La seconda Guerra Mondiale è stata sicuramente uno degli eventi più tragici del nostro pianeta che ha avuto delle conseguenze dirette sulla popolazione degli stati che ne sono stati coinvolti. Anche la nostra nazione è stato teatro di scontri e occupazioni militari e le principali città italiane hanno dovuto subire diversi effetti. Parleremo di seguito di qual era la situazione nella città siciliana di Catania e in particolare vedremo cosa è successo nel 1943.
Seconda Guerra Mondiale Catania: La situazione italiana durante la guerra
Come la maggior parte delle città italiane, anche Catania fu soggetta durante il periodo della seconda guerra mondiale all’occupazione militare da parte delle truppe naziste e fasciste. Nel 1943, però, quando gl eventi iniziarono a cambiare verso la caduta del regime dittatoriale, gli Alleati effettuarono diverse azioni per accelerare la fine del fascismo. Una di queste fu il massiccio sbarco che avvenne in Sicilia nelle prime ore del mattino del 10 luglio 1943 lungo le coste meridionali dell’isola. Nello specifico, le due armate alleate sbarcarono una a ovest di Capo Pachino mentre l’altra est; contemporaneamente vennero eseguiti dei massicci bombardamenti sulle città di Caltanissetta, Siracusa, Porto Empedocle e Palazzolo Acreide. L’invasone siciliana fu il punto d’inizio della Campagna d’Italia per la liberazione della penisola e portò alla caduta del fascismo il 25 luglio con l’arresto di Benito Mussolini e la firma dell’armistizio da parte dell’Italia con le forze alleate anglo-americane. Gli eventi successivi sono ben noti: l’invasione nazista in Italia, la liberazione di Mussolini e il suo ritorno al potere nel settembre dello stesso anno.
Seconda Guerra Mondiale Catania: La situazione di Catania durante la guerra
Anche la città di Catania conobbe le conseguenze dovute al periodo bellico, in particolare con pesanti bombardamenti effettuati nel corso del 1943. Nel mese di aprile di quell’anno uno degli eventi più tragici fu la caduta di due ordigni su Palazzo San Demetrio, uno dei migliori esempi di architettura tardo barocca, diventato poi simbolo della rinascita della città. Il palazzo fu completamente distrutto dagli ordigni, rimanendo in piedi solo tre balconi angolari e sotto le sue macerie persero la vita circa 70 persone. Altro evento tragico avvenne nel successivo mese di luglio, sempre in seguito ai pesanti bombardamenti, con la quasi completa distruzione del teatro Coppola.
Il malumore iniziò a serpeggiare tra la popolazione e il 3 agosto dello stesso anno, da due paesi limitrofi a Catania, Mascalucia e Pedara, prese vita una rivolta popolare autonoma contro le truppe tedesche, che ormai stavano battendo in ritirata, effettuando un tentativo di liberazione della città.
Seconda Guerra Mondiale Catania: Una preziosa testimonianza del periodo
Tra le testimonianze del periodo difficile di Catania, abbiamo recuperato quella di una donna, ormai ottantenne, che racconta i suoi ricordi di bambina che fuggiva insieme alla sua famiglia non appena suonava l’allarme per i bombardamenti. Questa donna racconta, infatti, come a 8 anni, nel momento in cui suonava l’allarme insieme ai genitori e ai fratelli in pochi istanti raccoglievano quello di cui avevano bisogno e, come altri catanesi, correvano verso le rovine dell’Anfiteatro o ne fossato del Castello Ursino, da molti considerati i ripari più sicuri contro lo scoppio delle bombe lanciate dalle truppe alleate.
Questa donna racconta come quei momenti, oltre ad essere concitati, erano caratterizzati dalla paura, non solo quella giustificata dei più piccoli ma anche dei più grandi che comprendevano ciò che stava accadendo. Spesso il tempo non era sufficiente per raggiungere i due rifugi sicuri sopra menzionati per cui cercavano riparo lungo le mura del palazzo di Federico di Svevia in piazza.
Seguivano poi le ore di attesa, per capire se il bombardamento era terminato e ritornare a casa, con la speranza che fosse ancora lì e non distrutta dal bombardamento.
Il rollò con wurstel è una specialità della gastronomia siciliana, che viene realizzato con pasta brioche.
Puoi servire questa leccornia come antipasto, merenda o durante un pic-nic, visto che l’impasto non si indurisce nemmeno quando è freddo.
In più, se lo poni all’interno di un contenitore ermetico, si conserva per qualche giorno.
Ricetta per Circa 8 Rollò con Wusterl
– 300 grammi di farina di tipo 00
– 200 grammi di farina di Manitoba
– 250 ml d’acqua
– 25 grammi di lievito di birra sbriciolato
– 50 grammi di strutto
– 40 grammi di zucchero
– 10 grammi di sale
– Wurstel (uno per rollò)
– semi di sesamo
– tuorlo d’uovo e latte
Procedimento:
– Inizia a preparare la pasta brioche: sbriciola il lievito di birra e uniscilo allo strutto, alle due farine e allo zucchero.
Puoi impastare a mano o utilizzare la planetaria, ma devi aver cura di versare l’acqua a poco a poco finchè non otterrai un impasto omogeneo;
– Aggiungi gradatamente il sale all’impasto e forma una palla;
– Spolvera la palla di impasto con poca farina, mettila in una ciotola e incidi la superficie a croce con un coltello;
– Copri con un canovaccio bagnato e lascia lievitare per 3 ore nel forno spento ma con la luce accesa;
– Dividi l’impasto in 8 palline e forma dei salsicciotti;
– Arrotola ogni salsicciotto attorno a un wurstel;
– Metti i salsicciotti su una teglia per farli lievitare per un’altra ora;
– Mescola due cucchiai di latte ad un tuorlo d’uovo e spennella la superficie di ogni rollò;
– Cospargi i rollò con i semi di sesamo e cuoci a 200 gradi per 20-25 minuti;
– Ora che i rollò sono pronti puoi servirli caldi o tiepidi, a te la scelta!
Il pane è uno degli alimenti più comuni e più amati, in tutta Italia, soprattutto al Sud. La Mafalda Siciliana, infatti, è un pane originario della bella Sicilia. Hai voglia di saperne di più per farlo a casa? Vediamo come si prepara.
Ingredienti e tempi per 6 pezzi di Mafalda Siciliana
Le Mafalde sono dei panini dall’esterno, ricoperto di semi di sesamo, spesso e croccante e dall’interno morbido morbido. La ricetta è semplice e il panino, molto versatile, può essere farcito sia con del dolce che con del salato. Dal basso costo e dalla difficoltà media, le Mafalde richiedono un tempo di preparazione di circa 60 minuti, più 7 ore di lievitazione e mezz’ora di cottura.
Questo tipo di pane richiede la presenza di una biga, un composto che viene poi aggiunto ad altri ingredienti.
Per la biga servono:
• 3 g di lievito secco di birra
• 100 g di semola di grano duro
• 70 g di acqua tiepida
Per l’impasto servono:
• 250 g di semola di grano duro
• 150 g di acqua tiepida
• 1 g di lievito di birra secco
• 6 g di sale fino
• semi di sesamoPreparazione
Dopo aver preparato e fatto riposare la biga bisogna unirla agli altri ingredienti al fine di ottenere un panetto che dovrà lievitare per 7 ore. Data la caratteristica forma della Mafalda, il pane va spennellato con dell’acqua e fatto rotolare nei semi di sesamo. Dopo un’ulteriore ora di lievitazione si mettono nel forno preriscaldato a 230 gradi per 20 minuti con una pentola di acqua bollente sul fondo. Dopo aver tolto la pentola, le Mafalde si fanno cuocere per ulteriori 10 minuti.
Il fascino della Sicilia è legato al suo territorio, dove si uniscono scorci paesaggistici incantevoli con un patrimonio storico ed artistico dal valore inestimabile. Molte città recano le memorie di un intenso passato fatto di dominazioni da parte di greci, romani, normanni fino agli arabi. Chiese e monasteri impreziosiscono l’isola e tra questi c’è il Santuario di Tindari, il luogo di culto mariano più importante dell’isola dove leggenda e storia si fondono, regalando al visitatore un luogo fortemente suggestivo.
Alla scoperta Santuario di Tindari
Per visitare il santuario devi recarti a Tindari, piccola frazione del comune di Patti, nel messinese, sita sulla costa tirrenica a nord della Sicilia e fondata da Dionisio I nel 396 a.C.: lo scorgerai facilmente in quanto il mistico edificio domina il sottostante golfo di Patti da una collina a picco sul mare.
Forse non sai che questo piccolo borgo, che tanto ha ispirato il genio di Salvatore Quasimodo e Andrea Camilleri, è molto noto anche per il suo vino rosso Mamertino DOC, citato persino da Giulio Cesare nel “De Bello Gallico”.
Per raggiungere la chiesa devi intraprendere una passeggiata in salita che però, a dispetto della fatica, ti regalerà panorami indimenticabili sulle Isole Eolie, sulla città di Milazzo e sui vicini Laghi di Marinello.
Una volta in cima, eccoti davanti al Santuario di Tindari, nato li dove sorgeva il Tempio di Cerere prima e un antico castello poi. Il nucleo originario dell’edificio, rimasto indenne alle incursioni arabe, affonda le radici al 1500 ma, visto il continuo afflusso di pellegrini, si è pensato di ingrandirlo. La versione che oggi si apre davanti ai tuoi occhi, comprensivo anche degli alloggi che operano nel luogo di culto, è il frutto di un lunghissimo restauro iniziato nel ‘700 e terminato nella metà del ‘900.
Entrando nel santuario a tre navate resterete affascinati dai marmi policromi, dai mosaici e dalle coloratissime vetrate istoriate dove potrete leggervi le quattro virtù cardinali, le immagine della Vergine che accoglie i pellegrini e quelle della Fede, della Speranza e della Carità.
La leggendaria Madonna Nera
A catturare la vostra attenzione sarà però il ricco baldacchino che spicca dorato al centro dell’altare, custode della Madonna Nera che attira da secoli fedeli da tutta l’isola e non solo.
La statua, risalente presumibilmente al IX secolo, è di origine bizantina e mostra la Vergine seduta con in grembo suo Figlio, Gesù Bambino: osserva il suo volto eccezionalmente allungato in scuro legno di cedro del Libano e la corona portata come se fosse un turbante arricchito di ornamenti dorati; la veste rossa è in parte coperta da una tunica arricchita da stelle dorate.
Molte sono le leggende che ammantano questa misteriosa statua e la sua ubicazione. Una di queste narra che la scultura fosse stata imbarcata su una nave dall’Oriente per sfuggire alle esecuzioni iconoclaste messe in atto da Leone III Isaurico. Nel corso della navigazione la nave si riparò nella baia di Tindari oggi nota come Marinello ma non riuscì più ad abbandonare l’insenatura se non dopo aver sbarcato tutto il suo carico, compresa la statua della Madonna Nera. La reliquia fu così trasportata in cima al colle dove sorse il santuario dominando la stessa baia sottostante e la spiaggetta, anch’essa legata alla venerazione della Vergine di Tindari.
Si racconta infatti che una donna si recò al santuario per pregare la Madonna per la guarigione della figlioletta malata; arrivata sul posto rimase perplessa davanti alla statua nera, giudicandola “una schiava negra”. Appena fuori dalla chiesa però la piccola bimba le scivolò dalle braccia cadendo dal precipizio, ma all’improvviso le acque sottostanti si aprirono e la sabbia creò miracolosamente una morbida culla che accolse la piccola salvandole la vita.
Non vi è dubbio alcuno che la Sicilia sia una terra, che dal punto di vista archeologico, accoglie vestigia tali da essere in grado di suscitare curiosità, interesse ed emozione.
La storia antica che passa attraverso dominazioni millenarie, ha regalato alla Sicilia una faccia dai molteplici aspetti ed una poliedricità culturale di valore inestimabile.
Se qualcuno di voi avrà occasione di visitare il Museo Archeologico regionale di Agrigento potrà scoprire, insieme a reperti di pregio assoluto, una testimonianza storica, per certi versi unica, che riproduce il Triskele, uno degli emblemi più enigmatici della cultura celtica.
Il Triskele, che riproduce la simbologia del numero Tre presente in vari ambiti applicativi, non è così distante, come si potrebbe pensare, dalla cultura e della storia siciliana ed è curioso e significativo, rinvenire tale reperto storico nel bellissimo Museo Pietro Griffo di Agrigento.
A ben vedere, infatti, le storie sembrano coincidere avvolte da un alone di mistero; il Triskele, non a caso, sta alla base del simbolo siciliano per eccellenza: la Trinacria.
Alla scoperta della storia della Trinacria
Con il termine di Trinacria, in araldica, si suole indicare una raffigurazione femminile avente la testa di Gorgone ed il corpo costituito da tre gambe piegate all’altezza del ginocchio e attaccate direttamente al capo senza un busto.
Il volto di Gorgone è incorniciato da lunghi capelli intrecciati con spighe di grano mentre gli arti appaiono piegati in modo innaturale.
Le Gorgoni, in mitologia greca, erano mostri terribili con serpenti al posto della chioma, zanne di cinghiale e lunghi artigli di bronzo. Figlie di Forco e Ceto erano tre sorelle ognuna delle quale rappresentava, rispettivamente, la perversione intellettuale (Medusa), quella sessuale (Euriale) e quella morale (Steno).
Fu durante il periodo di dominazione greca che la Sicilia fu pian piano associata alla raffigurazione femminile a tre arti; d’altronde la particolare forma dell’isola doveva aver colpito, e molto, l’immaginario collettivo del tempo.
La Sicilia, ha una forma alquanto particolare; a ben guardarla, infatti, pare essere un triangolo perfetto; i tre arti della raffigurazione simboleggiano i tre vertici del triangolo stesso (capo Peloro, capo Passero e capo Lilibeo) mentre i capelli intrecciate con le spighe di grano indicano l’ubertosità della terra.
Il volto di Gorgone, invece, sembrerebbe essere un dettaglio legato alla cultura e alla tradizione siciliana e indicherebbe un vero e proprio talismano porta fortuna contro la superstizione.
Per i Greci, profondamente intrisi di simbologie religiose di dei e semi dei, la Sicilia era un luogo avvolto di misteri ove l’incognito la faceva da padrone; fu anche per questo motivo che l’isola venne accostata ad un simbolo tanto complesso.
Durante la dominazione romana, l’emblema della Trinacria si afferma nelle arti figurative e diventa un solido emblema della regione; numerose sono le rappresentazioni su vasi e maschere che appaiono essere dei veri propri talismani per allontanare le congiunture maligne.
La bandiera siciliana
La Trinacria, è la raffigurazione che compare ancora oggi sulla bandiera della regione Sicilia; la Gorgone giace su uno sfondo giallo e rosso a simboleggiare una terra dalla forma triangolare, fertile e forte (l’arto piegato in modo innaturale è un simbolo di forza già utilizzato simbolicamente sullo scudo dei soldati greci).
Anche i colori che compongono lo sfondo della bandiera non sono casuali e stanno ad indicare il coraggio e la passione che le città di Palermo e Corleone produssero per combattere l’autorità francese durante i Vespri del 1282.
La pasta con le sarde è un piatto tipico della cucina siciliana, specificamente della zona di Palermo, dove per l’appunto l’ingrediente principale è la sarda.
Nato come un piatto povero nell’800 d.c., riesce ad amalgamare alla perfezione gli odori e i sapori tipici della Sicilia con note agrodolci e un’anima verace. Di seguito riportiamo una ricetta universalmente accettata di questo inebriante piatto tipico tradizionale.
Preparazione
Dosi: 4 persone
Difficoltà: media
tempo: 50 minuti
Ingredienti:
– 400 g di finocchietto
– 300 g di sarde fresche
– 30 g di pinoli
– 1 cipolla
– 2 filetti di acciuga
– 30 g di uvetta
– 300 g di bucatini
– 2 filetti di acciuga
– olio extra vergine di oliva
– zafferano in polvere
– pepe
– sale
Procedura
Innanzitutto è necessario mondare il finocchietto per ricavarne la parte più tenera; lavarlo e sbollentarlo in acqua salata e bollente per circa 10 secondi. Scolarlo senza buttar via l’acqua dalla pentola. Pulire le sarde rimuovendo la testa, la coda e la lisca.
Mettere a mollo l’uvetta. Tritate la cipolla e adagiatela in una padella larga con alcuni filetti di acciuga tagliati; versare un bicchiere d’acqua, un pizzico di sale e 70 g di olio. A cottura ottimale aggiungere mezza bustina di zafferano diluita in un bicchiere d’acqua.
Aggiungere l’uvetta e i pinoli alla cipolla e mescolare per circa un minuto. Aggiungete al composto le sarde, il finocchietto e il pepe; mettete il coperchio e lasciate cuocere per 2 minuti. Mandare nuovamente in bollitura l’acqua del finocchietto e versare all’interno i bucatini, da scolare al dente; successivamente versarli nella padella con le sarde e mescolare il tutto. Lasciare riposare per 3 minuti.
Il pesce spada alla siciliana è un fantastico secondo piatto dalla semplice preparazione che ti farà fare un figurone con tutti i tuoi ospiti.
È una pietanza molto conosciuta in tutta la Sicilia, specialmente nel messinese, ma con questa ricetta potrai preparalo ovunque ti trovi e mettere in tavola
Il suo sughetto è così versatile che diventerà un tuo cavallo di battaglia in cucina per condire anche la pasta o carni bianche come pollo e tacchino.Ingredienti per 4 Persone- 300 grammi di pesce spada affettato
– 50 grammi di olive verdi denocciolate
– 1 spicchio d’aglio
– 30 grammi di olio EVO
– Origano
– Sale e Pepe
– 10 grammi di pinoli
– 300 grammi di pomodorini
Procedimento
– In una grande casseruola versa l’olio con l’aglio e lascia rosolare per due minuti affinché insaporisca bene;
– Lava e taglia a metà i pomodorini, versali nella casseruola, aggiungi sale e origano e fai cuocere per circa 10 minuti;
– Aggiungi le olive tagliate a rondelle, rimuovi lo spicchi d’aglio e aggiungi il pesce spada, avendo cura di farlo cuocere due minuti su un lato;
– Gira il pesce spada sull’altro lato, copri la casseruola e fai cuocere per altri due-tre minuti;
– Spolverizza con pepe nero a piacere e spegni la fiamma;
– Tosta i pinoli per qualche minuto in una padella calda, mescolando spesso affinchè non brucino;
– Metti il pesce spada in un piatto da portata, sistemando sopra il sughetto e i pinoli;
– Servi il pesce spada alla siciliana quando è ancora molto caldo.
Consiglio
È bene consumare subito questa portata, altrimenti puoi conservarla in frigorifero per un paio di giorni, purché riposta in un contenitore ermetico.
Federico nacque nel 1272 da Costanza di Hohenstaufen e Pietro III di Aragona. Legittimo erede della dinastia sveva, divenne re quando la gli angioini vennero cacciati dalla Sicilia e lui prese il nome di Federico III, proclamato re nel 1295, a 23 anni. Di ete inferiore al Fratello Giacomo III d’Aragona, il suo potere venne ostacolato fin dal primo giorno dalle famiglie nobili Chiaramonte, Peralta, Moncada, Palizzi e Ventimiglia, queste avevano infatti molte terre e poteri feudali e temevano che il re potesse usurpare il dominio. Non sorprende che, nonostante il regno l’avesse impedito, esercitassero comunque i loro poteri, entrando quindi in contrasto con la Gran Corte criminale. Federico III era un uomo astuto, intelligente e profondamente legato alla sua Sicilia ma questo non assicurò all’isola la prosperità e la ricchezza che meritava. Furono Infatti tantissime le congiure e le guerre che ne frammentarono il benessere.
La Guerra del Vespro
Questa lotta interna fu voluta in parte proprio dal re, in quanto violò un accordo prestabilito. La Guerra del Vespro terminò nel 1302, Federico sposò Eleonora d’Angiò, diventando quindi il re di Trinacria (l’appellativo “re di Sicilia” era utilizzabile solo dal re di Napoli); secondo gli accordi, dopo la sua morte, il dominio della Sicilia sarebbe ritornato agli angioini ma ciò non accadde perché il re rivendicò il suo trono, cercando di tramandarlo al figlio Pietro. Ciò comportò la continuazione della famosa Guerra del Vespro nel 1313, quest’ultima terminò solo nel 1372 grazie al Trattato di Avignone. Per tutta la sua vita, Federico III, si ritrovò a vivere tra battaglie e ostilità: dalla casa d’Angiò a diversi Baroni e nobili siciliani, perfino la Chiesa che desiderava ardentemente un ritorno alla casata francese. Il re morì a soli 65 anni dopo una lunga malattia, la podagra, e venne imbalsamato e trasportato nel Castello Ursino di Catania. Il desiderio del re era quello di essere sepolto nella Cattedrale di Palermo ma a causa della guerra ciò non potè avvenire e oggi riposa nella Cattedrale di Catania. la moglie Eleonora D’Angiò si ritrovo quindi a divenire suo malgrado reggente di Sicilia, quest’ultima rivelò sempre uno smodato amore per Paternò dove aveva anche un castello oltre a diversi palazzi e casali nelle vicinanze.
Il castello di Paternò
Il castello di Paternò è un forte simbolo del luogo, questo venne costruito nel 1072 dal Gran Corte Ruggero per proteggere la zona dalle frequenti invasioni islamiche che portavano terrore e saccheggi all’isola. In seguito, dopo vari assegnamenti e concessioni, passò, insieme ad altri territori, alla Camera Reginale di Federico III d’Aragona. Quest’ultimo donò il castello alla moglie Eleonora d’Angiò che la ebbe particolarmente a cuore per tutta la vita. L’edificio è molto alto, è stato eretto infatti in altezza e conta 4 livelli. A piano terra c’è la cappella di San Giovanni con degli stupendi affreschi risalenti al XV secolo, al primo piano c’è un salone con molte armi medievali mentre invece al quarto piano una serie di stanze dove il re e sua moglie vivevano. Nel XVIII secolo il castello venne usato come carcere per poi essere abbandonato, subendo quindi un degrado che spinse la regione a ristrutturarlo alla fine dell’800, restituendogli la sua antica bellezza.
Il Falsomagro è una famosa ricetta siciliana e non è altro che un grande involtino di carne di vitello farcito con mortadella, uova e spinaci.
Il tutto verrà poi avvolto e cotto nella salsa di pomodoro.
Ecco la ricetta di questa irresistibile delizia.
Ingredienti del Falsomagro per 6 Persone:
– 1 Kg di carne di vitello in una sola e unica fetta battuta;
– 150 gr di mortadella a fette;
– 2 mazzetti di spinaci;
– 4 cipollotti di tipo lungo;
– 3 cucchiai di formaggio gratuggiato (grana o pecorino);
– 6 uova sode;
– 1 gambo di sedano;
– 125 ml di olio extravergine di oliva;
– 1 carota piccola tagliata a dadini;
– 2 litri di passata di pomodoro;
– 2 foglie di alloro. Procedimento:
– Inizia a preparare la salsa scaldando l’olio in una casseruola abbastanza grande da contenere il rotolo di carne;
– Fai soffriggere la carota, il sedano e la cipolla finchè quest’ultima non sarà dorata;
– Aggiungi la passata di pomodoro e l’alloro;
– Condisci con sale e pepe e lascia a cuocere a fuoco lento;
– Disponi la fetta di carne sul tavolo, condiscila con sale e pepe e distribuisci il formaggio grattuggiato;
– Disponi la mortella e coprila con le foglie di spinaci;
– Poni al centro della carne le uova in fila, regola di sale e pepe e arrotola la carne su ste stessa, avendo cura di legarla con spago da cucina per non far fuori uscire il ripieno;
– Rosola la carne in una grande padella da tutti i lati e aggiungi la salsa;
– Copri la padella e fai cuocere a fuoco bassissimo per un’ora/un’ora e mezza, girando ogni tanto;
– Togli il rotolo dalla salsa e fallo intiepidire prima di rimuovere lo spago;
– Taglialo a fette spesse e servilo su un piatto da portata, completando con la salsa rimanente.
Da venerdì 3 a lunedì 6 maggio, in piazza Università, adulti e bambini della città siciliana avranno la possibilità di “entrare virtualmente” in uno stabilimento produttivo, scoprire i segreti del “mangiar sano” e partecipare ad una serie di divertenti attività, sotto la guida di un team di esperti della nutrizione.
Utilizzare la tecnologia per scoprire alcuni piccoli segreti per rispettare l’ambiente, imparare a conoscere le proprietà nutrizionali degli ingredienti e i migliori abbinamenti per affrontare i cinque pasti della giornata e persino “entrare virtualmente” in uno stabilimento per vedere, passo dopo passo, come nasce un prodotto. Ha il sapore di un vero e proprio percorso hi-tech sulla corretta alimentazione il Tour del Mulino, l’imperdibile appuntamento che nelle sette precedenti edizioni ha coinvolto più di 1 milione di persone in 164 città e che sarà a Catania, in piazza Università, da venerdì 3 a lunedì 6 maggio.
All’interno di una struttura di oltre 300 mq, che richiama l’iconico Mulino e che racchiude sei diverse isole tematiche, un team di esperti della nutrizione sarà disponibile a colmare gap informativi e a fornire utili suggerimenti ai visitatori, guidandoli in un percorso conoscitivo ed esplorativo alla scoperta delle materie prime di qualità, l’attenzione alla pluralità delle esigenze alimentari, la tutela della natura attraverso il riciclo e il risparmio delle risorse, l’agricoltura sostenibile e l’importanza di una filiera trasparente e controllata.
Tra i fiori all’occhiello del Tour del Mulino 2019 c’è Dove nascono i prodotti, un’ampia area dalla forma circolare che permetterà ad adulti e bambini di essere “trasportati virtualmente” all’interno di un vero e proprio stabilimento. Merito di un’innovativa tecnologia, che prevede una proiezione filmata a 360° e che darà la possibilità a tutti i visitatori di scoprire i processi produttivi che danno vita ad alcune tra le più note merendine Mulino Bianco.
Una vera e propria “Dispensa interattiva”, caratterizzata da ampi display touch screen, consentirà di approfondire il tema degli ingredienti, le loro origini e i principali utilizzi. All’interno di un angolo dedicato alla Buona Nutrizione si potranno invece scoprire valide combinazioni di gusto dedicate ai cinque principali pasti della giornata.
Nella sezione dedicata alla Carta del Mulino, i visitatori conosceranno il nuovo disciplinare sulla coltivazione sostenibile dedicato alla farina di grano tenero. Attraverso un gioco interattivo, ci sarà ad esempio la possibilità di scoprire che Mulino Bianco dedica il 3% dei campi di grano tenero alla coltivazione dei fiori che favoriscono la biodiversità e la proliferazione delle api. Infine, presso la Colonna delle Idee, i partecipanti potranno impegnarsi in prima persona a favore di un mondo più sostenibile, semplicemente cogliendo un suggerimento per un piccolo gesto quotidiano, con l’obiettivo, ad esempio, di ridurre le emissioni di Co2 o risparmiare energia elettrica e acqua potabile.
L’edizione 2019 del Tour si arricchisce inoltre di uno spazio appositamente pensato per i “giovanissimi” che, sotto la supervisione di un educatore, avranno la possibilità di giocare, disegnare, colorare e persino partecipare ad interessanti laboratori sul tema del riciclo, imparando a costruire nuovi oggetti a partire dalle vaschette delle merendine.
Il Tour del Mulino sarà a Catania, in piazza Università, da venerdì 3 a lunedì 6 maggio dalle ore 10.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 21.00. Per ulteriori informazioni: www.mulinobianco.it/tour
I carciofi alla siciliana vengono farciti con un ripieno vegetariano molto povero, tipico della cucina contadina. In Sicilia vengono chiamati carciofi “ammuddicati”, ovvero farciti con la mollica di pane. È un ottimo piatto vegetariano ma, volendo, si possono aggiungere all’impasto dei filetti di acciuga, che precedentemente vanno tritati in modo fine.
Io personalmente uso il carciofo siciliano, che è molto più saporito, farcito da provolone o da caciocavallo.
Preparazione dei Carciofi
Per preparare i carciofi ripieni alla siciliana, occorre pulirli con molta attenzione, eliminando le foglie esterne, le più dure, e il gambetto. Mi raccomando, non gettatelo via perché vi potrebbe ritornare utile per preparare, in seguito, un risotto.
Mettere poi il cuore di ogni carciofo dentro una ciotola, contenente dell’acqua fredda e il succo di mezzo limone, onde evitare di farli annerire.
In un’altra ciotola si procede con la preparazione della farcia, mescolando il pane, il prezzemolo, l’aglio, il pecorino e il parmigiano tritati finemente, una manciata di pepe e un pizzico di sale. Inumidire il tutto con un po’ d’olio, senza renderlo appiccicoso. Dopo aver riempito ogni carciofo abbondantemente, disponeteli in piedi con la parte che contiene il ripieno verso l’alto in una teglia con i bordi alti. Sulla teglia va aggiunta dell’acqua con qualche goccia di limone. Dopo aver coperto la teglia con la carta d’alluminio, cuocere finché il carciofo non sarà tenero.
Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco Bellini nacque a Catania il 3 novembre 1801 da Rosario e da Agata Ferlito e fu il primo di sei fratelli. Manifestò fin da piccolo una grande predisposizione alla musica ed è all’opera lirica che dedicò la sua breve esistenza. Vincenzo Bellini, nella sua formazione si mosse a partire dai modelli della tradizione napoletana dell’opera, ma nelle sue composizioni riuscì a mettere insieme la formazione classica e quella romantica, dando una forte rilevanza al canto sia dal punto di vista vocale che strumentale.
Gli venne attribuito il soprannome di Cigno per il suo essere biondo, alto e slanciato: il suo aspetto elegante, unito alle sue capacità come musicista, da un lato lo resero parte integrante delle occasioni di festa dell’alta società, dall’altro agevolarono le sue relazioni amorose. Nella sua vita emergono in particolare gli amori con Maddalena Fumaroli e con Giuditta Cantù. La storia con la Fumaroli è stata per un certo periodo ostacolata dal padre di lei, un giudice napoletano poco convinto dalla carriera del giovane all’epoca ancora non decollata: quando il Cigno fece il suo esordio alla Scala, l’uomo cambiò idea sull’unione tra i due ma nel frattempo l’aveva cambiata Bellini, con grande dispiacere della Fumaroli. Il secondo amore più noto del Bellini fu Giuditta Cantù, moglie dell’imprenditore Ferdinando Turina.
La storia di Vincenzo Bellini
Le doti musicali di Bellini erano già così chiare fin da subito che gli fu assegnata dall’amministrazione di Catania una borsa di studio che gli permise di frequentare il Real Collegio di Musica di S. Sebastiano a Napoli: a 18 anni ha luogo quindi il primo di tanti spostamenti che hanno allontanato il giovane dalla città natale.
Nel suo primo periodo a Napoli fu allievo del maestro Giovanni Furno e conobbe il calabrese Francesco Florimo, con cui stabilì una solida amicizia e che dopo la sua morte divenne il suo biografo.
Successivamente passò alla scuola di contrappunto con Giacomo Tritto e nel 1823 a quella di composizione con Nicola Antonio Zingarelli, colui che lo avvicinò allo studio dei classici in maniera sistematica. Lo studio con Zingarelli si rivelò decisivo e permise a Bellini di conciliare l’apprendimento delle regole con l’espressione libera della propria creatività.
Nel 1825 concluse gli studi al conservatorio con l’esecuzione dell’opera in tre atti “Adelson e Salvini” che fu scritta su libretto di Andrea Leone Tottola. L’anno seguente ottenne il primo successo con l’opera dal titolo “Bianca e Gernando” messa in scena al Teatro San Carlo di Napoli e scritta stavolta su libretto dell’allora sconosciuto Domenico Gilardoni. Il titolo sarebbe stato “Bianca e Fernardo”, ma la censura costrinse ad apportare quella modifica per non nominare il nome del principe ereditario Ferdinando di Borbone: venne poi allestita con questo titolo al Teatro Carlo Felice di Genova.
Questa opera si caratterizza per l’attenzione posta sull’intensità espressiva anche a discapito della melodia: Bellini iniziò a impiegare il declamato arioso come sua cifra stilistica, a rendere ben netta la separazione tra recitativo e aria.
Nel 1827 seguì un ulteriore spostamento altrettanto importante, a Milano: qui al Teatro alla Scala mise in scena “Il pirata”, il cui libretto fu scritto dal genovese Felice Romani. L’opera ottenne così tanto successo che venne replicata nel 1828 a Vienna.
L’ottimo riscontro ricevuto confermò la collaborazione di Bellini con la Scala, dove l’anno successivo fu messa in scena “La straniera”: ormai lo stile del Cigno catanese iniziava a essere piuttosto noto e apprezzato.
L’imminente inaugurazione del Teatro Ducale di Parma si rivelò un’occasione, dato che venne chiamato dalla duchessa Maria Luigia in seguito a degli accordi che non erano andati a buon fine con Rossini: “Zaira” del 1829 ebbe un riscontro particolarmente freddo e non venne mai più eseguita. L’11 marzo 1830 al Teatro La Fenice di Venezia venne rappresentata per la prima volta “I Capuleti e i Montecchi”, che costituisce una novità tra i melodrammi: si segnalavano infatti l’uso dei mezzi espressivi e degli influssi da altre melodie. Bellini a quel punto della sua carriera iniziava a essere riconosciuto come un’alternativa a Gioacchino Rossini dotata di una propria personalità.
Nel 1831 andarono in scena “La sonnambula” al Teatro Carcano di Milano e al Teatro la Scala il suo capolavoro, “Norma”, che però inizialmente non ricevette un particolare favore del pubblico e della critica. Nella “Norma” Bellini decise di puntare sull’essenzialità e di evitare di chiudere con un finale pieno di cori e di comparse: riprese un elemento della tradizione, in questo caso quella dell’opera vivaldiana, e finì il primo atto semplicemente con un terzetto. Nel 1833 rappresentò “Beatrice di Tenda” al Teatro La Fenice di Venezia e nello stesso anno da Milano si trasferì a Londra e in seguito a Parigi: quest’ultimo spostamento segna un ulteriore momento di crescita artistica di Bellini, che lì entrò in contatto con musicisti importanti come tra gli altri Chopin. Al Théâtre italien di Parigi nel 1835 mise in scena “I puritani”: riscosse un grandissimo successo e gli venne attribuita la Legion d’Onore, che in Francia rappresenta la massima onorificenza. Era in procinto di scrivere una composizione in francese per il Teatro dell’Opéra di Parigi, ma una malattia intestinale, che aveva già presentato delle avvisaglie anni prima, il 23 settembre 1835 a soli 33 anni lo portò alla morte. Nonostante la chiara cronicità del disturbo gastrointestinale che aveva colpito Bellini, dopo la sua morte in alcuni ambienti si iniziò a pensare che fosse stato avvelenato. Le questioni amorose e le frequentazioni del compositore ritornano anche in queste congetture, dal momento che fu ipotizzato che gli assassini potessero essere una sua amante, la contessa Samoyloff, o i coniugi Levys, presso cui era ospite. Il re di Francia e Rossini vollero che l’autopsia mettesse la parola “fine” a queste voci e così in effetti è stato.
Dove si trova la tomba di Vincenzo Bellini
Data la considerazione che in Francia si aveva di Bellini, che si era trovato in quegli anni all’apice della sua carriera, inizialmente non si pensò di riportare il suo corpo nella terra natia e fu sepolto nel cimitero Père Lachaise: lì vi rimase per oltre quaranta anni, la sua tomba si trovava vicino a quelle di Chopin e di Cherubini. Solo nel 1876 la salma fu trasferita nel Duomo di Catania, dove tutt’oggi è possibile vedere la tomba realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara e che si trova in corrispondenza del secondo pilastro della navata destra. Sulla lapide si può leggere un’iscrizione che cita l’incipit dell’aria de “La sonnambula”: “Ah! non credea mirarti / Sì presto estinto, o fiore”.
Con il boom del settore pubblicitario sono sempre più le imprese specializzate nella realizzazione e vendita di insegne a Catania.
L’importanza delle insegne a Catania
Catania è una città molto grande e viva, con un commercio fiorente che richiede una buona visibilità per chi ha negozi o altri tipi di aziende.
La pubblicità ed il marketing si sono affermate negli ultimi anni come la chiave di successo di molte attività commerciali.
Le migliori imprese di insegne si distinguono non solo per la quantità di prodotti, ma sopratutto per la qualità, il rapporto qualità-prezzo, i consumi ridotti e il design che propongono. Queste non solo si occupano della vendita di insegne, ma di norma offrono servizi personalizzati come la progettazione, la realizzazione e la distribuzione di materiale pubblicitario.
Se intendi aprire un business, è essenziale che ti affidi a dei professionisti seri che ti aiutino a crearti una vasta rete di clienti e di contatti. Aumentare la clientela è importantissimo anche per le imprese di successo, che devono sapersi rinnovare affinché gli affari vadano sempre ad aumentare.
Ogni prodotto ha il suo target e per questo è normale affidarsi a degli esperti che sappiano consigliarti la giusta pubblicità ed i prodotti vincenti.
Le insegne e il materiale pubblicitario sono la vetrina del tuo business e per questo è necessario scegliere le agenzie che abbiano personale qualificato e brillante.
Se hai bisogno di un insegna per le tua attività ti consigliamo le 5 migliori aziende di insegne a Catania.
Le migliori aziende di insegne a Catania
Fabbrica Pubblicitaria
Una delle migliori aziende è Fabbrica Pubblicitaria specializzata in strutture, insegne, allestimenti e stampe per tutti i tipi di business. Se ad esempio hai bisogno di progettare l’insegna per aumentare la visibilità del tuo negozio, Fabbrica Pubblicitaria si occuperà sia del disegno che della realizzazione delle segnaletiche poiché all’avanguardia nella gestione dell’intero processo produttivo. E’ molto apprezzata anche perché offre ai suoi clienti la manutenzione delle installazioni su tutti i prodotti pubblicitari.
Grazie alla sua ventennale esperienza e al suo staff qualificato è la scelta sicura a cui affidare la progettazione della tua insegna.
Payback Adv
Altra ditta molto amata per i suoi prodotti è la PayBack Adv, agenzia specializzata nella realizzazione di insegne e materiale pubblicitario. Moderna e all’avanguardia, impiega i migliori materiali e consiglia le più efficaci strategie per realizzare la tua campagna pubblicitaria offrendoti la possibilità di accedere ad un pubblico ampio. E’ molto apprezzata per il design e la qualità dei suoi manifesti, e si occupa di installare il materiale nei punti più cruciali del territorio.
Se hai intenzione di estendere il tuo business, questa agenzia offre la possibilità di avere massima visibilità a prezzi contenuti.
Scirocco Meditteranean Creative Lab e la Keo Srl
Altre agenzie apprezzate per i loro lavori sono la Scirocco Meditteranean Creative Lab, abile nella produzione di materiale pubblicitario e di campagne pubblicitarie, e la Keo Srl. nota per la produzione di insegne pubblicitarie ed insegne luminose.
La Scirocco Meditteranean Creative Lab ha nel suo staff solo professionisti esperti del settore pubblicitario. Attraverso la loro consulenza puoi farti fare un preventivo non solo per la tua campagna marketing, ma anche un piano che comprenda insegne per migliorare i tuoi profitti.
La Keo Srl è invece un’azienda giovane e dinamica. E’ apprezzata per la creatività che applica nella progettazione e nella realizzazione delle sue insegne. E’ l’ideale se ha deciso di rinnovare le insegne del tuo esercizio commerciale. Nata a Roma, l’agenzia è riconosciuta per la qualità dei suoi prodotti in tutta la Sicilia. Ha un ottima rete di collaboratori e partner con i quali si confronta e propone le migliori strategie ed insegne commerciali.
Promoideaitalia SRLS
Se hai invece necessità di una insegna per tabacchi, hai la possibilità di affidarti alla Promoideaitalia SRLS, specializzata proprio in questo settore. Questa agenzia ha una lunga esperienza ed è molto apprezzata per la qualità delle insegne luminose. Grazie al loro servizio potrai segnalare adeguatamente la presenza della tua impresa in modo originale.
A Catania si trova uno dei musei di arte contemporanea più interessante di tutta l’isola. La Sicilia è famosa per essere una terra ricca di tradizioni, cultura, cucina e storia, un luogo ove il passato ha grande importanza. Allo stesso tempo però, soprattutto per l’arte, bisogna dare il giusto valore ai lavori presenti ed è proprio questa la missione del museo.
Il Museo di Arte Contemporanea di Sicilia
Il MacS è posto all’interno della Badia Piccola del Monastero di San Benedetto e l’edificio pare sia stato realizzato da Giovanni Battista Vaccarini. Sorge in via Crociferi ma in realtà l’ingresso si trova in via San Francesco d’Assisi ed è stato inaugurato nel 2013, precisamente a giugno. Da quel momento in poi, successivo al restauro, la costruzione ha continuato ad esporre e organizzare diverse mostre ed eventi culturali di rilievo oltre ad essersi ingrandito nel tempo. La collezione presente è infatti cresciuta e vi è stata la necessità di utilizzare anche il piano superiore della sua sede a Catania.
Arte e Collezioni
Il museo vive in armonia con il luogo che lo ospita, risultando attorniato dagli spettacolari ed eleganti affreschi della chiesa di San Benedetto, che è connessa al Monastero. Il Macs si afferma unendo dunque alla bellezza delle architetture. Il barocco, soprattutto il lato pittorico, si unisce così alle opere contemporaneo nel tentativo di dare spessore alla cultura e ai beni culturali dell’isola. La storia dunque si fonde al presente, all’arte attuale e all’estro degli artisti del periodo che si son distinti per qualità, talento e genio. Il museo si pone inoltre come missione quella di promuovere la conoscenza dell’arte siciliana e italiana a livello nazionale e internazionale. Si riserva anche di dare spazio ad artisti emergenti che necessitano di un certo trampolino di lancio, così come ad artisti già ben noti.
Con le sue collezioni il MacS tenta di proseguire la produzione di contenuti focalizzandosi soprattutto nell’importanza dell’immagine e della sua principale funzione, quella evocativa. Il modo con il quale le immagini possano portare colui che le osserva a ricordare o pensare a qualcosa, ad evocare in lui sensazioni ed emozioni differenti. Vengono valorizzate le idee e le novità, ma anche la capacità tecnica, il talento, l’armonia, la somiglianza e la realtà delle opere. Tutto questo si fa tenendo sempre in considerazioni i mezzi e le necessità degli artisti così come del pubblico che fruisce del museo.
Tra gli artisti che espongono le loro opere nel museo si trovano diverse categorie che rientrano nella pittura, scultura e fotografia. Tra le opere presenti si trovano quelle di:
• Alessandro Reggioli
• Carmelo Nicosia
• Annalù Boeretto
• Alessio Deli
• Carlos Asensio Sanagustìn
• A. Timofeev
• Bob Clyatt
Ma questi sono solo alcuni dei numerosissimi nomi prestigiosi che si possono trovare durante una visita al museo.
Info:
Via S. Francesco D’Assisi, 30, 95124 Catania CT
095 617 2035
L’uovo di Pasqua è sicuramente il dolce più diffuso e caratteristico di questa festività:
le uova di cioccolato sono infatti utilizzate per simboleggiare la vita e per celebrare la resurrezione di Gesù Cristo. Scambiarsi le uova però è in realtà un’usanza dalle antichissime origini che si dice siano ricollegate alla civiltà persiana, per i quali l’uovo rappresentava un simbolo della rinascita della vita durante la stagione primaverile. Oggi ti spiegheremo come fare delle uova di Pasqua fatte in casa in modo semplice, economico e soprattutto gustoso per poter sorprendere amici e parenti con uno dei regali più amati di sempre.
Ingredienti
– 300 gr di cioccolato a scelta purché di ottima qualità;
– un termometro da pasticceria;
– una griglia in acciaio;
– stampo in policarbonato.
Modalità di preparazione
Per preparare un uovo di Pasqua è innanzitutto necessario procedere con il temperare il cioccolato. Esso può avvenire in due modi, ovvero a bagno maria o servendosi del forno a microonde. Oggi ti illustreremo la modalità con il microonde che risulta essere più semplice e soprattutto veloce per sciogliere nel modo migliore il tuo cioccolato.
All’interno di un recipiente mettere 2/3 del cioccolato ed inserirlo nel forno alla potenza minima. Dopo circa mezzo minuto è necessario prelevarlo dal forno e mescolare con un cucchiaio di legno in modo energico e deciso. Fatto ciò, inserire il restante della cioccolata e ripetere l’operazione sino a quando non si sarà creata una crema omogenea e senza grumi. Lo scopo di questa pratica è quello di conferire al cioccolato sfuso una consistenza densa, maggiormente cremosa e ideale per creare uno stampo spesso e resistenze. Per temperarlo al meglio è necessario però che il cioccolato non entri mai in contatto con acqua o vapore; questo potrebbe contribuire alla formazione di grumi rendendo il vostro cioccolato non omogeneo. A seconda del tipo di cioccolato la temperatura dovrà essere massimo di 50° nel caso del fondente e 45°-40° se bianco o al latte.
A questo punto prendi una teglia, rivestila con della carta forno e procurati una griglia di acciaio per pasticceri. Fatto questo, possiamo passare con la copertura degli stampi con il nostro cioccolato. L’unica accortezza in questo caso è prestare la massima attenzione affinché ogni angolo sia ricoperto senza lasciare spazi vuoti. Una volta ricoperte entrambe le metà dello stampo in policarbonato, girale velocemente facendo colare il cioccolato in eccesso al di sopra della griglia. Elimina il cioccolato in eccesso servendoti di una spatolina e rifinisci i bordi affinché risultino completamente lisci. Adagiate in frigo gli stampi con al di sotto la griglia in modo che il cioccolato non coli e non sporchi la superficie del vostro frigorifero.
Dopo solo un quarto d’ora potrete da subito estrarre gli stampi per controllare la situazione; se lo spessore risulterà adeguato potrai procedere con il togliere le uova aiutandoti battendo delicatamente sulla superficie dello stampo. Per concludere, girali solo qualche secondo su di una padella calda in modo da scaldare le estremità e congiungerle perfettamente in modo solido. Dopo di che, potrai dare libero sfogo alla tua creatività realizzando le decorazioni e i motivi che più ti piacciono e terminare così il tuo uovo di Pasqua fatto in casa.
Con l’arrivo imminente della bella stagione è giusto che cominci a programmare in fretta le tue vacanze. Se sei residente presso il comune di Catania, in paesi limitrofi oppure vuoi semplicemente esplorare le numerose meraviglie che il capoluogo siculo è in grado di offrire ai suoi turisti ogni anno, non dimenticarti di valutare con attenzione ogni singola alternativa a tua disposizione. In seguito, troverai una lista che comprende i 5 migliori stabilimenti balneari attivi nei pressi del litorale catanese.
Lidi a Catania : “Le Capannine”, “Lido Europeo” e “Lido Arcobaleno”, la vacanza ideale nelle oasi di pace
A pochi passi dal mare, in una posizione strategica che lo vede posizionato tra il mare e la quiete della periferia, c’è il “Lido Le Capannine“, una piccola oasi di benessere e tranquillità che ti permette di trascorrere una buona vacanza all’insegna del divertimento, della pace e della comodità. Il villaggio sorge in prossimità della Playa di Catania ed è
contraddistinto dalla presenza di un litorale sabbioso che si affaccia direttamente su un mare cristallino e sempre pulito. Qualora decida di soggiornare presso “Le Capannine”, potrai beneficiare di tanti servizi, tra i quali: cabina, servizi igienici, bar e ristorante e, infine, la palestra, sempre aperta durante le ore diurne. Se ami particolarmente lo sport, puoi organizzare tornei e partite tra amici presso uno dei due campi di beach volley e beach soccer a disposizione dei soggiornanti. A pochi passi dallo stabilimento balneare “Le Capannine”.
Si trovano invece altre due oasi di benessere: alla playa di Catania
il “Lido Arcobaleno” e il “Lido Europeo“. Immersi totalmente nel verde, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, i due stabilimenti balneari si adattano perfettamente ad una moltitudine di esigenze particolari. Se disponi di una famiglia numerosa, porti con te bambini o persone anziane, le due attrazioni sono l’ideale per una vacanza coi fiocchi. Entrambe mettono a disposizione la possibilità di affittare una cabina, usufruire dei servizi igienico-sanitari come il bagno e la doccia ed il massimo del divertimento adatto a tutte le età. Tutti insieme, i tre stabilimenti balneari costituiscono uno dei tratti marittimi più interessanti del capoluogo siciliano.
Lidi a Catania: “Niki Village”, un’oasi di pace perfetta per adulti e bambini
Per le numerose attrattive messe a disposizione dei clienti, il lido Niki Village costituisce uno degli stabilimenti balneari più apprezzati del litorale siculo. A tutti i soggiornanti viene data la possibilità di approfittare di offerte vantaggiose, tutte rigorosamente ideate per venire incontro alle esigenze di adulti e bambini. Tra le numerose attrazioni a disposizione, si sottolineano: campi di tennis, beach volley, beach soccer e ping pong. Se sei un amante della vita notturna, puoi approfittare delle numerose serate organizzate dallo staff presso la discoteca, la location ideale dove puoi ballare, conoscere nuove persone e divertirti fino a notte fonda. Il “Niki Village”, inoltre, rappresenta il posto ideale per i tuoi eventi e feste private che intendi organizzare in occasione di una ricorrenza speciale.
Lidi a Catania: “Lido Aurora”, dal 1968 a disposizione delle famiglie
Il “Lido Aurora” si posiziona lungo il viale Kennedy, comunemente interessato dai diversi lidi allestiti in estate, presso il capoluogo siciliano. Eccelle per quantità e qualità di servizi messi a tua disposizione durante l’intero soggiorno estivo. É gestito da persone altamente qualificate che hanno realmente a cuore le esigenze dei clienti, essendo sempre pronti ad offrire loro una svariata gamma di servizi. Tra i principali, si evidenziano: il bar e il ristorante, il parco acquatico, l’animazione diurna, l’affitto di lettini ed ombrelloni e la possibilità di allestire diverse location per organizzare feste ed eventi privati. Soggiornando presso il “Lido Aurora”, potrai godere appieno di lunghi periodi di relax, grazie alle ampie aree verdi che circondano buona parte dello stabilimento balneare.
Le fake news non sono soltanto diventate attuali nell’ultimo periodo, ma anche nell’antichità le leggende o le notizie false hanno avuto il potere di diffondersi e di diventare addirittura un mito.
Vi vogliamo parlare di una fake news il cavallo senza testa di Catania che ha riscosso molto successo
anche nei secoli passati e che ancora oggi molti considerano una storia con un fondo di verità, anche se è stato confermato fosse soltanto una storiella inventata per proteggere la privacy di alcuni signorotti.
Siamo nel lontano 1700 a Catania e più precisamente in Via Crociferi, una delle storiche stradine del centro primigenio della città, dove invece oggi si affolla la movida catanese e ancora si possono osservare le tracce di un passato ricco di storie e leggende. La fake news o leggenda che riguarda Via Crociferi è ormai diventata di dominio pubblico e si è trasformata in vero e proprio mito, difatti non mancano i tour organizzati che hanno come meta anche questo luogo misterioso. Ma non perdiamoci in chiacchiere e passiamo al racconto della fake news del cavallo senza testa di Catania. L’antica Via dei Crociferi, era nel 1700 uno dei luoghi più frequentati dalla borghesia catanese, che erano soliti incontrarsi per dare sfogo alle proprie passioni segrete e a cospirare per ottenere potere e ricchezza. In questo scenario intrigante e misterioso, nacque la leggenda del cavallo senza testa.
Si narra che al calar delle tenebre, un terribile e spaventoso cavallo senza testa si aggiri tra i vicoli di Via Crociferi e nessuno l’ha mai incontrato ma si sentono solo i suoi zoccoli calpestare con irruenza l’antico selciato. La voce della terribile presenza subito si diffuse nella città e il popolo iniziò a disertare quella Via, solo un giovane contadino ebbe l’ardire di scommettere con i suoi amici di non aver paura del cavallo senza testa e che avrebbe percorso Via Crociferi al calar della notte. Per dimostrare il suo passaggio avrebbe piantato un chiodo nell’Arco del monastero di San Benedetto.
A mezzanotte in punto, l’impavido ragazzo, si recò in Via Crociferi e piantò il chiodo nell’Arco, il fato volle che non si accorgesse di essere rimasto impigliato con il mantello nel proprio chiodo e mentre cercava di scappare, sentendosi trattenuto da qualcosa, la paura ebbe il sopravvento e morì di infarto.
Al mattino, i catanesi trovando il corpo esanime del ragazzo crebbero alla leggenda del cavallo senza testa che aveva ucciso il giovane, colpevole di essersi spinto dove non doveva, da allora Via dei Crociferi venne completamente abbandonata.
I signorotti locali erano riusciti finalmente nel loro intento: allontanare gli sguardi curiosi e indiscreti del popolino, contando sulla loro ingenuità e sulle loro innate paure.
La storia del cavallo senza testa di Catania è il classico esempio di come una fake news può diventare nel tempo un vero e proprio mito.
Facendo un raffronto con le fake news che si leggono quotidianamente possiamo osservare un parallelismo: le notizie false vengono diffuse sempre per altri motivi e sono così ben strutturate che possono trarre in inganno anche chi non è ingenuo o credulone.
Se avete programmato di visitare Catania, provate ad avventurarvi al calar delle tenebre in Via Crociferi e chissà forse udirete anche voi il calpestio degli zoccoli del cavallo senza testa, ma in ogni caso evitate di piantare qualsiasi tipo di chiodo.
Merluzzo in Brodo di Zafferano: Una ricetta semplice e tradizionale
Il merluzzo in brodo di zafferano è una ricetta tramandata dall’esperienza delle nonne siciliane. Semplice sia per ingredienti che per preparazione, ma non per questo meno saporita. Se cerchi un modo alternativo di preparare il merluzzo (o nasello se parliamo del pescato locale), ed ami l’aroma intenso dello zafferano, hai trovato la ricetta perfetta. Con soli quindici minuti di preparazione, esclusa l’eventuale pulizia del pesce, potrai portare in tavola un eccellente secondo, da cui trarre persino un ottimo sughetto con cui insaporire la pasta. Ingredienti per 4 persone
3 merluzzi grandi
olio evo q.b.
1 cipolla
2 spicchi d’aglio
3 sarde sotto sale
1 bustina di zafferano
sale e pepe q.b. La preparazione
Per prima cosa eviscera e lava accuratamente il merluzzo. Metti da parte il pesce e procurati un tegame abbastanza ampio da riuscire a contenerlo tutto. Nel tegame metti a soffriggere con qualche cucchiaio di olio d’oliva, una cipolla intera e due spicchi d’aglio sminuzzati. Unisci in seguito tre sarde salate ben deliscate insieme ad un mestolo d’acqua calda fino a farle sciogliere.
Quando la cipolla sarà imbiondita, versa acqua calda a sufficienza da riuscire a coprire poi tutti i tranci. Aggiungi una bustina di zafferano, sale e pepe quanto basta. Taglia quindi i merluzzi in tre parti e inseriscili nel brodo. Lascia cuocere per sette o otto minuti. Servi col sughetto ed una spolverata di prezzemolo tritato.
La pizza è una delle tradizioni più sentite dal Belpaese e non sorprende: bella come pochi piatti al mondo, povera di ingredienti ma ricca di gusto, economica e personalizzabile. Rappresenta la scelta d’elezione per ogni occasione, diventando uno strumento sociale di aggregazione e amicizia.
Tutto il mondo la invidia e cerca di riproporla in varianti – gradevoli o pessime a seconda dei gusti – ma senza mai riuscire neanche pallidamente a imitarla.
Nonostante sia nata a Napoli, sono molti i pizzaioli a essersi specializzati per cucinarla al meglio e proprio a Catania ce ne sono moltissimi. Uno di questi è Luciano Carciotto, proprietario di 7+ a Catania e Nicolosi, Oro dell’Etna e 7Oro. L’imprenditore pizzaiolo è riuscito infatti a essere consacrato come il miglior pizzaiolo del mondo in una gara avvenuta a Las Vegas. Il premio si chiama Best of the Best e vede la partecipazione di bravissimi pizzaioli provenienti da tutto il mondo.
Chi è Luciano Carciotto
Luciano Carciotto è un ragazzo che fin dall’età di 14 anni ha scelto di lavorare e di portare a termine il suo grande sogno: quello di diventare un pizzaiolo. Erano anni molto diversi quelli di Carciotto, anni in cui un ragazzo adolescente doveva decidere se studiare oppure decidere di lavorare. Luciano non ha avuto mai questo dubbio, concentrandosi sulla propria passione e mantenendosi da solo piuttosto che pesare sui propri genitori. Fino ai 26 anni, il pizzaiolo ha lavorato anche a due o tre lavori diversi pur di esaudire il suo desiderio di aprire una pizzeria: la 7+ di Nicolosi. In questo locale il pizzaiolo porterà una ventata di innovazioni che saranno prontamente copiate da tutte le pizzerie della Catania e zone limitrofe, parliamo della pizza maxi da 37 cm di diametro oppure della prima pizza al gusto pistacchio, tra i più di tendenza di questi ultimi anni. Non passerà molto tempo prima che la pizzeria abbia un tale successo da spingerlo ad aprire una succursale a Catania.
Nel 2017 Luciano decide di provare a partecipare al campionato mondiale di pizzaioli a Las vegas, presentando la pizza “il Regno delle Due Sicilie“, un tributo alle proprie origini meridionali. La pizza era composta da un condimento con provola di Ragusa, pomodorino del piennolo del Vesuvio, pomodorini gialli del Vesuvio, pomodorini pachini, mozzarella di bufala campana, olive nere e gel di vino nerello mascalese. Il risultato fu un tripudio di sapori, profumi e colori da convincere la giuria di Las Vegas a fargli vincere il campionato e dargli il via per partecipare al Best of the Best.
Il Best of the Best
Il premio Best of the Best arriva nel 2019 grazie a una pizza che rappresenterà per Luciano Carciotto un vero e proprio ritorno al passato. Il pizzaiolo sviluppa la pizza “7Oro” fatta con un condimento di crema di pistacchio, funghi, guanciale, pomodoro pachino, scaglie di parmigiano reggiano, burrata di Andria e granella di pistacchio di Bronte. risultato è sbalorditivo: riesce a fondere in maniera magistrale il salato del pistacchio, la dolcezza del pomodoro, la cremosità della burrata, il grasso del guanciale e la croccantezza della granella di pistacchio, rendendo il sapore della pizza davvero unico e completo, un vero e proprio prodotto da ristorante gourmet. Non sorprende quindi che la vittoria sia andata al pizzaiolo catanese che ha ottenuto questa onorificenza riuscendo a sconfiggere tutti gli altri pizzaioli accorsi da tutto il mondo. Il premio Best of the Best avviene ogni quattro anni a Las Vegas, proprio come un’olimpiade; possiamo quindi dire che Luciano Carciotto sia il vincitore delle Olimpiadi della pizza.
Se ami Catania e le bellezze artistiche della ridente isola siciliana, non puoi perderti il Palazzo Musmeci, un gioiello dell’arte barocca situato ad Acireale, nel cuore della cittadina, in piazza San Domenico.
Si tratta di un edificio che risale al XVII secolo, fatto costruire dal barone Saverio Musmeci come organo di rappresentanza della famiglia e luogo di intrattenimento con concerti e serate musicali.
Il Palazzo Musmeci è sopravvissuto a diverse vicissitudini, tra cui la terribile eruzione dell’Etna del 1669, e si è mantenuto intatto fino ad oggi, durante i secoli.
È caratterizzato da una facciata che si sviluppa su tre piani, copiosamente decorata come vuole lo stile barocco dell’epoca: le finestre del primo piano si collegano, attraverso delle architravi, ai balconi del piano nobile ornate da ringhiere di ferro battuto lavorate a mano. L’ultimo piano è costellato da piccole finestre che ospitavano le stanze della servitù.
Di sicuro impatto è la maschera arcigna che sovrasta la porta in pietra lavica, mentre l’atrio è arricchito da statue maestose, come quella del dio Nettuno, e da materiali preziosi che dovevano esprimere l’importanza e la ricchezza della famiglia Musmeci.
In quasi ogni casa catanese quando si deve preparare il primo piatto per il pranzo pasquale non deve mai mancare la pasta co sugu di l’Agneddu, ossia la pasta con il sugo d’agnello. Vediamone ora la ricetta.
Quale tipo di pasta scegliere
La pasta al ragù di agnello è quindi un primo piatto ideale per il pranzo pasquale: si tratta di un condimento ricco e nello stesso tempo non troppo calorico e con un gusto unico. La ricetta può prevedere la pasta fresca, in particolare le tagliatelle, le quali riescono ad assorbire bene il sugo e rendendo questo piatto ancora più saporito. Ma puoi scegliere anche altri tipi di pasta fresca oppure optare per un formato lungo come gli spaghetti, i bucatini, le linguine ma anche corto come i rigatoni: dipende ovviamente dal gusto personale. Ingredienti
Per preparare questo piatto pasquale devi procurarti della buona polpa di agnello, possibilmente ricavata dalla coscia oppure dalla spalla dell’agnello.
Gli ingredienti per 4 persone sono:
Polpa di agnello 300 gr
Polpa di pomodoro 500 gr
Vino rosso 80 ml
Olio evo 2 cucchiai
Rosmarino 2 rametti
Aglio 2 spicchi
Pecorino a scaglie 40 gr
Pasta 350 gr
Sale e pepe q.b. Preparazione
Elimina il grasso dalla polpa di agnello e anche le eventuali nervature. Poi tritala con un buon coltello o con il il tritacarne. Metti l’aglio schiacciato in una padella (oppure tritato) e due rametti di rosmarino. Fai dorare per un po’, poi unisci la carne d’agnello e falla insaporire girando spesso con un cucchiaio possibilmente di legno. Fai rosolare la carne per 10 minuti almeno e poi aggiungi il vino rosso facendolo sfumare mescolando sempre. Quindi puoi togliere il rosmarino e aggiungere la polpa del pomodoro e far cuocere il tutto a fuoco basso. Unisci l’olio, il sale, il pepe e fai cuocere per mezz’ora circa o fino a quando non si addensa bene il sugo.
A parte devi lessare la pasta, cuocendola in acqua salata abbondante. Una volta scolata la pasta, mescolala in padella insieme al condimento, al fine di farla insaporire. Alla fine aggiungi il pecorino sardo grattugiato o a scaglie e servi il piatto ben caldo.Consigli
Per il ragù di agnello scegli l’agnello con la carne più tenera e assicurati che il taglio della carne non sia molto magro.
Se vuoi evitare che la carne si indurisca, devi cuocerla a fuoco lento, aggiungendo anche del brodo caldo di carne.
Il ragù si può preparare anche il giorno prima e conservarlo in frigo anche per 2/3 giorni in un contenitore ermetico.
Pasta con Crema di Zucchine e Capperi: Ingredienti per 4 persone:
Buongiorno, oggi vi illustrerò la ricetta della pasta con crema di zucchine e capperi, che non è nemmeno tanto complicata da cucinare.
Qui sotto trovate elencati gli ingredienti necessari per servire questo gustoso piatto a 4 persone:
400 grammi di pasta,
5 zucchine, olio e.v.o.,
2 spicchi d’aglio,
due manciate di capperi dissalati,
quattro acciughe salate o sott’olio,
prezzemolo,
mezzo cucchiaio di origano,
sale,
pepe e del caciocavallo semi stagionato grattugiato.
Procedimento
Per procedere al compimento di questa ricetta occorre prendere una padella capiente con un po’ d’olio e l’aglio; attenzione a non farlo bruciare!
In seguito tagliate le zucchine, per poi aggiungerle nella padella, insieme ai capperi dissalati. Dopo aver fatto cuocere per un quarto d’ora, bisogna unire al tutto le acciughe, un pizzico di prezzemolo e l’origano. Dopo di che, per dare sapore, si aggiungono sale e pepe macinato e si fa cuocere per un paio di minuti. Intanto mettere a bollire l’acqua e cuocere la pasta. Al tempo stesso in padella dovrete ridurre in crema le zucchine, utilizzando il frullatore.
Non appena la pasta sarà al dente, si dovrà unire al condimento.
Per rendere la pasta cremosa, dovrete mantecare il tutto, aggiungendo, durante la cottura, qualche cucchiaio di acqua. Quando la pasta sarà pronta, in modo da servirla ai vostri ospiti, aggiungere una spolverata di formaggio accompagnato, non per forza, sta a voi scegliere se aggiungerlo o meno, un altro pizzico di pepe nero.
La ricetta sgombro a cotoletta è una ricetta che viene preparata molto spesso per chi ama il pesce in tutte le sue varianti. Infatti lo sgombro può essere cucinato sia alla griglia, ma anche in altri modi, fritto come una cotoletta. Questo pesce azzurro, molto diffuso nei nostri mari, è ottimo per preparare buonissime ricette.
Ingredienti Sgombro a cotoletta
– 4 sgombri di taglia media (si possono comprare anche già puliti)
– 4 uova
– farina 00 oppure usare la farina di mais tostata
– 200 grammi di pangrattato
– mezzo bicchiere di aceto bianco
– olio extravergine di oliva
– sale
– pepe
– un limone
Preparazione Sgombro a cotoletta
Iniziare a pulire i pesci, lavandoli e aprendoli a metà, dopodiché asciugarli. Sfilettare i pesci eliminando attentamente tutte le spine. Se non si vuole pulire gli sgombri, si possono comprare già sfilettati. Prendere una teglia e posarli sul fondo ricoprendoli con dell’aceto bianco, l’importante e coprirli tutti. Aggiungere del sale e del pepe e lasciarli a macerare per circa un’ora.
Sbattere le uova aggiungendo del sale e un pizzico di pepe. Passare i filetti prima nella farina e poi nell’uovo; dopo questo passarli nel pangrattato più volte, in modo da impanarli del tutto. Per chi ama una farina più leggera può scegliere di usare la farina di mais tostata. In una padella con dell’olio di oliva ben caldo, friggere gli sgombri, appena saranno dorati toglierli e metterli in una carta assorbente da cucina, per asciugare l’olio in eccesso. Si consiglia di servirli caldi e a chi piace, può spremere anche alcune gocce di limone fresco.
Un piatto che coniuga qualità e benessere. Le tagliatelle con polpo sono gustosissime e molto facili da preparare.
Si tratta però di un piatto di qualità: il polpo è un mollusco ricco di proprietà nutritive e dal gusto raffinato.
Il suo sapore deciso si sposa bene con la pasta all’uovo.
Tra i nutrienti maggiormente apportati dal polpo troviamo vitamine e minerali. E’ indicato per una dieta ipocalorica; contiene un’alta percentuale di calcio che consente di rafforzare naturalmente denti ed ossa. Inoltre la vitamina C consente di potenziare le difese immunitarie e ha proprietà antiossidanti.
E’ possibile acquistare il polpo fresco in ogni stagione, infatti viene portato a riva dai pescatori in tutti i periodi dell’anno. Il polpo vive in tutti i mari che lambiscono le coste italiane: la sua forma e la sua consistenza gli permettono di incunearsi tra gli scogli, di inserirsi in piccole fessure e di vivere comodamente adagiato sui fondali marini.
Per le tagliatelle è molto indicato il polpo “maiulino”: il più pregiato.
Il polpo “maiulino” si distingue dagli altri poiché è di colore più bruno e sui suoi tentacoli sono presenti due file di ventose. I polpi moscardini, parimenti gustosi, presentano una sola fila di ventose sui loro tentacoli.
Pochi semplici passi per la preparazione di un piatto gustoso.
Per preparare al meglio le vostre tagliatelle occorre iniziare a soffriggere l’aglio con un cucchiaio d’olio. Quando questi sarà colorito aggiungete il polpo crudo, tagliato a cubetti molto piccoli: in pochi minuti sarà cotto. Se dovesse essere di vostro gusto potreste sfumarlo con il vino, aggiungere un poco di peperoncino ed dei pomodorini tagliati grossolanamente. Dovrete contemporaneamente cuocere la pasta al dente, scolarla e farla saltare nella padella in cui il vostro polpo sarà cotto a puntino.
Pasta ai fiori di Zucca e Pistacchi: Primo piatto gustoso, delicato e nutriente.
La pasta con i fiori di zucca ed i pistacchi è un piatto delizioso in cui si amalgamano numerose proprietà nutritive fondamentali.
Si tratta di una ricetta della tradizione siciliana, di facile preparazione che risulta perfetta per i pranzi e le cene estive.
I fiori di zucca in particolare sono ricchi di proteine e poveri di grassi. Necessitano di una pulizia semplice che richiede pochi passaggi: bisogna passarli sotto un leggero getto di acqua fredda, togliere il pistillo all’interno ed eventualmente il gambo.
I pistacchi, con cui si andrà ad insaporire la pasta, sono molto nutrienti ed energetici: sono colmi di sostanze antiossidanti, sali minerali e vitamine. Come tutta la frutta secca è consigliabile mangiarne in piccole dosi: per questo motivo sono perfetti per insaporire la pasta con i fiori di zucca.
Preparazione semplice e veloce.
Per preparare i fiori di zucca, dopo averli puliti bisognerà immergerli in acqua fredda fino all’ebollizione. Successivamente si dovrà scolarli e metterli in una padella per ultimarne la cottura. Quando la pasta sarà cotta si dovrà versare nella padella in cui si trovino i fiori di zucca cosicché verrà inebriata dal loro inconfondibile gusto.
I pistacchi dovranno essere tritati finemente: si può utilizzare una semplice grattugia per farlo, oppure un comune schiacciasale. Già nella padella si potrà insaporire la pasta con una spruzzata di pistacchi tritati, oppure quando la pasta sarà stata già sporzionata nei piatti.
La localizzazione dell’Auditorium Comunale di Mascalucia
L’Auditorium Comunale, paese facente parte della città metropolitana di Catania, sorge lungo via Etnea, 164 il viale che taglia il comune da nord a sud. Mascalucia, accogliendo a sé più di 30.000 abitanti, ospita tutt’oggi una decina di chiese e templi religiosi, parte dei quali situati nelle frazioni e nei quartieri minori del paese. Tuttavia, i riti liturgici non vengono svolti nella totalità delle chiese in questione. È il caso della chiesa di San Nicolò, la quale, dopo essere stata sconsacrata, è stata adibita ad Auditorium ad uso e sfruttamento del comune.
Caratteristiche dell’Auditorium Comunale
Essendo stato ricavato all’interno della chiesa sconsacrata di San Nicolò, l’Auditorium Comunale di Mascalucia è ospitato direttamente nella ex struttura religiosa. Percorrendo via Etnea verso nord ci si imbatte dunque nella vecchia facciata dell’edificio, dentro il quale, attualmente, si tengono eventi che richiedono ambienti di discreta capienza e caratterizzati da una sonorità d’eccezione.
La prenotazione e l’utilizzo dell’Auditorium Comunale
Per poter affittare l’Auditorium Comunale è necessario effettuare una prenotazione all’interno del sito ufficiale del comune. Per fare un esempio di uso canonico dell’Auditorium, basti pensare che la struttura viene sfruttata per la presentazione di libri, mostre, spettacoli e qualsiasi altro evento possa trovare spazio in un ambiente unico e dalla forte identità storica.
La parmigiana di zucchine è una delle varianti della classica ricetta con le melanzane.
Esistono tanti modi diversi per prepararla, da quella bianca a quella classica con pomodoro, con melanzane fritte senza uova a quelle con uova, questa ricetta è ideale da mangiare tutto l’anno, sia fredda come antipasto sia come primo piatto. Ingredienti
– 4 zucchine
– 350 grammi di mozzarella
– olio extravergine di oliva e olio per frittura
– circa 1 kg di passata di pomodori
– basilico
– sale
– 1 cipolla
– parmigiano reggiano Preparazione
Lavare le zucchine, asciugarle e pelarle. Con un coltello tagliarle a rondelle non molto sottili oppure a fette lunghe. In una padella far scaldare l’olio per frittura fino ad una temperatura di oltre 150°, dopodiché iniziare a friggere con delicatezza le zucchine nell’olio bollente. Dopo essere cotte, asciugarle con un tovagliolo di carta, per eliminare l’olio in eccesso.
Per la salsa, prendere una padella e mettere un filo d’olio d’oliva, la cipolla tritata, un pò di basilico e del sale, cuocere per alcuni minuti. Dopo aggiungere la salsa e mescolare il tutto, facendo cuocere per circa 30 minuti a fiamma bassa. Dopo che anche la salsa e pronta, si prosegue per la preparazione della parmigiana di zucchine. In una teglia, iniziare a stendere del sugo sul fondo, poi adagiare una fila di fette di zucchine leggermente sovrapposte l’una alle altre, continuare aggiungendo della mozzarella tagliata a cubetti precedentemente, del sale, delle foglie di basilico e abbondante parmigiano grattugiato. Ripetere questa operazione fino ad esaurimento degli ingredienti. L’ultimo strato dovrà essere composto da abbondante sugo, mozzarella a cubetti e parmigiano grattugiato. Infornare il tutto a 190° per circa 30 minuti. Prima di servirla, si consiglia di farla riposare alcuni minuti.
Giovanni Verga è uno degli scrittori italiani più conosciuti ed apprezzati del XIX secolo; Romanziere e novelliere, si dilettò anche nella stesura di testi teatrali ed ebbe una produzione letteraria assai ampia ed eterogenea.
Indissolubile fu il legame che il Giovanni Verga ebbe con la sua terra d’origine, la Sicilia, e impossibile non riconoscere nella sua arte una profonda influenza degli eventi socio politici a cui assistette ed del rinnovamento letterario che contraddistinse la seconda metà dell’800.
La vita di Giovanni Verga
– I primi anni
La biografia dello scrittore comincia con un qualche elemento di incertezza; possiamo tranquillamente affermare che il Verga nacque nel 1840, ma non siamo altrettanto sicuri circa il luogo di nascita ed il giorno esatto.
Una qualche perplessità nasce anche dalle parole stesse che il romanziere scrisse ad un amico letterato nelle quali evidenziava qualche dubbio sul fatto che fosse certamente nato il 2 settembre.
Possiamo affermare che Giovanni Verga nacque probabilmente sul finire del mese di agosto del 1840 a Catania (nonostante qualche altra fonte ritenga attendibile come luogo di nascita il paese di Vizzini luogo di origine del padre).Quel che è certo, invece, è che il Verga nacque in una solida famiglia siciliana appartenente all’alta borghesia, proprietaria terriera e sicuramente benestante.Di lontana origine spagnola, la famiglia era d’impronta fortemente liberale e dichiaratamente antiborbonica.Benché iscritto alla facoltà di giurisprudenza, il Verga non concluse il ciclo di studi per dedicarsi alle lettere; nel 1860, con lo sbarco garibaldino a Marsala, aderì con convinzione al progetto di unità dell’Italia e si arruolo’ nella Guardia Nazionale.
Non dimentichiamo queste primo spaccato storico, perché sarà significativamente legato alle prime opere della sua ampia produzione letteraria.
L’epoca della formazione letteraria
Nel 1869 Giovanni Verga si trasferisce a Firenze allora capitale dello neo costituito Stato Italiano dove è fortemente attratto dalla vita intellettuale cittadina, dagli incontri mondani e dalle belle donne.
E’ il momento in cui il romanziere entra in contatto con artisti, letterati, ma anche pittori appartenenti alla nuova corrente dei macchiaioli e attori di teatro.
Con la pubblicazione del romanzo “Storia di una Capinera” ottenne onori e fama insieme a un qualche corrispettivo economico.
Finché, nel 1872, Firenze cominciò a star stretta all’irrequieto Verga che si spostò a Milano, vero salotto letterario dell’epoca, ove rimase per 20 anni.
Il ventennio milanese è fondamentale nella formazione culturale dello scrittore che recepisce la nuova corrente scapigliata ed entra in contatto con i grandi testi della narrativa europea.
Sono gli anni in cui si avvicina al “Naturalismo Francese” un movimento letterario che si poneva come obiettivo la rappresentazione sociale e psicologica della realtà.
Sono gli anni che conducono il Verga alla conversione verista ed è il periodo che precede i grandi cambiamenti sullo stile letterario dello scrittore.
Nel 1881 pubblica il capolavoro “I Malavoglia“, ma sono anni difficili per lo scrittore sconvolto dalla morte della madre, da una violenta depressione e oppresso da bisogni finanziari.
Il ritorno alle origini
Nel 1890 il Verga torna Catania, provato psicologicamente , insoddisfatto per non riuscire a progredire nella stesura del “Ciclo dei Vinti“, preoccupato per la sua condizione economica e per una certa crisi di creatività.
In Sicilia Verga abbandona la strada del Verismo per tornare ad una scrittura post romantica; abbraccia l’ideale coloniale, si riavvicina alla ruralità siciliana trascorrendo sempre più tempo fra i suoi agrumeti.
Muore a Catania nel 1922 a causa di un’emorragia cerebrale dopo essere stato nominato due anni prima senatore a vita.
Le fasi della poetica verghiana
– I primi anni
Sono gli anni, come abbiamo già visto, degli ideali patriottici ed i suoi primi romanzi ( Amore e Patria ed I Carbonari della montagna) ne sono la più viva testimonianza.
– Gli anni della formazione letteraria e del Verismo
Durante il soggiorno fiorentino dello scrittore nascono i primi romanzi dalla spiccata connotazione autobiografica; il protagonista è un giovane artista che subisce un influsso nefasto dagli ambienti mondani e dalle belle donne che vi dimorano.
Sono gli anni in cui pubblica “Una Peccatrice“, “Storia di una capinera” “Eva” e “Tigre Reale“.
L’adesione alla corrente Verista ribalta completamente le carte in tavola; il Verga scopre il “Naturalismo Francese“, entra in contrasto con il romanzo sentimentale, prova rigetto per la frivolezza mondana e si riaccosta alla sua Sicilianità con un forte interesse per la “questione meridionale”.
La scrittura perde la connotazione autobiografica ed è caratterizza dalla “poetica dell’impersonalità” grazie alla quale il Verga osserva il mondo rurale e lo dipinge con una certa distanza.
In questo contesto il Verga inserisce la sua personale visione sulla modernità e sulla velocità del progresso che travolge le classi più basse.
Sono gli anni delle grandi novelle di “Vita nei Campi” e “Novelle rusticane“.
Il “Ciclo dei Vinti” non sarà mai terminato e negli ultimi anni il Verga si allontanerà sempre più dalla scrittura.
I biscotti quaresimali siciliani, che sono anche rinomati come i cosiddetti pupatelli, sono dei biscotti dell’antica tradizione siciliana. Sono simili ai cosiddetti piparelli sia per la loro forma che per la consistenza piuttosto croccante.
L’origine dei biscotti quaresimali
Come si può facilmente intuire dal loro nome, i biscotti quaresimali sono dolci che furono creati al fine di non infrangere i dettami religiosi stringenti della Quaresima che un tempo era in vigore. Infatti era assolutamente vietato consumare quegli alimenti che erano di origine animale quali il latte, lo strutto e le uova, oggi invece presenti nella moderna ricetta dei quaresimali. Vengono consumati spesso come un perfetto accompagnamento dei vini di tipo liquoroso.
Ingredienti dei biscotti quaresimali
750 gr di zucchero
600 gr di farina di mandorle
150 gr di mandorle
150 gr di farina tipo 00
6 albumi
Scorza grattugiata di due limoni
Un cucchiaino di cannella
2 pizzichini di sale
Ricetta dei quaresimali (pupatelli)
La ricetta dei biscotti quaresimali siciliani è piuttosto semplice. Occorrono in tutto 90 minuti di cui 30 minuti per la preparazione e 60 minuti per la cottura.
Come prima cosa devi montare gli albumi a neve con il sale e con la metà dello zucchero indicato. Quindi devi versarvi la farina, lo zucchero restante, la farina di mandorle, la cannella (in polvere) e infine la scorza grattugiata dei limoni.
Ora lavora l’impasto nel mixer con una velocità ridotta fino a che non si forma un composto sodo e omogeneo. Quindi devi aggiungere le mandorle intere al preparato, mescolare bene e formare con questo impasto ottenuti dei filoni di forma allungata e larghi 3 cm circa.
Questi panetti vanno infine cotti, per 15-20 minuti, in un forno che avrai preriscaldato a 200°.
Quando la cottura è completata, devi estrarre dal forno la teglia e lasciare che i filoni si raffreddino prima di tagliarli a fette dello spessore di 1 cm. Dopo l’affettatura devi rimettere le fette nella teglia adagiandole sulla parte che era stata tagliata e cuocerle di nuovo nel forno che avrai impostato a 150°. Devi avere cura di girare i biscotti a metà cottura affinché si possano asciugare bene e dorare da entrambi i lati (circa 20 minuti per lato).
Buon lavoro e buona Pasqua!
Le linguine all’astice sono un piatto molto gustoso e raffinato, ideale da cucinare per un importante cena o pranzo.
Cucinare un buon astice fresco è la regola per ottenere un eccellente piatto di alta qualità. Ingredienti
– 2 astici
– 300-350 grammi di linguine
– olio extravergine di oliva
– 400 grammi di pomodori ciliegini maturi
– prezzemolo
– un’aglio
– peperoncino
– un bicchiere di vino bianco
– sale Preparazione
Con una grande forbice tagliare gli astici in due parti ed eliminare le parti non commestibili. Tagliare la testa e recuperare la polpa cremosa che si trova all’interno, tagliare anche le chele e schiacciarle delicatamente, per recuperare la polpa. Dopo questo, in una padella iniziare a soffriggere uno spicchio di aglio schiacciato, poi toglierlo e posizionare l’astice delicatamente nella padella, con l’aggiunta del prezzemolo tritato, il tutto far cuocere per alcuni minuti. Lavare i pomodori e tagliarli a pezzi, eliminando i semi. Aggiungere poi i pomodori, il sale, un pò di peperoncino e un pò di vino bianco, far cuocere per circa 10 minuti. Dopo la cottura, togliere dalla padella gli astici, restando solo i pomodorini e il condimento.
In una pentola cuocere le linguine al dente, (è richiesto alcuni minuti in meno della cottura prevista). Al condimento aggiungere alcuni cucchiai di acqua della pasta, in modo da ottenere una crema. Scolare la pasta, aggiungerla al condimento con un po di acqua di cottura, far cuocere il tutto per alcuni minuti, a fiamma alta.
In un piatto servire la pasta accanto ad un mezzo astice, il tutto con un filo d’olio e l’aggiunta di prezzemolo tritato.
Negli ultimi anni, è diventato sempre più comune ed indispensabile affidarsi in occasione di eventi particolari ed importanti a varie tipologie di servizi di catering offerte da numerose ed apposite aziende, che svolgono frequentemente delle attività indicate al rifornimento e al conferimento sul posto di determinati alimenti e bevande ai propri clienti.
Perché è diventato così importante affidarsi ad una specifica azienda di Catering a Catania? A cosa servono nello specifico? Come vengono solitamente determinati i costi del servizio? Dove sono diffuse?
Durante l’organizzazione dei tuoi eventi importanti, quali feste, cerimonie, convegni e spettacoli, non puoi non considerare l’idea di affidare il fondamentale ruolo della ristorazione ad una professionale azienda di catering a Catania, che si assicura, mediante l’impiego di un personale molto qualificato e di attrezzature altrettanto adatte, di offrire e preparare puntualmente e specificamente dei prodotti di elevata qualità da servire ai tuoi invitati.
Inoltre, questi tipi di aziende possono garantirti diversi tipologie di ristorazione, che si basano principalmente sulla lavorazione e sul trasporto dei specifici prodotti scelti e che interessano particolarmente i servizi di refezione e di ristorazione di scuole, imprese, ospedali, carceri, mezzi di trasporto o anche a domicilio, che garantisce la buona riuscita di un evento più ristretto e limitato, come una cena in casa tra amici oppure un semplice aperitivo, attraverso il diligente lavoro di un team di professionisti, dediti non solo all’attività culinaria in loco, ma anche allo svolgimento di molteplici compiti, come la creazione di un menù intrigante, l’allestimento ideale del servizio e della tavola e perfino l’esecuzione delle pulizie finali.
In aggiunta a ciò, quando scegli una determinata tipologia di servizi di catering, devi considerare il fatto che questa va ad influire considerevolmente sul prezzo di tutta prestazione lavorativa dell’azienda, che deve mettere in preventivo tutte le attività necessarie per rendere il tuo evento assolutamente indimenticabile, come la preparazione delle pietanze da servire e l’organizzazione generale in questa specifica circostanza.
In generale, queste aziende di catering sono molto diffuse in Italia, soprattutto in Sicilia, dove spicca su tutti la città di Catania, in quanto è fornita generalmente di molte società efficienti e predisposte all’esercizio di numerosi e caratteristici servizi di catering.
Quali sono nello specifico le migliori aziende di catering presenti a Catania? Quali sono le caratteristiche principali dei loro servizi? Perché scegliere proprio loro?
Una delle aziende catanesi di catering assolutamente da menzionare è il prestigioso Catering Auteri, in quanto propone per la tua importante cerimonia o evento privata o aziendale delle location molto eleganti e raffinate, abbinate ad un’estrema e professionale creatività, passione ed attenzione non solo culinaria, ma anche dei dettagli meno rilevanti degli allestimenti e delle decorazioni dell’ambiente in cui verrà celebrato il tuo evento.
Infatti, il Catering Auteri ti mette a completa disposizione di un team di professionisti molto disponibili e pronti a soddisfare qualsiasi tua particolare esigenza a qualsiasi livello di budget, creando delle atmosfere confortevoli e coinvolgenti per accogliere al meglio i tuoi invitati ed offrendovi dei gustosissimi piatti della tradizione culinaria italiana e locale.
Un’altra storica azienda catanese di catering da consigliare è certamente La Torre Catering, dato che riesce ad offrirti dei servizi ottimali ed è in grado di rendere unico ed indimenticabile il tuo evento privato, come una notevole originalità dei menù, che sono caratterizzati da molte pietanze e vini caratteristici ed eccezionali, uno staff molto professionale e disponibile a soddisfare qualunque tuo tipo di necessità, delle location molto affascinanti e deliziose ed un’organizzazione ed un allestimento degli ambienti incredibili e contrassegnati da un’elevata raffinatezza ed eleganza di ogni minimo particolare.
Un’ulteriore azienda catanese di catering da raccomandare è decisamente la celebre Palati Esigenti Catering, in quanto è in grado di fornirti un eccelso ed accurato servizio per qualunque tuo tipo di evento in location formidabili, redigendo un menù prelibato e completo con molte pietanze gustose e preparate meticolosamente, allestendo ed addobbando dettagliatamente il luogo del ricevimento, e gestendo ottimamente ogni aspetto organizzativo del tuo evento, che spazia dalla scelta degli adeguati addobbi floreali fino all’intrattenimento musicale e al baby-sitting, attraverso il fantastico lavoro di un personale molto qualificato ed affabile.
Un’altra impresa catanese di catering da citare è indubbiamente l’Emilia Rejtano, poiché è in grado di provvedere ed organizzare meticolosamente un meraviglioso e completo servizio per la tua cerimonia ideale, caratterizzata da una location favolosa, da una preparazione culinaria e ornamentale su misura e molto accurata, che spazia dalla realizzazione di piatti unici e prelibati fino all’allestimento personalizzato del luogo della tua cerimonia, e da un team di professionisti molto preparati e disponibili a soddisfare ogni tua particolare necessità.
Un’ulteriore impresa catanese di catering è sicuramente lo Squiseating, in quanto può regalarti un servizio di elevata qualità e professionalità, caratterizzato essenzialmente da piatti tipici e, allo stesso tempo, moderni, che sono realizzati con l’utilizzo di ingredienti freschi e genuini, da una location splendida, capace di rendere indimenticabile il tuo evento, e da uno staff molto professionale e disponibile, che si qualifica per un’incredibile capacità di allestimento del luogo della tua cerimonia privata, che verrà caratterizzato da una grande e meticolosa attenzione e cura ad ogni minimo dettaglio decorativo, in modo tale da rendere esteticamente favolosa e perfetta la tua cerimonia ideale.
La Galleria di Arte Moderna di Catania nasce nei locali che un tempo ospitavano la Chiesa ed il Monastero di Santa Chiara. La costruzione dello stabile avvenne nella seconda metà del Settecento, ma nel 1943 a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale venne raso al suolo e ricostruito al fine di ospitare gli uffici comunali. È nel 2013 che vengono finanziati alcuni lavori di restauro e di consolidamento anti sismico, riportando in auge tutte le tipicità caratteristiche dell’antica struttura. È così che parte di questo spazio, circa 2.800 metri quadri, è stato messo a disposizione della Galleria di Arte Moderna di Catania, arricchendo la città di un ulteriore polo museale, tra l’altro a due passi dal Castello Ursino.
Tutta la Galleria è stata adornata con uno scenico tappeto rosso che guida i turisti durante tutto il percorso che, oltre ad alcune esposizioni fisse, si presta ad accogliere eventi di ampio respiro, rendendolo un vero e proprio crocevia di culture.
Alcuni degli eventi presso La Galleria di Arte Moderna
Uno degli eventi di maggior rilievo che sono stati accolti tra le mura dell’ex convento di Santa Chiara è la mostra di Totò, scelto come evento di inaugurazione della Galleria di Arte anche in accordo al grande successo che la mostra ha avuto nelle città di Napoli e Roma in cui è stata allestita precedentemente. Fino ad ottobre 2018, infatti, è stato possibile immergersi nel mondo dell’amato Antonio de Curtis, in arte Totò, anche nella città di Catania, per tentare di carpire lo spirito poliedrico di questo artista a tutto tondo. Oltre alle zone che mettono in rilievo il rapporto di Totò con il cinema ed il teatro, sono state installate anche alcune documentazioni che attestano come vi fosse anche una traccia di malinconia nella sua anima che l’artista riversava specialmente nelle opere scritte. Cruciale è anche la parte dedicata al rapporto con la sua città, Napoli e alle moltissime azioni benefiche dello stesso Totò, che dimostrano la gentilezza d’animo dell’attore.
Un altro evento molto atteso presso la Galleria di Arte Moderna di Catania e concluso il 9 marzo è quello dedicato ai 70 anni di Tex Willer, personaggio dei fumetti nato dalla matita di Gian Luigi Bonelli che, nonostante la mutevole società odierna, è riuscito ad evolvere in modo tale da tenere sempre alto l’interesse verso il personaggio. La mostra consiste di oltre 40 opere provenienti dalla collezione personale di Matteo Belfiore, che includono disegni originali, stampe, tabelloni e quadri sinottici.
Ma questi sono solo due dei tanti eventi che hanno avuto come cornice questa Galleria di Arte, senza contare tutti quelli a venire che promettono di arricchire ancora di più la città di Catania con preziose opere d’arte del passato e del presente.
Galleria di Arte Moderna: dove si trova?
La Galleria di Arte Moderna si trova in via Castello Ursino, 26 “ex uffici anagrafe” quindi a due passi dall’omonimo Castello da sempre fonte di attrazione turistica. Arrivarci è molto semplice, vista la vicinanza al centro ed alle molte altre bellezze della città da sempre meta