Ricetta Minne di Sant’Agata sono un dolce tipico della città di Catania, intriso di storia e devozione. Dedicate alla Santa Patrona, Sant’Agata, la loro forma singolare rimanda al martirio che la Santa subì, ma anche alla sua miracolosa guarigione.
Un connubio di sapori e tradizione
Le Minne di Sant’Agata si presentano come delle cassatine a forma di semisfera, caratterizzate da un guscio di pasta frolla e un morbido ripieno di ricotta di pecora, zucchero, canditi e cioccolato fondente. La loro candida glassa, sormontata da una ciliegia candita, completa l’opera, rendendole un vero e proprio capolavoro di gusto e tradizione.
Ricetta per 10 Minne di Sant’Agata
Pasta frolla:
Segui la tua ricetta preferita per preparare la pasta frolla.
Ripieno:
600 g di ricotta di pecora
80 g di canditi
100 g di zucchero a velo
100 g di cioccolato fondente
Preparazione:
Setacciare la ricotta e unirla allo zucchero a velo, ai canditi e al cioccolato tritato finemente. Amalgamare il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo.
Foderare degli stampi semisferici con la pasta frolla.
Inserire il ripieno di ricotta negli stampi e sigillare con altra pasta frolla.
Cuocere in forno statico preriscaldato a 200°C per 20 minuti.
Lasciare freddare le Minne.
Glassa:
3 albumi
500 g di zucchero a velo
Preparazione:
Montare a neve gli albumi con lo zucchero a velo fino ad ottenere una glassa densa.
Ricoprire le Minne con la glassa e decorare con una ciliegia candita sulla sommità.
Lasciare asciugare la glassa prima di gustare le Minne.
Un dolce per celebrare la fede e il gusto
Le Minne di Sant’Agata non sono solo un dolce delizioso, ma anche un simbolo di devozione e tradizione. La loro storia, il loro sapore e la loro bellezza le rendono un elemento imprescindibile della cultura catanese, un’esperienza da vivere e assaporare in ogni morso.
Se siete amanti della cucina siciliana, in particolar modo dei dolci, questo articolo fa al caso vostro. Nelle prossime righe vi parlerò di una ricetta famosissima a Catania, le olivette di Sant’Agata, utilizzata in una festa particolare siciliana, lafesta patronale di Sant’Agata. Vi elencherò gli ingredienti e vi spiegherò come preparare questa gustosissima e particolare ricetta, che molto spesso viene realizzata insieme ad un altro dolce tipico, le cassatelle.
Le olive di Sant’Agata hanno una forma di oliva e sono realizzate con la pasta di mandorla, solitamente con aggiunta di liquore, ma dipende dai gusti.
Ingredienti
Tutto ciò che vi serve per poter preparare le olive di Sant’Agata sono dei semplicissimi ingredienti, come:
500 grammi di farine di mandorle,
500 grammi di zucchero di semola,
due cucchiai di colorante di colore verde,
mezzo bicchiere di acqua e due cucchiai di liquore dolce.
Preparazione
Per procedere con la realizzazione delle olive di Sant’Agata come prima cosa dovete versare in un tegame la farina di mandorle aggiungendovi il colorante verde e lo zucchero. Aggiungete poco a poco il mezzo bicchiere d’acqua e nel mentre amalgamate fino ad ottenere un morbido composto. Cuocete per 15 minuti e continuate a mescolare il composto. Durante la lavorazione andranno aggiunte le gocce di liquore.
A fine cottura dovrete aspettare che si raffreddi leggermente l’impasto prima di poterlo lavorare, tagliando la pasta a piccoli tocchetti e modellandoli a forma di olive.
Infine immergete le olive di Sant’Agata nello zucchero semolato fino a ricoprirle, successivamente riponete le olive su un vassoio e lasciatele asciugare per circa quattro ore.Ora non vi resta che gustare le squisite olive di Sant’Agata.
Le dodici candelore di Sant’Agata sono dei cerei votivi costruiti in legno che vengono trascinati per le vie di Catania ogni anno. Queste costruzioni riccamente scolpite e dorate in superficie rappresentano un’arte o comunque un mestiere, ecco le candelore di Sant’Agata.
Occorre sottolineare come solo due non appartengano a nessuna corporazione e cioè: quella di Monsignor Ventimiglia e quella del Circolo Cittadino di Sant’Agata, le quali di solito aprono e chiudono il corteo dei cerei durante la processione.
La costruzione delle candelore di Sant’Agata.
Le candelore di Sant’Agata, che richiamano lo stile barocco siciliano, sono delle grosse costruzioni dorate. Ognuna di esse contiene un cero votivo dal peso di 400 o 900 chilogrammi ciascuno: perciò vengono trasportati a spalla da alcuni portantini con un andatura barcollante. Sono, inoltre, formate da quattro lati ove vengono rappresentati sia i momenti salienti della vita di Sant’Agata sia statue di santi e di angeli.
Le curiosità sulle candelore di Sant’Agata.
Quella delle candelore di Sant’Agata non è altro che un rito sacro in sostituzione di uno pagano. In particolare, la fiamma simboleggia la “Luce del mondo” in grado di squarciare le tenebre della notte.
La sfilata viene organizzata in base all’ordine di anzianità delle stesse:
– la prima a sfilare è la Canderola di Monsignor Ventimiglia del 1766, la quale fu quasi distrutta durante la guerra del 1943, per poi essere ricostruita tra il 1952 e 1984;
– quella dei Rinotiapre la sfilata vera e propria e rappresenta quattro grifoni con le ali spiegate e altrettanti angeli coi simboli agatini;
– in seguito, quella degli Ortofrutticoltoriviene rappresentata da una boccia a corona che gli dona un aspetto regale;
– poi, quella dei Pescivendoliè caratterizzata da una ghirlanda di fiori che la contraddistingue dalle altre;
– quella dei Fruttivendoli, invece, con le sue eleganti forme, raffigura quattro cigni;
– inoltre, quella dei Macellai risulta essere formata da una base di leoni, seguita da angeli e nicchie ornate da quattro statue raffiguranti S. Sebastiano, S. Antonio, S. Isidoro Agricola e la Madonna del Carmine;
– quella dei Pastaiè l’unica che non rappresenta il martirio di Sant’Agata;
– quella dei Pizzicognoliè riconoscibile perché alla base vi sono quattro cariatidi e ai lati gli antichi gagliardetti;
– quella dei Bettolieriè quella che rappresenta i momenti più salienti del martirio della santa;
– quella dei panettieriè caratterizzata dalla presenza di due angeli che sorreggono la corona e la tuba;
– quella del villaggio Sant’Agata è alta circa 5 metri ed in cima è adornata da un grosso quantitativo di fiori;
– infine, quella del circolo di Sant’Agatarappresenta le anime del purgatorio, S. Agata, S. Euplio e l’Immacolata Concezione.
Quanto costa organizzare la sfilata delle candelore?
Nel 2018 sono stati investiti per la festa di Sant’Agata circa 438.767,23 euro suddivisi tra il contributo del comune di Catania, dell’Azienda Metropolitana Trasporti S.p.a. e di quello proveniente da varie donazioni private.
Al fine di rendere la festa unica ed irripetibile sono stati acquistati, poi, fuochi di artificio e luminarie per adornare le strade della città di Catania, essendo, in più, stati pagati anche i dipendenti comunali e le dodici associazioni delle candelore.
La Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio è una chiesa barocca situata a Ragusa Ibla, in piazza della Repubblica, meglio nota come piazza degli Archi.
Architettura della Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio
La chiesa fu edificata nella seconda metà del XVII secolo, su progetto dell’architetto Francesco Battaglia. I lavori furono completati nel 1740.
La chiesa ha una pianta a croce latina, con tre navate. La navata centrale è coperta da una volta a botte lunettata, mentre le navate laterali sono coperte da volte a crociera.
L’interno della chiesa è riccamente decorato. La navata centrale è decorata con stucchi e affreschi di Vincenzo da Scicli. Gli affreschi raffigurano scene della vita di Cristo e della Madonna.
Nell’abside è collocato un grande dipinto di San Giuseppe con il Bambino, opera di Francesco Mancini.
La chiesa è nota per la sua statua della Madonna del Purgatorio, che si trova nella cappella laterale destra. La statua è una copia di un’opera di Giuseppe Salerno, conservata nella chiesa di San Rocco a Palermo.
La chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio è un importante monumento del barocco siciliano. È una delle chiese più belle di Ragusa Ibla e rappresenta una tappa importante per i turisti che visitano la città.
Alcune curiosità
La chiesa è stata utilizzata come set cinematografico per il film “Il commissario Montalbano”.
La statua della Madonna del Purgatorio è oggetto di una processione che si svolge ogni anno il 1° novembre, in occasione della festa di Ognissanti.
La chiesa è sede del Museo del Purgatorio, che raccoglie opere d’arte e oggetti legati alla devozione al Purgatorio.
Dove si trova la chiesa?
La chiesa si trova nella Piazza della Repubblica a Ragusa Ibla. Ecco la mappa:
La Chiesa di Santa Maria dell’Itria è una chiesa cattolica situata a Ragusa Ibla, in Sicilia. È una delle chiese più importanti della città, e una delle più belle esempi di architettura barocca in Sicilia.
La storia della Chiesa di santa Maria dell’Itria
La chiesa fu costruita nel XIV secolo dai Cavalieri di Malta, e fu poi ricostruita dopo il terremoto del 1693. La facciata è in stile barocco, con un portale centrale sormontato da un timpano triangolare. Il campanile è ottagonale, e presenta una cupola azzurra decorata con maioliche.
L’interno della chiesa è a tre navate, divise da colonne in pietra calcarea. La navata centrale è coperta da una volta a botte, mentre le navate laterali sono coperte da volte a crociera.
La chiesa ospita un’importante collezione di opere d’arte, tra cui dipinti, statue e affreschi. Tra le opere più importanti vi sono:
Un dipinto di Santa Maria dell’Itria, attribuito a Filippo Paladini;
Un dipinto di San Giovanni Battista, attribuito a Sebastiano Conca;
Un ciclo di affreschi raffiguranti la vita di Gesù Cristo, attribuito a Giuseppe Carta.
La Chiesa di Santa Maria dell’Itria è una delle principali attrazioni turistiche di Ragusa Ibla. È un edificio imponente e suggestivo, che testimonia la storia e la cultura della città.
La chiesa è aperta al pubblico tutti i giorni, dalle 8:00 alle 19:00.
Dove si trova la Chiesa?
La chiesa si trova nella salita Commendatore, ecco la mappa:
La Chiesa di Santa Maria delle Scale è una chiesa cattolica situata a Ragusa Ibla, in Sicilia. Si trova tra i due centri della città, Ragusa Ibla e Ragusa Superiore.
La Storia della Chiesa di Santa Maria delle Scale
La chiesa fu costruita nel XIII secolo dai monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria di Roccadia di Lentini. Dopo il terremoto del 1693, la chiesa fu ampliata e ricostruita in gran parte in stile barocco.
La facciata della chiesa è in stile barocco. È caratterizzata da un timpano triangolare e da un portale centrale decorato con sculture di santi e angeli. I campanili sono alti e svettanti.
L’interno della chiesa è a tre navate. La navata centrale è coperta da una volta a botte. Le navate laterali sono coperte da volte a crociera.
La chiesa ospita un’importante collezione di opere d’arte, tra cui dipinti, statue e affreschi. Tra le opere più importanti vi sono:
Un dipinto di Santa Maria delle Scale, attribuito a Filippo Paladini;
Un dipinto di San Giovanni Battista, attribuito a Sebastiano Conca;
Un ciclo di affreschi raffiguranti la vita di Gesù Cristo, attribuito a Giuseppe Carta.
La Chiesa di Santa Maria delle Scale è una delle principali attrazioni turistiche di Ragusa Ibla. È un edificio imponente e suggestivo, che testimonia la storia e la cultura della città.
Dove si trava la chiesa?
La chiesa si trova ta Ragusa Ibla e Ragusa Superiore, ecco la mappa.
La festa Sant’Antonio Abate a Misterbianco è un evento importante per la comunità della città. È una festa che celebra la fede e le tradizioni popolari di Misterbianco. La processione è accompagnata da canti e preghiere, e vede la partecipazione di migliaia di fedeli. Nei giorni del 16-17 Gennaio 2024 la Reliquia si trova nelle Parrocchie delle frazioni e del Centro storico.
Di seguito tutte le date dell’evento:
Programma 2024 della Festa di Sant’Antonio Abate Misterbianco
7 Gennaio Parrocchia S. Cuore – (Piano Tavola) ore 18.00.
8 Gennaio Parrocchia Beato Card. Dusmet (Montepalma) ore 17.30;
9 Gennaio Parrocchia S. Bernadette (Uneri) ore 18.00,
10 Gennaio Porrocchia S. Corto Borromeo (Serra) ore 18.00:
11 Gennaio Chiesa del Carmine ore 18.00,
12 Gennaio Chiesa S. Giuseppe ore 17.30:
13 Gennaio Parrocchia S. Angela Merici ore 17,30:
14 Gennaio Parrocchia Divina Misericordia ore 18.00:
14 Gennaio-Chiesa di S. Nicolò Oratorio Don Bosco ore 9.00:
MARTEDI 16 Gennaio 2024
Ore 17.45 In Chiesa Madre, omaggio al Santo Patrono, dei rappresentanti dei Partiti e del Cerei e trasferimento del Simulacro sull’ altare Maggiore.
Ore 18,00 Celebrazione Eucaristica. A conclusione, l’esecuzione delle “Cantate“.
MERCOLEDI 17 Gennalo 2024
Ore 7,00 Scampania festoso in tutte le chiese e sparo di colpi a cannone
Ore 7,30 In chiesa Madre, S. Messa
Ore 9.00 Uscita dei Cerei Maestri e Pastori e giro del centro storico.
Ore 9,30 Uscita del Cerei Carrettieri e Vigneri e giro del centro storico.
Ore 10,30 S. Messa
Ore 15.00 In Chiesa Madre, Benedizione del Pane e nel sagrato della Chiesa Madre, Benedizione degli Animali.
Ore 18.30 Solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta dal parroco Sac. Giovanni Condorelli, con la partecipazione del clero, delle Autorità Civili e Militari, del rappresentanti del Partiti, del Cerel, delle Confraternite, delle Associazioni di volontariato e degli Istituti Religiosi. del Santo Patrono e, preceduto dal Cerel, dai Partiti, dalle
Ore 20,00 Uscita del Simulacro Confraternite, processione per le vie Municipio, Cairoli, S. Giuseppe. Madonna del Rosario, Piazza Indipendenza, Vespri, Matteotti, Giordano Bruno e rientro in Chiesa Madre.
Uno spettacolo pirotecnico sarà acceso durante la processione nella zona Milicia.
Il Lago Santa Rosalia è un bacino lacustre artificiale situato nella provincia di Ragusa, in Sicilia. Si trova nella Valle dell’Irminio alla confluenza tra il fiume Irminio e il torrente Irminio, tra i comuni di Ragusa, Sciclie Marina di Ragusa.
Il lago è stato creato nel 1983 con la costruzione di una diga sul fiume Irminio. Ha una superficie di circa 145 ettari, una profondità massima di 39,3 metri e un volume di circa 19,5 milioni di metri cubi.
Il lago è un importante habitat per numerose specie di animali, tra cui uccelli acquatici, pesci e anfibi. È anche un luogo popolare per la pesca, la navigazione e il birdwatching.
Le rive del lago sono ricche di vegetazione, con boschi di querce, lecci e pini. In alcuni punti, il lago è circondato da alte pareti rocciose, che creano un paesaggio suggestivo.
Il lago Santa Rosalia è un’importante risorsa per la provincia di Ragusa. È un luogo ideale per trascorrere una giornata all’insegna della natura e del relax.
Come arrivare al Lago Santa Rosalia a Ragusa?
Il lago Santa Rosalia è facilmente raggiungibile in auto, in autobus o in treno.
In auto: da Ragusa, seguire le indicazioni per la Valle dell’Irminio.
In autobus: da Ragusa, prendere la linea A, che collega il centro di Ragusa con Ragusa Ibla. La fermata della Valle dell’Irminio si trova in Via Roma, a Ragusa Ibla.
In treno: da Ragusa, prendere il treno per Scicli o Marina di Ragusa. La stazione ferroviaria di Ragusa Ibla si trova a circa 10 minuti a piedi dalla Valle dell’Irminio.
Attrazioni
Oltre alla sua bellezza naturale, il lago Santa Rosalia ospita numerose attrazioni culturali. Tra queste, le più importanti sono:
La Riserva Naturale Speciale Macchia Foresta del Fiume Irminio: un’area protetta che si estende per circa 135 ettari. La riserva ospita una ricca flora e fauna, tra cui boschi di querce, lecci e pini, oltre a una varietà di piante ed erbe aromatiche.
La Grotta di Santa Rosalia: una grotta naturale che si trova sulla riva del Lago Santa Rosalia. La grotta è dedicata a Santa Rosalia, patrona di Ragusa.
La Necropoli di Cava dei Santi: un’antica necropoli risalente al periodo greco-romano. La necropoli è composta da numerose tombe, scavate nella roccia.
Note
Il lago è aperto al pubblico tutto l’anno.
L’accesso al lago è gratuito.
È possibile noleggiare barche e pedalò per fare escursioni sul lago.
È possibile pescare nel lago, ma è necessario munirsi di licenza.
In questo articolo scoprirai il programma della festa di Sant’Agata che si celebra ogni anno a Catania, è uno degli eventi religiosi più sentiti e partecipati in Italia, attirando fedeli e curiosi da tutto il mondo. Questa venerazione è dedicata a Sant’Agata, la santa patrona della città di Catania, e si svolge dal 4 al 5 febbraio, con celebrazioni che iniziano già alla fine di gennaio e si concludono nei giorni seguenti la festa principale.
Andiamo quindi a scoprire il programma delle festività liturgiche di Sant’Agata 2024.
Festa di Sant’Agata 2024 il programma delle festività liturgiche
Martedì 30 gennaio:
7:30: Santa Messa nella cappella di Sant’Agata.
10:00: Santa Messa guidata da S. E. R. Mons. Arcivescovo, con partecipazione di Forze Armate, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, Polizia Municipale, Polizia Penitenziaria, Vigilantes, Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
18:00: Santa Messa presieduta da S.E.R. Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone, con ANDOS – Catania, associazioni “Ricominciare” e “Il filo della vita”; seguira un atto di affidamento a S. Agata per le donne operate al seno.
Mercoledì 31 gennaio:
7:30, 10:00: Sante Messe nella cappella di Sant’Agata.
18:00: Santa Messa dedicata a donne vittime di violenza, presieduta da S.E.R. Mons. Arcivescovo.
Giovedì 1 febbraio:
7:30, 10:00: Sante Messe nella cappella di Sant’Agata.
18:00: Santa Messa presieduta da S.E.R. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, in presenza di S.E. l’Arcivescovo, volontari della “Fondazione Banco Alimentare”, Caritas diocesana, gruppi di volontariato e Confraternite.
Venerdì 2 febbraio – Festa della Presentazione del Signore, Giornata mondiale degli Istituti di Vita Consacrata:
7:30, 10:00: Sante Messe nella cappella di Sant’Agata.
17:30: Benedizione delle candele nella Chiesa della Badia di Sant’Agata da S. E. Mons. Arcivescovo, seguita da processione alla Basilica Cattedrale e Santa Messa con rinnovo degli impegni di vita consacrata.
Sabato 3 febbraio:
7:30, 10:00: Sante Messe nella cappella di Sant’Agata.
12:00: Processione per l’offerta della cera dalla Chiesa di S. Agata alla Fornace alla Basilica Cattedrale, partecipazione di diverse autorità e organizzazioni. In Cattedrale, solenne “TE DEUM” e benedizione eucaristica.
Domenica 4 febbraio:
Prima dell’alba: ingresso in Cattedrale di fedeli e devoti; sacerdoti disponibili per confessioni.
4:30: Recita del Rosario nella Basilica Cattedrale.
5:15: Esposizione delle Reliquie della Santa Patrona.
6:00: “Messa dell’Aurora” celebrata da S. E. Mons. Arcivescovo, seguita da benedizione delle Corone del Rosario.
Sante Messe in Cattedrale: 8:00, 9:30, 11:00.
7:00: Inizio processione delle Reliquie di S. Agata da Porta Uzeda, vari omaggi lungo il percorso, riflessioni di figure religiose. La processione culmina alla Chiesa di S. Agata la Vetere per i Primi Vespri della solennità di Sant’ Agata V. M., presieduti da Mons. Giuseppe Favale.
Lunedì 5 febbraio – Solennità di Sant’Agata V. M.:
8:00: Santa Messa nella Chiesa di Sant’Agata alla Badia.
10:00: Autorità si muovono in corteo dalla Basilica Cattedrale, seguite da Solenne Pontificale.
Messe in Cattedrale: 13:00, 14:00, 15:00.
16:00: Santa Messa presieduta da Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù.
17:00: Processione delle Sacre Reliquie, omaggi floreali, riflessioni religiose lungo il percorso.
Dal 6 all’11 febbraio: Messe all’Altare di Sant’ Agata: 7
Percorso Fercolo di Sant’Agata
Dove si trova il Fercolo di Sant’Agata Domenica 4 Febbraio
Processione delle Reliquie di S. Agata inizia da Porta Uzeda. Presso l’Icona della Madonna della Lettera, S.E. Mons. Arcivescovo dedicherà un cero alla Santa Patrona. Successivamente, un tributo sarà reso alla cappella del Santissimo Salvatore in via Dusmet, con omaggi dall’Autorità Portuale e dalla Capitaneria di Porto. Il percorso continuerà attraverso le vie Calì, piazza Cutelli, via Vittorio Emanuele, piazza dei Martiri (dove verrà reso omaggio ai disabili), via VI Aprile, della Libertà, fino a piazza Iolanda. Qui, riflessioni verranno condivise dal Rev.do P. Francesco La Vecchia OP, Priore dei domenicani di Catania. Proseguendo per le vie Umberto, Grotte Bianche, piazza Carlo Alberto, davanti al Santuario della SS. Annunziata al Carmine, ci sarà un tributo dei Padri Carmelitani e riflessioni del Parroco P. Antonino Mascali O.C. La processione si dirigerà poi verso piazza Stesicoro, dove S.E. Mons. Arcivescovo terrà il tradizionale messaggio alla Città. La comunità cristiana catanese rinnoverà le promesse battesimali nei luoghi del martirio di S. Agata. Le Sacre Reliquie raggiungeranno la Chiesa di S. Agata la Vetere, dove si celebreranno i Primi Vespri della solennità di Sant’ Agata V. M., presieduti da Mons. Giuseppe Favale, Vescovo di Conversano, con la partecipazione della comunità del Seminario interdiocesano. La processione proseguirà per le vie Plebiscito, Vittorio Emanuele, piazza Risorgimento, via Aurora, Palermo, fino a piazza Palestro, dove il Rev.do Sac. Rosario Mazzola, parroco al Sacro Cuore al fortino e Vicario foraneo, condividerà delle riflessioni. Infine, attraversando via Garibaldi e Plebiscito, la processione farà ritorno in piazza Duomo passando da Porta Uzeda.
Dove si trova il Fercolo di Sant’Agata Lunedì 5 Febbraio
La processione con le Sacre Reliquie percorre via Etnea; davanti alla Basilica Collegiata, omaggio floreale da parte del Capitolo dei canonici e dei membri del Circolo Cittadino S. Agata. Prosegue quindi per via Caronda, giungendo a piazza Cavour, dove l’Associazione Sant’ Agata al Borgo rende un omaggio floreale e il Rev.do Sac. Enzo Fatuzzo, parroco di Sant’ Agata al Borgo e Vicario foraneo, condivide delle riflessioni. La processione si dirige poi lungo via Etnea, Sangiuliano, Crociferi; di fronte alla Chiesa di San Benedetto, le Monache benedettine dell’adorazione perpetua offrono un tributo floreale, seguito dalle riflessioni di Mons. Antonino La Manna, cappellano e Vicario episcopale per la cultura. Il percorso continua attraverso piazza S. Francesco d’Assisi, via della Lettera, Garibaldi, fino a piazza Duomo. Al termine, in Cattedrale, si svolge una celebrazione di benedizione e ringraziamento, presieduta da S. E. Mons. Arcivescovo.
Il quartiere di San Paolo è uno dei più antichi e caratteristici di Ragusa Ibla, la parte più antica della città di Ragusa. Arroccato sul costone roccioso sotto la città nuova, il quartiere è un labirinto di vicoli stretti e ripidi, che si snodano tra casette in pietra dai colori pastello.
Il quartiere di San Paolo ha origini antiche, risalenti all’epoca araba. In origine era un insediamento rurale, che si è poi sviluppato nel corso dei secoli fino a diventare un importante centro abitato. Il quartiere ha subito diverse trasformazioni nel corso del tempo, ma ha sempre mantenuto il suo fascino medievale.
Le case del quartiere di San Paolo sono costruite in pietra locale, con volte a botte o a crociera. Le facciate sono spesso decorate con balconi in ferro battuto e maioliche colorate. I vicoli del quartiere sono stretti e tortuosi, e sono spesso illuminati da lanterne a gas.
Il quartiere di San Paolo è un luogo ricco di storia e cultura.
Qui si trovano numerosi monumenti e siti di interesse, tra cui:
La chiesa di San Paolo: una chiesa barocca del XVII secolo, con una facciata riccamente decorata.
Il convento del Carmine: un convento francescano del XVI secolo, con un chiostro rinascimentale.
La grotta di San Paolo: una grotta naturale che si trova sotto la chiesa di San Paolo, dove secondo la tradizione il santo si rifugiò per sfuggire alle persecuzioni.
Il quartiere è un luogo affascinante, che merita di essere visitato. È un luogo ideale per passeggiare e perdersi tra i suoi vicoli, ammirando le sue bellezze architettoniche e culturali.
Come raggiungere il quartiere?
Il quartiere di San Paolo si trova a Ragusa Ibla, la parte più antica della città di Ragusa. Per raggiungerlo, è possibile utilizzare diversi mezzi di trasporto.
In auto
Se arrivate in auto, potete seguire le indicazioni per Ragusa Ibla. Una volta arrivati in città, seguite le indicazioni per il centro storico. Il quartiere di San Paolo si trova alla fine di Via Roma, la strada principale che attraversa il centro storico. Attenzione che le strade sono molto strette!
In autobus
Se arrivate in autobus, potete prendere la linea A, che collega il centro di Ragusa con Ragusa Ibla. La fermata del quartiere di San Paolo si trova in Via Roma, proprio all’inizio del quartiere.
A piedi
Se arrivate a Ragusa a piedi, potete raggiungere il quartiere di San Paolo seguendo le indicazioni per il centro storico. Il quartiere si trova a circa 10 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Ragusa.
In bicicletta
Ragusa è una città molto ciclabile. Se arrivate a Ragusa in bicicletta, potete raggiungere il quartiere di San Paolo seguendo le indicazioni per il centro storico. Il quartiere si trova a circa 20 minuti in bicicletta dalla stazione ferroviaria di Ragusa.
Una volta arrivati nel quartiere, potete perdervi tra i suoi vicoli stretti e tortuosi, ammirando le sue bellezze architettoniche e culturali.
Il Duomo di San Giorgio a Ragusa Ibla è una delle opere più affascinanti del Barocco siciliano. Si trova in cima a una scalinata che domina la piazza omonima, circondata da palme e palazzi neoclassici e barocchi.
L’architettura del Duomo di San Giorgio a Ragusa Ibla
La chiesa si distingue per la sua architettura, che diverge da quella classica siciliana. L’asse centrale è leggermente ruotato rispetto alla linea che risulta dal prolungamento della piazza, e la cupola è sorretta da 16 colonne neoclassiche. L’imponenza del Duomo di Ragusa Ibla è accresciuta anche dalla sua posizione, che lo colloca in cima a una piazza in pendenza.
La facciata presenta un insieme armonico e omogeneo, essendo priva di campanili laterali. La cella campanaria si trova invece nella parte centrale, sopra la finestra e il portone centrale. Due gruppi di tre colonne scandiscono le tre parti della facciata, impreziosita dai ricchi portali e dalle statue.
L’interno del Duomo di San Giorgio a Ragusa Ibla
L’interno della chiesa è a tre navate, divise da pilastri con capitelli in stile corinzio. La luce penetra dalle 33 vetrate, che raffigurano i 13 episodi del martirio di San Giorgio e altre scene religiose. Ai lati, alcune cappelle ospitano interessanti tele del Settecento, tra cui opere di D’Anna, Tresca e Manno.
Il Duomo è stato costruito sulle rovine della preesistente chiesa di San Nicola, distrutta dal terremoto del 1693. Progettato dall’architetto Rosario Gagliardi, che è autore di altri importanti monumenti barocchi in Sicilia, tra cui il Duomo di Noto.
La Sicilia è una terra ricca di storia, cultura e natura. Tra le sue tante bellezze, spiccano i borghi medievali, che conservano intatto il fascino di un tempo. Uno di questi è San Marco d’Alunzio, un piccolo comune di soli 2.000 abitanti situato nel cuore dei Nebrodi.
San Marco d’Alunzio è un borgo ricco di storia e cultura
Le sue origini risalgono al periodo greco, e nel corso dei secoli ha subito diverse dominazioni, tra cui quella romana, bizantina e normanna. Il borgo è caratterizzato da un’atmosfera medievale, con le sue strade strette e tortuose, le case in pietra e le chiese antiche.
Tra le principali attrazioni di San Marco d’Alunzio, vi sono:
Il castello normanno: risalente al X secolo, è uno dei più importanti monumenti del borgo.
La chiesa di San Marco Evangelista: edificata nel XII secolo, è una delle più belle chiese medievali della Sicilia.
Il museo archeologico: ospita una ricca collezione di reperti archeologici, risalenti al periodo greco, romano e bizantino.
Oltre al suo patrimonio storico e culturale offre anche una natura incontaminata. Il borgo è infatti circondato dai Monti Nebrodi, un’area protetta ricca di boschi, fiumi e cascate.
San Marco d’Alunzio è una destinazione ideale per chi cerca una vacanza all’insegna della tranquillità e della natura. Il borgo offre un’esperienza di viaggio unica, fatta di storia, cultura e bellezza naturale.
Via Santa Filomena, la strada del food di Catania, diventa un marchio per promuovere una serie di iniziative culturali.
Catania, 21 luglio 2023 –Via Santa Filomena, la strada del food di Catania, diventa un marchio. Dopo una ventina d’anni di lavoro collettivo da parte di ristoratori, commercianti, gestori di B&b e residenti, la strada è stata trasformata da una stradina buia e maleodorante in un’oasi felice nel panorama della movida cittadina.
Il nuovo brand, caratterizzato da un logo fucsia fluo con tre edifici e una triplice fila di lampadine, punta a valorizzare non solo la gastronomia, ma anche la cultura e l’arte. Per questo motivo, nei prossimi mesi, via Santa Filomena ospiterà una serie di iniziative culturali, come presentazioni di libri, mostre, degustazioni enogastronomiche e incontri.
Un progetto di Santa Filomena District condiviso
E’ nato da un’idea di Andrea Graziano, il primo a intuire che quella stradina buia e maleodorante avrebbe potuto trasformarsi in un’attrazione turistica. «Il progetto risale a 12 anni fa, ma si sta concretizzando adesso», ha detto Graziano. «È stato un lavoro durissimo, ma abbiamo dimostrato che impegnandoci assieme, senza aspettare qualcosa che arrivi dal cielo, è possibile cambiare le cose».
Il progetto ha ricevuto il sostegno del Comune di Catania, che ha contribuito alla realizzazione di un nuovo impianto di videosorveglianza e di due nuove luminarie.
Le opinioni dei residenti
Le opinioni dei residenti su Santa Filomena District sono contrastanti. Orazio Patanè, che vive in via Santa Filomena da 30 anni, è entusiasta del progetto. «Vent’anni fa c’erano le auto parcheggiate sotto casa, ora è un’area pedonale piena di ristorantini», ha detto. «C’è un rispetto reciproco e una straordinaria collaborazione».
Vincenzo Belfiore, che abita in via Santa Filomena da 50 anni, ha invece qualche perplessità. «Le persone si consolano mangiando», ha osservato. «Contente loro, ma spesso la notte danno fastidio, parlano a voce alta fino alle 3 di notte».
I commercianti
I commercianti di via Santa Filomena sono tutti entusiasti del progetto. «Il dialogo con i residenti ci dev’essere», ha detto Angelica Sciacca, titolare della libreria Vicolo Stretto. «Ogni tanto bisogna citofonare e dire… Buongiorno signora, io vorrei fare questa cosa, a lei disturba?».
Igor Farfante, ristoratore e gestore di un B&b, ha aggiunto: «Il nostro progetto punta a valorizzare e rendere ancora più sicura una via che per certi aspetti negli ultimi due anni ha rappresentato una comfort zone per famiglie e ragazzi».
Gli obiettivi futuri
Tra gli obiettivi futuri di Santa Filomena District c’è anche la realizzazione di pannelli informativi in doppia lingua, nuove fioriere con pianti capaci di assorbire la CO2 e mantenere fresco l’ambiente nel periodo estivo.
Il progetto di Santa Filomena District è un esempio di come la collaborazione tra pubblico e privato possa portare alla valorizzazione di un territorio.
Vediamo ora quali sono le cinque cose che si possono fare a Catania per la festa di San Martino, rendendo la tua vacanza unica e il divertimento sempre presente.
San Martino Catania: in Via Gramsci a Misterbianco
Dal 10 al 12 novembre: Via Gramsci, Misterbianco
Degustazioni di prodotti tipici, artigianato, street food, caldarroste, musica dal vivo e balli in piazza
San Martino, il santo patrono dei viticoltori, è celebrato in tutto il mondo l’11 novembre. In Sicilia, questa festa è un’occasione per gustare i primi sapori del vino nuovo e le castagne arrostite, in un’atmosfera di spensieratezza e convivialità.
A Misterbianco, la Festa di San Martino si svolgerà dal 10 al 12 novembre, in Via Gramsci.
Durante i tre giorni di festa, i visitatori potranno immergersi in un’atmosfera ricca di tradizioni, tra degustazioni di specialità locali, bancarelle di artigianato e profumi avvolgenti di street food.
Non mancheranno le caldarroste profumate, che renderanno l’esperienza ancora più autentica, e la musica dal vivo, che animerà le serate, invitando tutti a ballare in piazza.
Una novità di quest’anno sarà la partecipazione delle associazioni del Carnevale di Misterbianco, che presenteranno in anteprima le novità previste per l’edizione 2024.
Un mix perfetto di tradizione e novità che promette di rendere la Festa di San Martino a Misterbianco un evento da non perdere.
L’apertura degli stand è prevista dalle ore 18:00 alle 24:00.
Per maggiori informazioni, è possibile visitare il sito web del Comune di Misterbianco.
San Martino Catania: Presa, un viaggio nella tradizione autunnale alle pendici dell’Etna
Il borgo di Presa, frazione di Piedimonte Etneo, si prepara a ospitare la quarta edizione dell’evento enogastronomico “San Martino a Presa”, che si svolgerà sabato 11 e domenica 12 novembre 2023.
Nella suggestiva piazza del villaggio alle pendici dell’Etna, le famiglie del borgo proporranno i piatti tipici della tradizione autunnale del vulcano, tra cui il macco di fave, le zuppe e altri sapori casarecci.
A curare l’accoglienza dei visitatori saranno gli stessi cittadini di Presa, che racconteranno la storia e le tradizioni del borgo e del territorio etneo.
L’evento è promosso dalle associazioni “Il Borgo di Presa” e “Pro Loco Presa”, che negli ultimi anni hanno puntato alla rigenerazione del villaggio attraverso manifestazioni, iniziative culturali e volontariato.
Durante l’evento, i visitatori potranno partecipare a tour guidati alla scoperta del museo della civiltà contadina e della street art che ha rigenerato il paese.
Il ricavato dell’evento verrà devoluto alle azioni di rigenerazione e promozione sociale del borgo portate avanti dalle associazioni.
Il programma prevede:
Sabato 11 novembre, dalle ore 19:
Incontro con la Cucina del Borgo in piazza: specialità macco di fave, zuppe di legumi, pane e salsiccia con dolci casarecci, caldarroste e vino dell’Etna.
Concerto della band etnea Vulkanica.
Domenica 12 novembre, dalle ore 12:
Ancora pranzo con la cucina del Borgo e la musica della band catanese Sventuras.
“Siamo entusiasti di vedere il nostro Borgo che rifiorisce e torna a vivere – spiegano i presidenti delle due associazioni, Antonio Vasta e Salvatore Catanzaro – grazie alla generosità dei volontari di Presa e delle famiglie. Stiamo costruendo un piccolo, grande, esempio di attaccamento al territorio basato sulla forza delle iniziative dal basso, non si tratta di semplici sagre. Riaccendendo la luce su Presa, allontaniamo lo spettro dello spopolamento e dell’abbandono che purtroppo minaccia tanti borghi siciliani”.
L’evento è gratuito e aperto a tutti.
San Martino Catania: Festa dei Sapori della Ganzaria, un viaggio tra i sapori della Sicilia
San Michele di Ganzaria, piccolo borgo in provincia di Catania, si prepara a ospitare la quinta edizione della Festa dei Sapori della Ganzaria, che si svolgerà dal 9 al 12 novembre 2023.
L’evento, promosso dall’Amministrazione Comunale e dall’Associazione Culturale “Pro Loco San Michele di Ganzaria”, è un’occasione per scoprire e gustare i prodotti tipici della tradizione locale.
Durante la manifestazione, le strade del borgo si animeranno di bancarelle che proporranno una vasta scelta di prodotti enogastronomici, tra cui:
Prodotti della terra: frutta, verdura, ortaggi, miele, formaggi, salumi, conserve e marmellate.
Prodotti del mare: pesce fresco, crostacei e molluschi.
Dolci tipici: cassata, cannoli, arancini, ciambelle e altre delizie.
Non mancheranno, inoltre, eventi e spettacoli per animare l’intera manifestazione.
Il programma
Il programma della Festa dei Sapori della Ganzaria prevede:
Venerdì 9 novembre:
Apertura delle bancarelle dalle ore 19.
Concerto della band “I Cantastorie”.
Sabato 10 novembre:
Apertura delle bancarelle dalle ore 19.
Spettacolo teatrale “I Malavoglia”.
Domenica 11 novembre:
Apertura delle bancarelle dalle ore 12.
Degustazione di prodotti tipici a cura delle associazioni locali.
Spettacolo musicale con la band “I Cantastorie”.
Lunedì 12 novembre:
Apertura delle bancarelle dalle ore 19.
Estrazione della lotteria.
Un’occasione da non perdere
La Festa dei Sapori della Ganzaria è un’occasione imperdibile per conoscere e apprezzare i prodotti tipici della Sicilia. Un viaggio tra i sapori della tradizione locale, che vi farà scoprire un territorio ricco di storia e cultura.
L’evento è gratuito e aperto a tutti.
La festa di Tutti i Santi è una festività cristiana che si celebra il 1º novembre, in cui si ricordano tutti i defunti, sia noti che ignoti. A Catania, questa festa è particolarmente sentita e si celebra con una serie di eventi e manifestazioni religiose e civili.
La processione dei Santi
Il momento più importante della festa è la processione dei Santi, che si svolge la sera del 31 ottobre. La processione è presieduta da San Giovanni Battista, patrono di Catania, e da Sant’Agata, patrona della Sicilia. I Santi vengono portati in processione per le vie del centro storico, accompagnati da una grande folla di fedeli.
Processione dei Santi a Catania
In Sicilia, la festa dei morti è una festa di origine pagana che si è poi sovrapposta alla festa cristiana di Tutti i Santi. La festa si celebra il 2 novembre e prevede la preparazione di un tavolo con dolci, frutta e altri doni per i defunti.
A Catania, la festa dei morti è particolarmente sentita nel quartiere di San Berillo, dove si svolge la tradizionale “Festa di morti”, con la preparazione di dolci e piatti tipici della tradizione siciliana.
Festa dei morti a Catania
Altri eventi
Oltre alla processione dei Santi e alla festa dei morti, a Catania si organizzano anche altri eventi per celebrare la festa di Tutti i Santi. Tra questi, si segnalano:
Il concerto di musica sacra, che si svolge il 31 ottobre in Cattedrale. Concerto di musica sacra a Catania
Il mercatino dei morti, che si svolge il 1º novembre in Piazza del Duomo. Mercatino dei morti a Catania
Il tour delle Catacombe di San Giovanni, che si svolge il 1º novembre.Tour delle Catacombe di San Giovanni a Catania
La festa di Tutti i Santi è un’occasione per celebrare la memoria dei defunti e per riflettere sulla vita e sulla morte. È una festa che unisce la religiosità alla tradizione popolare, e che rappresenta un momento di riflessione e di condivisione per la comunità catanese.
La Chiesa Badia di Sant’Agata è uno dei principali monumenti barocchi di Catania, situata in Via Vittorio Emanuele II, proprio di fronte al Duomo. La chiesa è stata realizzata da Giovanni Battista Vaccarini, è un capolavoro di architettura che coniuga i modelli dell’imponente architettura Romana con le forme sinuose della tradizione tardo barocco locale.
Il magnifico prospetto della Chiesa della Badia di Sant’Agata.
L’esterno della chiesa è caratterizzato da un movimento a onde che, amplificato dall’alternanza di luci e ombre, le donano un aspetto curvilineo ed elegante. Il portale seicentesco di Giovanni Maria Amato è l’unico sopravvissuto al terremoto del 1693.
L’interno della Chiesa della Badia di Sant’Agata.
L’interno della chiesa è a croce greca allungata. Il lampadario centrale, realizzato da oltre 5000 cristalli di Murano, è un opera di grande bellezza. Tra le opere custodite all’interno è degno di nota il “Crocifisso” di Ignazio Carnazza.
La chiesa è chiusa in alto da una cupola. La salita che consente di arrivare in cima è di 170 gradini, più la piccola scala a chiocciola. Dalla cima è possibile ammirare un panorama mozzafiato di tutta la città, dalla Cattedrale di Sant’Agata con la sua cupola, al porto, all’Etna.
Quattro cappelle si inseriscono nell’ottangolo e accolgono quattro altari. Le superfici della chiesa sono di un magnifico stucco bianco e su questo si innalzano dei magnifici altari in marmo giallo, da cui si elevano quattro statue in stucco lucido, che rappresentano San Giuseppe e Sant’Euplio a destra, nell’altare maggiore Sant’Agata, patrona di Catania, San Benedetto e l’Immacolata Concezione a sinistra. Le statue sono sta realizzate da Giovan Battista Marino, con l’aiuto di Mario Biondo e Giovan Battista Amato. Il pavimento della chiesa è caratterizzato da una sfarzosa composizione decorativa a fasce intersecate a fioroni e volute, in marmo chiaro su base grigia.
Cronologia dei lavori di Costruzione della Chiesa Badia di Sant’Agata
1735 Progetto definitivo della chiesa
1736 Acquisto di calce e probabile inizio del cantiere
1741 Finiture in pietra bianca del prospetto principale, costruzione delle volte dei quattro bracci della croce e della sacrestia
1742 Costruzione del cornicione dell’ordine Gigante con pietra “giurgiulena”
1748 Completamento della facciata principale
1759 Erezione del tamburo della cupola
1764 Inizio della costruzione della cupola con conci di pietra “giurgulena”
1767 Completamento della cupola e della lanterna
1767 Incarico a G.B. Marino peri gruppi scultorei della facciata principale
1768 Il 12 marzo muore Giovan Battista Vaccarini
1770 Inizio della stuccatura e lucidatura dei partiti architettonici e delle pareti, comprese colonne in
finto marmo edii rilievi a stucco in chiave ai quattro archi principali
– Realizzazione della zoccolatura in marmo
– incarico per gli altari in marmo giallo di Castronovo
1771 Incarico per la realizzazione del pavimento bicromo.
Fino al 1782 Completamento con le opere scultoree interne, gelosie lignee, arredi mobili.
Opere, artisti e maestranze
Progetto architettonico: Giovanni Battista Vaccarini (1735)
1. Statua di Sant’Agata con due putti, di Giovanni Battista A Marino {tra il 1770 e il 1782)
2. Statua dell’Immacolata Concezione, di G.B. Marino {tra il 1770 e 1782)
3. Statua di San Giuseppe, di G.B. Marino {tra il 1770 e il 1782) 4. Statua di Sant’Euplio, di G.8. Marino (tra il 1770 e il 1782)
5. Statua di San Benedetto, di G.B. Marino (tra il 1770 e il 1782)
– Altari di Tommaso Privitera, Pietro e Mario Biondo (1770)
6. Statue di putti con acquasantiera, di G.B. Marino (tra il 1770 e 11 1782)
7. Crocifisso ligneo. di Ignazio Carnazza (1694), incastonato su una cortina di marmi di Ignazio Marino, Mario Biondo e G.B Amato.
8. Pavimento in Marmo di Pietro e Mario Biondo, G.B. Amato | Marino (1771)
Restauro interno della Chiesa
Il restauro delle superfici degli elementi plastici, è stato preceduto da interventi di consolidamento delle parti in procinto di distacco. I cartigli e le parti distaccate dei capitelli (foglie e volute) sono stati consolidati strutturalmente con l’inserimento di perni in : acciaio inox o in fibra di vetro fissati con resina epossidica. Le lacune sono state ricolmate con stucco e rinforzi di rete in fibra di vetro. Laddove integra, è stata recuperata l’ossatura lignea di sostegno.
Eseguito il consolidamento si è proceduto alla pulitura delle superfici le quali si presentavano caratterizzate da depositi di polvere molto aderenti al supporto. E’ stato necessario pertanto l’utilizzo di impacchi di polpa di carta giapponese, sepiolite e carbonato d’ammonio seguita da una pulitura con spugne e spazzolini.
Su tutte le superfici a mezzo stucco è stato eseguito un intervento di descialbo per asportare lo strato pittorico di colore grigio-cenere che le ricopriva indistintamente. Già i saggi preventivi avevano messo in evidenza delle superfici in origine trattate in maniera diversa, come le colonne dell’ordine gigante e le semicolonne dell’ordine minore che erano in finto marmo di Carrara.
Cosa consiste la tecnica di descialbo?
La tecnica di descialbo è consistita nella rimozione meccanica mediante miscela di acqua deionizzata con alcool e ammoniaca applicata con spugna e seguita dal bisturi per le parti più aderenti. Nelle zone modanate si è fatto ricorso ad impacchi assorbenti (essenzialmente carta giapponese imbibita con carbonato d’ammonio diluito in acqua deionizzata). successivamente al descialbo è stato eseguito un raccordo cromatico, con velature pittoriche, tra le zone deteriorate, ovvero prive della patina pittorica originaria, e le zone integre restituite dalla pulitura.
La stessa tecnica è stata adoperata per il restauro delle colonne. ll descialbo ha restituito superfici in finto marmo di Carrara con livelli di conservazione non omogenei. E’ stato necessario pertanto intervenire con un reintegro pittorico di alcune venature e con raccordi cromatici puntuali. Il trattamento finale delle colonne e delle semicolonne con cera d’api naturale ha loro conferito la lucentezza originaria, peraltro ampiumente mantenuta dopo il descialbo.
Nel cuore della pittoresca Viagrande, un piccolo comune alle pendici dell’Etna in Sicilia, si svolge annualmente un evento che incanta i residenti e attrae visitatori da ogni angolo dell’isola: la Festa di San Mauro. Questa celebrazione, dedicata al santo patrono del paese, offre un’opportunità unica di immergersi nella cultura, nella spiritualità e nell’atmosfera festosa della tradizione siciliana.
La Festa di San Mauro, solitamente celebrata a Gennaio e con una ricorrenza la prima domenica di Settembre, è un’esplosione di colori, suoni e emozioni che catturano l’anima di chiunque vi partecipi. Le strade del paese si animano con bancarelle che vendono prodotti artigianali, dolci tipici e prelibatezze locali, creando un percorso di sapori autentici che delizia i sensi e stimola la curiosità.
La festa di San Mauro
Ma l’elemento centrale di questa festa è la devozione a San Mauro. I festeggiamenti iniziano con una solenne processione, durante la quale la statua del santo viene portata in giro per le vie del paese dai fedeli in abiti tradizionali. Questo momento di fede e devozione crea un legame speciale tra la comunità e la sua storia religiosa, e rappresenta un momento di riflessione e rinnovamento spirituale per molti partecipanti.
Oltre agli aspetti religiosi, la Festa di San Mauro offre anche intrattenimento e divertimento per tutte le età. Concerti, spettacoli teatrali e eventi culturali si susseguono lungo i giorni di festa, animando le piazze e creando un’atmosfera di gioia contagiosa. I giovani e i meno giovani si uniscono in balli e danze tradizionali, mantenendo viva l’essenza della cultura locale.
La tradizionale festa patronale di San Mauro
Nel 14° giorno, la vigilia della festa, si svolgono una serie di eventi significativi. Inizia con l’Offerta della cera”, un momento in cui i fedeli presentano ceri decorati come segno di devozione. Segue poi la “Processione della Reliquia del Santo Patrono”, durante la quale una reliquia del Santo viene portata in processione attraverso le strade del paese. La serata culmina con una maestosa gara pirotecnica che illumina il cielo.
Un momento intriso di folklore è l’”entrata dei partiti” o dei giovani cantanti. In questa occasione, i cittadini si dividono in due fazioni, il partito di S. Caterina e quello di Scalatelli. Questi due gruppi competono in una sana rivalità, eseguendo le “antiche cantate” tradizionali dei rispettivi quartieri. La divisione tra i partiti non è sempre legata alla residenza, ma l’appartenenza è spesso di natura affettiva. La competizione tra i due partiti culmina in spettacolari giochi pirotecnici, ognuno cercando di offrire lo spettacolo migliore.
Il 15° giorno, la “Solennità di S. Mauro”, è il punto focale della festa. Inizia con la rivelazione del Santo Patrono, seguita da un momento attesissimo: alle 13 in punto avviene l’uscita trionfale del simulacro del Santo. Questo momento è accompagnato da uno spettacolo pirotecnico straordinario, che non ha eguali. Il simulacro di San Mauro viene quindi portato in processione lungo le vie cittadine, circondato dai fedeli devoti e dai corpi bandistici, creando un’atmosfera di fervente devozione e festosa celebrazione.
All’arrivo del simulacro in Piazza San Mauro, avviene una caratteristica “Calata dell’Angelo”. Un angelo di legno scende da un baldacchino postato ad un’alta elevazione rispetto al simulacro. L’angelo porta in mano fiori e banconote, simboli di offerte e devozione, che vengono donati al Santo. Questo momento rappresenta un tocco unico di spiritualità e tradizione che caratterizza la festa di San Mauro a Viagrande.
La bellezza di Viagrande
L’evento è anche l’occasione per scoprire l’arte e l’artigianato tipico della zona. Mostra di ceramiche, esposizioni di opere d’arte e dimostrazioni di antichi mestieri attraggono appassionati e curiosi, offrendo un’occasione unica di apprezzare il talento e la creatività dei locali.
La Festa di San Mauro a Viagrande è molto più di una semplice celebrazione. È un momento in cui la tradizione si mescola alla modernità, la fede si intreccia con la gioia e la comunità si unisce in un abbraccio caloroso di appartenenza. Questa festa incarna l’essenza stessa di Viagrande, con la sua storia, la sua cultura e la sua gente accogliente. Chiunque partecipi può essere certo di portare via con sé ricordi indelebili di un’esperienza autentica e coinvolgente.
San Gregorio Magno, patrono di Vizzini, è una figura chiave nella storia della Chiesa Cattolica. Nato a Roma nel 540 d.C., Gregorio proveniva da una famiglia nobile. Divenne prefetto di Roma, ma abbandonò la carriera politica per dedicarsi alla vita monastica.
I miracoli e le opere di San Gregorio
Gregorio è ricordato per diversi miracoli. Si dice che durante una carestia, pregò per far piovere e le sue preghiere furono esaudite. Un’altra leggenda narra che liberò Trastevere dalla peste facendo sfilare per le strade di Roma l’icona della Madonna.
Gregorio scrisse anche importanti opere teologiche e storiche. Le sue omelie e lettere forniscono informazioni preziose sulla Chiesa del VI secolo. Tra le sue opere principali vi sono i “Moralia in Job”, commentari sul libro di Giobbe, e “Dialoghi”, raccolta di miracoli e visioni di monaci italiani.
Nel 590, Gregorio fu eletto Papa. Si impegnò per la riforma e la conversione dell’Inghilterra. Mandò monaci in missione e convertì il re anglosassone Etelberto. A Roma, Gregorio promosse la carità, usando le ricchezze della Chiesa per sfamare i poveri e riscattare gli schiavi.
Morì il 12 marzo 604 e fu proclamato santo subito dopo. È venerato come uno dei quattro grandi Padri e Dottori della Chiesa d’Occidente. La festa di San Gregorio Magno, patrono di Vizzini, si celebra proprio il 12 marzo.
La Storia Della Festa a Vizzini
La Festa di San Gregorio Magno è una tradizione secolare che si svolge ogni anno a Vizzini, in provincia di Catania, per celebrare il santo patrono della città. La festa ha origini antiche e risale al 1090, quando i resti di San Gregorio Magno furono portati a Vizzini. Da allora, i vizinesi onorano il santo ogni anno con una grande celebrazione che dura tre giorni, di solito nella prima settimana di settembre. Durante i festeggiamenti, le reliquie del santo vengono portate in processione per le strade della città, seguite da fedeli, autorità religiose e civili. La processione culmina nella Chiesa Madre dove viene celebrata una messa solenne.
I vizinesi addobbano le loro case, i balconi e le strade con drappi e fiori rossi, il colore simbolo del martirio di San Gregorio. La città è in festa, le campane suonano a distesa e fuochi d’artificio colorano il cielo notturno. Per i vizinesi, questa festa è un’occasione per onorare il loro amato santo patrono, ma anche per rinsaldare i legami comunitari. Generazioni di famiglie si riuniscono per partecipare alle celebrazioni, condividendo pasti, ricordi e la gioia di stare insieme.
La Festa di San Gregorio è davvero il cuore pulsante di Vizzini, che ogni anno si anima per rendere omaggio al suo illustre concittadino e celebrare la propria storia e identità.
Le tradizioni e i riti della festa di San Gregorio Magno a Vizzini
La Festa di San Gregorio Magno è una tradizione secolare che si svolge ogni anno a Vizzini, in provincia di Catania, per celebrare il santo patrono della città. Vizzini è un paese arroccato su una collina, circondato da vigneti e uliveti, con un centro storico medievale ben conservato.
Durante i festeggiamenti, vengono organizzate diverse processioni in onore di San Gregorio Magno. I fedeli sfilano per le strade della città portando la statua del santo, accompagnati dalle preghiere e dai canti della banda musicale. Le processioni culminano nella Messa solenne nella Chiesa Madre.
Uno dei momenti più attesi della festa sono i fuochi d’artificio. Lo spettacolo pirotecnico viene organizzato la sera della vigilia e il giorno della festa, con fontane luminose, girandole e batterie che illuminano il cielo notturno sopra Vizzini. I botti e le esplosioni dei fuochi vengono accolti con applausi e grida di gioia dalla folla.
Il pane di San Gregorio
In occasione della festa, le famiglie vizzinesi preparano il “pane di San Gregorio”, un dolce tipico fatto con farina, strutto, zucchero, uova, lievito e semi di anice. Ha una forma rotonda con un’impronta al centro, simbolo della corona di spine di Cristo. Viene benedetto in chiesa e poi consumato a casa, a conclusione dei festeggiamenti in onore del santo patrono.
La Festa di San Gregorio Magno è l’evento più importante dell’anno per la comunità di Vizzini. Rappresenta un’occasione per rinnovare la devozione al santo, rinsaldare i legami familiari e comunitari e celebrare le tradizioni secolari che fanno parte integrante della storia e dell’identità del paese.
I Momenti Salienti Dei Festeggiamenti
I momenti salienti dei festeggiamenti in onore di San Gregorio Magno a Vizzini sono davvero spettacolari. La città si anima per diversi giorni di eventi, processioni e celebrazioni che onorano il santo patrono.
Due grandi processioni solenni si snodano per le vie della città. La prima ha luogo la domenica precedente la festa, quando la statua del santo viene portata dalla Chiesa Madre alla Chiesa di San Gregorio. La seconda processione, il giorno della festa, vede il ritorno della statua alla Chiesa Madre, seguita da musica, canti e preghiere.
Uno spettacolo pirotecnico illumina il cielo notturno in onore del santo patrono. Razzi colorati esplodono sopra la città, regalando uno spettacolo indimenticabile.
Per l’occasione, viene organizzata una sagra in cui poter degustare prodotti tipici locali come ricotta, formaggio pecorino e salumi. I visitatori possono anche acquistare queste prelibatezze direttamente dai produttori locali.
Catania, 17 agosto 2023 – Oggi, 17 agosto, si celebra Sant’Agata d’Agosto, la festa patronale della città di Catania. La festa dura tre giorni e si conclude con la processione del fercolo della Santa per le vie del centro storico, ecco il link della programmazione estiva di Sant’Agata.
E’ una Santa molto venerata a Catania. Secondo la leggenda, la Santa fu martirizzata nel 251 d.C. per aver rifiutato di sposare il proconsole romano Quinziano. La Santa fu torturata e poi uccisa con il fuoco.
I catanesi sono molto legati alla Santa e la considerano la loro protettrice. La festa di Sant’Agata è un momento di grande gioia e devozione per i catanesi.
Quest’anno la festa di Sant’Agata si celebra in un clima di particolare festa e gioia, dopo due anni di pandemia. Migliaia di persone sono scese per le strade di Catania per festeggiare la Santa Patrona.
La processione del fercolo è il momento più importante della festa. Il fercolo è una grande urna in argento che contiene le reliquie di Sant’Agata. Il fercolo viene portato a spalla da centinaia di uomini e percorre le vie del centro storico di Catania.
La processione è un momento di grande devozione per i catanesi. Molti fedeli si accalcano lungo il percorso per toccare il fercolo e chiedere la protezione di Sant’Agata.
La festa di Sant’Agata è un momento di grande gioia e devozione per i catanesi. È un momento in cui si festeggia la Santa Patrona e si chiede la sua protezione per la città.
Dove seguire la diretta di Sant’Agata?
Anche quest’anno sarà possibile seguire i momenti della festa estiva in diretta attraverso i canali social dell’Arcidiocesi di Catania:
Il 7 agosto a Trapani si celebra la Festa patronale di Sant’Alberto, riconosciuto dai cittadini come compatrono insieme alla Madonna di Trapani. Ogni anno, diverse manifestazioni vengono organizzate per onorare il Santo. La festa inizia con una solenne processione del busto di Sant’Alberto, custodito nella Basilica dell’Annunziata, che si snoda fino alla Cattedrale, dove rimane fino al 9 agosto. Una seconda processione altrettanto suggestiva si svolge lungo le vie del centro storico.
Il 16 agosto è dedicato alla celebrazione della Festa della Madonna di Trapani, co-patrona della città. I trapanesi partecipano con grande sentimento ai festeggiamenti, che culminano la notte stessa con gli spettacolari fuochi d’artificio.
Festa di Sant’Alberto
Nella vigilia della festività, il 7 agosto, che coincide con la morte di Sant’Alberto, si svolge un antico rito durante una solenne liturgia, nel quale si benedice l’acqua in memoria del prodigio compiuto in favore del figlio del re Pietro III d’Aragona, che si trovava in punto di morte. Si narra che il giovane fu miracolosamente guarito con un sorso d’acqua contenente pezzettini del vestito di Sant’Alberto. Subito dopo la benedizione dell’acqua, viene estratta una fibra di cotone che era rimasta a contatto con la reliquia del Cranio del Santo, custodita nel capo argenteo della Statua.
La Statua di Sant’Alberto lascia ogni anno il Santuario della Madonna di Trapani, dove risiede nella cappella dedicata a lui, a bordo di un carro trainato dai devoti. Il percorso inizia dapprima con una tappa dal sindaco di Trapani, che consegna le chiavi al Santo, e prosegue verso la Cattedrale di San Lorenzo, dove vengono celebrate le Santa Messe in onore di Sant’Alberto. La tradizione originariamente stabiliva che la Statua di Sant’Alberto tornasse al Santuario il 10 agosto, ma a causa della sovrapposizione con la festa di San Lorenzo, da alcuni anni il ritorno avviene il 9 agosto. Durante questo ritorno festoso, le campane suonano a festa, e la Statua viene accolta tra gli acclamanti fedeli che esclamano le celebri e caratteristiche grida: “Ittamuccilla ‘na santa uci! Viva Maria e Santu Libbettu! Viva!”
La Madonna di Trapani
Dopo la conclusione dei festeggiamenti in onore del Santo patrono Alberto, la città di Trapani vive l’attesa per la festa dedicata alla Madonna di Trapani, che è co-patrona della città e patrona della Diocesi, e si celebra il 16 agosto. I festeggiamenti iniziano il primo agosto con la quindicina e raggiungono il culmine tra il 13 e il 16 agosto.
La storia di questa meravigliosa opera statuaria è un elemento fondamentale nella storia di Trapani, sia dal punto di vista religioso che culturale, poiché numerosi eventi sono legati ad essa. La statua originale, che non viene portata in processione dal 1954, data dell’ultimo trasporto storico, è conservata e venerata nella basilica omonima situata in Via Conte Agostino Pepoli.
Fin dai primi giorni di agosto, i devoti iniziano a partecipare alle celebrazioni che si tengono quotidianamente, per poi immergersi completamente nella festa nei giorni 14, 15 e 16. Numerosissimi devoti, non solo trapanesi ma anche provenienti dalle città vicine, si spostano per raggiungere la Chiesa e pregare la Madonna.
Il 13 agosto c’è una processione notturna con l’arrivo via mare, al molo Garibaldi, della copia della statua di marmo della Madonna, seguita dal trasporto nella Cattedrale. Il 15 agosto all’alba, avviene un tradizionale pellegrinaggio dalla Cattedrale fino al Santuario.
La statua della Madonna
Il 16 agosto si svolge la processione principale che attraversa le vie più suggestive del centro storico. La statua della Madonna, posta su un carro a ruote, viene portata in spalla dai devoti, accompagnata dalla banda che suona, mentre i fedeli pregano e portano candele accese. La serata della Madonna si conclude con l’entrata trionfale nella Cattedrale e gli spettacolari fuochi d’artificio di mezzanotte presso la “marina”.
Secondo il manoscritto, l’Immagine della Madonna era venerata in una chiesa situata in Siria, di proprietà del cavaliere Templare pisano di nome Guerreggio. Tuttavia, a causa di alterne vicende politiche e cruenti battaglie che portarono alla presa di tutta la Terra Santa da parte di Saladino, gran Sultano di Babilonia, i cavalieri Templari decisero di ritornare in patria dopo la sconfitta di San Giovanni D’Acri. Insieme a loro, Guerreggio decise di imbarcare anche la statua della Madonna, per proteggerla dalle mani degli infedeli, e con questo prezioso carico fecero rotta verso Pisa, la loro città di origine.
Festa di Sant’Alberto e della Madonna di Trapani, il viaggio della statua
Durante il viaggio, si trovarono ad affrontare una furiosa tempesta al largo di Lampedusa, che li costrinse a cercare rifugio nel porto di Trapani. Qui, rimasero per alcuni mesi per riprendersi dagli spaventi e per effettuare le necessarie riparazioni alla nave. Ma ogni volta che tentavano di ripartire, si verificavano nuove difficoltà legate al maltempo. Queste serie di eventi fece loro capire che, in qualche modo, era previsto che la preziosa statua della Madonna dovesse rimanere a Trapani. Di conseguenza, decisero di consegnare la Madonna al console pisano con la promessa di imbarcarla per Pisa alla prima occasione. La statua fu quindi temporaneamente riposta nella chiesa di S. Maria del Parto, dove i frati Carmelitani si erano stabiliti di recente e dove avrebbero soggiornato per un decennio prima di trasferirsi all’Annunziata fuori dalle mura della città.
Quando finalmente giunse il momento opportuno di spedire la statua a Livorno, il console la fece sistemare su un carro trainato da buoi per portarla al molo, dove un veliero era pronto a salpare. Tuttavia, gli animali, in modo sorprendente e quasi come se seguissero una guida invisibile, presero la strada verso la campagna, ignorando le frustate del cocchiere. Il popolo in festa e in gran calca gridò di gioia, convinto che l’oggetto della loro devozione avesse scelto di rimanere a Trapani. I buoi si fermarono soltanto davanti alla chiesina dell’Annunziata, e i frati Carmelitani uscirono in processione per accogliere con grande gioia la Madonna. Informato di questa decisione apparentemente soprannaturale, il cavaliere Guerreggio stabilì che l’Immagine dovesse restare a Trapani, nella chiesa dell’Annunziata, servita e venerata dai frati del Carmelo.
Oggi andiamo alla scoperta del culto in Sicilia di uno dei più famosi santi in generale. Nella nostra terra, famosissime sono appunto le cene dedicate a San Giuseppe, che saranno l’oggetto del nostro prossimo articolo, nel quale cercheremo di raccontare come quest’usanza si declini in molti paesi. Per adesso però andiamo a scoprire qualcosa in più sul culto in Sicilia di San Giuseppe falegname.
Il culto per san Giuseppe falegname
Il culto per san Giuseppe è diffuso in moltissimi paesi della Sicilia dei quali il santo è patrono. Nella tradizione popolare egli svolge ruolo ben determinato, quello di avvocato delle cause impossibili. Il Pitré (Feste patronali, cit.) descrive così la devozione dei Siciliani per il santo: «Dei santi il più carezzato patrono è San Giuseppe che occupa 13 comuni». Il suo culto si manifesta attraverso un complesso di elementi rituali, pubblici e privati, quali il banchetto sacro, la preparazione dell’altare, la raccolta delle offerte, la sacra rappresentazione dell’altare, l’accensione dei fuochi e la processione, che hanno luogo in versi periodi dell’anno: a marzo e a fine agosto. Anticamente veniva celebrato con messe e novene ogni mercoledì sin dal mese di gennaio, oggi invece ci si limita al solo mese di marzo e la data della sua festa coincide con l’equinozio di primavera. Nella tradizione popolare, oltre ad essere il protettore degli orfani e delle ragazze nubili, san Giuseppe protegge soprattutto i poveri, ed è per questo che esiste l’usanza di preparare il pranzo sacro offerto ai bisognosi e agli orfani.
Il banchetto di san Giuseppe falegname
Il banchetto per la festa di san Giuseppe falegname viene denominato in vari modi a seconda del paese: cena, ammitu, artaru, tavulata. Anche il giorno della sua preparazione può variare: il 19 marzo, giorno della ricorrenza liturgica, la domenica delle palme, il primo maggio, ogni mercoledì del mese di marzo e in qualunque altro momento dell’anno. L’uso di imbandire mense su altari allestiti per l’occasione, diffuso in tutta l’area del Mediterraneo, risale fin alle epoche più antiche.
Il cibo, nella sua valenza simbolica e rituale, diventa quindi l’elemento principale nei festeggiamenti dedicati al santo. La preparazione dell’altare consiste nell’edificazione di una cappelletta utilizzando come materiali il legno o il ferro. La struttura viene ricoperta da rami di mirto e di alloro, simboli agresti con chiaro significato propiziatorio, e in ultimo essa viene decorata con arance, limoni e piccole forme di pani, legati tra di loro con delle cordicelle. All’interno della cappelletta viene preparato un altarino disposto su un ripiano e sotto di esso vi sono altri tre ripiani dove vengono collocati 1 pani simboli religiosi tradizionali della festa del santo. Tutto l’altare è decorato da lumini, vasi di fiori, piatti con germogli, brocche dì acqua e di vino e al suo centro viene posto un grande quadro che raffigura la Sacra Famiglia.
La preparazione
Una volta la preparazione dell’altare avveniva fuori dalla case, nei cortili o nelle piazze del paese, oggi invece viene allestito dentro casa, mentre il pranzo continua a essere consumato all’aperto. Principalmente, avviene in spazio pubblici o appositi allestiti nelle piazze riccamente ornati di rami di alloro, palme e rami di cedro.
A Ribera, in provincia di Agrigento, paese che nel 1627 prese il nome di Mara Afan de Ribera, moglie del principe di Paternò, vi è l’usanza di raccogliere rami di alloro per rivestire la stragula, una torre di legno alta circa una decina dî metri, collocata sopra un grande carro e decorata da grandi pani chiamate cudduri, legati tra loro per mezzo di cordicelle. Davanti alla torre è collocata l’immagine di san Giuseppe. La stragula, trainata da due buoi, rappresenta, secondo la tradizione popolare, l’abbondanza e la gloria del santo patriarca mediante alcuni elementi carichi di valore simbolico. quali il pane e 1 rami di alloro.
Nella provincia di Trapani, a Salemi (l’antica Halicyae fondata dagli Elimi che durante l’epoca romana fu una delle cinque città libere della Sicilia e che poi, sotto la dominazione araba, prese il nome attuale dalla parola araba Salam, cioè salubrità e sicurezza) nel mese di marzo è tradizione locale fare una promessa di voto al santo o ringraziarLo per la grazia ricevuta. I preparativi durano otto giorni e durante questo periodo viene allestito l’altare in casa e sì provvede ad invitare un certo numero di bambini, in base al voto fatto. Di solito in numero di re in quanto devono rappresentare la Sacra Famiglia: Maria, Giuseppe e il Bambin Gesù. Un paio di giorni prima di ogni mercoledì mese o il 19 marzo, il devoto che ha fatto promessa di voto gira paese per chiedere delle offerte, che di solito consistono in farina, olio, uova o anche in danaro. Questo atto penitenziale è la questua, rituale comune non solo alla festa di san Giuseppe ma anche ad altri santi patroni che si celebrano in Sicilia.
L’altare e u vastuni
L’altare viene decorato con molti rami di mirto e di alloro, mentre la preparazione del pane impegna per diversi giorni non solo le donne di casa, ma anche quelle del vicinato. L’impasto della farina segue un rituale ben preciso: i pani devono essere di peso e dimensione diversi e rappresentano fiori, frutta e animali, mentre la loro collocazione sull’altare spetta per tradizione al capofamiglia. Il segno dell’abbondanza nell’altare è rappresentato dagli ortaggi, soprattutto dal finocchio, e dalla frutta collocata in grandi cesti.
Al centro vengono esposti i cucciddati, grandi forme di pani votivi. La forma di pane dedicata al santo ne riproduce il bastone, u vastuni, decorato con un giglio simbolo di purezza; il pane dedicato a Maria è decorato con una rosa che rappresenta la verginità e guarnito da datteri (che, per tradizione, la Vergine mangiò durante la fuga in Egitto), e da un ramo di palma simbolo di pace. Questo pane è destinato alla fanciulla che impersona la Madonna, mentre il pane dedicato a Gesù viene decorato con gelsomini, con uccelli e con i simboli della sua passione.
Questi pani, una volta benedetti dal parroco, saranno regalati a parenti e amici.
Se volete scoprire di più sui patroni siciliani, potete farlo con i nostri articoli.
Quest’oggi ci spostiamo nella Sicilia occidentale, per scoprire la vita e la storia di San Vito, patrono di Mazara del Vallo. Oltre a scoprire alcune curiosità sul festino di San Vito, scopriamo anche come mai in Sicilia viene spesso adoperata l’espressione “il ballo di San Vito”.
Storia di San Vito
Vito, figlio di un funzionario romano di nome Ila, nacque a Mazara intorno al 286 d.C. Rimasto orfano di madre, fu affidato alle cure della nutrice Crescenza e del precettore Modesto, che lo educarono alla fede cristiana. Quando il padre scoprì che il figlio era cristiano per punirlo lo consegnò al prefetto Valeriano, ma secondo l’agiografia l’intervento di un angelo lo avrebbe liberato. Assieme a Crescenza e Modesto, Vito decise di lasciare Mazara. Viaggiò fermandosi in Lucania, in Calabria e in Campania, luoghi in cui predicò la fede di Cristo. La sua fama, dovuta ai miracoli che operava sui malati, giunse fino a Diocleziano il quale, secondo alcune fonti storiche, ordinò a Vito di recarsi a Roma per liberare la figlia dall’epilessia. Diocleziano lo ripagò facendolo arrestare e dando ordine che venisse sottoposto al supplizio dell’olio bollente. Secondo la leggenda il santo fu nuovamente liberato dall’angelo.
Poi, accompagnato dai fedeli Crescenza e Modesto, tornò in Lucania stabilendosi presso la valle del Sele, dove visse e morì. Nell’iconografia popolare è rappresentato con due cani al guinzaglio; in una mano reca la palma del martirio e un libro, mentre con l’altra mano regge una croce.
Il “ballo di San Vito”
San Vito divenne popolare soprattutto nel Meridione, dove fu annoverato tra i santi ausiliatori a causa delle sue proprietà taumaturgiche. Viene invocato come protettore dei malati di mente e di tutti coloro che soffrono di affezioni psicosomatiche, quali ad esempio il cosiddetto “ballo di San Vito”. La tradizione popolare gli attribuisce anche la protezione dal morso dei bani idrofobi, come narra il Pitré. Secondo la credenza popolare la guarigione si ottiene recitando anche particolari scongiuri o portando l’immagine del santo, così come viene rappresentato nell’iconografia accompagnato dai cani al guinzaglio.
Lo speciale patrocinio del santo parrebbe risalire al fatto che gli antichi ritenevano che alcune razze canine fossero la reincarnazione degli spiriti irrequieti dei morti, i quali sotto spoglie animali vagavano per spaventare gli uomini e per far loro del male. I morsi dei cani idrofobi, secondo un’antica cultura, erano in grado di trasformare in demoni gli uomini morsicati. Questo concetto si estendeva anche a tutte quelle malattie che si manifestavano con contrazioni nervose, comunemente chiamate “Ballo di san Vito”.
Lu festinu di santi Vitu
Si svolge a Mazara, capoluogo del Val di Mazara al tempo dei Normanni, nel periodo compreso tra la penultima e l’ultima settimana di agosto, in coincidenza con la commemorazione della traslazione di alcune Sue reliquie. La celebrazione liturgica invece il 15 giugno. La festa per il patrono è caratterizzata da due processioni: quella storico-ideale dei quadri viventi (una sacra rappresentazione della vita del Santo) e la processione della statua d’argento, che viene posta su un carro trainato dai pescatori e condotta fino alla chiesetta di San Vito. Le origini del festino risalgono al XVII secolo, quando i giurati di Mazara nominarono san Vito compatrono della cittadina il 23 agosto del 1614. Papa Gregorio XII fissò la data del 15 giugno come ricorrenza liturgica in onore del santo.
In un primo tempo il festino venne celebrato in questa ricorrenza, in seguito fu spostato alla seconda metà di agosto in coincidenza con la commemorazione della traslazione delle reliquie del santo, fissata ne 1742 nell’ultima domenica di agosto. Il festino si apre con l’annunzio, un corteo di personaggi in costumi seicenteschi che, dopo aver reso omaggio alla statua del patrono, sfila per le vie della città al rullo dei tamburi dando la notizia dell’inizio dei festeggiamenti. Il corteo dell’annunzio è formato dall’araldo, da un alfiere a cavallo che reca la bandiera municipale, accompagnato dal palafreniere, dai tamburini e dai trombettieri, da quattro vessilliferi che recano le quattro insegne dei quattro quartieri storici di Mazara (Torre Bianca, Torre Marte, San Francesco e San Giovanni) e dal paggio con il rotolo di pergamena, in cui è scritto l’annuncio, che chiude il corteo.
La processione di quadri
Ma la manifestazione più caratteristica è la processione dei quadri, con personaggi che rappresentano le grandi virtù e l’esperienza di fede di San Vito e dei fedeli Modesto e Crescenza.
Se volete scoprire qualcosa in più sulle feste patronali della Sicilia, potete continuare esplorando i nostri articoli dedicati.
Torniamo con la nostra rubrica dedicata ai santi patroni della Sicilia e alle loro feste. Quest’oggi raccontiamo le vicende e le celebrazioni riguardanti Sant’Alfio.
La storia di Sant’Alfio
La storia di Sant’Alfio risale all’epoca dell’Impero Romano, un periodo in cui il cristianesimo era ancora in fase di diffusione e gli imperatori romani perseguitavano i seguaci di questa nuova religione. Nato a Lentini, in Sicilia, Sant’Alfio crebbe in una famiglia devota che lo educò nei principi della fede cristiana.
La leggenda narra che Sant’Alfio fosse un soldato romano che, insieme ai suoi due fratelli, Cirino e Filadelfo, decise di abbandonare l’esercito e convertirsi al cristianesimo. Questa scelta di fede li mise in conflitto con le autorità romane e li portò a diventare dei perseguitati. Nonostante le minacce e le torture, i tre fratelli si rifiutarono di rinunciare alla loro fede.
La persecuzione contro i cristiani era particolarmente intensa in quei tempi, e Sant’Alfio, insieme ai suoi fratelli, fu arrestato e sottoposto a vari tormenti. La leggenda racconta che i tre fratelli furono legati a un palo e flagellati, ma nonostante le sofferenze, rimasero saldi nella loro fede.
La loro resistenza e il loro coraggio divennero un esempio per molti altri cristiani che subivano persecuzioni. Tuttavia, l’opposizione delle autorità romane non cessò, e Sant’Alfio, Cirino e Filadelfo furono condannati a morte. La tradizione sostiene che furono decapitati per la loro fedeltà a Cristo.
I Santi Martiri
La celebrazione della Festa dei Santi Martiri di Trecastagni ha inizio il primo giorno di maggio con il suono di ventuno colpi di cannone sparati dal Forte Mulino a vento. Questa festività è caratterizzata da una serie di eventi che si alternano alle celebrazioni religiose, rendendola ancora più speciale. Tra questi eventi vi è la tradizionale Sagra delle musiche e la cantata in onore dei Santi Martiri, la gara Piromusicale delle sezioni cittadine “S. Alfio”, “Tondo” e “Collegiata”, e la fiera di Piano Sciarelle, inaugurata nella vigilia della festa dei Santi Martiri di Trecastagni.
Durante la giornata delle Reliquie dei Santi Martiri, le reliquie vengono portate in una suggestiva processione per le strade del centro. Il corteo è aperto dal clero, dalle autorità civili e militari e dalle diverse confraternite. Il 10 maggio, giorno solenne della festa dei Santi Martiri di Trecastagni, a mezzogiorno i simulacri vengono accolti sul sagrato del santuario dai fedeli festanti, che li accompagneranno lungo le vie del paese.
Inoltre, la prima domenica di settembre si commemora il passaggio dei Santi Martiri da Trecastagni con l’esposizione dei tre simulacri sull’altare maggiore, le celebrazioni eucaristiche e la processione. Questo momento speciale riunisce la comunità per onorare la memoria dei Santi Martiri e rafforzare il legame tra i fedeli e la loro fede.
La festa di Sant’Alfio a Tre Castagni
La Festa di Sant’Alfio è una festività di grande importanza che si svolge dal 1 al 17 maggio a Trecastagni, nella provincia di Catania. Il momento culminante di questa celebrazione avviene durante la notte tra il 9 e il 10 maggio con la Processione dei Nuri. Questa notte è comunemente chiamata “notte santa” ed è considerata l’evento più significativo di tutta la festa.
Centinaia di pellegrini intraprendono un cammino a piedi, scalando le pendici dell’Etna in preghiera, portando con sé grandi ceri fino al santuario di Sant’Alfio. Questo corteo di pellegrini è noto come la Processione dei Nuri, poiché coloro che partecipano camminano a piedi nudi (chiamati “nuri” in dialetto) e indossano solamente mutandoni e camicie bianche.
All’arrivo al Santuario, che avviene all’alba, i pellegrini vengono accolti dal suono delle campane e dai colpi di cannone sparati a salve, annunciando l’inizio della messa solenne. La cerimonia è caratterizzata da una solenne celebrazione eucaristica, con preghiere, canti e lodi a Sant’Alfio.
Durante la messa, i pellegrini si riuniscono intorno all’altare, mostrando la loro devozione e gratitudine al santo. È un momento di profonda spiritualità, in cui i fedeli chiedono la protezione e l’intercessione di Sant’Alfio nelle loro vite. Dopo la messa, i pellegrini si scambiano abbracci e benedizioni, creando un senso di unità e condivisione tra i partecipanti.
La Processione dei Nuri e la celebrazione della festa di Sant’Alfio sono eventi di grande importanza per la comunità di Trecastagni e per tutti i fedeli che vi partecipano. Queste tradizioni secolari mantengono vivo il ricordo di Sant’Alfio, il suo martirio e la sua devozione alla fede cristiana. Oltre a essere un momento di religiosità, la festa rappresenta anche un momento di unione e di condivisione tra la comunità, creando un legame indissolubile tra i residenti e il loro patrono, Sant’Alfio.
Nel cuore della meravigliosa Sicilia orientale, il pittoresco comune di Motta Sant’Anastasia si prepara a celebrare con grande entusiasmo la festa del suo patrono, Sant’Anastasia. Questo evento religioso e culturale riunisce i residenti e i visitatori in una festa animata e coinvolgente, celebrando la devozione verso il santo e l’identità unica di questa affascinante località. La festa di Sant’Anastasia a Motta Sant’Anastasia è un’occasione per immergersi nella cultura siciliana, esplorare le tradizioni locali e godere di momenti di gioia e devozione.
Vita di Sant’Anastasia
La festa di Sant’Anastasia è dedicata a Sant’Anastasia di Sirmio, una santa martire del IV secolo. La figura di Sant’Anastasia è particolarmente venerata a Motta Sant’Anastasia, poiché si crede che il suo corpo sia stato recuperato e portato in questa città siciliana molti secoli fa. La festa è un momento speciale per onorare il patrono e rafforzare la fede religiosa della comunità.
Sant’Anastasia, una santa cristiana del IV secolo, visse durante il periodo dell’imperatore Diocleziano, noto per la sua persecuzione dei cristiani. Anastasia nacque a Roma da una famiglia nobile e fu educata nella fede cristiana. Nonostante i pericoli e le minacce che circondavano i seguaci di Cristo in quel periodo, Anastasia non si sottomise alle pressioni di abbandonare la sua fede.
Sant’Anastasia divenne una figura di coraggio e devozione quando iniziò a visitare i cristiani imprigionati, fornendo loro sostegno spirituale e materiale. Questo atto di carità e compassione non passò inosservato dalle autorità, e Anastasia fu arrestata e sottoposta a pesanti torture nella speranza di farla rinnegare la sua fede. Tuttavia, nonostante le sofferenze inflitte, Anastasia rimase salda nella sua devozione a Cristo. Alla fine, venne decapitata per la sua fede intrepida.
Il significato della festa e la venerazione della Santa
La figura di Sant’Anastasia incarna i valori dell’integrità, della fedeltà e del coraggio di fronte all’oppressione. La sua determinazione a non abbandonare la sua fede, nonostante le conseguenze, ha ispirato milioni di persone nel corso dei secoli. Sant’Anastasia rappresenta un faro di speranza e di forza per coloro che si trovano a fronteggiare le sfide della vita e a difendere le proprie convinzioni.
Sant’Anastasia è oggetto di grande venerazione e devozione in tutto il mondo. La sua memoria viene celebrata in molte tradizioni cristiane il 25 dicembre, il 22 dicembre o il 29 dicembre, a seconda delle diverse liturgie. I fedeli si rivolgono a lei come intercessore per ottenere protezione, forza e coraggio nelle prove della vita.
Nonostante i secoli trascorsi dalla sua morte, Sant’Anastasia continua a influenzare la società contemporanea. La sua figura ispira coloro che lottano per la libertà religiosa, per la difesa dei diritti umani e per il perseguimento della giustizia sociale. La sua storia ricorda a tutti noi l’importanza di rimanere saldi nelle nostre convinzioni e di
Le celebrazioni di Sant’Anastasia
La festa di Sant’Anastasia a Motta Sant’Anastasia è un’esperienza intensa e coinvolgente. Le celebrazioni iniziano diversi giorni prima della data ufficiale, creando un’atmosfera di trepidazione e attesa. Le strade si riempiono di luci, decorazioni colorate e bancarelle che offrono prodotti tradizionali e prelibatezze culinarie locali.
Uno degli eventi principali della festa è la solenne processione della statua di Sant’Anastasia. La statua, accuratamente adornata e portata a spalla dai fedeli, attraversa le strade del paese in un clima di devozione e spiritualità. Durante la processione, si possono ascoltare preghiere, canti religiosi e inni dedicati al santo, creando un’atmosfera di commozione e partecipazione emotiva.
Ogni quattro o cinque anni, Motta Sant’Anastasia, nella provincia di Catania, celebra la festa del suo patrono, Sant’Anastasia. Questa festa, che si svolge dal 20 al 25 agosto, commemora la vita e il martirio di questa nobile fanciulla di origine romana. Convertitasi al Cristianesimo insieme alla madre, Anastasia sposò un capitano romano, ma riuscì a rimanere vergine e sopravvisse al marito, che cercò di farla morire di stenti a causa della sua fede.
Successivamente, Anastasia si recò a Tessalonica, ma venne arrestata e bruciata sul rogo a causa della sua fede cristiana. Un frammento della sua gamba è conservato nella Chiesa Madre di Motta Sant’Anastasia e venerato come una reliquia preziosa.
Dal 23 Agosto
La festa di Sant’Anastasia inizia il 22 agosto con la processione dei cerei dei tre Rioni della città. Questi grandi pilastri di legno, magnificamente decorati, vengono portati sulle spalle dai portantini attraverso le strade della città. Durante la processione, si intonano canti e ballate tradizionali, mentre i fuochi d’artificio illuminano il cielo.
La serata nella Piazza Umberto è caratterizzata dalla Calata del Partito, l’ingresso dei cerei accompagnato da uno spettacolo organizzato dai tre Rioni, che narra la vita di Sant’Anastasia. Il giorno successivo, avviene l’offerta della cera: i cerei vengono portati in chiesa tra un tripudio di fiori. Nel pomeriggio, si svolgono rievocazioni storiche in costume medievale, un grande corteo e la Discesa storica delle quartine, che ricorda la difesa del castello normanno di Motta da parte di Ruggero d’Altavilla.
La sera del 23 agosto si tiene una solenne e silenziosa processione, durante la quale le reliquie di Sant’Anastasia vengono portate per la città, precedute dai rappresentanti dei Rioni in abiti devozionali e seguite da numerosi fedeli. Il 24 agosto, il simulacro di Sant’Anastasia viene esposto sull’altare maggiore per la devozione dei fedeli, che possono pregare e contemplarlo. Nel pomeriggio, la statua viene nuovamente portata in processione con i cerei e gli stendardi attraverso la città, accompagnata da canti, preghiere e celebrazioni.
Il 25 agosto, le campane suonano e colpi di cannone risuonano nell’aria. L’Arcivescovo di Catania celebra una messa solenne, alla presenza di tutte le personalità della città e dei rappresentanti dei Rioni. Segue una sfilata storico-folcloristica e un’ultima processione, prima che Sant’Anastasia ritorni nella Chiesa Madre e nella sua cameretta, attendendo la prossima festa.
Nella pittoresca cittadina di Giarre, situata lungo la costa orientale della Sicilia, si celebra ogni anno una festa molto speciale in onore di Sant’Isidoro, il patrono dei contadini e degli agricoltori. Questa festa, che si tiene il 15 maggio, è un momento di gioia, devozione e celebrazione per la comunità di Giarre e per tutti coloro che apprezzano l’importanza dell’agricoltura e del lavoro della terra.
La storia di Sant’Isidoro
Sant’Isidoro Agricola, noto anche come San Isidro Labrador, è un santo molto venerato e amato dai contadini di tutto il mondo. La sua figura rappresenta l’intera comunità agricola e il duro lavoro dei contadini che coltivano la terra per produrre cibo e sostentamento per l’umanità. Sant’Isidoro è considerato il patrono dei contadini e il protettore della terra, ed è fonte di ispirazione e devozione per coloro che lavorano nei campi.
La vita di Sant’Isidoro si svolse nell’undicesimo secolo in Spagna, e durante tutta la sua esistenza fu un esempio di fede, umiltà e dedizione al lavoro. Nato in una famiglia povera, trascorse gran parte della sua vita come bracciante agricolo, lavorando nei campi di un nobile di nome Juan de Vargas. Nonostante la sua condizione modesta, Sant’Isidoro era noto per la sua profonda spiritualità e la sua generosità verso i poveri.
Il culto di sant’Isidoro
La figura di Sant’Isidoro è legata a numerose leggende e miracoli che testimoniano la sua devozione e il suo amore per la terra. Una delle storie più celebri racconta di come Sant’Isidoro, mentre lavorava nei campi, avesse la tendenza a trascorrere molto tempo in preghiera. Si narra che un giorno, mentre si trovava in estasi mentre pregava, gli angeli lavoravano al suo posto, consentendo a Sant’Isidoro di adempiere ai suoi doveri agricoli senza trascurare la sua vita spirituale.
La leggenda di Sant’Isidoro testimonia la sua stretta connessione con la terra e la sua fede incondizionata nella protezione divina. Si dice che grazie alla sua devozione e alla sua umiltà, i suoi campi fossero particolarmente fertili e produttivi, producendo abbondanti raccolti. Le storie di miracoli associati a Sant’Isidoro riflettono il suo ruolo come protettore dei contadini, dimostrando che la fede e la spiritualità possono influenzare positivamente il lavoro agricolo.
La devozione verso Sant’Isidoro Agricola si è diffusa in tutto il mondo e sono state erette numerose chiese e cappelle in suo onore.
La festa del patrono di Giarre
La festa di Sant’Isidoro a Giarre è un evento atteso con grande entusiasmo e coinvolge l’intera comunità. La preparazione per la festa inizia molto prima della data ufficiale, con i residenti che adornano le strade e le piazze con fiori, luci e decorazioni colorate. Le immagini del santo vengono esposte nelle chiese e vengono organizzate processioni e cerimonie religiose in suo onore.
Una delle tradizioni più importanti durante la festa di Sant’Isidoro è la processione solenne che attraversa le vie di Giarre. La statua di Sant’Isidoro, splendidamente vestita e ornata con fiori freschi, viene portata in processione dai devoti. La folla si unisce alla processione, portando con sé mazzi di fiori e offerte per il santo. Le preghiere e i canti religiosi riempiono l’aria, creando un’atmosfera di devozione e spiritualità.
Durante la festa, gli agricoltori portano i loro mezzi di lavoro, come aratri, falci e ceste di frutta, per essere benedetti dal santo. Questo gesto simbolico rappresenta la gratitudine e la speranza per un raccolto abbondante e per la prosperità dell’agricoltura. È un momento in cui l’intera comunità si riunisce per chiedere la benedizione di Sant’Isidoro e per pregare per la protezione delle colture e del lavoro agricolo.
Una tradizione antica
La festa di Sant’Isidoro offre anche un’occasione per celebrare la cultura e le tradizioni agricole locali. Durante l’evento, si possono ammirare esposizioni di prodotti agricoli, come frutta, verdura, formaggi e vino, che rappresentano l’orgoglio e la maestria degli agricoltori di Giarre. Inoltre, vengono organizzati spettacoli folkloristici, balli tradizionali e giochi popolari che coinvolgono sia i residenti che i visitatori.
La festa di Sant’Isidoro a Giarre è molto più di una semplice celebrazione religiosa. È un momento di gratitudine verso la terra e di apprezzamento per il duro lavoro degli agricoltori che contribuiscono alla prosperità della regione. È un’occasione per riflettere sull’importanza dell’agricoltura e dell’economia rurale per la comunità locale.
La festa di Sant’Isidoro a Giarre è un’esperienza coinvolgente che unisce tradizione, fede e celebrazione della vita contadina. Rappresenta un legame forte tra la comunità e il proprio territorio, valorizzando il ruolo essenziale che l’agricoltura svolge nella vita quotidiana di Giarre. La festa di Sant’Isidoro è una testimonianza di apprezzamento per il lavoro dei contadini e un momento di gioia e gratitudine che unisce la comunità in un abbraccio di fede e cultura.
La Chiesa di Santa Maria della Valle, situata nel pittoresco comune di Paternò, rappresenta un autentico gioiello storico e spirituale che affascina i visitatori con la sua architettura affascinante e la sua ricca storia. Questo affascinante luogo di culto cattolico si distingue per la sua bellezza e la sua importanza culturale, attirando non solo i fedeli, ma anche gli amanti dell’arte e i turisti curiosi. In questo articolo, esploreremo la storia e le caratteristiche di questa meravigliosa chiesa, nonché il suo ruolo nel contesto della comunità di Paternò.
Storia e origine:
la Chiesa di Santa Maria della Valle ha radici antiche che risalgono al XIII secolo. Fu costruita sulla base di un’antica cappella dedicata alla Madonna e divenne il centro spirituale della comunità locale. Nel corso dei secoli, la chiesa subì diverse ristrutturazioni e ampliamenti, riflettendo le influenze architettoniche dell’epoca. L’edificio attuale presenta una fusione di stili architettonici, inclusi elementi romanici, gotici e rinascimentali, che testimoniano la lunga storia della chiesa e l’evoluzione artistica nel corso dei secoli.
Architettura e caratteristiche:
la chiesa si distingue per la sua maestosità architettonica e la ricchezza delle sue decorazioni. L’esterno presenta una facciata imponente con un portale decorato e un rosone centrale che offre un’illuminazione suggestiva all’interno della chiesa. Gli affreschi e le sculture che adornano le pareti interni sono opere d’arte di grande valore artistico, realizzate da artisti locali e rinomati. Ogni dettaglio architettonico e decorativo trasmette un senso di devozione e ispirazione, creando un’atmosfera unica all’interno della chiesa.
Il tesoro artistico:
la Chiesa di Santa Maria della Valle custodisce un autentico tesoro artistico. Tra le opere più significative, si possono ammirare dipinti rinascimentali che raffigurano scene religiose e figure sacre. Uno degli esempi più notevoli è l’altare maggiore, un capolavoro scultoreo in marmo che incanta i visitatori con la sua bellezza e la sua complessità. Altre opere d’arte degne di nota includono affreschi che narrano episodi della vita di Gesù e degli apostoli, nonché una collezione di icone sacre che suscitano profonda venerazione e devozione tra i fedeli.
Ruolo nella comunità:
la Chiesa di Santa Maria della Valle ha sempre svolto un ruolo centrale nella vita religiosa e sociale della comunità di Paternò. Oltre ad essere un luogo di preghiera e culto, la chiesa ospita importanti celebrazioni religiose durante tutto l’anno, attirando numerosi fedeli e pellegrini da tutto il territorio circostante. Le festività patronali dedicate a Santa Maria della Valle rappresentano momenti di grande partecipazione e unione per la comunità locale.
Inoltre, la chiesa offre anche un’importante opportunità di scoperta culturale e spirituale per i visitatori. I turisti che si recano a Paternò non possono fare a meno di visitare questa meravigliosa chiesa e di immergersi nella sua atmosfera suggestiva. Il patrimonio artistico e storico della Chiesa di Santa Maria della Valle rappresenta un richiamo irresistibile per gli amanti dell’arte e della storia, che possono ammirare da vicino le opere d’arte preziose e apprezzare la maestria degli artisti che le hanno create.
La Chiesa di Santa Maria della Valle a Paternò rappresenta un luogo di grande valore storico, artistico e spirituale. La sua architettura affascinante, le opere d’arte preziose e il ruolo centrale che svolge nella vita della comunità locale la rendono una destinazione imperdibile per i visitatori di Paternò.
Torna il venerdì e torna l’appuntamento per scoprire la storia, la fede e le festività connesse a un santo. Stavolta è il turno del patrono di Melilli San Sebastiano, in realtà un santo molto venerato non solamente a Melilli ma in tutta la Sicilia (lo avevamo già incontrato ad Acireale).
La vita di San Sebastiano
Secondo una Passio sancti Sebastiani, composta verso il V ssecolo, Sebastiano soldato e martire sarebbe oriundo di Narbona, in Francia. Convertitosi al cristianesimo, venne arrestato e condannato al supplizio delle freccie. Legato a un palo, il santo fu trafitto da centinaia di frecce finché i soldati, credendolo morto, lo abbandonarono. Durante la notte alcuni cristiani portarono via il suo corpo e, sotto le cure della matrona Irene, Sebastiano si riprese e continuò a predicare la fede di Cristo. Arrestato nuovamente, stavolta venne ucciso a colpi di bastone e il suo corpo venne gettato in una cloaca, da dove più tardi fu tratto per essere sepolto a Roman accanto alla romba dei santi Pietro e Paolo.
Patrono di Melilli protettore dalle malattie
A causa del supplizio subito san Sebastiano divenne colui che protegge gli uomini dalla peste perché sin dalle origini più remote della civiltà umana le frecce hanno un legame simbolico con le frecce. Infatti secondo la mitologia fu Apollo a mandare la pesta fra gli uomini con saette mortifere. Nell’iconografia popolare, inoltre, san Sebastiano è l’unico santo cristiano raffigurato nella sua totale nudità mentre subisce il supplizio. San Sebastiano, la cui festa cade il 20 gennaio, è il patrono più amato in tutta la provincia di Siracusa, dove il suo culto risale al 1414, quando venne ritrovata una statua del santo.
E’ protettore di molti paese siracusani come Tortorici, Acireale, Avola, Francoforte, Canicattì Bagni e Palazzolo Acreide, ma è soprattutto a Melilli che la devozione per il santo sfocia in manifestazioni spettacolari, che sconfinano nella sfera magico-religioso e nel fanatismo.
Patrono di Melilli la festa
Ogni anno a Melilli, che in età feudale appartenne alla contea di Augusta, il primo maggio si ripete il rito devozionale della processione dei nuri, il pellegrinaggio di devoti provenienti da molti paesi della Sicilia. Alcuni di loro affrontano il viaggio a piedi scalzi per sciogliere un voto e fino a pochi decenni fa il paese veniva invaso da centinaia di carrettini che trasportavano i fedeli. Per questa regione il pellegrinaggio assumeva il tono di una sagra paesana.
Oggi il pellegrinaggio viene effettuato non più a piedi ma con moderni mezzi di trasporto e si è perso l’antico carattere di occasione di incontro e di sagra che animava il pellegrinaggio di una volta. Tuttavia la partecipazione alla festa da parte dei devoti e pellegrini si è accresciuta nel tempo. I nuri vestono oggi con il tipico costume di colore bianco, il colore della fede, e una fascia rossa a tracolla ed entrano in chiesa correndo al grido di : e-cchiamàmulu ca n’aiuta! E-cchiamamulu tutti, frusteri e-ppaisani,via Ddiu e Sam-Mastianu!. La maggior parte dei pellegrini che affluisce a Melilli proviene dalla contrada della Santa Croce, dove si trova un’edicola votiva e da dove i devoti iniziano il loro viaggio partendo all’alba. I nuri, giunti davanti al fercolo del santo, depongono il mazzo di fiori votivo. Nei festeggiamenti per san Sebastiano si usava far offerte di gioielli, cera e animali (cavalli, muli, galline, capre e asini); quest’usanza è stata tuttavia abolita dalla Chiesa per quanto riguarda gli animali.
La chiesa di S. Sebastiano a Melilli
La chiesa dedicata al santo patrono, costruita nel 1751 su progetto del francese Louis Alexander Dumontier e restaurata dopo il terremoto del 1990, in occasione dei festeggiamenti si riempi di fedeli che vogliono consegnare l’offerta promessa: ex voto in cera e denaro. Tutti vogliono toccare la statua, issata nel frattempo su una macchina. Subito ha luogo l’offerta simbolica dei bambini al santo: essi, spogliati dei loro indumenti, vengono cinti ai fianchi da una fascia rossa e coperti con un fazzoletto in testa; ognuno ha accanto un mazzo di fiori. Molte madri sfregano i vestitini dei propri figli sulla statua a scopo propiziatorio e come promessa al santo. Infine questi indumenti vengono regalati ai bambini poveri del paese.
Silvestro, nato a Troina intorno al XII secolo, fu ordinato sacerdote da papa Adriano IV. Morì nella sua stessa Troina, dove si era ritirato vivendo da eremita. Il suo culto si diffuse soprattutto a causa dei numerosi miracoli attribuitigli. La tradizione popolare narra ad esempio che San Silvestro guarì dalla lebbra l’imperatore Costantino, convertendolo poi alla fede di Cristo. Il paese di Troina, in provincia di Enna, durante la conquista normanna divenne un centro importante, tanto che il conte Ruggero vi fondò due monasteri basiliani e la chiesa cattedrale annessa al primo vescovado normanno in Sicilia.
I festeggiamenti di San Silvestro
I troinesi festeggiano san Silvestro, monaco basiliano, tre volte l’anno. Il primo festeggiamento ha luogo il 2 gennaio, quando il santo viene celebrato con la sua messa solenne nella basilica dedicatagli, al cui interno è custodita la sua tomba (attribuita a Domenico Gagini). Oltre la messa solenne il santo riceve l’omaggio della pioggia di nocciole lanciate dal campanile della basilica, comunemente chiamata l’abbiatadi nuciddi. La seconda festa ricorre a fine maggio, in coincidenza col festino, durante il quale fino al 1575 venivano celebrati la Vergine Assunta e San Nicolò da Tolentino. La coincidenza è dovuta al miracolo compiuto da san Silvestro quando il suo simulacro, portato in processione, salvò la popolazione dal pericolo della peste che a quei tempi aveva colpito la Sicilia. Il terzo festeggiamento avviene a settembre, mese in cui per circa quindici giorni si svolge una grandiosa fiera.
Il festino di maggio comprende: il pellegrinaggio votivo denonimato Ddarata, organizzato dai massari (i contadini); la processione della reliquia ed infine la cavalcata storica, la kubbaita. Il penultimo giovedì di maggio, i fedeli chiamati a raccolta da un suonatore di tamburo si avviano in corteo verso i boschi vicini per compiere il pellegrinaggio votivo. Ogni pellegrino, appena giunto nel bosco, scegliere una pianta di faggio e dopo averla ripulita da rami e fronde l’adorna con fasci di alloro, fiori, arance, nastri colorati e bambole. Compiuto il rito, i ramari – come vengono comunemente chiamati questi devoti – ritornano al paese a piedi, ognuno col proprio ramo. Il giorno seguente, in mattinata, i fedeli sfileranno con i rami in processione sino alla piazza del conte Ruggero, dove lasceranno i bastoni appoggiati ai muri delle case per proseguire fino alla chiesa Madre. Lì assisteranno alla funzione religiosa.
Al termine della funzione religiosa si svolge una gara in cui ogni pellegrino darà prova di abilità ed equilibrio reggendo sul palmo della mano il ramo. I più anziani invece si accontentano di assistervi, con i loro rami di alloro sulle spalle. Conclusa la gara, i pellegrini rendono omaggio alla tomba del santo.
La Ddarata
La domenica mattina ha luogo la Ddarata, cioè il pellegrinaggio organizzato dai contadini, armati di fucili e bastoni, a dorso di muli e cavalli bardati sfarzosamente e carichi di rami dall’alloro. Sabato pomeriggio la reliquia del santo viene portata in processione sino alla basilica di san Silvestro. Il corteo è costituito, oltre che dai fedeli, dai componenti delle undici confraternite: tutti in saio penitenziale, di colore bianco e con mantelle dai colori vivaci. Ogni confraternita è preceduta dal suonatore di tamburo e dallo stendardo, ed è seguito dal proprio governatore che sfila in coda accompagnato dai congiunti e da due valletti in costume, mentre al centro un confrate regge un crocefisso d’argento. Le confraternite sfilano su due file, reggendo il cero acceso. I massari a cavallo hanno il compito di regolarne il passo spostandosi avanti e indietro tra le file della processione. Dopo le confraternite, viene il clero con il parroco che regge la statuetta d’argento raffigurante il santo e contenente le sue reliquie. Questa processione è la rievocazione storica degli eventi del 1575, anno in cui, per scongiurare la peste, le reliquie di san Silvestro furono condotte in giro per il paese.
La Kubbaita
La domenica pomeriggio inizia la caratteristica cavalcata della kubbaita, che ha sicuramente origini arabe: da gubbiat, termine che in arabo significa “mandorla”. Alla cavalcata partecipano molti personaggi che sfilano in costumi cinquecenteschi, come soldati e cavalieri. Ogni cavaliere è accompagnato da un palafreniere che regge le briglie al cavallo e da un valletto, il quale a sua volta conduce un mulo carico di provviste. Il valletto porta sulle spalle una bisaccia piena di dolciumi, tra cui il caratteristico torrone siciliano. La cavalcata di Troina è la rievocazione storica della presa del castello ad opera del conte Ruggero quando, scacciati i saraceni, fece del paese la roccaforte delle sue conquiste in Sicilia. La kubbaita si svolge la prima domenica di giugno e percorre le vie principali, fino ad arrivare in piazza conte Ruggero, dove il corteo attraversa l’antico passaggio delle mura del castello, che consiste in un arco di legno sormontato da un’aquila dorata. Dopo il passaggio dell’arco, il corteo viene ricevuto dalle autorità civili del paese.
Volete scoprire qualcosa in più sulle tradizioni e le feste del nostro territorio? Vi suggeriamo di approfondire con il nostro articolo su San Sebastiano!
Oggi è venerdì e torniamo a parlare di fede e folklore nella nostra splendida terra. Oggi andiamo a scoprire la festa di San Paolo, patrono di Palazzolo Acreide.
Storia di San Paolo
San Paolo, noto anche come l’apostolo Paolo, è uno dei personaggi più importanti della storia cristiana. La sua vita e le sue opere sono state fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo, e la sua figura è stata oggetto di numerose leggende e storie nel corso dei secoli.
Nato Saulo di Tarso, Paolo fu un cittadino romano e un fariseo, noto per la sua forte opposizione al cristianesimo. Tuttavia, la sua vita cambiò radicalmente dopo un’esperienza mistica sulla strada per Damasco, durante la quale ebbe una visione di Cristo che lo chiamava a diventare un apostolo.
Da quel momento in poi, Paolo dedicò la sua vita alla diffusione del cristianesimo in tutto il mondo, scrivendo numerose lettere e fondando numerose comunità cristiane. Durante i suoi viaggi missionari, visitò città come Efeso, Corinto e Roma, dove fu imprigionato e poi giustiziato nel 67 d.C.
Leggende su San Paolo
La vita e le opere di San Paolo hanno ispirato numerose leggende e storie nel corso dei secoli. Ad esempio, si dice che durante il suo periodo di prigionia a Roma, Paolo abbia convertito il suo carceriere e sua moglie al cristianesimo. Si dice anche che abbia compiuto numerosi miracoli, come la guarigione di malati e la risurrezione dei morti.
Un’altra leggenda popolare riguarda la morte di Paolo. Si dice che dopo essere stato decapitato, la sua testa sia rimbalzata tre volte sul terreno, causando la crescita di tre fonti di acqua pura. In seguito, la chiesa di San Paolo fu costruita sul sito della sua esecuzione, diventando uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti del mondo.
San Paolo è stato anche oggetto di numerose opere d’arte e letterarie. Ad esempio, l’artista italiano Michelangelo ha dipinto un famoso affresco del giudizio universale nella Cappella Sistina, in cui San Paolo è rappresentato tra i santi e gli angeli del paradiso. Inoltre, molti scrittori hanno creato opere basate sulla vita di San Paolo, come ad esempio l’autore britannico Charles Dickens, che ha scritto una biografia romanzata intitolata “The Life of Our Lord”.
I “cerauli”
Secondo una credenza popolare, san Paolo fu il primo ceraulo, cioè “serparo”, il cui ruolo è quello di proteggere dai morsi velenosi. Il Pitré descrive infatti una particolare processione che si tiene in occasione dei festeggiamenti di san Paolo, la processione dei cerauli, composta da questi singolari personaggi che accompagnavano il similacro del santo per le vie di Palazzolo Acreide: “Vedeteli in mutande con una grossa cuddura a forma di serpente sul capo, precedeuti dal tamburino e aventi chi in mano una biscia, chi alle spalle o attorcigliato al collo un colubri dei più lunghi”.
Questi uomini non temono i rettili e addirittura li portano addosso come amuleti a simbolo di guarigione e di salute. Era convinzione che i cerauli fossero nati nella notte del 24 e 25 gennaio, ricorrenza dalla conversione del santo; il segno di tale potere consiste nell’avere sin dalla nascita l’impronta del ragno sotto la lingua. I cerauli godevano di grande considerazione tra il popolino, in quanto vantavano la diretta discendenza dal santo stesso affermando che San Paolo fosse il primo ceraulo.
La festa di San Paolo a Palazzolo Acreide
La festa è una celebrazione molto importante per la città di Palazzolo Acreide, città situata nella provincia di Siracusa. La ricorrenza si svolge ogni anno il 29 giugno, in onore di San Paolo, patrono della città. Fra le celebrazioni più antiche e tradizionali della città, risale almeno al XIV secolo. La festa è caratterizzata da una serie di eventi religiosi e culturali, che attirano visitatori da tutto il mondo.
La celebrazione inizia la sera del 28 giugno, quando una processione solenne porta la statua di San Paolo dalla chiesa di San Sebastiano alla chiesa di San Paolo, situata sulla collina della città. Durante la processione, i fedeli indossano abiti tradizionali e portano con sé candele e bandiere. La sera del 29 giugno, la città si anima con una serie di eventi culturali, tra cui spettacoli di musica tradizionale, balli folkloristici e giochi pirotecnici. Inoltre, molte famiglie preparano prelibatezze culinarie tradizionali, come arancini, cannoli, cassata e dolci fatti in casa.
Il 29 giugno
Il clou della festa avviene nella mattina del 29 giugno, quando viene celebrata una messa solenne nella chiesa di San Paolo, presieduta dal vescovo della diocesi di Noto. Durante la messa, la statua di San Paolo viene portata in processione per le strade della città, seguita da una grande folla di fedeli. Dopo la messa, la festa continua con una serie di eventi culturali e sociali, tra cui concerti, sfilate e mostre d’arte. Inoltre, molte famiglie aprono le porte delle loro case per ospitare i visitatori e offrire loro un assaggio della cultura e della gastronomia locale.
La celebrazione di San Paolo è un’occasione unica per conoscere la cultura e la tradizione della Sicilia. La celebrazione combina elementi religiosi e culturali, creando un’esperienza unica e coinvolgente per i visitatori. La città si trasforma in un luogo di festa e di incontro tra le persone, creando un’atmosfera di gioia e di solidarietà.
Questo venerdì andiamo a scoprire Santa Lucia, patrona di Siracusa
La storia di Santa Lucia
Secondo una Passio di origine greca, Lucia era una nobile fanciulla siracusana. Si narra che ella avesse deciso di recarsi in pellegrinaggio a Catania il 5 febbraio, giorno della festività di Sant’Agata, perché sperava che la santa patrona di Catania avrebbe intercesso per sua madre, gravemente malata. Mentre pregava intensamente presso il sepolcro della Santa, presa dalla stanchezza, Lucia si addormentò ed ebbe la visione di Sant’Agata la quale chiamandola “Sorella vergine di Cristo” le disse che la madre sarebbe guarita perché lei aveva dimostrato una fede tanto profonda, quanto gradita a Dio. Lucia raccontò alla madre la visione e quanto le era stato detto, e subito prese la decisione di consacrarsi a Dio, rinunciando tanto al matrimonio quanto alla propria dote, che distribuì ai poveri.
Quando comunicò al suo fidanzato l’intenzione di non sposarlo più. questi per vendicarsi del rifiuto denunciò Lucia come cristiana all’arconte Pascasio. A quei tempi, Diocleziano perseguitava i cristiani e Lucia venne arrestata e decapitata – pena inflitta ai nobili – il 13 dicembre del 304 a.C. Attualmente il corpo della Santa è sepolto a Venezia, nella chiesa parrocchiale dei Santi Geremia e Lucia; fu il Doge Enrico Dandolo a trasferirvi i resti nel 1204, in occasione della caduta di Costantinopoli nelle mani dei caduti. Il buono stato di conservazione del corpo denota l’avvenuta decapitazione, in quanto la testa è nettamente staccata dal busto.
Le festività
A Siracusa, l’antica Syraka, fondata nel 734-733 a.C. da un gruppo di coloni Corinzi, Santa Lucia patrona della città viene festeggiata due volte l’anno. La prima domenica di maggio e il 13 dicembre.
La festa della prima domenica di maggio, detta Santa Lucia delle quaglie, è collegata all’episodio di un miracolo, avvenuto nel 1646, quando Siracusa fu colpita dalla carestia a causa delle continue tassazioni da parte del governo spagnolo. Il popolo, stremato per la mancanza di cibo e per le epidemie che nel frattempo erano scoppiate, si raccolse in preghiera nella Cattedrale davanti al simulacro della Santa. La tradizione narra che una colomba volò dentro la chiesa quale presagio augurale: e infatti di lì a poco si sparse la voce che alcune navi erano entrate nel porto cariche di grano e di legumi. La folla gridò al miracolo e decise che ogni anno la statua della Santa sarebbe stata trasportata dalla Cattedrale alla chiesa di Santa Lucia della Badia e lì esposta per otto giorni.
Secondo la leggenda, la Santa avrebbe fatto cadere dal cielo centinaia di quaglie, dando origine così alla festa che si tiene a maggio. In memoria di quest’evento, a partire dal 1646 si istituì la festa del patronato di S. Lucia con il volo delle quaglie e delle colombe. La festa, che si tiene a maggio, è organizzata dalla deputazione della Cappella di Santa Lucia, i cui membri si distinguono per il caratteristico berretto verde, colore dedicato alla patrona.
13 dicembre, Santa Lucia portatrice di luce
Ma i festeggiamenti solenni iniziano sin dalla vigilia del 13 dicembre, con l’usanza di accendere dei fuochi il cui significato è quello di voler esorcizzare il progressivo e inevitabile scemare della luce proprio della stagione invernale. La santa, del resto, rappresenta la luce, perché prima della riforma del calendario gregoriano, avvenuta alla fine del 500, il giorno dedicatole coincideva con il sostizio d’inverno, ossia il giorno più corto dell’anno. Quindi, proprio perché dopo la ricorrenza di Santa Lucia i giorni riprendevano ad allungarsi, la Santa fu investita del ruolo di portatrice di luce.
Ella inoltre è stata messa in relazione con la Dea Demetra, dal momento che gli attributi della santa sono le spighe di grano e la fiaccola. Oltre a ciò va ricordato l’uso di preparare dei pani votivi a forma di occhi detti uccioli di Santa Lucia, e di consumare il 13 dicembre, al posto di pane e pasta, la cuccìa, grano cotto condito con la ricotta o con il miele, secondo una tradizione che risale alle antiche civiltà cerealicole mediterranee e che in alcune feste religiose assume il significato di atto penitenziale e rituale.
Diversamente dei festeggiamenti che si tengono a Catania o a Palermo per le rispettive patrone, a Siracusa quelli dedicati a Santa Lucia mantengono un tono devozionale, meno chiassoso e più misurato, senza nulla togliere alla profonda devozione dei siracusani nei confronti della loro patrona.
La festa di San Sebastiano ad Acireale è una celebrazione annuale molto attesa dalla popolazione locale e dai visitatori che giungono in città per l’occasione. Questo evento si svolge ogni anno il 20 gennaio, in onore del santo patrono della città, San Sebastiano.
Storia di san sebastiano
San Sebastiano è un santo cristiano venerato dalla chiesa cattolica e ortodossa. La sua storia è stata tramandata attraverso le leggende e le tradizioni popolari, ma gli studiosi concordano sul fatto che egli sia stato un soldato romano martirizzato durante il regno dell’imperatore Diocleziano nel III secolo. Secondo la tradizione, Sebastiano era nato a Narbona, in Francia, intorno al 256 d.C. e si era arruolato nell’esercito romano. Era molto rispettato per la sua abilità militare e per la sua fedeltà all’imperatore, ma era anche un cristiano segreto. Quando Diocleziano iniziò la sua persecuzione contro i cristiani, Sebastiano decise di non nascondere la sua fede e di continuare a praticarla pubblicamente.
Per questo motivo, fu arrestato e condannato a morte. Secondo la leggenda, fu legato ad un albero e colpito da frecce, ma miracolosamente sopravvisse. In seguito, si presentò all’imperatore per rimproverarlo per la sua crudeltà verso i cristiani, ma fu subito condannato a morte per la seconda volta. Questa volta fu frustato e poi lapidato fino alla morte. La figura di San Sebastiano ha ispirato molte opere d’arte, soprattutto nella pittura e nella scultura. Nella tradizione artistica, è spesso rappresentato nudo, legato ad un albero o ad una colonna, con le frecce conficcate nel suo corpo. Questa immagine è diventata un simbolo della forza e della resistenza dei cristiani perseguitati.
Il patrono dei soldati
San Sebastiano è anche il patrono dei soldati, degli arcieri, degli atleti e dei malati. La sua festa viene celebrata il 20 gennaio nella chiesa cattolica e il 18 dicembre nella chiesa ortodossa. In Italia, San Sebastiano è particolarmente venerato a Roma, dove la sua chiesa si trova nel quartiere Appio-Latino. Qui si trova una cripta che contiene le sue reliquie e dove i fedeli si recano in pellegrinaggio per chiedere la sua intercessione. In conclusione, la storia di San Sebastiano ci ricorda l’importanza della fede e della resistenza di fronte alle persecuzioni. La sua figura è stata una fonte di ispirazione per molti artisti e per i fedeli che, ancora oggi, lo venerano come un santo protettore.
La festa di San Sebastiano
La festa di San Sebastiano è una delle più antiche e importanti celebrazioni religiose della Sicilia. La tradizione vuole che l’evento sia stato istituito nel 1693, dopo il terremoto che colpì la città, come ringraziamento al santo per aver protetto gli abitanti durante la catastrofe.
La festa si svolge in un clima di grande emozione e coinvolgimento, con migliaia di persone che partecipano alle processioni e ai riti religiosi che si susseguono durante i giorni della celebrazione. Il momento più atteso della festa è la processione del simulacro di San Sebastiano, che viene portato in processione per le vie della città, accompagnato da una folla di fedeli in preghiera.
Il simulacro di San Sebastiano è una grande statua in legno, alta circa tre metri, che viene portata in processione su una pesante cassa di ferro, a cui sono legati i candelieri di cera che illuminano il percorso. Il simulacro è vestito con abiti preziosi e ornato di gioielli, simbolo della devozione e della gratitudine della comunità nei confronti del santo protettore.
“A’ nisciuta”
La processione di San Sebastiano è un momento di grande spettacolo e suggestione, con le strade del centro storico di Acireale che si riempiono di colori e suoni. La folla di fedeli segue il simulacro in preghiera, mentre le bande musicali locali suonano musiche sacre e gli artificieri fanno esplodere fuochi d’artificio che illuminano il cielo.
Ma la festa di San Sebastiano ad Acireale non è solo una celebrazione religiosa, ma anche un momento di festa e di convivialità. Durante i giorni della festa, la città si riempie di bancarelle e di stand gastronomici, dove è possibile gustare i piatti tipici della tradizione siciliana, come la pasta alla norma, la caponata, i cannoli e il gelato. Inoltre, durante la festa si svolgono anche numerose iniziative culturali e artistiche, come concerti, spettacoli teatrali e mostre d’arte, che arricchiscono ulteriormente l’offerta culturale e turistica della città.
La festa di San Sebastiano ad Acireale è un evento che coinvolge l’intera comunità, creando un forte senso di appartenenza e di identità collettiva. La celebrazione del patrono rappresenta infatti un momento di riaffermazione della propria storia, della propria cultura e delle proprie tradizioni, che sono radicate nel territorio e nella vita quotidiana della città. Si tratta anche un’occasione per promuovere il turismo e far conoscere al mondo intero la bellezza e la ricchezza culturale della città di Acireale. Infatti, ogni anno migliaia di visitatori giungono in città per partecipare alla festa, contribuendo in modo significativo allo sviluppo economico e turistico della zona.
La festa di San Sebastiano ad Acireale rappresenta un momento di grande importanza per la città e per l’intera comunità siciliana. La celebrazione del patrono è un momento di fede, di cultura e di convivialità, che unisce la gente e rafforza il senso di appartenenza al proprio territorio e alla propria tradizione. La festa di San Sebastiano è un’esperienza unica, che vale la pena di vivere almeno una volta nella vita.
Dopo la vittoria con l’Acireale, il Catania incappa in un pareggio estremamente rognoso con la Sancataldese, che ancora una volta si rivela avversario ostico e pericoloso. Un pareggio che non nuoce alla classifica, ma nuoce alla ricerca dei record dei rossazzurri e alla loro volontà – espressa anche dal presidente Pelligra sui suoi social dopo il pareggio – di migliorare ogni volta, gara dopo gara. Catania-Sancataldese 3-3 comunque di certo non ha annoiato i tifosi delle due squadre, che hanno assistito al primo gol dopo appena 3 minuti e hanno finito per vedere l’ultimo a pochi minuti dalla chiusura della partita.
Per la quarta volta in questo campionato il Catania raccoglie un punto, ma per la prima volta pareggia nelle mura amiche del “Massimino”. Un pareggio che brucia ancora di più per come è arrivato, con due gol in due minuti sul finire della gara, col Catania certo di aver messo in cassa la vittoria.
Sereno nel rispondere alle domande post gara mister Ferraro. “Sono contento della prestazione, non del risultato. Dopo quattordici vittorie consecutive un pari non ci doveva stare ma ci può stare, il rammarico è prendere tre gol in casa: non va bene. Nel finale c’è stato un po’ di nervosismo, non mi fossilizzerei su questi episodi. Sul 3-1 abbiamo preso due gol su palle inattive e prima non abbiamo sfruttato tre o quattro occasioni per andare sul 4-1, bisogna stare più attenti e dobbiamo trarre esperienza da quanto successo oggi. Nel calcio le partite finiscono quando l’arbitro fischia, dovevamo essere più bravi a chiuderla e gestirla diversamente. Abbiamo vinto il campionato due mesi prima, abbiamo 25 punti di vantaggio sulla seconda, è difficile vincerle tutte: questo risultato non è frutto di un rilassamento, nel calcio ci sono anche gli avversari. Somma ha riportato un distorsione al ginocchio: è da valutare, si sottoporrà ad accertamenti. Il prossimo anno? Noi componenti dello staff siamo contenti di essere apprezzati, parlare di futuro è prematuro, pensiamo alle ultime gare e alla poule scudetto”.
Un velo di rammarico invece nelle parole di Giovinco, che però ha parlato anche del progetto del Catania. “Se avessimo sfruttato le occasioni avute, parleremmo d’altro. Purtroppo è andata così, continuiamo a lavorare e andiamo avanti. Sul piano personale, compagni e tifosi capiscono la mia situazione e mi sono sempre stati vicini, li ringrazio. Non è mai facile sfruttare l’occasione, oggi ci sono riuscito. L’esultanza con Passanisi? Al momento dell’ingresso in campo mi ha detto “ti aspetto”, da lì l’abbraccio dopo il gol. Qui a Catania c’è un progetto importante ed è un treno troppo importante per me, spero che mi sia data la possibilità. Le ultime partite sono importanti ma credo che la società abbia un’idea precisa di noi”.
Catania-Sancataldese 3-3, Sarao: “Dovevamo gestire meglio il risultato”
Mattatore della partita, Manuel Sarao: l’attaccante ha segnato un eurogol, ma rimane con i piedi per terra. “Avevo intenzione di arrivare in area per poi concludere o servire un compagno, ho visto che lo specchio della porta era libero e ho deciso di calciare: mi è già capitato di segnare gol simili, se avessimo vinto sarebbe stato diverso. Prendiamo il pareggio e ripartiamo con entusiasmo e con la determinazione che ci ha caratterizzato fino ad oggi. La mia condizione è migliorata, avremo più armi a disposizione nella poule scudetto che è un nostro obiettivo. Dovevamo gestire meglio il risultato e i momenti della partita ma questo è il verdetto e dobbiamo accettarlo. L’infortunio di Somma? Siamo tutti con Michele”.