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Pomodori secchi piccanti all’olio
A Catania c’è un modo per catturare il sapore dell’estate e conservarlo nella cucina di casa per tutto l’anno. Questo piccolo miracolo consiste nella preparazione dei pomodori secchi piccanti all’olio, i quali risultano essere un eccellente antipasto siciliano da offrire agli ospiti in occasioni speciali oppure come accompagnamento e ingrediente di varie pietanze più elaborate. Chiamati anche chiappareddi, in dialetto catanese, questi pomodorini risultano essere particolarmente gustosi e lasceranno i tuoi commensali a bocca aperta.Per questa ricetta sono necessari i pomodori di Pachino, o comunque dei pomodorini, tagliati a metà in orizzontale e successivamente salati. L’ideale sarebbe che tu li facessi seccare al caldo del sole estivo, ma puoi anche ricorrere al forno di casa. Una volta eliminata l’umidità li dovrai stipare in vasetti di vetro, fatti precedentemente bollire assieme ai tappi, pressandoli bene e aggiungendo aglio tritato, peperoncino a pezzetti, qualche rametto di profumato origano e ricoprendo il tutto con olio extra vergine di oliva.Se vorrai seguire la ricetta originale dovrai attenerti alla precedente descrizione del procedimento di preparazione, ma se invece in famiglia c’è qualcuno che predilige sapori meno decisi o mal sopporta il gusto piccante sappi che potrai ugualmente conservare i tuoi pomodorini secchi senza l’aggiunta di peperoncino. Ovviamente il sapore non sarà lo stesso ma potrai comunque assaporare un po’ di Catania in ogni momento desiderato. -
Multisala Planet programmazione Dicembre 2018
Multisala Planet di Catania, la tecnologia al servizio del cinema,inteso come spettacolo, per offrirti un’esperienza multi sensoriale, più che la semplice visione di un film.
Al Planet hai la possibilità di vedere/rivedere film di repertorio non più nei circuiti di distribuzione; puoi godere del suono surround, con tecnologia Dolby Atmos.
Puoi fare un’uscita con gli amici al Planet , con il Cinepizza o l’happy hour a volte compreso nel prezzo della visione.
Puoi gustare film in lingua originale, per non perdere la recitazione del tuo attore preferito.Parliamo del Cinema Planet: tutti i migliori film della stagione in programmazione nel mese di Dicembre,
siamo pronti ad offrirti un mese intero di momenti unici, imperdibili.
Per MOVIENGLISH il multisala presenta, solo il 5 Dicembre, BOHEMIAN RHAPSODYin Dolby Atmos per entrare nel ritmo e nella vita dei Queen dal 1970, quando il gruppo cominciò a suonare, fino all’ultimo concerto Live Aid del 1985.
La musica che accompagna il tuo respiro, ti confonde e ti trascina.
Mercoledì 19 Dicembre spettacolo unico del film A SIMPLE FAVOR,che indaga sulla fiducia all’interno delle relazioni e sulla spasmodica ricerca della perfezione.
Lo stesso film doppiato sarà in programmazione al Planet dal 13 Dicembre insieme a IL TESTIMONE INVISIBILE,
un thriller con protagonista Riccardo Scamarcio nei panni di un
imprenditore, accusato della morte della sua amante.Il 20 e 21 Dicembre due grandi eventi del cinema mondiale saranno presentati al Planet, i due film più attesi della stagione:
IL RITORNO DI MARY POPPINS
primo spin-off della saga dedicata ai Transformers che ha come unico protagonista Autobot, il ricognitore.Buona Visione!!!! -
The Space Cinema a Catania programmazione Dicembre 2018
The Space Cinema: Dicembre è il mese in cui arriva il Natale e con esso anche i famosi cinepanettoni,
proprio per questo motivo in questo periodo si riempiono anche le sale cinematografiche. In questo articolo vedremo nello specifico qual è la programmazione di dicembre 2018 al The Space Cinema di Catania.
Nella sala 1 si trasmette il film Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) alle ore 17:40,mentre alle ore 22:35 si trasmette il film commedia drammatico Conta su di me.
Nella seconda sala troviamo il film Robin Hood, che viene trasmesso per ben tre volte al giorno: alle 17:10, alle 19:50 e alle 22:30.Nella stessa sala viene trasmesso anche Bohemian Rhapsody,il film dedicato a Freddie Mercury, proiettato alle 18:05 e alle 21:00. Lo stesso film può essere visto anche nella sala numero 4 alle 17:05, nella sala numero 5 alle ore 18:50 e alle 22:00, mentre alla numero 6 è disponibile alle ore 18:50 e alle 22:25.Alla quarta sala c’è Il Grinchalle ore 20:00 e 22:10, che viene trasmesso anche alla sala numero 5 alle ore 16:40, alla numero 9 alle ore 17:25 e 19:40 e nella sala numero 11 alle ore 17:00, 19:15 e 21:30
Nella quinta sala troviamo anche Ti presento Sofia alle ore 16:55.
Nella sala numero 7 viene trasmesso Se son rose alle 16:50, 19 05 e 21:20; lo stesso film lo troviamo alla sala numero 12 alle ore 17:50, 20:05 e alle 22:20.
Nella sala numero 10 viene trasmesso il film di animazione Animali fantastici 2: i crimini di Grindelwald ai seguenti orari: 15:50, 18:55 e 21:50.
Nella sala numero 8 troviamo un altro film di animazione: Lo schiaccianoci e i suoi quattro regni, proiettato alle ore 16:45 e alle 21:45. -
Ricetta: Agnolotti
Ricetta: Agnolotti Originari del Piemonte, si dice che gli agnolotti siano stati concepiti nel XIV secolo.
Il piatto era così venerato che prese il nome dallo chef che l’ha creato.
Più facili da fare rispetto ai ravioli e i tortellini, gli agnolotti sono anch’essi fatti di pasta da riempire e poi piegare. Normalmente misurano circa 3 cm, anche se esistono le versioni in miniatura, note come Agnolotti del plin.Ingredienti
Per prepararli, avrai bisogno della pasta fresca e qualsiasi ripieno tu scelga di usare. La ricotta e gli spinaci sono una scelta popolare per un piatto vegetariano, oppure puoi usare un mix di carne.
Preparazione
Stendi la pasta in fogli di 2 mm di spessore e circa 30 cm di lunghezza e disponi mezzo cucchiaino di riempimento a intervalli di 3 cm. Idealmente, dovresti inserire 5 per ciascun foglio di pasta.
Ripiega con cura la pasta e spingi verso il basso per sigillare, formando un tubo e tagliando la pasta in eccesso.
Usa le dita per pizzicare il ripieno, in modo da sigillarlo bene e creare delle tasche. Piegare la pasta in avanti per fare un risvolto, quindi utilizza una rotella dentata per ottenere un effetto scanalato; in alternativa, puoi usare anche un coltello affilato per separare ciascuna tasca.
Per cucinare gli agnolotti, porta ad ebollizione una grande pentola d’acqua leggermente salata e fai cuocere per 2-3 minuti prima di scolare. Aggiungi l’olio d’oliva e servi gli agnolotti. Volendo, puoi condire gli agnolotti anche con del parmigiano, del basilico o con qualsiasi altro ingrediente a piacimento. -
Multisala Lo Pò di Catania: programmazione Dicembre 2018
Grande Dicembre per il multisala Lo Pò di Catania; vediamo quali sono film in programmazione.
Se son Rose
In sala al cinema Lo Pò il 3 Dicembre, commedia che vede Leonardo Pieraccioni riaffrontare alcune donne del suo passato.
Tutto questo scuoterà il protagonista dalle noie e dalle abitudini della vita quotidiana che porterà tante novità.Tutti lo sanno
In programmazione il 3 dicembre il nuovo film drammatico di Asghar Farhadi.
La vicenda narra di Laura che, tornata con i propri figli nel suo paese d’origine, dovrà affrontare le storie del suo passato rimasta fino a quel momento in sospeso.Alpha- un’amicizia forte come la vita
In programmazione dal 6 Dicembre, una storia avvincente, ambientata durante l’ultima era glaciale, in cui un uomo in difficoltà trova aiuto e supporto in un lupo.
Film per tutta la famiglia che ricorda quanto sia importante il rapporto con gli animali.Amici come prima
Il Multisala Lo Pò dal 13 Dicembre proietta anche il film che, dopo 13 anni, rivede insieme la coppia storica formata da De Sica e Boldi.
La pellicola, tipica natalizia, tra ironia, segreti e comicità, assicura a tutti gli spettatori grandi risate.Spider- man: un nuovo universo
Il 25 Dicembre nelle sale del Lo Pò arriva il nuovo film di Spider- Man che tra azione e fantascienza è adatto a tutta la famiglia.
Un nuovo stile innovativo, come il nuovo protagonista che dimostrerà di avere ancora più coraggio nel combattere il crimine e le avversità.Il multisala Lo Pò offre film di tutti i generi e per tutte le età, basta solo scegliere quello che risponde di più ai propri gusti. -
Cinema King a Catania programmazione Dicembre 2018
Al Cinema King di Catania si prospetta un dicembre denso di eventi.
Sono molti i film in programma da poter condividere con tutta la famiglia o tra amici.
Vediamo quali sono le offerte del Cinema King.L’appartamento
La prima pellicola, prodotta negli Stati Uniti, è il mix perfetto tra commedia e dramma, alterando momenti esilaranti a quelli dolorosi.
La vicenda principale narra di un impiegato (Jack Lemmon) che, per far carriera, cede il suo appartamento ai propri superiori che sono soliti concedersi qualche scappatella.
Il film ritrae l’immagine di una cultura ancora sessista e troppo superficiale.
Questo film, adatto da vedere in compagnia, permette allo stesso tempo di ridere e di riflettere su un tema molto delicato, è in programmazione il 3 Dicembre 2018 alle ore 18:30 e 21:15.Troppa Grazia
Il Cinema King trasmette anche il miglior film europeo “Troppa grazia”. Questa pellicola, italiana doc, racconta le vicende di Lucia, geometra perfezionista che, riscontra delle irregolarità nel terreno in cui il sindaco vorrebbe costruire degli immobili.
Ancora una volta si tratta un tema caldo, quello tra regolarità ed irregolarità.
Questo film sarà proiettato ogni sera, fino al 5 dicembre, alle ore 21:00.Tre volti
Il Cinema King proietta anche un film iraniano in cui viene ritratta la vita e la richiesta d’aiuto di una ragazzina che vuole fuggire da una vita che non le appartiene, fin troppo restrittiva e con regole molto rigide.
Questa pellicola dal tono impegnato e drammatico è in programmazione fino al 5 dicembre alle ore 18:30.
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La storia del Carcere vecchio di Catania
Vecchio carcere di CATANIAAnche Catania come tante altre città d’Italia aveva all’interno del centro cittadino il suo carcere.
Prima della costruzione di un moderno carcere, si è usato per diversi anni del 1550 il Castello Ursino sempre ubicato a Catania. Questo grande castello svolse un ruolo molto importante, perché fù proprio uno dei principali luoghi dove poter tenere i prigionieri di guerra. Con gli anni successivi e vari eventi disastrosi il castello iniziò a perdere importanza. Rimase carcere fino al 1838 circa, quando si destinò ad altro l’ uso del castello.
Fu anche usato come carcere per non molti anni, un antica casa situata in piazza Duomo a Catania, la casa del Marchese di Raddusa, dove si hanno poche notizie a riguardo.
La costruzione del carcere borbonico che ancora esiste, ma che ha un uso diverso, risale intorno al 1825, con la rispettiva inaugurazione qualche anno più tardi, nel 1831. La costruzione del carcere venne affidata all’ Ing. Mario Musumeci, già progettista di altri edifici in città.
La struttura della pianta è molto imponente, con una pianta quadrata e due piani sopraelevati. Composta da 125 finestre e capace di contenere circa 600 detenuti. Il carcere nel corso della sua vita ospitò centinaia di detenuti da ogni parte della città. Rimase in funzione, come carcere giudiziario, per oltre un secolo.
Agli inizi degli anni 30 del novecento, precisamente nel 1935, fù costruito un nuovo carcere ancora più moderno e capiente, situato sempre all’ interno della città di Catania. Con questa nuova costruzione il vecchio carcere iniziò a perdere di importanza, soprattutto con l’arrivo della prima guerra mondiale, si decise la chiusura della struttura. Col passare del tempo la struttura è rimasta quasi del tutto inalterata, anche se la destinazione attuale e diversa, al suo interno oggi risiede la Polizia di Stato. Antiche strutture del tempo sopravvissute intatte ancora oggi sono le grate delle finestre. L’antica cappella dove un tempo i detenuti, forse, passavano per l’ultima preghiera, è ancora oggi accessibile al pubblico.
Una curiosità riguardo questo carcere borbonico e la scoperta in una cella della struttura, con precisione la cella n. 9, di una scritta, fatta sulla parete con del sangue. La frase conteneva questo messaggio “Mai ci siamo sentiti tanto liberi come ora che siamo in carcere per la libertà della Patria”.
L’ autore della frase, non è mai stato identificato e difficilmente si saprà chi fosse stato.
Sull’imponente facciata della struttura c’è un orologio, forse installato per scandire il passare delle ore dei detenuti. Sempre sulla facciata principale e installata una grande lapide che ricorda che la struttura è stata costruita con denaro pubblico sotto il regno di Francesco I di Borbone. -
Aeroporto di Catania Payless
L’aeroporto di Catania-Fontanarossa è diventato nel 2018 il sesto aeroporto più trafficato d’Italia, dimostrando di rivestire una certa importanza nel paese. Un simile numero di passeggeri non può che significare la necessità di una maggior mobilitazione dei mezzi pubblici e un aumento dei collegamenti con il centro della città per permettere a turisti o abitanti di poter arrivare a destinazione in tempi ridotti.Il modo più comodo per spostarsi dall’aeroporto di Catania
Chiaramente i mezzi pubblici a disposizione sono presenti ed efficienti, ad un prezzo assolutamente contenuto e con più corse durante il corso dell’intera giornata. C’è da dire che però, soprattutto per chi ha bagagli al seguito, i pullman non son sicuramente comodi. Il modo più comodo allora per spostarsi dall’aeroporto e recarsi ovunque si voglia senza preoccuparsi di tratte, spazio o comodità è diventato l’autonoleggio.
Tramite questo comodo e sicuro servizio potrai avere a disposizione un’auto, secondo le tue preferenze e necessità, con cui muoverti senza limiti di orario e riuscendo così a controllare i costi dei trasporti. Potrai optare per dei modelli spaziosi e adatti all’esigenze di una famiglia o a delle city car che ti consentiranno di muoverti facilmente e parcheggiare senza troppi problemi. Un servizio sicuro, veloce, conveniente e ultimamente scelto da svariati turisti che vogliono limitare il più possibile lo stress del viaggio.Quali sono le agenzie di noleggio presenti?
Le agenzie che servono l’aeroporto di Catania sono svariate, permettendo dunque di poter scegliere non solo il modello che più si preferisce ma anche coloro che offrono il servizio con il rapporto qualità/prezzo migliore.
Tra queste si possono trovare:
• Ag Transfers S.R.L. – una compagnia che nasce per soddisfare le esigenze dei viaggiatori che atterrano in Sicilia, a Fontanarossa, specializzata nel noleggio di automobili a breve e lungo termine. Offre servizi vantaggiosi con formule innovative, sicure ed efficienti.
• Hertz Italiana S.R.L. – l’azienda che, tramite il suo fondatore, ha dato vita all’autonoleggio. Semplice, con un’offerta vasta e un servizio ineccepibile grazie anche al programma fedeltà Gold Plus Rewards
• Holiday Car Rental S.R.L. – il servizio perfetto per chi vuole girare la Sicilia in tranquillità a dei prezzi a misura del cliente e un servizio personalizzato che si adatta alle varie necessità.
• HOLLYWOOD RENT a Car – uno dei servizi più convenienti presenti, con un’ampissima scelta di veicoli dotati sia di cambio automatico che manuale delle marche più importanti e un servizio assicurato 24 ore su 24, per tutta la settimana.
• Italy Car Rent – garantisce un servizio incredibile a dei prezzi contenuti e garantisce un controllo accurato e meticoloso delle auto prima della consegna da parte di un team di esperti.
• LOCAUTO RENT – ENTERPRISE – azienda al 100% italiana che offre i suoi servizi dalla fine degli anni settanta. Vanta una rete di stazioni in tutti i principali aeroporti italiani e fornisce una vasta gamma di servizi, tra cui il noleggio digitale full-service.
• Noleggiare – attivo dal 2006 Noleggiare è un servizio di autonoleggio che ti semplificherà vacanza. Si può ritirare l’auto in aeroporto o in città, controllata minuziosamente per un servizio veloce, conveniente e sicuro.
• SIXT – una delle compagnie di autonoleggio leader del settore nel mondo, con un’offerta di qualità presente online come in agenzia. Potrai noleggiare direttamente a casa tua il modello che preferisci scegliendo caratteristiche, prezzo e assicurazione. Il team di esperti che lavora per quest’azienda tenterà di soddisfare ogni esigenza.***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Ricetta: Cannelloni alla JFK
I Cannelloni alla JFK sono una rivisitazione dei cannelloni classici,
la loro preparazione è molto semplice. Il tempo di cottura dipende dal tipo di cannelloni acquistati.
Ingredienti
una confezione di cannelloni
un dado
una cipolla
una carora
500 gr. di carne macinata mista
250 gr. di salciccia
300 gr. di formaggio filante
3 uova
Sale q.b.
Olio q.b.
Parmigiano q.b.
350 gr. di sugo
250 ml di latte
250 gr. di burro
250 gr. di farina
Noce moscata q.b.
Procedimento
Per prima cosa preparare il sugo: in una pentola antiaderente far soffriggere mezzo dado con le carote tagliate a dadini e la cipolla tagliata finemente; unire il sugo, coprire e lasciar cuocere per 15 minuti. In un tegame abbastanza capiente far sciogliere una noce di burro, unire la salsiccia sbriciolata e il misto di carne tritata, fare insaporire salare e aggiungere il pepe nero. Coprire e lasciar cuocere per 15 minuti. Quando il sugo sarà pronto prendere una teglia e versarne uno strato all’interno, dopodiché tagliare il formaggio a dadini, far bollire le uova e unirle al formaggio. Preparare la besciamella facendo bollire il latte insieme alla farina e al burro; unire la noce moscata e girare lentamente fin quando il composto non risulterà denso e omogeneo; infine salare e unire il parmigiano e la noce moscata. Una volta che la carne e la salsiccia saranno raffreddati, preparare unire il formaggio e le uova. Prendere i cannelloni precotti e riempirli singolarmente, porli all’interno della teglia e ricoprirli con il sugo e la besciamella. Cospargerli con il parmigiano. Porre la teglia nel forno a metà altezza e lasciar cuocere a 180° per circa mezz’ora; dopodiché rimuovere la carta stagnola e far rosolare i cannelloni al grill per un massimo di 5 minuti. -
Cipolla al forno
Ecco un buonissima ricetta di cipolla al forno.
Un piatto che, oltre ad essere delizioso, attirerà l’attenzione per la sua presentazione; la cipolla, infatti, verrà presentata sotto forma di un bel fiore. Irresistibile!
Le cipolle al forno sono deliziose e molto facili da preparare. L’apprezzabilità della cipolla in generale, e quella al forno in particolare è il fatto che ad essa si possono aggiungere vari sapori. Il sapore dolce della cipolla, infatti, si combina bene con altri gusti, senza alterarne la sapidità originale.
Ingredienti per la ricetta della cipolla al forno
• 1 cipolla grande
• 1 cucchiaino di zucchero
• qualche cucchiaio di senape
• 3 cucchiai di burro
• 1/2 cucchiaino di rosmarino essiccato
• Sale e pepe macinato frescoCome preparare la ricetta di cipolla al forno?
Per preparare la cipolla al forno, la prima cosa che farai è lavare bene la cipolla. Quindi farai un leggero taglio alla radice (quel tanto che basta per tenerla in piedi). Successivamente, con un coltello affilato, realizza alcuni tagli dall’alto verso il centro approssimativamente (come se stessi ricreando una stella).Nel frattempo fai un miscuglio di senape, un poco di burro e il rosmarino essiccato in una grande ciotola. Metti tutto in un pentolino e lascia che il burro si sciolga e il composto si amalgami, poi rimuovi il pentolino dal fuoco.Successivamente metti il composto dentro la cipolla e ricopri la stessa con il condimento. Copri la cipolla con un foglio di alluminio, poi mettila dentro il forno preriscaldato a circa 200 gradi, finchè non vedi che la cipolla sia dorata e la ricetta è pronta da gustare. Sarà un successo! -
Sant’Agata tra le atroci torture
La storia della giovane Agata di Catania ci insegna che seguendo l’amore del Cristo Signore Nostro è stata torturata da un uomo che si era innamorata di lei.
Quest’uomo, pur di far si che la donna rinunciasse all’amore di Dio ha tentato tante torture e uccidendola.Le atroci torture subite dalla giovane fanciulla Agata
La giovane Agata fu arrestata dal proconsole romano Quinziano, poichè lei rifiutava il suo amore, da quel momento la sua vita sarebbe cambiata, ricevendo numerose torture.
Un’atroce tortura che la giovane fanciulla Agata ha subito sono le flagellate, quel dì Quinziano osservò entrare nella stanza dei supplizzi la giovane e la vide mentre un addetto la preparava sul cavelletto dove da li a poco avrebbe ricevuto le frustate.
Successivamente la seconda tortura che ricevette Agata fu lo stiramento delle carni con degli unghioni di metallo e infine, le bruciarono molte parti del corpo.
Quinziano ogni qualvolta che terminava una tortuna nei confronti della giovane Agata, poneva sempre la medesima domanda, sperando e augurandosi che il dolore che l’affiggeva potesse far cambiare idea ad Agata.
La giovane fanciulla resisteva alle torture che riceveva e di conseguenza il proconsole romano Quinziano ordinò di far tagliare i fianchi con delle lame affilate, sperando di terrorizzarla.
Il proconsole guarda con gli occhi della sfida il corpo bruciato e ferito della giovane Agata.
Agata era imperterrita ed resisteva ancora, mentre il proconsole romano, le continuava a chiedere di rinnegare la fede cristiana con tono sempre più minaccioso.
Fin quando ad un tratto la giovane Agata, esasperata e sfinita dal dolore gridò che lei era un frumento di Dio e che godeva dei martiri.
A quel punto in proconsole romano Quinziano si arrabbiò ed ordino che venisse stirata una mammella e tagliata.
La giovane Agata a quell’ulteriore gesto urlo con Quinziano, dichiarando che l’uomo era un feroce tiranno e che doveva vergognarsi nel mutilare una giovane donna, inoltre, gli ribadì che poteva anche mutilarla ma mai sarebbe riuscito ad estirpare le vere mammelle che erano dentro di lei e che aveva consacrato al Cristo fin dall’infanzia.Dopo la mutilazione delle mammelle il vestito della giovane fanciulla si riempi di sangue, il suo corpo era tutto martoriato dalle ferite che il pronconsole le aveva fatto inveire, cosi mal concia, fu riaccompagnata nelle carceri con la disposizione di non essere ne medicata, e nemmeno nutrita e dissetata.
Così il proconsole romano Quinziano le privo delle agevolazioni che erano concesse ai prigionieri cristiani dopo aver subito torture.
Infatti, Quinziano, con questo trattamento, voleva ridurre la giovane fanciulla Agata all’agonia e in cuor suo forse sperava che Agata si sottomettesse alle sue richieste. -
Cassata Siciliana
Per poter avere il ripieno della cassata originale non devi farti mancare un chilo di ricotta di pecora.
Gli ingredienti per la cassata siciliana
Ricetta Cassata Siciliana: Ricotta, rum, 150 grammi di zucchero e 120 grammi sia di canditi tritati che di granella di cioccolata fondente. Ti serviranno anche 50 grammi di pistacchio tritato in maniera molto fine, 120 grammi di mandorle tritate, 50 grammi di zucchero a velo e 2 cucchiaini di rum. Questo è quello che ti serve per la pasta al pistacchio che è uno degli elementi fondamentali della cassata siciliana.
Come preparare la cassata siciliana
La prima cosa che ti conviene fare è quella di lavorare ricotta e zucchero insieme così da avere un composto unico. Lo puoi così trasferire in una terrina e inizi a macerare per 20 minuti circa i canditi all’interno del rum per poi unirli alla ricotta. Puoi così aggiungere anche il cioccolato e poi conservi il tutto in frigo per 12 ore. La pasta al pistacchio è un altro passaggio cruciale che prevede che il pistacchio venga amalgamato assieme a zucchero a velo, rum e mandorle.Altri passaggi cruciali
Lo sciroppo non può mancare nella vera cassata siciliana: per cui devi mettere a bollire qualche minuto acqua, zucchero e rum successivamente. Una volta tagliato il pan di Spagna a fettine potrai spruzzare queste con del rum in maniera delicata. In seguito procedi col farcirle di ricotta spruzzando prima con lo sciroppo. Ponendo quindi gli strati uno sull’altro dovrai sigillare tutto con della pellicola e tenere in frigo per 12 ore. A questo punto, dopo aver sciolto del cioccolato fondente bollito a bagno maria, potrai procedere con con l’utilizzo della pasta al pistacchio. Per la decorazione meglio optare per pezzi di frutta candita che si sposa col verde del pistacchio. -
Carciofi in tegame
Hai dei carciofi e non sai come cucinarli? Sei stanca delle solite ricette?Oggi ti proponiamo una ricetta antica catanese: Carciofi in Tegame.
Una ricetta sfiziosa da provare per un invito a pranzo o semplicemente la domenica.
Ingredienti per la preparazione
Per preparare una teglia di medie dimensioni, in genere di servono:8 carciofi,100 gr di pangrattato,50 gr di formaggio pecorino grattugiato,2 spicchi d’aglio tritati,prezzemolo tritato,1 acciuga salata già sfilettata,2 bicchieri d’acqua, mezzo limone,sale e pepe quanto basta.
Il procedimento
Per prima cosa prendi i tuoi carciofi ed inizia a pulirli. Devi tagliare la parte superiore e togliere le foglie più dure perchè bisogna lasciare la parte più tenera del carciofo.
Una volta compiuta l’operazione, prendi un coltello e cerca di aprirli per farcire con il ripieno, per cui cerca di fare spazio al suo interno.
Per quanto riguardo il ripieno, si prepara utilizzando il pangrattato, unito al prezzemolo, aglio tritato, acciuga e pecorino. Aggiungi un pò d’olio e mescolalo fino a quando non hai ottenuto un composto. Successivamente puoi iniziare a riempire i tuoi carciofi, sistemandoli poi in un tegame.
Prima di mettere in forno, versa nel tegame 2 bicchieri di acqua e qualche goccia di limone e lascia cuocere per circa 30 minuti a fuoco molto basso. La cottura sarà completata quando l’acqua presente nel tegame sarà evaporata.
Una volta cotti, sistema i carciofi in un bel piatto e saranno pronti per essere serviti a tavola. Buon appetito! -
Sant’Agata Vergine consacrata
Sant’Agata nacque a San Giovanni Galermo l’8 settembre tra il 229 ed il 235, sebbene sull’argomento esistano controversie ad oggi oggetto di discussioni teologiche. Secondo la tradizione cristiana, ella era una giovane vissuta nel III secolo, testimonianza di una forte presenza religiosa nella città di Catania, di cui è patrona. È adorata dalla Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, è una delle sette vergini ricordante nel canone della Messa grazie all’importanza della sua missione e fede incrollabile anche innanzi alle atroci torture subite. La sua biografia ne è la prova, una delle prime testimonianza della letteratura agiografica ed anche simbolo della storia della Chiesa Cattolica. Tale testimonianza della vita, morte e miracoli della Santa sono custoditi presso la Bibliothèque nationale de France, e riporta miniature ed illustrazioni risalenti all’epoca carolingia. Secondo gli studi, Sant’Agata era di origini nobili, possedeva il titolo di proprietaria di poderi. A testimonianza lo stesso processo subito ad opera di Quinziano l’inquisitore, durante il quale venne fatto valere la Lex Laetoria, la legge che proteggeva i giovani e soprattutto le donne dagli abusi di chiunque. Conferma l’insurrezione popolare contro l’azione dell’inquisitore che non consegnò importanza a tale norma giuridica, procedendo ugualmente con le torture ed il martirio.Sant’Agata: Il processo e la morte
Con il proposito di obbligare il rispetto per l’editto dell’imperatore, nel periodo tra il 250 e 251 arrivò a Catania il proconsole Quinziano. Il suo primo comando fu rivolto ai cristiani, da cui pretendeva l’abbandono della loro fede pubblicamente. Allo stesso tempo attuò una feroce persecuzione, da cui fuggì Agata e la famiglia trovando riparo a Palermo. Tuttavia furono scovati e riportati a Catania, dove il proconsole conobbe la giovane e si invaghi di lei. Inutili i suoi tentativi di convincerla ad abiurare la sua religione, per questo Agata venne affidata alla cortigiana Afrodisia per la rieducazione. Il tentativo di plagiarla andò vano, la giovane resistette alle pressioni psicologiche manifestando una fede incrollabile. Convocata al palazzo pretorio, dopo un incontro con Quinziano, iniziò il processo e la carcerazione a cui seguirono le violenze allo scopo di piegare la volontà di Agata. Venne addirittura sottoposta al supplizio dei carboni ardenti e, secondo la tradizione, all’esportazione dei seni. La giovane martire sino alla fine rifiutò le proposte di Quinziano, consacrando la verginità a Dio. Alla fine espirò la notte successiva all’ultima violenza, il 5 febbraio del 251 d.c.Sant’Agata: Reliquie e venerazione
Il generale bizantino Maniace prelevò i resti della Santa per trasportarli a Costantinopoli, tuttavia due soldati ripresero le spoglie e le restituirono al Vescovo di Catania, presso l’odierna fortezza di Aci Castello. I resti della Santa sono custoditi presso il Duomo di Catania, conservati una parte all’interno di un busto di argento che contiene frammenti del cranio, del torace ed alcuni organi ed altre sono preservate in uno scrigno anche questo di argento. Infine certune reliquie sono presenti presso la Cattedrale di Palermo. Uno degli oggetti appartenuti alla Santa è il suo velo, presente all’interno del Duomo di Catania. Esso è accompagnato da una leggenda secondo la quale la giovane martire si coprì con tale velo durante la tortura dei carboni ardenti. Alcuni studiosi affermano che il colore rosso sia il risultato del sangue della Santa, e non dovuto ad una tinta. Il culto di Sant’Agata è molto diffuso, infatti ella è patrona di Catania, San Marino, Malta e numerose altre località, ma anche protettrice dei vigili del fuoco argentini, delle donne affette da problemi al seno, dei fonditori di campane, balie, nutrici, infermieri e tessitrici siciliane. Inoltre è invocata contro le calamità naturali, soprattutto contro la furia del vulcano.***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Natale a Catania
Catania a Natale acquista maggiore incanto. L’atmosfera che si respira nell’aria è avvolgente. E facile farsi stregare dalle decorazioni, le luci, i suoni e i profumi che vestono a festa questa meravigliosa città.Natale a Catania: Città che ti accoglie e coccola.
Ma le sorprese non finiscono qui. Un accento di riguardo lo merita sopratutto l’organizzazione eccellente e la programmazione per questo periodo. Infatti la città ha preparato varietà di appuntamenti.
Con un occhio di riguardo all’arte, all’artigianalità nonché il connubio fatto con le tradizioni etnee che coronano Catania.Il calendario di Natale a Catania è ricco di molteplici iniziative per le festività:
concerti musicali, esibizioni teatrali, espressioni artistiche variegate.
E ancora… musei aperti per ammirare l’arte siciliana.
Certamente non mancano le evoluzioni degli artisti di strada che ci fanno compagnia e incantano come bambini mentre passeggiamo per le vie della città.E’ altre sì immancabile l’appuntamento con i presepi a disposizione del pubblico presso le Chiese Etnee. Chiese dall’archittetura spettacolare che narrano secoli e secoli di storia.
Non mancano i deliziosi appuntamenti coi mercatini natalizi: qui abili mani artigiane trasmettono la loro passione e ingegno presentando incantevoli creazioni degne di accento.
Ed è proprio fra loro che forse si nascondono…i futuri artisti catanesi.
Ma quando inizia tutto?
Come da tradizione italiana, il giorno 8 dicembre è consacrato alla Madonna Immacolata. Questa data appunta il principio del periodo relativo al Santo Natale..Naturalmente è così anche a Catania, la quale in questa festa dà il via alle consuetudini pre-natalizie.
La tradizione natalizia prende inizio nel Santuario di San Francesco d’Assisi all’Immacolata.
Santuario che merita presentazione: di architettura barocco siciliana, la sua costruzione ha coinvolto un secolo. I fine lavori sono datati 1800 circa. Qui è conservato un simulacro, dal considerevole pregio artistico, risalente al 1700. Simulacro dedicato alla Madonna.
•Piccola curiosità
La tradizione catanese vuole che i fedeli seguano la Dodicina: periodo di dodici giorni, appunto, nel quale i fedeli fanno visita al Santuario.
•La maestosità della processioneLa processione che apre il periodo natalizio è meritevole di attenzione.
Nella caratteristica processione dell’otto Dicembre i veri protagonisti sono i fedeli, le confraternite nonché le cariche cittadine più alte.
La processione ravviva e regala tridimensionalità snodandosi per tutto il centro storico.
Dedica elogio fermandosi davanti la Chiesa di San Benedetto (detta Badia Grande). Qui, si assiste al consueto Canto delle Suore. Un appuntamento interessante per la delicatezza e l’intensità che i canti trasmettono.
Inoltre, la tradizione prevede una sosta davanti la cattedrale di Sant’Agata (patrona della città) per qualche attimo di raccoglimento in preghiera.A questo punto, la statua della Madonna, incorniciata dal corteo processionale, rientra al Santuario.
•ESPOSIZIONE PRESEPI
Come non visitare e programmare una visita ai presepi artistici?
Iniziando dalla Cattedrale, passando per piazza Carlo Alberto al Santuario, nonché alla Chiesa di San Francesco all’Immacolata: qui si ammirano i presepi di manifattura artistica.
Ma il bello arriva proseguendo il Tour… perché sono circa 7 le mete che consentono di ammirare la bellezza della tradizione siciliana in fatto di presepi. Mete che danno l’occasione di conoscere anche l’architettura storica dei monumenti che coronano Catania.Magari facendo delle soste nei deliziosi chioschi che si trovano in giro per la città.
•Merry Christmas Market
Segnate l’indirizzo in agenda: Via Minoriti (strada che va da Via Etnea – Via Manzoni).
Perché? Cornice radiosa in cui artigiani e artisti si riuniscono creando incantevoli atmosfere con il potere di portarci con la mente alla magia del nord Europa.***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***
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Dolci tipici siciliani
Sicilia e tradizione culinaria una storia lunga millenni
La Sicilia è una delle regioni italiane che offre una varietà culinaria senza eguali, proprio per la sua cucina attrae ogni anno moltissimi visitatori. Tra le pietanze tipiche una menzione speciale va certamente ai Dolci tipici Siciliani, la pasticceria regionale infatti ha una storia lunga fatta di tradizione, pochi ingredienti e tanto sapore.I grandi classici della Sicilia i dolci tipici intramontabili
La Cassata siciliana è forse uno dei dolci più conosciuti ed amati a livello internazionale, la vera regina della tavola per la sua eleganza viene spesso servita nel corso delle festività come Natale o Pasqua. Impossibile resistere alla sua bontà e al suo sapore che unisce la delicatezza del cuore morbido alla dolcezza del naspro della glassa.Altro cavallo di battaglia è certamente il Cannolo
Oggi ne esistono tante varianti ma il tripudio resta quello classico con un interno di ricotta e un esterno croccante con cialda dolce, arricchito da canditi e cioccolato. Un dolce che merita assolutamente di essere assaporato, speciale anche la versione con le scaglie di pistacchio.Un dolce meno conosciuto a livello nazionale ma altrettanto buono è la Sfincia di San Giuseppe, anche in questo caso a farla da padrone è la ricotta. Si tratta però di una crema delicatissima e di uno choux morbidissimo che la contiene come un fagottino.La Frutta di Martorana è un dolce molto amato da grandi e piccini
Si tratta di pasta di mandorle che prende la forma di piccolissimi frutti. Questo impasto viene realizzato tipicamente nel corso della festa dei morti, è decorato a mano ed è bellissimo anche da vedere.
La Sicilia ha veramente un cuore dolce, impossibile resistere anche alle granite con brioche, ai dolcini alle mandorle, e alle torte. La parola d’ordine è sicuramente provare! -
Gli interrogatori a Sant’Agata
Il culto di Sant’Agata è professato dalla Chiesa Cattolica ed Ortodossa, patrona di Catania, San Marino, Malta e molte altre località, protettrice dei vigili del fuoco argentini, delle donne affette da patologie al seno, dei fonditori di campane, delle balie e nutrici, ma soprattutto è invocata contro incendi, eruzioni e disastri naturali. Secondo gli studi condotti, ella nacque a San Giovanni Galermo, nella provincia di Catania, l’8 settembre tra il 229 ed il 235; per la tradizione cattolica rappresenta un simbolo della fede incrollabile, consacratasi a Dio durante le torture subite per volere di Quinziano l’inquisitore, inviato dall’imperatore per risolvere la questione dei cristiani a Catania. Si narra che durante le persecuzioni fuggì con la famiglia a Palermo, ma fu catturata e riportata indietro, dove il proconsole volle incontrarla dopo avere saputo di una giovane cristiana che professava il suo credo senza timore di Roma.Quando Quinziano la incontrò rimase ammaliato dalla bellezza ed eleganza della giovane, decise di prenderla in sposa, anche perché lei apparteneva ad una ricca e benestante famiglia. Agata si rifiutò e dopo un sommario processo venne incarcerata, subendo torture e violenze atte a spezzare la sua solida volontà e sottometterla al volere di Quinziano. Durante una delle notti nella sua prigione, ricevette la visita di San Pietro che le dette confortò curando le sue ferite. Anche se questo destò stupore, venne costretta a subire altre violenze e torture, tra cui i carboni ardenti e l’asportazione dei seni usando una pinza. Seppure la prigionia e la brutalità continuarono, la giovane consacrò la sua verginità a Dio, rifiutando continuamente le proposte del proconsole che senza indugiò ordinò il continuo dei supplizi. La Santa morì il 5 febbraio del 251, dopo l’ultima notte trascorsa subendo violenze.Sant’Agata: Gli interrogatori
Oggetto di studi furono gli interrogatori che la Santa subì ad opera di Quinziano, nei quali dimostrò di padroneggiare la dialettica e la retorica, dimostrando di possedere una profondo cultura. La sua solidità e fede le permisero anche di superare il periodo di affidamento a Afrodisia, una sacerdotessa che aveva il compito di spezzare la sua volontà con tentazioni e minacce. Fallendo nel suo proposito la restituì al proconsole romano, affermando che la giovane aveva la testa più dura della lava dell’Etna. Quinziano infuriato imbastì il processo contro la Santa, durante il quale ebbero un interrogatorio dove la fede granitica e la fermezza d’animo e spirito della giovane perseguitata furono muro contro il volere del potente. Il proconsole tentò di dissuaderla dalla sua fede affermando che lei era libera e nobile, come tale non doveva vivere da schiava. La giovane senza esitazione ribadì che la più elevata nobiltà consisteva proprio nell’essere schiava di Cristo. Il giorno seguente l’interrogatorio proseguì con torture, durante le quali Agata subì lo stiramento delle membra, la lacerazione usando pettini di ferro e fu scottata con lamine infuocate. Gli furono in quell’occasione tagliati i seni usando grandi tenaglie, per poi essere riaccompagnata sanguinante nella sua cella. Neanche durante questi supplizi l’interrogatorio fece piacere al proconsole, il quale dovette subire la compattezza della giovane che riconfermò senza esitazione la sua incrollabile fede. Durante quella notte, Agata ricette la visita si San Pietro, ma dopo quattro giorni venne riportata al cospetto del proconsole che vide le sue ferite rimarginate. Quinziano vittima di una sconfitta cocente, dove addirittura doveva confrontarsi con dei miracoli, costrinse la giovane alle ultime torture, per questo la notte seguente Agata spirò nella sua prigione senza mai cedere o sottomettersi al volere del proconsole.***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Il terremoto del 1693 di Catania
Il terremoto del 1693 I giorni dell’apocalisse
Il sisma del 1693 noto come il terremoto della val di Noto, che colpì un’area vastissima della provincia di Catania, è stato probabilmente l’evento tellurico più violento degli ultimi 1.000 anni, su scala mondiale il 23° della storia.
In realtà fu una catastrofe combinata tra terremoto, eruzione dell’Etna e maremoto.
Tutto cominciò il 9 gennaio alle 4,30 della notte, quando una scossa di magnitudo 7.0 colpì la val di Noto, coinvolgendo praticamente tutti i paesi della zona, ma la particolare violenza dell’evento ne permise la propagazione fino alla isole Lipari, su tutta la Sicilia e parte del sud della Calabria.
Come gli altri centri abitati, Catania subì seri danni alle strutture e contò 16 morti tra la popolazione.
Ma l’evento che distrusse l’area fu la replica di due giorni dopo.
Alle 21 dell’11 gennaio 1693 una seconda scossa, molto più forte della precedente (7,5 Richter) colpì la val di Noto, coinvolgendo questa volta un’area molto più vasta (14.000 kmq).
La scossa fu avvertita fino a Palermo, a Malta e in Tunisia.
L’epicentro al largo del porto di Catania, fu seguito dallo smottamento della costa. Alle 2,30 della notte un’onda di tsunami si riversò sul’area che ormai era composta solo da cadaveri, macerie e pochi sopravvissuti.
Il maremoto provocò onde alte fino a 16 metri e colpì nel contempo Malta, la punta sud della Calabria e le Lipari.Il terremoto del 1693 Le vittime
Si presentava uno scenario apocalittico, tenuto conto che nel frattempo anche l’Etna era entrato in attività. È stato calcolato che se considerato sulla scala Mercalli, avrebbe raggiunto l’11mo grado.
I morti furono 54.000 secondo le stime ufficiali dell’epoca, ma probabilmente tale cifra è sottostimata dati i metodi spartani con i quali veniva censita la popolazione; era il periodo di decadenza del regno austriaco, il territorio di lì a pochi anni sarebbe poi stato conquistato dai Borboni.
Ma più che il numero in sè colpisce la percentuale antropica delle mortalità, i decessi furono in percentuale molto alti rispetto alla demografia dell’epoca.
Le fonti ufficiali riportano:
– Catania, 16.000 morti su 19.000 abitanti (63%);
– Ragusa, 5.000 su 9.950 (51%);
– Augusta, 1840 su 5.500 (30%);
– Lentini, 4.000 su 10.000 (40%);
– Militello, 3.000 su 10.000 (30%);
– Siracusa, 3.500 su 15.000 (23%);
– Modica, 3.400 su 17.900 (19%).
Una vera e propria ecatombe; lo sciame sismico si prolungò per oltre due anni e in seguito le città colpite vennero interamente ricostruite, alcune furono addirittura spostate a km di distanza, cioè ricostruite per intero su un sito diverso.
Città come:
– Noto,
– Avola,
– Grammichele,
– Giarratana,
– Sortino,
furono completamente traslate più a valle, mentre Ragusa fu praticamente sdoppiata. Oggi quel che resta delle città pre sisma, sono indicate come “città vecchia“.
Nel breve termine la precarietà dell’economia rallentò la ricostruzione dei nuovi centri, ma con l’avvento dei Borboni, l’edilizia costituì un volano per la ripresa economica e un’occasione per la realizzazione delle bellissime strutture che oggi possiamo ammirare in tutta l’area.Il terremoto del 1693 La faglia Ibleo Maltese
Il bacino Mediterraneo è una zona altamente sismica, in particolare la vicinanza della Sicilia orientale alla faglia Ibleo Maltese, che si estende per 20 km in parallelo alla costa sicula orientale, con un’altezza che in alcuni punti raggiunge i 290 m è la testimonianza della spinta che la crosta terrestre riceve dalla deriva del blocco africano.
Atri eventi catastrofici di alta entità si sono verificati nella storia recente dell’isola. Ricordiamo in particolare l’evento di Messina del 28 dicembre 1908 che raggiunse una magnitudo di 7,1, o più recentemente il terremoto del 13 dicembre 1990, che colpì la zona di Augusta con una forza devastante di 5,3° Richter.
L’Italia meridionale e centrale è costantemente interessata da movimenti tellurici, ogni giorno ne accadono a centinaia; è lo scotto da pagare per vivere nel bel paese, ma sarebbero (a parte eventi epici) facilmente controllabili con un’attenta edilizia che ne tenga conto. -
Costo taxi aeroporto Catania centro città
Una volta arrivati all’aeroporto di Catania per raggiungere il centro della Città si possono utilizzare vari collegamenti, lo shuttle bus che sicuramente è il meno rapido ma sicuramente è quello più conveniente e quindi il mezzo più scelto per una vacanza low cost, parte ogni 25 minuti ed è attivo dalle 05.00 alle 24.00, il costo è di 4.00 euro e si può acquistare direttamente a bordo, mentre per chi preferisce la libertà negli orari e il comfort ci sono le auto a noleggio o i taxi.Scelta del taxi da contattare: Social Taxi Catania
Una volta arrivati all’aeroporto si può contattare la Social Taxi Catania al numero 095-330966, riescono a soddisfare le esigenze dei viaggiatori grazie a un call center multioperatore anche il lingua inglese, un sistema di smistamento corse automatizzato che riesce ad assegnare alla città circa 800 taxi giornalieri. Hanno una flotta abbastanza vasta capace di servire il singolo viaggiatore e la famiglia intera contemporaneamente. La tariffa va dai 25 a 35 euro in base alle persone trasportate.Scelta del taxi da contattare: Taxi Sat Service
L’altra società di servizio taxi è la Taxi Sat Service da contattare al numero 091-6188, anch’essi hanno un centralino attivo 24h su 24 che offre un servizio rapidissimo con una centrale operativa che riesce ad individuare il taxi più vicino al posto della vostra chiamata, insomma un servizio sempre efficiente. Per quanto riguarda le tariffe è la stessa dell’altra società quindi va dai 25 ai 35 euro, in base alle persone trasportate.
Sicuramente il costo del Taxi è più alto però uscendo dall’aeroporto Fontanarossa di Catania con un servizio rapido e puntuale troviamo una delle compagnie che offre questo servizio alla città, logicamente dovendo andare al centro della città volendo possiamo utilizzare in taxi insieme ad altri viaggiatore in modo da dividere il costo, risparmio che notiamo subito se siamo in viaggio con la famiglia, perché è pur vero che un taxi prenotato per 6 persone ci sosta non più 25 euro ma 35 ma dobbiamo anche pensare di dividere il costo per 6 persone.
Insomma diciamo che i costi del noleggio taxi nella regione Sicilia e precisamente nella città di Catania sono nella norma, bisogna però non fare confusione con le tariffe che applicano i taxi nel momento in cui si chiede di essere trasportati dall’altra parte della città, logicamente tutto cambia e vengono applicate delle tariffe diurne e notturne imposte però dal comune della Città di Catania.
Quindi sotto questo profilo possiamo stare più che tranquilli perché anche da turisti riceveremo la stessa tariffa di un cittadino di Catania e non ci sarà margine di errore.***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Girando a Misterbianco abbiamo incontrato il Postino di C’è posta per te
Fra poco inizierà la nuova stagione di C’è Posta per Te di Maria De Filippi, il programma strappalacrime che tiene incollati milioni di telespettatori alla tv ogni sabato sera.
Il programma è molto amato dagli italiani perchè rappresenta un modo per poter riconciliare con i propri cari, è una chance da cogliere per poter cambiare eventuali situazioni ostili e riabbracciare una persona importante nella nostra vita.
Grazie a questo programma, Maria ha dato la possibilità a molte persone di fare ciò che normalmente nella vita quotidiana non hanno il coraggio di fare. Un programma serio, che colpisce al cuore e mette al primo posto i sentimenti.
Gli italiani non si stancano mai di ascoltare i racconti di persone sconosciute che mettono a nudo i propri sentimenti.Il postino di C’è Posta per Te
Siamo abituati a vedere tutte le videoclip della consegna della busta in regioni o paesi lontani dai nostri e non potremmo mai immaginare cosa succederebbe se qualche volta il postino suonasse al nostro campanello.
Egli svolge un ruolo importante perchè deve consegnare l’invito alla persona giusta e non sa se la troverà e come reagirà. Deve accertare che si tratti della persona giusta facendo delle domande personali a cui può dare la risposta solo il diretto interessato.C’è Posta per Te: La sorpresa a Misterbianco
Questa volta il postino è arrivato a Misterbianco giorno 26 Novembre, presso la chiesa Madre, con lo stupore di tutti i cittadini che si trovavano li in quel momento.
É stato un momento di gioia e felicità, soprattutto per la persona interessata.
Non si hanno notizie certe per chi sia l’invito e nemmeno se verrà accettato. Aspetteremo con ansia l’inizio del programma per scoprire cosa sarà successo.
Speriamo che questo gesto porterà nuove speranze e gioia nel cuore delle persone interessate.
Intanto l’inverno è già arrivato ed il programma di Maria scalderà i nostri cuori, come ha sempre fatto ogni anno.
Cosa ci resta altro da dire? C’è Posta per Te!***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Chiesa dei Minoriti a Catania
Catania è una delle città siciliane più belle da visitare, ricche di storia, cultura e folklore di tutta la regione.
Chiunque, nel corso della propria vita, dovrebbe visitare almeno una volta la Sicilia, ed in particolar modo il capoluogo della stessa, per godere delle bellezze di questa città meravigliosa, in grado di ispirare le grandi menti di tutto lo stivale, dai filosofi Greci ai Savoia, passando per gli Aragonesi. Non sarebbe affatto una cattiva idea, infatti, organizzare una vacanza dedicata all’enogastronomia, per assaporare le specialità del luogo, oppure visitare le numerose chiese presenti nella città, in grado di raccontare una storia che perdura da svariati secoli, guidando l’osservatore in un percorso che possa rievocare numerose epoche storiche, immergendosi in una realtà totalmente diversa da quella classica, così frenetica e piena di disattenzioni, in cui viviamo quotidianamente.
Una delle chiese più caratteristiche della città di Catania è la Chiesa dei Minoriti
Costruita nel diciottesimo secoli per accogliere l’Ordine dei Chierici Regolari Minori, comunemente noti con il nome di caracciolini, in tutta la Sicilia. La facciata principale della Chiesa è un’opera barocca, e può essere considerata come uno dei maggiori esempi di barocco siciliano presenti in tutta la regione, rendendola un punto di riferimento per quanto concerne questo settore turistico. L’interno della struttura, invece, è riccamente decorato ed è in grado di stupefare chiunque vi entri anche più di una volta: l’impressione di essere solo un granello di sabbia è evidente nel momento in cui si attraversa la navata principale, dopo aver varcato le soglie del grande ingresso principale. Nonostante un terremoto abbia danneggiato la struttura nel corso di un terremo all’inizio del diciannovesimo secolo, la Chiesa dei Minoriti è stata restaurata e resa nuovamente aperta al pubblico; fortunatamente, al suo interno non sono stati danneggiati gli affreschi, le tavole argentee o i crocefissi realizzati da grandi autori.
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Risotto con petto d’anatra
Il risotto con petto d’anatra è un piatto abbastanza leggero ma molto gustoso.
Il procedimento è un po’ elaborato e i tempi di preparazione si aggirano intorno ai 40 minuti circa.
Ingredienti
2 cucchiai di olio d’oliva
1/2 una cipolla
1 cucchiaio di sedano tritato finemente
2 spicchi d’aglio
400 g di riso Arborio
100 ml di vino bianco
1,5 L di brodo
Prezzemolo tritato q.b.
Basilico tritato q.b.
2-3 rametti di foglie di timo
30 g di parmigiano grattugiato
Un buon pizzico di pepe nero
Procedimento
Preriscaldare una pentola a fuoco medio. Aggiungi l’olio d’oliva, le cipolle, l’aglio e il sedano. Fai rosolare per un paio di minuti. Aggiungi il riso e mescolalo. Abbassa il fuoco e aggiungi il vino bianco.
Una volta che il vino bianco è evaporato, aggiungi circa 200 ml di brodo e mescola di tanto in tanto. Continua ad aggiungere altri 200 ml di brodo, ogni volta che evapora. Mantieni il calore basso, una volta che tutto il brodo è stato aggiunto al riso, spegni il gas. Aggiungi il prezzemolo, il basilico, le foglie di menta, il timo, il parmigiano e un pizzico di pepe nero e metti da parte. Preriscalda il forno a 200 gradi. Condisci il petto d’anatra su entrambi i lati con un pizzico generoso di sale e pepe; disponilo in una padella e fallo cuocere a fuoco vivace. Fai rosolare la carne per circa 3-5 minuti, fino a quando la pelle diventa croccante. Cuoci il petto d’anatra per altri 5 minuti e lascialo riposare per un paio di minuti. Riscalda nuovamente il risotto e unisci il petto d’anatra. Amalgama il tutto con un mestolo di legno. Prima di servire il risotto, cospargilo con una manciata di prezzemolo tritato. -
Il Duomo, riportato dallo storico e naturalista Francesco Ferrara 1767 – 1850
Sicilia, terra di conquista e di meraviglie
La Sicilia è una terra meravigliosa. Abitata da millenni e caratterizzata da una storia burrascosa fatta di guerre, lotte e attraversamenti di popoli diversi, la Sicilia propone oggi un ricchissimo patrimonio artistico-architettonico e culturale dovuto alla presenza di influenze storiche anche molto differenti sull’isola. Ed è proprio per questi motivi che in Sicilia è possibile trovare un’architettura composta da edifici orientaleggianti e dalla chiara impronta araba e parzialmente normanna. Lo splendore architettonico di Palermo è l’esempio lampante di questa mescolanza di culture e rotte di popoli differenti: nel capoluogo siculo è possibile ritrovare un’architettura ricca e varia, dagli edifici tipicamente romani a quelli bizantini, dal Palazzo dei Normanni agli straordinari edifici religiosi eretti in epoche assai diverse tra loro.Un esempio di tale meraviglia architettonica è dato dal Duomo di Palermo, meglio conosciuto come Cattedrale di Palermo. Al di là dell’etimologia del nome (un duomo prende il nome di “cattedrale“, ossia di sede in cui il vescovo ha la propria cattedra nella diocesi o nell’arcidiocesi, qualora il duomo stesso sorga in una sede vescovile), il duomo di Palermo ha una storia lunga e articolata. Allargando per un attimo l’obiettivo e abbracciando la storia dell’intera regione, tra gli storici che si sono occupati della descrizione puntuale e approfondita della storia della Sicilia tenendo in considerazione aspetti come le vicende politiche e sociali, le lotte, le guerre e la successione di popoli in epoche differenti, è impossibile non tenere in considerazione l’opera storico-letteraria di Francesco Ferrara.Uno storico d’eccezione: Francesco Ferrara
Nato nel 1767 nel comune di Trecastagni (Catania), Francesco Ferrara fu, tra le altre cose, uno storico e naturalista. Esatto, “tra le altre cose”, poiché nel corso della sua vita si occupò anche di architettura, letteratura greca, lingua, chimica e delle scienze matematiche più in generale.Per tali studi, portati avanti in maniera autonoma dopo la laurea in filosofia e medicina conseguita presso l’Università di Catania, Ferrara viene considerato a tutti gli effetti uno scienziato, un uomo di scienza. E non solo. All’età di 25 anni, infatti, egli venne nominato sacerdote, mentre un anno dopo pubblicò un volume relativo alla storia dell’Etna (“Storia generale dell’Etna“). Da quell’anno (1793) in poi si sono susseguite diverse pubblicazioni inerenti la storia naturalistica (e non) della Sicilia: nell’ottica della storia siciliana, lo storico ebbe a scrivere a proposito della sua città, del capoluogo, delle architetture, dei palazzi signorili e via discorrendo, arrivando a delineare un vero e proprio mosaico letterario all’interno del quale trovano posto i tasselli che compongono la storia della Sicilia. Grazie alla sua eccezionale opera letteraria in ambito descrittivo, storico e naturalistico, Ferrara fu insignito anche del titolo di Regio Storiografo della Sicilia, titolo riservato a pochi eletti capaci di distinguersi in campi apparentemente distanti del sapere umano. Fu proprio in uno dei volumi dedicati alla ricostruzione della storia della Sicilia che Ferrara ebbe modo di soffermarsi sulla descrizione del duomo di Palermo, offrendo la sua particolare visione in merito agli aspetti che caratterizzano l’edificio in questione.Il duomo come convivenza di stili diversi
All’epoca in cui Francesco Ferrara ebbe modo di trattare del duomo, l’edificio era già stato sottoposto a due restauri: il primo avvenuto nel 1726, il secondo iniziato nel 1781, con Ferrara adolescente, e terminato il 1801. I restauri erano divenuti necessari anche considerando l’inizio stesso della costruzione (seconda metà del XII secolo), nonché i numerosi ampliamenti effettuati nell’arco di più di cinque secoli dai popoli che dominarono la regione. Negli anni in cui Ferrara scrisse del duomo l’edificio appariva decisamente diverso rispetto al suo aspetto originario: nato con una pianta piuttosto semplice costituita da una navata centrale e due navate laterali di dimensioni ridotte, gli ampliamenti coevi agli scritti di Ferrara riguardarono proprio l’allargamento delle navate laterali e la creazione di nuove cappelle (sempre ai lati). Ferrara poté assistere anche al netto cambiamento stilistico conferito al duomo in seguito al terremoto del 1823, con un passaggio dallo stile neoclassico ad un’alternanza di stili (dal gotico-catalano all’arabo).***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Ricetta Tiramisù
Il tiramisù è una delle tante eccellenze made in Italy apprezzato in tutto il mondo punto prepararlo è abbastanza semplice e gli ingredienti sono pochi e di facile reperibilità.
Ingredienti
400 gr. di mascarpone
4 uova
100 gr. di zucchero
400 ml di caffè
Cacao amaro q.b.
500 gr. di savoiardiProcedimento
Per prima cosa è necessario preparare il caffè: per ottenere la quantità dovuta, utilizza una macchinetta da 12 tazze. Nel frattempo, prendi le uova e dividi gli albumi dai tuorli, montando i tuorli a neve e aggiungendo un pizzico di sale. Procurati una coppa abbastanza capiente, all’interno della quale disponi i tuorli e, con lo sbattitore, miscela tutti gli ingredienti insieme allo zucchero. Una volta che il caffè sarà pronto, lascialo raffreddare per alcuni minuti, dopodiché unisci circa 250 ml di acqua. A questo punto, unisci il mascarpone ai tuorli d’uovo e allo zucchero e frulla il tutto con il frullatore; aggiungi gli albumi montati a neve e gira energicamente. La crema ottenuta dovrà essere un composto liscio ed omogeneo. Prendi ora una teglia e mettici dentro la crema per comporre il tiramisù. Inzuppa ogni singolo savoiardo nel caffè e infilalo nella teglia. Una volta eseguito il primo strato, ricoprilo con la crema di mascarpone ed esegui tanti strati fino a quando non si riempie tutta la teglia. Infine, cospargi il tiramisù con il cacao amaro in superficie. Il dolce può essere posto direttamente in frigo per circa due o tre ore prima di servirlo, oppure puoi lasciarlo per un’ora nel congelatore. -
Caponata antica
Quando si parla di caponata, si sa che esistono molte varianti ormai, ma non tutti sanno la ricetta della Caponata Antica.
Oggi ti proponiamo proprio questo tipico piatto catanese.
Sicuramente le vostre mamme o nonne sanno a cosa ci riferiamo. Sai qual’è la differenza sostanziale con la classica caponata? Te lo dico subito: non devi cuocere nulla.IngredientiGli ingredienti che devi avere a disposizione sono:3 pomodori da insalata,1 cipolla,1 gambo di sedano,1 Melenzana grande,infine aceto di vino rosso, olio, basilico e sale quanto basta.
Preparazione
Il procedimento della Caponata antica richiede più giorni.
Innanzitutto inizia con il tagliare a cubetti la cipolla, il sedano, i pomodori per poi metterli in una ciotola ricoperti di sale grosso.
Successivamente taglia a cubetti anche la melenzana e lasciala riposare schiacciata da un peso, anche un piatto va bene in questo caso, cosparsa di sale.
Queste verdure devono riposare in frigorifero per 24 ore.
Il giorno dopo trasferisci le verdure in un’altra ciotola e aggiungi l’aceto di vino rosso, poi ricoprila con la pellicola ed inseriscila in frigo per altre 48 ore.
Una volta trascorso il tempo indicato, scola le verdure e condiscile con il sale. Dopo riempi dei vasetti con queste verdure, aggiungendo anche qualche foglia di basilico.
Per la conservazione è necessario che il vasetto sia ricoperto interamente di olio, per poi riporlo nel frigo.
Ti consigliamo anche di mettere sottovuoto i contenitori, dopo averli sterilizzati, facendoli bollire per circa 20 minuti.
Ecco qua, la tua caponata sarà pronta. Ha una durata molto lunga, per cui puoi decidere di servirla quando vuoi e come vuoi. Che dire? Prova anche tu! -
Sant’Agata arrestata
Sant’Agata possiede una storia densa di pura, profonda ed incrollabile fede.Consacratasi a Dio quando la prigionia ed il promesso martirio erano afflizioni che dovette sopportare.
Secondo la tradizione cristiana nacque l’8 settembre tra il 229 ed il 235, appartenente ad una ricca e nobile famiglia di Catania. Adorata dalla Chiesa Cattolica ed Ortodossa, è una delle sette vergini che sono ricordate durante il canone della Messa, poiché ella rappresentò una delle espressioni di fede più antiche ed incrollabili della storia religiosa. Vittima delle persecuzioni attuate dall’inquisitore Quinziano, inviato dall’imperatore, fuggì con la famiglia a Palermo, ma venne catturata e riportata a Catania. Qui incontrò il proconsole che, secondo la leggenda, si infatuò di lei e pretese di sposarla. Ovviamente la giovane si rifiutò e qui iniziò il calvario, già prima dell’arresto e delle torture subite. Fu affidata alle cura di Afrodisia, una sacerdotessa di Venere e Cerere, al fine di subire una rieducazione. L’azione della donna era mirata a corrompere la fede della giovane, agendo con pressanti e perpetue azioni psicologiche e minacce allo scopo di sottometterla al desiderio del proconsole. L’azione di Afrodisia fallì, Sant’Agata non rinunciò mai al proprio credo, non vacillò ed uscì da quella sottile tortura più forte. Infatti la sacerdotessa dovette rinunciare al suo impegno, riconsegnando la giovane al proconsole e qui iniziò la parte più tragica della storia della Santa.Il martirio di Sant’Agata
Dopo il mese trascorso con la sacerdotessa ed il fallimento della sua rieducazione, Sant’Agata fu convocata al palazzo pretorio dove cominciò il processo. Questo viene ricordato soprattutto per il dialogo tra il proconsole e la giovane, che dimostrò una conoscenza profonda della retorica, dialettica ed una cultura superiore che misero in difficoltà Quinziano. I tentativi del romano di convincerla alla salvezza sposandolo fallirono nuovamente, per questo veloce fu il passaggio tra il processo e la carcerazione. La giovane dovette subire violenze volute dal proconsole allo scopo di spezzare la sua volontà, obbligandola ad accettare il suo volere. Durante questa fase di prigionia si narra della ribellione dei cittadini di Catania, anche perché Quinziano violò apertamente la Lex Laetoria, una legge che tutelava i giovani ed in particolare modo le donne dagli abusi. Nondimeno il proconsole proseguì nel suo proposito, trasgredendo apertamente la norma giuridica e senza donare alcuna attenzione alle rimostranze pubbliche. Secondo la leggenda proprio durante la carcerazione, la giovane ricevette la visita di San Pietro che ebbe premura di rassicurarla e confortarla, sanando allo stesso tempo le ferite. Sebbene questo provocò stupore tra i carcerieri e lo stesso Quinziano, la prigioniera dovette subire la tortura dei carboni ardenti e successivamente lo strappo dei seni usando una tenaglia. Dopo l’ultimo supplizio durante la notte, Sant’Agata morì il 5 febbraio del 251 dopo avere subito la prigionia, le violenze ed il martirio.Le reliquie di Sant’Agata
Di Sant’Agata sono ad oggi custodite molte reliquie. Nel Duomo di Catania sono presenti un busto in argento ed un forziere dello stesso metallo che custodiscono parte del cranio, del torace, alcuni organi interni, braccia, mani, femore, gambe, piedi, il velo ed una delle mammelle. L’altra è custodita presso la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria di Galatina, rubata nel 1389 da Raimondello Orsini del Balzo da altro luogo sacro. Altre reliquie della Santa sono custodite presso la Cattedrale di Palermo; si tratta di frammenti del velo e singole ossa. Particolarmente famoso tra i fedeli è il velo, il quale avvolse la Santa durante il martirio dei carboni ardenti, secondo alcuni impregnato del suo sangue. -
Cozze nere ripiene
Se pensi che i molluschi non ti piacciono e non trovi un modo per cucinarli, forse non sei a conoscenza della ricetta sulle cozze nere ripiene. Dopo averle assaggiate, assicuro che ti ricrederai.
La ricetta catanese è ideale per dare vita ad un secondo piatto davvero gustoso. Se avete degli ospiti o una cena particolare, questo potrebbe essere il piatto giusto, soprattutto per chi ama il pesce, le cozze rappresentano un must a cui non si può rinunciare.Gli ingredienti
Le quantità ovviamente variano in base al numero di persone. Immagina di cucinare per 4 persone, le cui dosi saranno:500 gr di cozze già pulite,200 gr di mollica,30 gr di formaggio grattuggiato,700 ml circa di acqua per l’ammollo,1 spicchio di aglio e 1 uovo.
Gli altri ingredienti come il prezzemolo, pepe nero e il sale non hanno un peso specifico indicato, ma devi utilizzarli moderatamente per quanto ne serve.
Questi sono gli ingredienti per il ripieno delle cozze. Se poi vuoi cucinarle nel sugo, allora il procedimento include 750 ml circa di passata di pomodoro, 1 spicchio d’aglio e olio extravergine d’oliva quanto basta.La preparazione
La preparazione non è complicata, richiede circa 40 minuti del tuo tempo, ma alla fine il risultato sarà favoloso.
Per prima cosa devi pensare a preparare il ripieno, quindi devi mettere la mollica del pane in ammollo in una ciotola e lasciarla li fino a quando non diventa morbida. Una volta ottenuta la morbidezza, strizzala per eliminare l’acqua in eccedenza. Unisci alla mollica il prezzemolo e l’aglio tritati, il formaggio, il sale, il pepe e infine aggiungi l’uovo. Mescola gli ingredienti con la forchetta fino a quando non avrai ottenuto un impasto omogeneo.
Dopodiché prendi le cozze ad una ad una e con l’aiuto di un coltellino cerca di aprirle, facendo molta attenzione. Una volta aperte, riempile con il composto appena preparato, per poi richiuderle quando hai finito.
Il lavoro a questo punto è quasi completato, ti resta solo di cucinarle nel sugo per circa 15-20 minuti. Una volta cotte potrai servire le tue cozze in tavola, pronte per essere gustate. -
Ultime ore di Quinziano
Il proconsole Quinziano fu certamente il principale responsabile del martirio di Sant’Agata,
partendo dal suo arresto fino a tutto un insieme di abusi di potere che avrebbero portato la santa di Catania al processo prima e poi a perire. Il paradosso della sua vicenda infatti sta proprio in simili abusi, negli eccessi e nelle ingiustizie mosse verso la giovane che lo portarono, dopo la morte di questa, alle sue ultime e tormentate ore di vita.
Quinziano, da conoscitore della giurisprudenza romana, si era reso conto, sin da subito, di aver agito ai limiti della legalità, sfruttando la sua posizione privilegiata per scopi vili ed egoistici. Il popolo tutto lo sapeva, e questo era il suo più grande timore. Infatti, secondo un’antica legge, ovvero la Lex Laetoria, la popolazione avrebbe avuto diritto a insorgere contro chiunque – a prescindere dalla funzione pubblica che il soggetto avrebbe potuto ricoprire – con una sommossa atta a punire eventuali abusi di potere o posizione, proprio verso giovani ragazze tra l’età di diciotto e venticinque anni. A seguito di tale legge Quinziano aveva passato ore terribili, nascondendosi nei vicoli e nella sua dimora, per paura di essere preso e messo alla pubblica gogna e ucciso violentemente. Il germe della paranoia portò il proconsole, ben presto, a fuggire a cavallo, cercando rifugio altrove, in attesa che le acque si calmassero.Secondo testimonianze oculari del tempo, in particolare quella di uno scrivente che aveva raccontato ogni singola fase del martirio di Sant’Agata, Quinziano lasciò Catania la sera stessa, a poche ore dalla morte della martire. Tentò di trovare rifugio in alcuni suoi poderi in campagna ma per arrivarvi fu costretto a doverrisalire il fiume Simeto a cavallo. La storia vuole che, tanto quest’ultimo, quanto il fiume, si opponessero alla fuga del proconsole macchiatosi del sangue di una giovane. Il cavallo infatti iniziò a fuggire dal suo controllo. Nonostante i tentativi disperati del proconsole di riportarlo sulla terra ferma, questi si gettava verso i meandri del fiume, che con la sua forza innaturale trascinava via ogni cosa. Stremato, Quinziano si abbandonò al volere del cavallo e fu così che, di lì a poco, questi – ormai imbizzarrito – fece carambolare in acqua il proconsole che tentava di fuggire lontano da Catania. Le correnti del fiume Simeto in piena trascinarono nelle sue profondità il corpo colpevole di Quinziano, che non riuscì più a riemergere né per chiamare aiuto, né per chiedere perdono per il delitto compiuto. La fuga non sarebbe servita a nulla, il timore di essere travolto dalla marea di Catanesi in cerca di vendetta lo portò ad incontrare ugualmente la morte nel fiume, lasciando nel silenzio delle acque che scorrono tutto il peso della sua colpa.***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook*** -
Le vecchie Campane di Catania
Campane storiche di CATANIA
Catania da sempre importantissima città della Sicilia e del sud Italia, nei secoli passati e recenti ha avuto un ruolo importantissimo nella storia dell’isola e dell’Italia intera. La sua storia millenaria è caratterizzata da diverse denominazioni che vanno dall’imponente Impero Romano, che hanno lasciato importanti tracce tutt’ora, agli Arabi, Normanni e Angioini, solo per citarne alcuni.
Il patrimonio storico, artistico e culturale, che hanno lasciato tutti questi popoli è immenso e di inestimabile valore.
Anche la città come altre in Italia fu distrutta più volte da terremoti disastrosi come quello del 1669 e quello del 1693, ma la città seppe risollevarsi e fù interamente ricostruita seguendo il gusto barocco che prevaleva in tutta la Sicilia orientale.
Monumenti degni di nota, ma che a volte vengono ignorati da turisti e storici sono le molteplici campane che la città possiede in ogni angolo del suo centro storico. Se ne possono contare centinaia di diverso peso e dimensioni. Quasi tutte queste campane sono molto antiche, costruite intorno all’anno 1800 e 1900 circa.Campane di Catania: Quelle definite più grandi e più antiche sono circa 14.
La più importante campana è quella della cattedrale di S.Agata, principale chiesa della città. Questa campana detta anche Campanone o del popolo, fù costruita nel 1338, ma inseguito rifusa più volte, e durante il terremoto del 1693, precipitò distruggendo la chiesa, in seguito recuperata venne rifusa e collocata nell’attuale campanile che vediamo oggi. Gli venne dato il nome di Agata, in onore della patrona della città. La campana è alta 2 metri e 20 centimetri con una circonferenza di ben 5 metri e 90 centimetri.
La chiesa di S. Agostino contiene tre campane, due sono quelle più antiche, la più grande e del 1505 mentre la più piccola e del 1514. Altra campana storica si trova nel Santuario della Madonna del Carmelo ed è datata 1525. Nella chiesa di San Francesco di Paola la campana maggiore è del 1600. La chiesa di San Domenico distrutta dal terremoto della Val di Noto e poi ricostruita, contiene una campana datata 1625.
Nella bella chiesa di S.Nicolò l’Arena il campanile contiene ben 5 campane. La seconde per grandezze delle campane porta la data del 1683, mentre la maggiore, dopo essere stata ristrutturata negli anni 50 e dopo essere stata per oltre un secolo di silenzio porta la data del 1708.
Altra chiesa, quella di San Giuseppe al Duomo, una delle campane, riporta la data del 1753.
La chiesa di S. Agata al Borgo, situata nel quartiere Borgo di Catania, presenta 4 campane e un orologio. La campana più antica e del 1758.
La chiesa di Santa Maria dell’Aiuto costruita sulle rovine di un’ altra chiesa distrutta da un precedente terremoto, si compone di diverse campane, ma quella più grande e del 1768.
Un gran numero di chiese venne distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Andarono perduti dipinti e oggetti antichi ma anche interi edifici dal forte valore religioso e affettivo. La ricostruzione che si e avuta dopo ha modificato del tutto o parzialmente il volto del centro storico di Catania, trasformando quei vuoti in altre costruzioni simili o moderne. -
Lo Stinco di vitello
Lo stinco di vitello è un ottimo piatto consigliato soprattutto in inverno, vista la quantità di calorie che contiene. Può essere preparato in diversi modi, in quanto è un piatto abbastanza versatile e può essere abbinato con vari contorni. In questa guida sarà illustrato comePreparare lo stinco di vitello in maniera classica al forno.
Ingredienti
1/2 tazza di farina
1 cucchiaino di sale
1 di cucchiaino di pepe nero
1 stinco di vitello
Olio q.b.
Una cipolla media
Una piccola carota
Una costa di sedano
1 spicchio d’aglio tritato
2 cucchiai di burro
Qualche foglia di timo
Qualche foglia di alloro
1 dadoProcedimento
In una ciotola di vetro, unire la farina, il sale e il pepe nero. Aggiungere lo stinco di vitello e agitare; lasciare marinare lo stinco per un paio di ore.
In una padella grande far sciogliere il burro e soffriggere la cipolla tritata, la carota tritata, il sedano tagliato in maniera sottile e uno spicchio di aglio, finché non risultano essere teneri. Aggiungere i pomodori tagliati a dadini, il basilico, il timo e l’alloro. Preriscaldare il forno a 180°. Nel frattempo preparare il brodo vegetale semplicemente con un litro di acqua e un dado. Prendere una teglia, porre all’interno lo stinco marinato e unire il condimento. Far cuocere nel forno a 180° per circa un’ora a media altezza. Infine far rosolare per 15 minuti.
Poco prima di servire, cospargere lo stinco vitello con il brodo e tagliare la carne in fettine di circa 2 centimetri di spessore.Buon appetito!!! -
Consigli all’acquisto di Gadget Personalizzati per la tua azienda
Gadget Personalizzati: Pubblicità per la tua azienda
Negli ultimi tempi si è molto diffusa, in tutti gli ambienti, un tipo di pubblicità molto concreta che si traduce, nella pratica, in oggetti di varia fattura, forma e colore: i famosi gadget. Per farti ricordare come azienda scegli un nome particolarmente orecchiabile ed un marchio dai colori accattivanti che ben si ricordano e ben ti distinguono dagli altri: già questa sarebbe un’ottima azione di marketing, ma per farti ricordare, farti portare con sè e farti nuovi clienti pur fidelizzando i vecchi, i gadget personalizzati sono un’ottima possibilità. Sono questi oggetti molto gettonati perché, passando per doni che vengono fatti al cliente, oltre a predisporlo positivamente verso l’azienda, diventano una vera e proprio pubblicità per quest’ultima. In rete sono disponibili moltissimi siti sui quali è possibile fare questi acquisti anche a prezzi vantaggiosi. Soprattutto in prossimità delle feste, i gadget rappresentano un ottimo modo per fidelizzare il cliente che si sente considerato ed apprezzato. La cosa fondamentale è che questo tipo di azione diviene anche automaticamente pubblicità per l’azienda soprattutto quando i gadget sono personalizzati.I gadget personalizzati
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Il Lago di Nicito
Sembra impossibile immaginarlo ora, ma la realtà è che, centinaia di anni fa la splendida città di Catania si andava a sviluppare intorno ad un famoso lago.
Ricostruirne la storia e le caratteristiche è particolarmente difficile vista l’assenza di dati validi ed effettivi ma si pensa che fosse un luogo particolarmente affascinante. Un bacino di considerevole grandezza, ampio più di 6 chilometri e profondo almeno 15 metri. Questo luogo, che offriva sicuramente un panorama spettacolare era apprezzato dall’alta società che vi aveva costruito intorno le proprie ville. Un lago nicito ormai dimenticato, ma che ha rivestito grande importanza per la società del tempo, conosciuto con il nome di lago nicito di Nicito.
La storia del lago nicito
Purtroppo i ritrovamenti storici in grado di dare indicazioni sicure su questo lago nicito e la sua collocazione non son sufficienti e dunque bisogna basarsi su ipotesi e intuizioni. Alcuni ricercatori e archeologi della regione e d’Italia hanno affermato però, che nonostante l’assenza di fonti sicure, l’esistenza di questo lago nicito va confermata. Da questo bacino pare derivassero differenti rami del fiume Amenano che attraversava la città.
Fonti più antiche, del 600, elaborate da alcuni giornalisti e scrittori, sostengono che il lago nicito si formò nel 406 a.C. a causa dell’eruzione dell’Etna. Questo fenomeno infatti andò ad alterare il corso del fiume Amenano creando così il famoso bacino. Altre fonti sostengono che potrebbe addirittura risalire all’età prestorica per via di alcuni ritrovamenti che sarebbero ricollocabili al Neolitico.
Una notizia confermata da un buon numero di fonti è inoltre che di fronte al lago nicito, nel 1556, il viceré del tempo in Sicilia conosciuto con il nome di Juan De Vega fece costruire il Bastione degli Infetti, uno dei bastioni tuttora meglio conservato della città. Le testimonianze dell’esistenza e della presenza di questo lago nicito arrivano sino al 1669, anno nel quale, secondo alcune ricostruzioni, una delle più terribili eruzioni dell’Etna ricoprì e colmò il lago nicito in poche ore, cancellandolo dalla vallata.
Una curiosità sul lago nicito, tramite varie ricostruzioni, è che il nome, Nìcito, sia una derivazione dal greco anìketos che a sua volta derivava da nike, tradotto come vittoria.La collocazione del lago nicito
Un famoso architetto, Carmelo Sciuto Patti, in uno dei suoi lavori terminato nel 1877 è riuscito a collocare, tramite carotaggi e varie osservazioni e ricostruzioni, il lago nicito a sud della zona di Cibali. Alcuni studiosi hanno lavorato per anni nel tentativo di andare a trovare la collocazione esatta del lago nicito e ricostruire la sua forma e dimensione. L’archeologo Edoardo Tortorici, agli inizi degli anni 2000, ha proposto una collocazione ancora più a sud per via della depressione presente vicino a Piazza Montessori e Arnaldo Fusinato.
L’unica testimonianza che si può ritrovare attualmente del lago nicito è una via della città che ha preso il nome del bacino. Questa separa il quartiere La Mecca da Piedigurna e va a collegare la piazza Santa Maria di Gesù con la via Plebiscito alta che altro non era che l’Antico Corso della città.