliare. -
La storia della Villa Del Grado di Catania
Villa del Grado è una residenza realizzata in stile Liberty, il cui progetto risale agli anni tra il 1903 e 1908. L’opera, che si deve al progetto dell’architetto Agatino Atanasio, è anche conosciuta con il nome di Villa Cocuzza. Si trova in Corso Italia 209 Catania.Villa del Grado: la struttura
La Villa si compone di un corpo centrale e di quattro torrette posizionate nei quattro punti cardinali. L’intero edificio è circondato dal celebre e splendido giardino. In questo giardino si possono ammirare esemplari di vegetazione tipicamente mediterranea, e sono inoltre, ancora visibili degli affioramenti di lava che la rendono particolarmente suggestiva.
All’ingresso si accede attraverso una maestosa scalinata esterna che porta ad una loggia sormontata da un’architrave sostenuto da delle colonne binate. Una splendida ringhiera circonda il perimetro e insieme a cancelli in ferro battuto fa da cornice all’edificio. Di particolare rilevanza sono i motivi a colpo di frusta con cui sono realizzate le strutture in ferro battuto. Queste opere si devono all’abilità di maestri artigiani provenienti da Parigi, capaci di realizzare eleganti giochi di linee curve che creano grande dinamicità.Le origini della Villa
Villa del Grado simboleggia una delle pochissime ville sfuggite alle demolizioni che ci sono state per via delle speculazioni edilizie. L’edificio risale al Novecento, quando Catania era oramai la capitale indiscussa del commercio nell’isola. A quei tempi la città puntava molto sull’innovazione e subiva le influenze dello stile Liberty. La borghesia e le classi più ricche si stabilivano lungo le strade primarie della città, edificando ville e palazzi. Accanto agli edifici di spicco sorgevano anche case più modeste, solitamente a piano terra o anche a due piani. Lo sviluppo della città fu agevolato dal territorio pianeggiante e dall’assenza di montagne.
Catania fu subito attratta dalle linee raffinate ed eleganti portate avanti dall’Art Nouveau, che qui prese il nome di arte nuova. Questa corrente prese piede anche a Palermo e a Torino, grazie anche alle esposizioni a carattere internazionale che vi si tennero nei primi anni del novecento.
La villa è stata acquistata nel 2005 da parte di un imprenditore che ha provveduto a restaurarla. L’opera di restauro è durata otto anni e ha cercato di rispettare totalmente l’aspetto originale della villa, anche nei dettagli. All’interno dell’edificio, insieme ad affreschi e pavimentazioni sorprendenti, prendono posto le collezioni di un marchio di moda femminile “Soireve”.
A partire dal 2018, inoltre, anche il meraviglioso Parco è nuovamente visitabile e vi si tengono spesso eventi esclusivi. -
L’ex Sanatorio di Piazza Armerina
Una struttura in abbandono, un enorme complesso mai ultimato e che ora appare in tutta la sua inquietante imponenza: l’ex Sanatorio di Piazza Armerina in Sicilia
Piazza Armerina è in realtà una splendida cittadina siciliana, facente parte la provincia di Enna. Poco distante dal centro abitato, immerso in un florido bosco dai tratti tipicamente mediterranei, si trova ciò che rimane di un’imponente struttura ospedaliera, innalzata per fungere da sanatorio ma il cui completamento non arrivò mai ad essere eseguito a causa dell’avvento della Legge Basaglia, istituita nel 1978; legge che cambiò per sempre le regole fino ad allora applicate per curare cronicità di vario tipo, fisico e soprattutto riguardo a problemi mentali.
L’abbandono e il silenzio in cui versano i resti dell’ex sanatorio portano la mente a ciò che ha significato per i poveri degenti fino alla seconda metà degli anni ’70 il ricovero presso una di queste strutture.Cosa sono I Sanatori?
I sanatori infatti, nascevano per curare diversi tipi di malattie croniche, come patologie polmonari o handicap fisici, ma non era raro che vi venissero letteralmente rinchiusi a vita soggetti con turbe psichiche e che rappresentavano un pericolo per la comunità. Il concetto di malato di mente però, non era di sicuro elevato ai livelli di conoscenza come quelli che abbiamo oggi; nei sanatori finivano infatti molto spesso donne considerate “ribelli” o isteriche, bambini che avevano solo la colpa di essere iperattivi, e persino omosessuali o persone che praticavano la masturbazione e che se si facevano scoprire correvano il rischio di essere considerate pazze, per non parlare poi di personaggi “scomodi” per eliminare i quali bastava un medico compiacente che redigesse un certificato di malattia. Le cure che venivano riservate a questo tipo di pazienti, dunque, erano più che altro atte a immobilizzarne corpo e mente, attraverso potenti psicofarmaci e trattamenti che potremmo definire tranquillamente “torture”.
I sanatori venivano eretti lontano dai centri abitati per due motivazioni principali: tra le “cure” previste, si pensava che un buon clima, acque termali, il contatto con la natura e un’alimentazione controllata potessero alleviare alcuni sintomi e migliorare il benessere generale della persona. Ma la motivazione preponderante è che la comunità desiderava relegare il più lontano possibile dalla vista le persone non “conformi”. Non fu diverso per il progetto che avrebbe previsto l’apertura del sanatorio di Piazza Armerina.
Forse è il caso di dire che fortunatamente non fu mai completato e che l’evoluzione e la rivoluzione nell’approccio terapeutico di molte malattie fisiche e mentali ha permesso a molte persone di non finire in luoghi come quello, di fatto delle vere e proprie pigioni travestite da ospedale.
Recuperare strutture come l’ex sanatorio di Piazza Armerina sembra anche difficile dal punto di vista strutturale, poiché dagli anni ’70 ad oggi i canoni da rispettare per ergere strutture così importanti sono cambiate moltissimo ed eventuali investimenti per la ristrutturazione sarebbero troppo ingenti. Rimane quindi un relitto inquietante e dismesso, preso ormai d’assalto e inglobato sempre più dalla vegetazione, divenuto attrazione per avventurieri in cerca di fantasmi, o per chi desidera immergersi per qualche ora nell’atmosfera inquietante di ciò che avrebbe potuto essere tra quelle mura. -
La storia dell’architetto Carlo Sada
Carlo Sada: Biografia
Carlo Sada nacque il 14 Maggio 1849 a Bellagio, una piccola città in provincia di Como.
Fin dalla giovane età si appassionò all’architettura e a partire dal 1822 avviò gli studi artistici presso l’Accademia delle belle arti di Brera e iniziò a seguire i corsi di architettura tenuti da Carlo Amati (architetto e docente italiano, uno dei massimi esponenti del neoclassicismo).Tra gli altri maestri di rilievo da cui trasse insegnamento troviamo anche Luigi Sabatelli (docente di prospettiva), Domenico Moglia e Ferdinando Albertolli (entrambi docenti di ornato architettonico).Fin da subito vennero fuori la sua passione e soprattutto il suo talento che gli permisero di aggiudicarsi numerosi premi in altrettanti concorsi di architettura durante il suo percorso di studi, in particolare tra il 1827 e il 1830.Negli ultimi anni del suo percorso di studi presso l’Accademia delle belle arti, intraprese un alunnato presso lo studio di Pelagio Pelagi (uno dei più importanti architetti e scultore di quel periodo). Fu allora che Carlo Sada ebbe modo di confrontarsi con i maggiori esponenti dell’architettura che influenzarono in parte il suo stile e le sue scelte architettoniche future.
Sempre in quegli anni, tra il 1828 e il 1830, si cimentò nel suo primo progetto d’autore che consisteva nel completo rifacimento in chiave classica della Villa Bolsesio a Cremona.A partire dal 1830, Sada ebbe modo di lavorare a stretto contatto con Palagi che in quel periodo stava lavorando per Carlo Alberto di Savoia e altri importanti esponenti della vita politica e scientifica del tempo. Grazie ai rapporti personali intrapresi, riuscì ad affermarsi come uno dei migliori giovani architetti e divenne uno dei progettisti più attivi e apprezzati del Regno di Sardegna.Si stabilì a Catania e in breve tempo gli furono assegnati prestigiosi incarichi dalle principali famiglie borghesi. Progettò, inoltre, i prospetti del Palazzo del Conte del Grado, del Palazzo Nicotra e della Clinica Clementi e si occupò personalmente dell’arredamento di alcune residenze nobiliari.Si dedicò all’attività di restauro e arredamento dei principali palazzi della città fino al 1850 quando spostò le sue attenzioni in ambito urbano. Progettò la Piazza Maria Teresa al Borgo Nuovo, la stupenda casa per l’alloro noto avvocato Baricalla situata nella stessa piazza. Tra il 1852 e il 1854 si occupò del rifacimento della facciata del teatro di Alessandria.Nel decennio successivo registrò alcuni dei suoi rari fallimenti in ambito di progettazione: nel 1860 fu rifiutato il suo progetto con cui partecipò al concorso per la costruzione della nuova sede del Senato del Regno e sempre nello stesso anno non fu preso in considerazione il suo progetto che prevedeva l’ingrandimento e la decorazione del ponte in pietra sul Po.Dal 1884 al 1906 fu l’autore di diverse cappelle gentilizie nel cimitero di Catania tra cui: la Cappella Sisto Alessi, la Cappella Spampinato e la Cappella Tomaselli.A partire dal 1910 in poi si allontanò gradualmente dal mondo dell’architettura a causa di problemi di salute dovuti all’età, realizzò i suoi ultimi importanti interventi in Liguria dove fu incaricato nella progettazione della Villa Lomellini-Bixio e della cappella per la Villa Rostan.Da quel momento accettò sempre meno incarichi fino a ritirarsi completamente. Morì all’età di 75 anni a Catania. -
Palazzo Mazzone a Catania
Spesso ci si dimentica che il Sud Italia e in particolare la Sicilia hanno vissuto un passato di dominazioni, tra cui spicca quella araba, a cui non si è potuta sottrarre nemmeno Catania a causa della sua posizione orientale. Questo stile arabeggiante si può trovare reinterpretato nell’architettura di Palazzo Mazzone.Palazzo Mazzone: Origini
Palazzo Mazzone è stato progettato nel 1904 dall’architetto Tommaso Malerba, influenzato dal liberty straniero e che costruì numerosi palazzi e ville in città, tra cui Palazzo Duca di Camastra nell’omonima piazza.Palazzo Mazzone si trova all’intersezione tra via Umberto I 83 e via Grotte Bianche e nella sua facciata si possono trovare vari stili rappresentati, tra cui spiccano il neogotico e il neomoresco.Inoltre, si può notare una certa influenza nordeuropea nell’utilizzo di alcune decorazioni e stilemi naturali.Palazzo Mazzone: Stile
Questa commistione tipica del liberty è evidente nella facciata, dove si possono ammirare linee essenziali, archi intrecciati, cupole in gesso e stucco, mosaici di ceramica, bassorilievi quasi impercettibili e varie decorazioni che non si allontanano mai da una certa sobrietà, caratteristica di questo palazzo.Palazzo Mazzone: Posizione
Nonostante si trovi all’interno del centro storico e attorniato da altre importanti costruzioni, grazie a chiaroscuri e trafori riesce a catturare l’attenzione del turista, pur mantenendo sempre la tradizionalità delle linee e senza sembrare fuori posto. In particolare, aiutano ad ottenere questo effetto ottico l’alternanza delle logge nella facciata e le colonne inglobate. -
L’hotel abbandonato La Pineta di Chiaramonte Gulfi
La Sicilia è una terra ricca di storia e di luoghi magici e misteriosi tutti da scoprire. Oltre al cibo ottimo e al clima caldo, la Sicilia nasconde meraviglie ormai quasi dimenticate, ma che suscitano nei più curiosi scopritori quel fascino irresistibile che richiama ad esplorare l’ignoto.Nel cuore della Sicilia infatti si nascondono edifici ormai abbandonati, lasciati un po’ a se stessi ma che in tempi passati sono stati il simbolo della bella vita e della ricchezza.L’Hotel La Pineta è un edificio ormai in stato di rudere nella provincia di Ragusa, che ha rappresentato dagli anni ’70 agli anni ’90 il cuore pulsante della vita del ragusano. Oggi vogliamo presentarvelo.L’Hotel La Pineta di Chiaramonte Gulfi
L’hotel, ormai abbandonato da diversi decenni, è un edificio sorto alla fine degli anni sessanta, nel cuore di una zona boschiva con un valore naturalistico altissimo sul monte Arcibessi. L’edificio ha uno stile rustico che ben si adatta al contesto. Al suo interno si possono ammirare alcuni dettagli di grande pregio, tra cui un grande camino che decora la hall.All’interno tutto sembra essersi congelato, bloccato improvvisamente come uno stop improvviso. Alcuni elementi, come bolle di accompagnamento dei fornitori, piatti e servizi, si trovano ancora nel posto dove sono stati lasciati.Dalla sua apertura l’hotel rappresenta il cuore pulsante della vita della provincia di Ragusa, con la sua immensa discoteca Popi-Popi situata nella hall, diventa bene presto punto di riferimento per i giovani della provincia circostante, ma anche dei giovani provenienti da Siracusa e paesi limitrofi.Gli anni ’80 rappresentano per l’albergo il punto di svolta e di notorietà, diventando un punto di riferimento per tutti coloro che si dirigono a Ragusa. Molti personaggi famosi appartenenti allo spettacolo sono ospiti dell’hotel nel corso degli anni, e qui si sono girate anche alcune scene del film “La banda Vallanzasca”.Il declino dell’edificio risale al periodo di inizio della malattia del suo proprietario. L’hotel rimese in uso fino al 1994 quando l’edificio fu venduto dopo l morte del proprietario.
Varie vicissitudini e rallentamenti burocratici ne hanno comportato il progressivo declino.Lasciato incustodito e privo di una guida che ne controllasse lo stato e l’efficienza, l’albergo è andato via via in disuso, fino ad essere abbandonato a se stesso e all’incuria del tempo.
Ad oggi si erge imponente e solitario all’interno del bosco di Chiaramonte Gulfi, circondato da alberi e montagne, e rappresenta un pezzo di storia di questo paese.L’edificio, circondato da questo paesaggio così surreale, suscita nei curiosi la più profonda attrazione, soprattutto per la leggenda che vi circola intorno.La leggenda dell’Hotel La Pineta
Come ogni luogo abbandonato che si rispetti, anche l’Hotel La Pineta non è esente dalla sua leggenda, legata proprio al suo proprietario. Sembrerebbe infatti che un fantasma fosse comparso in sogno all’uomo, al tempo un commerciante, indicandogli il luogo dove era sepolto un tesoro, che in gergo viene chiamato “truvatura”, e che lo abbia obbligato ad utilizzare quel denaro per costruire un edificio proprio nel luogo indicato.La nascita, il successo e il declino dell’albergo sono infatti legati al destino dell’uomo. Dalla costruzione fino alla malattia del proprietario l’hotel ha visto il suo fiorire e un periodo di notevole successo, con feste e cerimonie degne dei grandi signori. Ma tutto è andato perduto con la morte dell’uomo, vedendo difatti l’edificio avere una morte lenta e progressiva nel corso degli ultimi 30 anni.
Una creatura morta insieme al suo ideatore. -
La storia del medico chirurgo Gesualdo Clementi
Gesualdo Clementi: Biografia
Gesualdo Clementi nacque il 25 Aprile 1848 a Caltagirone, una piccola città siciliana in provincia di Catania, da Pasquale e Silvia Criscimone. Fin da bambino dimostrò grande interesse per lo studio, la cultura e l’osservazione.Nella seconda metà del 1800 si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Napoli e durante il suo percorso di studi fu uno dei migliori allievi di Carlo Gallozzi (politico e medico italiano, ricoprì la carica di senatore del Regno d’Italia durante la XVII legislatura) e fu proprio quest’ultimo a infonderli una grande passione per la chirurgia e, in generale, verso il corpo umano.Clementi si laureò a pieni voti nel 1871 e subito dopo si trasferì dapprima a Vienna e poi a Berlino dove studiò presso una prestigiosa scuola di medicina per completare la propria formazione.In quegli anni ebbe modo di stare a stretto contatto con i più grandi esponenti della medicina e della chirurgia di quei tempi, si dedicò anche alla virologia e condusse importanti studi che portarono a diverse scoperte scientifiche come ad esempio la scoperta dell’azione virulenta di alcuni agenti infettivi nelle reazioni a catena.Qualche anno dopo, nel 1875, fece ritorno in Italia e istituì un corso di insegnamento libero di istologia presso l’Università di Catania.Nel 1876 conseguì la libera docenza in patologia chirurgica e in medicina operatoria e tre anni dopo, nel 1879, divenne titolare della cattedra di clinica chirurgica dell’Università di Catania. Sempre a Catania lavorò anche come chirurgo primario presso il vecchio ospedale di Santa Marta e ne divenne rettore nel 1887.Qualche anno più tardi, nel 1903, divenne rettore dell’Università di Catania e ricoprì questa carica fino al 1905.
Dopo una vita dedicata completamente alla ricerca medica, alla chirurgia e all’insegnamento universitario, morì all’età di 83 anni a Catania l’8 Novembre 1931 per cause naturali.Gesualdo Clementi: Scoperte in ambito medico e pubblicazioni
Gesualdo Clementi fu un medico chirurgo rivoluzionario e proiettato al futuro, questo suo aspetto lo rese un personaggio scomodo nel mondo della medicina tradizionalista di quel tempo e dovette superare non pochi ostacoli e resistenze da parte di esponenti del mondo medico e dei suoi colleghi che arrivarono persino a interdire la sua presenza nella sala operatoria dell’ospedale di Santa Marta per un breve periodo.
I primi successi in ambito chirurgico arrivarono a partire dal 1881 dove curò in modo perfetto tanti pazienti affetti da problemi addominali o che presentavano cisti ovariche, in un periodo dove gli interventi chirurgici all’addome erano fortemente evitati a causa delle numerose e gravi infezioni che si verificavano.
Fu uno dei primi chirurghi italiani a utilizzare l’acido fenico per disinfettare la sala operatoria e qualsiasi attrezzo utilizzato per eseguire le operazioni. In questo modo riusciva a ridurre drasticamente il rischio di contrarre infezioni e la mortalità dei pazienti operati scese immediatamente.
Nel corso degli anni sperimentò numerosi metodi innovativi di operazioni chirurgiche, introdusse il metodo dell’omentopessia e sperimentò un nuovo approccio per la ricostruzione delle continuità dei vasi sanguigni.
Tra le principali pubblicazioni di carattere tecnico-scientifico di cui fu autore, troviamo:
– Aneurisma spontaneo della carotide interna;
– Diagnosi e cura della calcolosi degli organi e delle vie urinarie;
– Del governo delle ferite penetranti all’addome;
– Protesi immediata definitiva nelle resezioni del mascellare inferiore;
– Castrazione della donna nella cura dei miofibromi dell’utero. -
Villa Manganelli a Catania
Uno dei più famosi edifici Liberty di Catania è rappresentato da Villa Manganelli che si trova a Corso Italia che è anche l’unico progetto realizzato da Ernesto Basile.Vediamo di sapere qualcosa di più su questa singolare costruzione voluta dal principe Manganelli in occasione delle sue nozze.La storia della più bella villa Liberty di Catania
Questo edificio fu costruito agli inizi del XX secolo , quando Giuseppe Alvaro Paternò Aliata, meglio conosciuto come principe di Sperlinga e Manganelli, per festeggiare il suo terzo matrimonio, commissionò la realizzazione di questa villa all’architetto palermitano Ernesto Basile.A quell’epoca, quella era una zona periferica ancora di campagna e si prestava perfettamente allo scopo per costruire un edificio che ricordava un castello protetto da una poderosa muraglia.Nonostante il suo sfarzo Villa Manganelli non vide mai la presenza del principe e solo dopo la seconda guerra mondiale, questa fu divisa tra due famiglie che ne acquistarono la proprietà e decisero di modificarla seguendo il progetto del famoso architetto Frank Lloyd Wright.La costruzione fu teatro di molti cambiamenti diventando, infine, patrimonio architettonico storico e artistico. Ma le vicissitudini di Villa Manganelli proseguirono nel tempo tanto che negli anni ’80 del secolo scorso fu parzialmente distrutta da un incendio che ne provocò l’abbandono fino a quanto, nel 2018 fu iniziato il suo restauro.Oggi viene aperta in occasione di eventi speciali e ricevimenti.Descrizione di Villa Manganelli
Per coloro che non hanno mai visto Villa Manganelli devono immaginarsi di trovarsi dinnanzi ad un castello di epoca medioevale il cui stile è inquinato da influssi Liberty.
Il muro di cinta voluto dall’architetto Basile che circoscriveva la costruzione, fu abbattuto in seguito e vennero edificati due ben evidenti torrioni in stile neonormanno.L’entrata nella villa è assicurata da una monumentale scalinata che anticipa una preziosa facciata, totalmente ornata da mattonelle in stile arabesco, modellata da bugnato: praticamente un’antica lavorazione muraria caratterizzata da file di blocchi di pietra sfalsate tra loro.Il bel portico annovera una terrazza a loggia coperta che spazia tra i due torrioni quadrangolari.Seguendo lo stile di Basile – progettista anche del Villino Florio – la Villa Manganelli può essere considerata il trionfo di un’architettura composta da torrette, bugnati, raggiera di conci, triforio e di nastri tesi dei marcapiani come quella presente sia nel pianterreno che nel primo piano.Il lato settentrionale della villa dispone di tre arcate e, se raffrontato alla parte centrale della costruzione, presenta molte aperture in più che evidenziano contrasti che giocano sul rapporto degli spazi vuoti con quelli pieni che offre l’impressione di uno stile più che dinamico.Meravigliose le decorazioni in oro zecchino che si possono ammirare nel balcone della facciata e che sono state create dal Gibilisco, così come appaiono interessanti i soffitti a volta dell’interno, impreziositi da affreschi in stile neoclassico ad opera di Gregorietti.
Villa Manganelli, fu una delle location della pellicola Il Gattopardo, dove vennero girate alcune scene.
-
Il Palazzo Marano Giuffrida a Catania
L’arte liberty spicca tra i palazzi e le ville disseminate per Catania e i suoi dintorni, creando una commistione di antico e moderno senza soluzione di continuità.Spesso non si prende in considerazione questa città per quanto riguarda questo stile, ma molti architetti del posto hanno contribuito a reinventarlo utilizzando elementi della tradizione del posto.Tra questi bisogna ricordare Tommaso Malberba, catanese di nascita e autore di Palazzo Marano Giuffrida.Il Palazzo Marano Giuffrida: Origini
Il Palazzo Marano Giuffrida è situato in via Umberto I 272, a pochi passi da un’altra costruzione dello stesso architetto, ovvero Palazzo Mazzone.Si tratta di una delle opere più conosciute di Tommaso Malerba, architetto che disegnò varie ville e palazzi nei dintorni, rendendolo uno degli esempi più conosciuti ed evidenti del suo stile liberty influenzato dalla tradizione centroeuropea.Costruito nel 1907, nella sua facciata si possono trovare elementi neogotici tipi della corrente architettonica di inizio secolo, così come lineea e motivi geometrici che ricordano elementi naturali.Il Palazzo Marano Giuffrida: Stile
Tra le caratteristiche che catturano l’attenzione del turista c’è sicuramente il finestrone coronato dall’intersezione tra la cornice rettilnea formata da piedritti e quella curvilinea, simboleggiando così la commistione tra tradizione e modernismo che trova il suo esempio migliore in questo palazzo.
Come in molti altri casi, ad esempio il Palazzo Garage Musmeci, il piano terreno era destinato alle botteghe, mentre i piani superiori erano adibiti ad uso residenziale. -
Belpasso Drive In nuova apertura
Una nuova apertura Belpasso Drive in
Se desideri esplorare al meglio il Comune di Belpasso, è arrivato il momento di cogliere l’occasione per visionare a pieno dopo l’emergenza coronavirus una delle più grandi iniziative cinematografiche. Si tratta di un cinema ben curato in tutti i suoi aspetti, finalizzato a un vasto pubblico e prettamente autorizzato dal comune a seguito anche ad alcune normative anticovid.Un cinema Drive in per eccellenza
Per coinvolgere un vasto pubblico, e catturare maggiore attenzione dimenticando la tempistica cui stiamo affrontando, il vice sindaco Tony di Mauro ha deciso di promuovere questo grande progetto grazie anche al sostegno din una valida e attenta associazione collaborativa con la prologo di Belpasso.Belpasso è una cittadina che vuole premiare ogni persona che acquista in città e vuole premiare anche ai non residenti. Per quanto concerne il tipo di modalità partecipativa è abbastanza semplice, è fondamentale dare alla Proloco differenti scontrini dall’importo di 10 euro che devono essere rilasciati da attività di tipo commerciali locali. A ogni cittadino verrà assegnato un numero dall’ a 90, e se nella giornata di sabato il numero assegnato corrisponde a quello della ruota del lotto, si avrà la possibilità di vincere un bel buono speso di 50 euro.Belpasso Drive In: Come iscriversi all’iniziativa
Se siete interessati ancora ad iscrivervi al progetto, sarà possibile partecipare scaricando di seguito la modulistica nel sito della Proloco Belpasso. Grazie al Drive in potrete immergervi al meglio in una particolare location del parco Etna. Sara una vera e propria iniziativa dove potrete ammirare un cinema completamente all’aperto, gratuito ed accessibile a tutti, specie se volete partecipare con tutta la famiglia e con i vostri bambini.Programma Belpasso Drive In
Si svolgerà tra il 18 e 19 luglio , ma anche il 25 e il 26 agosto. E andando oltre anche il 5 e il 6 settembre.Potrete ammirare il cinema partecipando alla visione dei film:- Avengers;
- Il bellissimo Endgame;
- il fantastico Aladin;
- l’imperbidibile film Come d’incanto;
- il cruciale Assassinio sull’Orient Express:
- l’immaginabile Dumbo;
- il meraviglioso Bohemian Rapshody;
- l’invincibile film Il Traditore;
- l’impeccabile Birdman.
Se volete provare un emozione unica e differente dalle solite, organizzate il vostro biglietto e realizzare il sogni di partecipazione in questo bellissimo posto incantato, dove tutto sarà organizzato tenendo conto delle misure restrittive, e voi finalmente potrete vedere fuori casa uno dei migliori film cinematografici da premio.Non lasciatevi sfuggire questa bellissima occasione con la vostra famiglia. -
Il Palazzo Garage Musmeci a Catania
Catania è una delle mete più gettonate per la sua vicinanza al mare e all’Etna, ma ha molto da offrire anche dal punto di vista architettonico. Ad esempio, qui si possono ammirare numerosi palazzi in stile liberty, che trasportano il turista direttamente ad un secolo fa. Il Palazzo Garage Musmeci ne è un esempio perfetto.Palazzo Garage Musmeci: Le origini
Situato in piazza Bovio, all’intersezione tra via Francesco Crispi e via Giuseppe Verdi, è una delle opere meglio riuscire dell’architetto Francesco Fichera, conosciuto per una lunga lista di ville e palazzi nei dintorni in perfetto stile basiliano, ovvero seguendo i dettami del suo maestro Ernesto Basile, l’architetto di Villa Manganelli.Costruito nel 1928, tre anni dopo apparve nella lista degli edifici che vennero duramente criticati da Pietro Maria Bardi, noto critico d’arte del periodo, e dagli architetti del MIAR, il Movimento italiano per l’architettura razionale, durante un’importante esposizione a Roma.Palazzo Garage Musmeci: Il nome e lo stile
Il nome può sembrare curioso, ed infatti questo palazzo era stato progettato per ospitare una concessionaria automobilistica al piano terra, mentre il piano superiore doveva essere la residenza del Barone Musmeci.Attualmente, l’originale utilizzo è rispettato, dato che al suo interno si trova un negozio che rivende accessori per auto, Costanzo. La sua facciata è facilmente riconoscibile per le linee curve e i mosaici dorati che brillano sotto il potente sole siciliano, sottolineando lo stile neobarocco, anche grazie a due putti scolpiti da Carmelo Florio. -
Lo storico edificio della Clinica Clementi a Catania
Catania è una città italiana situata in Sicilia, nell’area metropolitana più popolosa, e corrisponde al centro commerciale ed industriale dell’isola.Nel 2002 il centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, a causa delle bellezze storiche presenti in questo stupendo comune. All’interno, infatti, sono presenti svariati palazzi in stile liberty, quindi floreale.Alcuni esempi di costruzioni meravigliose, nello stesso, sono il Palazzo Rosa, il Teatro Sangiorgi, il Garage Musumeci, la Villa Miranda, ma anche la celebre Clinica Clementi.Clinica Clementi
Si tratta di un edificio storico importantissimo per la città, in quanto si presenta in stile eclettismo-liberty catanese. È situato lungo il Viale Regina Margherita, in prossimità della Piazza Santa Maria di Gesù, ed è stata la sede del sanatorio del comune.Carlo Sada è stato l’architetto, quindi colui che ha progettato e gestito l’edificazione, anche se fu voluta dal signor Gesualdo Clementi, a cui è stata dedicata successivamente. È stato un talentoso chirurgo, ma anche un professore e responsabile dell’Università di Catania.Un particolare della clinica sono le finestre che facilitavano la propagazione della luce durante gli interventi.Stile liberty
Corrisponde ad uno stile architettonico, anche meglio conosciuto come art nouveau, che si diffonde tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 ed è quello che caratterizza maggiormente il periodo della Belle Époque. Prevede principalmente linee sinuose e curve che si intrecciano, particolari floreali o vegetali ed elementi naturali. -
La Cappella di Santa Crescenzia
Tra le bellezze suggestive della splendida Sicilia, nella costa orientale, proprio lungo la lunga e dritta strada panoramica che collega la turistica San Vito Lo Capo alla cittadina di Macari, sorge una di quelle costruzioni in grado di raccontare la storia di quelle terre, in un misto di leggenda e realtà.Si tratta della Cappella di Santa Crescenzia, un edificio di pietra, dal sapore leggendario e religioso, svettante in mezzo al panorama mozzafiato, capace di far fermare qualsiasi viaggiatore per scoprire la sua origine e godere dell’accoglienza di quel fantastico territorio turistico.La Cappella di Santa Crescenzia e la sua costruzione
È un incantevole edificio la cui costruzione risale al tredicesimo secolo, rimasto intatto dagli attacchi del tempo e dagli agenti atmosferici. La tipica cupola della Cappella, a sesto rialzato, è visibile da lontano, bella, attraente e dal sapore leggendario.
Le fondamenta di tutto l’edificio hanno origini arabe. Nella struttura, dalla base con perimetro quadrato, è visibile la particolare architettura utilizzata nel trapanese fino a tutto il sedicesimo secolo. Il peculiare fascino è dato dagli archi a ogiva che aprono il sesto rialzato della cupola. Il carattere del tutto originale della costruzione è dato anche dalla presenza di trombe a ventaglio, con funzione di eleganti sostegno agli angoli della cupola.
È visibile anche l’influenza delle culture che nei secoli successivi hanno invaso l’isola. Lo stile inconfondibile delle piccole guglie presenti nella parte alta è espressione gotica, mentre l’arte normanna si riflette in maniera completa in tutto il fiorire della cappella.
Con il tempo la cappella è stata meta per molti pellegrini e devoti di Santa Crescenzia, fino a divenire intorno al quindicesimo secolo addirittura una vera fortezza durante le varie battaglie che hanno dilaniato il territorio circostante.La leggenda della Cappella di Santa Crescenzia
Altra suggestione e fascino della Cappella è senza dubbio data dalla leggenda molto conosciuta e in voga nella zona del trapanese.
Crescenzia era la nutrice del giovane Vito, figlio di un nobile funzionario romano, al servizio dell’imperatore nella città di Mazara del Vallo. Insieme a Modesto, istitutore del ragazzo, si convertì al Cristianesimo, riuscendo a coinvolgere anche Vito che diventerà anche lui santo. Purtroppo le persecuzioni di Diocleziano costringono i tre a scappare dalla città attraverso il mare. Durante il viaggio vengono colpiti da una grave tempesta che portò la nave verso il golfo roccioso del trapanese. Vito, Crescenzia e Modesto sbarcano in quel luogo dove si stabiliscono e desiderano convertire il villaggio di Conturrana al Cristianesimo. Gli abitanti però non ascoltano le predicazioni del Santo e incorrono nella punizione divina che fa arrivare una frana sulle loro case, distruggendo tutto il territorio.
Vito, Modesto e Crescenzia sono invitati da Dio a scappare, con l’ordine di non voltarsi indietro mentre la frana di massi distrugge tutto. Crescenzia trasgredisce però quest’ordine, voltandosi indietro e diventando immediatamente di pietra per il grave spavento preso nel vedere sommerso il villaggio e tutti i suoi abitanti. La frana si fermò proprio in quel preciso punto.
La tradizione vuole che proprio in quel quadrato di terra sia sorta la Cappella di Santa Crescenzia che, se invocata con il lancio di un sasso, è in grado di far allontanare la forte paura in chiunque, “u schiantu” nel caratteristico dialetto siciliano.
Il confine tra leggenda e storia è molto sottile, fatto sta che ancora oggi la Cappella di Santa Crescenzia vede arrivare molti fedeli che credono nel miracolo di scampare da ogni forma di paura buttando un sasso all’interno dell’edicola. -
Palazzo Corvaja
Palazzo Corvaja Fiumefredo: Storie sepolte di nobili famiglie
Ogni giorno, camminando per le strade, ignoriamo un gran numero di cose che potrebbero invece regalarci stupore; Mura “vecchie” che vengono rese tali perché non contengono nessuna storia da raccontare, o meglio, perché noi non conosciamo la storia che vogliono raccontarci, storia che se esiste trasforma quel “vecchie” in patrimonio culturale.La famiglia Diana
È il caso di una “vecchia” residenza nelle zone di Catania, in contrada Diana nel comune di Fiumefreddo che viene chiamata, appunto, Palazzo Corvaja o Palazzo Diana.Una delle prime curiosità che salta all’occhio sono le informazioni alcune volte incoerenti, altre volte confuse, riguardo la provenienza della Famiglia Diana.Su un vecchio testo il “Teatro Genologico Delle Famiglie Nobili Titolate Feudatarie di Sicilia”, che è possibile reperire nelle librerie e biblioteche e che contiene informazioni utili su tutte le le più importanti e storiche famiglie Siciliane si legge:“Oppo alcune diligenze non habbiam possuto ritrouare di doue deriuasse, ò fosse originaria in Sicilia la famiglia Diana” il testo continua dopo facendo riferimento a vari e strani legami familiari con persone che facevano parte delle cerchia di personaggi storici potenti e illustri come ad esempio il Cardinale Pietro Diana, fratello di sangue materno di Giacomo Bagarotti nonché, come è riportato nel testo, “Capitan del Rè di Fracia”.
I primi territori che vennero assegnati alla famiglia Diana, e i motivi restano confusi e poco chiari come la loro origine, appartenevano ad un’altra nobile e potente famiglia Siciliana, I Chiaramonte che vantavano possedimenti fino alle zone di Modica. Questo lascerebbe presumere che l’ingresso di questa nuova famiglia tra la nobiltà Siciliana non fosse stata così ben vista, ma non ci sono testimonianze chiare su delle faide anzi, sappiamo che la famiglia Diana aveva dei legami, anche se molto articolati, con le famiglie più influenti delle zone di Calatabiano.Probabilmente l’evento storico che ha più compromesso la strana storia di questa famiglia fù il terremoto del 1693 che spezzo solide alleanze famigliari e ne creo altre impensabili a quei tempi, ragion per cui i normali metri di giudizio che abbiamo risultano non attendibili per comprendere la complessa meccanica dei rapporti nobiliari dell’epoca.Il Fortino-Villa della famiglia Diana
L’edificio che oggi abbiamo la possibilità di ammirare è un perfetto esempio di casa per la villeggiatura dei nobili, che fungevano anche da posto di controllo per le proprie produzioni. È in realtà molto pittoresco e curato, con delle curiose torrette decorative all’esterno (due molto più alte e vistose) che richiamano l’immagine di un castello fortificato, immagine che si ripresenta anche con i due cortili recintati dietro la struttura. Altra differenza sostanziale che rende leggermente diversa questo “fortino-villa” dai suoi simili è l’impiego della pietra lavica per la produzione di porte, balconi, finestre e merlature.La sezione anteriore è più dedicata agli esercizi commerciali, aziendali e familiari dei Diana, mentre nel retro si trovavano stalle, stanze della servitù e magazzini; Il cuore della residenza era lo studio che conteneva atti amministrativi, fogli contabili e altre scartoffie burocratiche e dove, si pensa, la famiglia si occupava dell’amministrazione dei propri beni.
Di questa struttura fà parte anche una chiesa, quella di San Vincenzo che oltre a fungere da cappella per le celebrazioni e le funzioni private della famiglia Diana era anche aperta al pubblico e vi si poteva accedere dalla strada senza passare per la residenza.All’interno troviamo tre altari di marmo (quello centrale contiene la nicchia di San Vincenzo Ferrari, a destra una tela che raffigura la Madonna e a sinistra un affresco di San Vito) e la tomba del piccolo Michele Diana, morto nel 1788 a 2 anni e 11 mesi. -
Il Palazzo Duca di Camastra a Catania
A Catania, in piazza Duca di Camastra, si trova l’omonimo Palazzo Camastra, edificato nel 1907.Camastra era un magistrato ed illustre rappresentante del regio governo spagnolo. Lo si ricorda anche per aver partecipato attivamente alla ricostruzione della città di Catania subito dopo quel terribile terremoto del 1693. Proprio a lui si deve la decisione di realizzare strade in linea retta ed estremamente larghe, come quelle che ammiriamo e percorriamo ancora oggi nel centro storico barocco della bellissima città di Catania.
Stile eclettico-liberty catanese: Uno stile moderno ed elegante
Lo stile è di base classico-barocco ma con inserti di eclettico-liberty, utilizzati dall’architetto Tommaso Malerba che divenne, grazie alle sue costruzioni, il più catanese, tra gli architetti che si occupavano della ricostruzione e dell’abbellimento della città etnea. Aveva studiato fuori città, a Napoli e a Venezia ed era entrato in contatto con la cultura francese e poi era tornato a Catania a realizzare ciò che aveva appreso, dando un fondamentale contributo alla bellezza della città.
Nei primi del 1900, Catania, era considerata la piccola Parigi, per il fervore artistico e culturale che si respirava. A questo si uniscono anche le bellezze dell’architettura che la rendevano speciale.
Lo stile definito eclettico-liberty, è nuovo per l’epoca ed è quello caratterizzato da un aspetto estremamente elegante dell’architettura, nella quale sono presenti motivi floreali, linee a tratti morbide e a tratti intrecciate di viticci e altre decorazioni floreali che rendono il tutto estremamente sontuoso.Descrizione del Palazzo Duca di Camastra a Catania: Lineare ma elegante
Il Palazzo del Duca di Camastra, si presenta allo stesso tempo lineare ma anche particolare. La sua squadratura viene abbellita da delicati inserti, sia sul timpano sopra le finestre, come anche in diverse parti del prospetto; talvolta sono presenti anche volti umani o gli stemmi del casato.
I fiori, dai grossi petali, si trovano racchiusi da filamenti dell’edera che li intreccia in modo elegante. Sono decorati anche lateralmente, talvolta da motivi geometrici. Anche sotto il balcone, si trovano foglie grandi come quelle dell’uva o bacelli come quelli dei legumi.
Si scorgono anche foglie cuoriformi ed altre simili a palme. Nella terrazza all’ultimo piano, si notano una serie di colonnine attorno al perimetro, che la rendono ancora più spaziosa e le conferiscono un senso di leggerezza.
Visitare una città come Catania non potrà che essere una bellissima esperienza alla scoperta di una cultura antica che persiste al passare dei tempi.