Per chi programma un viaggio in Sicilia e vuole fare una visita a Catania, ai piedi dell’Etna, sicuramente la Cattedrale di Sant’Agata è un appuntamento irrinunciabile dato il monumento importantissimo dal punto di vista storico e architettonico.
La Cattedrale di Sant’Agata è il più importante luogo di culto cattolico di Catania.
La cattedrale è dedicata alla martire, patrona della città ed è ubicata nel centro storico della città nel lato di sud-est di piazza del Duomo.
La cattedrale rappresenta il monumento più importante della città di Catania dal punto di vista architettonico perchè sono riconducibili ad essa diversi stili e perchè sintetizza l’espressione artistica di nove secoli di storia.
La chiesa ha subito diverse distruzioni e riedificazioni a seguito dei terremoti che si sono succeduti nel tempo.
La prima costruzione risale intorno all’anno 1094, commissionata dal re normanno Ruggero d’Altavilla.
Il Duomo di Catania venne edificato sulle rovine delle terme romane di Achille e su un tempio pagano risalente ad epoca romana.
Ruggero richiamo’ l’abate benedettino Ansgerio dalla Calabria nominandolo vescovo della diocesi della città, rendendo l’immenso edificio una costruzione (Chiesa) fortificata.
Il luogo della costruzione della cattedrale non è stato scelto casualmente: si tratta proprio del luogo del martirio della Santa avvenuto nel 251.
La santa fu una delle martiri più venerate nell’antichità cristiana. Non ripudiò mai la sua fede cristiana e proprio per questa sua vita coerente e religiosa venne messa a morte al tempo della persecuzione di Decio.
Nella sua biografia scritta troviamo traccia di interrogatori, torture, e di una disperata e accanita resistenza frutto della sua fede incrollabile nella Chiesa.
Dagli scritti da lei lasciati si apprende che a Catania già nel III secolo esistesse una florida comunità cristiana.
Un’ulteriore testimonianza di ciò proviene dalla scoperta a Catania nell’anno 1730 di un’iscrizione sempre del III secolo d.C. che indicava la sepoltura di Iulia Florentina, una bambina inumata, per volontà dei genitori insieme alle sepolture di altri martiri cristiani.
L’iscrizione evidenzia la diffusione del culto di sant’Agata, dopo la sua morte, anche in altri siti.
All’inizio del 251 d.C. il proconsole Quinziano, arrivato nella città di Catania chiese a tutti i cristiani di rinnegare pubblicamente la loro fede mettendo in atto una crudele persecuzione.
Agata fuggì con la famiglia dalla città e si recò a Palermo ma Quinziano li scoprì e li fece tornare a Catania.
Il proconsole vide la giovane vergine e si innamorò perdutamente. Le ordinò di rinnegare la sua fede e adorare gli dèi pagani ma senza esito per l’incrollabile fede di Agata.
All’ennesimo rifiuto di Agata, il proconsole prima l’affidò alla rieducazione della cortigiana Afrodisia, una sacerdotessa di Venere o Cerere, dedita alla prostituzione sacra.
Il fine di tale affidamento era corrompere i costumi casti e morigerati di Agata, con pressioni psicologiche, per assoggettarla al volere di Quinziano.
Agata però si dimostrò ancora inflessibile ed attaccata alla fede rafforzando il proprio carattere e scoraggiando qualsiasi tentativo di manipolazione del suo animo puro e candido.
Quinziano irritato fece incarcerare Agata e la sottopose a violenze e torture cercando invano di piegarla.
Nel corso di queste barbare torture, le venne asportato il seno, per mezzo delle tenaglie.
Venne infine condannata al supplizio dei carboni ardenti.
La notte del 5 febbraio 251, Agata morì nella sua cella.
Il 17 agosto 1126, dopo varie peripezie e trafugamenti le reliquie rientrarono nel Duomo di Catania.
Oggi tali reliquie sono conservati in parte dentro il busto in argento, (parte del cranio, del torace e alcuni organi interni).
Altre teche o reliquiari si trovano dentro un grande scrigno, anch’esso d’argento.
In esso sono presenti braccia e mani, femori, i piedi, la mammella e il velo.
Sant’Agata è Patrona della città di Catania ma anche di Gallipoli, della Repubblica di San Marino e di Malta.
Tornando alla storia di distruzioni e ricostruzioni, il 4 febbraio 1169, si ricorda un catastrofico terremoto che fece crollare completamente la volta, facendo soccombere sotto le macerie gran parte dei cittadini riuniti in Duomo per le festività agatine, ma essa venne ricostruita in seguito.
Intorno al 1194 un incendio arrecò alla chiesa notevoli danni ed infine nel 1693 il terremoto che colpì la Val di Noto la distrusse quasi interamente lasciando in piedi solo la zona absidale e parte della facciata a causa del crollo della torre campanaria.
La cattedrale venne ricostruita completamente in stile barocco siciliano dagli architetti Girolamo Palazzotto e Giovanni Battista Vaccarini.
I resti normanni sono presenti nel corpo dell’alto transetto, due torrioni mozzi e le tre absidi semicircolari.
Esse sono visibili dal cortile dell’arcivescovado e sono formate da grossi blocchi di pietra lavica, provenienti in gran parte dall’anfiteatro romano.
Girolamo Palazzotto, si occupò principalmente e fu responsabile della ricostruzione della cattedrale mentre Giovanni Battista Vaccarini progettò e seguì i lavori della facciata con interventi e modifiche dal 1734 al 1761.
Vaccarini nel 1736 vi inserì quattordici colonne di granito romane.
L’architetto palermitano è ricordato per una iscrizione presente sotto l’architrave marmoreo del portale di ingresso:anno domini 1736 architetto D.Joanne Baptista Vaccarini.
I lavori per la costruzione della cattedrale perdurarono per tutto il XVIII secolo e proseguirono anche a seguito della riapertura al culto della cattedrale. Durante lavori di restauro tra il 1795 e il1804 la chiesa di San Francesco Borgia ricoprì le funzioni di cattedrale e Duomo di Catania.
Il campanile fu completato solamente nel1857 ed è inoltre del XIX secolo anche l’allestimento attuale del sagrato.
Descrizione della Cattedrale di Sant’Agata a Catania
Per quanto concerne la facciata principale della Cattedrale di Sant’Agata si accede al sagrato attraverso una breve scalinata in marmo alla cui sommità è presente una cancellata in ferro battuto ornata con 10 santi in bronzo.
Il sagrato è separato da piazza del Duomo da una balaustra in pietra bianca ornata con cinque grandi statue di santi in marmo di Carrara.
La facciata, presenta evidenti analogie con la contemporanea facciata di Biagio Amico per Sant’Anna a Palermo, come se per la Sicilia si fosse scelto un proprio modello derivato da Roma ma orientato dalle direttive della Chiesa di Sicilia.
Il prospetto è a tre ordini compositi in stile corinzio, e attico completamente in marmo di Carrara.
Il primo ordine è formato da sei colonne di granito di genesi antica forse derivanti dal Teatro romano, sormontate dallo stemma della famiglia Galletti, un nobile casato a cui apparteneva anche il vescovo Pietro Galletti.
Il secondo ordine ha anch’esso sei colonne e due più piccole poste ai lati del grande finestrone centrale.
Tutti gli ordini citati sono ornati con statue di marmo raffiguranti Sant’Agata sulla porta centrale, Sant’Euplio a destra e san Berillo a sinistra.
Due ampie finestre ovali ai lati presentano due acronimi che si riferiscono a delle frasi legate al culto della Santa vergine e martire: MSSHDEPL e NOPAQVIE.
Il portone centrale in legno è composto da trentadue formelle, scolpite in fino, che illustrano a partire dall’alto a sinistra: nel primo registro si trovano i tre armoriali del vescovo Ansgerio, di papa Urbano II e di Ruggero I con relative diciture dato che i tre sono stati i protagonisti dell’erezione della cattedrale, mentre la serie termina con la riproduzione di un rapace in volo oltre le nubi con la dicitura “aera imbes quae transcreditur”.
nel secondo registro sono presenti gli stemmari dei relativi protagonisti della ricostruzione della cattedrale ovvero Pietro Galletti, Papa Clemente XII e Carlo III di Spagna con relative diciture, a concludere l’armoriale di Catania con la didascalia dei motti civici.
il terzo registro presenta quattro attributi della diocesi e relative diciture esplicative, ovvero un volatile nel nido mentre ferisce il proprio petto per sfamare i propri piccoli (molto simile all’icona cristiana del pellicano: il motto è “charitas omnia suffert”), un uomo con la barba schiacciato da un vulcano dietro al quale sorge la croce della Risurrezione a cui l’uomo è legato (incatenato) per la caviglia (la figura ricorda l’icona di Atlante, ma altresì il mito di Tifeo; il motto è “subiacet imperio”), un albero abbattuto dai venti (due volti gonfi che soffiano) da cui cadono delle foglie (il motto è “solum sicca convellunt”) e infine un volatile sul fuoco in una pira il cui motto è “spes sancta crociata nescit”;
l’ultimo registro presenta gli attributi di Sant’Agata e sono rispettivamente un altare su sono appoggiati una spada, delle tenaglie e una corda sotto un piatto su cui vi sono i seni della santa (il motto è “urbis praesidium et munimen”), una fornace da cui escono faville di fuoco sopra le quali vi sono seni coronati e dal cuore avvolto da fiamme (il motto è “inestinguibilis amor”), un messale aperto con la didascalia “noli offendere Patriam Agathae quia ultrix iniuriarum est” che sta sopra i simboli dell’imperatore (corona e scettro) capovolti (il motto è “impietas pietate refellitur”), infine per concludere un arcobaleno al di sopra di una tavola con le ali su cui è inciso l’acronimo M.S.S./H.D./et/P.L. (che indica la tavola angelica della tradizione; il motto è foedus eternum).
Ai lati della porta centrale, su due alti supporti, si trovano le statue marmoree di san Pietro e san Paolo.
L’interessante cupola, posta sull’abside, risale al 1802, è stata progettata da Carmelo Battaglia ed è costituita di colonne e grandi finestre che illuminano l’interno.
Il campanile fu eretto primariamente nel 1387 alla sinistra del prospetto, dietro di circa 7 metri rispetto alla facciata ed era alto oltre 70 metri.
La torre su base quadrata misurava circa 15 metri di lato.
Nella sua storia subirà molte trasformazioni a seguito dei diversi crolli e quindi molte ricostruzioni.
Nel 1662 venne ancora innalzata per inserirvi un orologio murato e fu quindi portata alla significativa altezza di circa 100 metri.
L’11 gennaio del 1693, purtroppo a causa del terremoto di grande intensità che colpì la città, crollò, travolgendo anche la cattedrale: sotto le macerie morirono tantissimi feddeli, si dice oltre 7.000 mentre erano raccolti in preghiera.
Venne ricostruita insieme alla cattedrale dopo il terremoto del 1693, con in cima la campana maggiore fusa nell’anno 1619 e del diametro di 1.80m, caduta dalla torre durante il suddetto terremoto ma rimasta fortunatamente integra, insieme alla campana del popolo dell’anno 1505.
La campana presente nella torre della cattedrale di Sant’Agata è seconda solo alla campana della basilica di San Pietro a Roma e a quella del duomo di Milano.
Negli anni tra il 1867 e il 1869 l’architetto Carmelo Sciuto Patti realizzò il campanile e la lanterna della cupola.
Una balaustra in marmo di Taormina separa il sagrato e l’area a giardino dinnanzi alla chiesa dal resto della piazza.
E’ lunga 125 metri e presenta due cancelli in ferro battuto.
E’ stata realizzata nel tardo ottocento così come le nove statue di santi di Catania e della Sicilia che ne fanno corona.
L’interno della Cattedrale di Sant’Agata presenta una forma che ricorda quella del Pantheon di Roma: a croce latina con tre navate, colpisce lo sguardo per le sue enormi dimensioni e proporzioni.
Nella navata di destra è presente una nicchia affrescata con il battesimo di Gesù Cristo dove si trova il battistero protetto da una cancellata in ferro battuto.
Il primo altare è sormontato da una tela di Santa Febronia.
Dirimpetto all’altare su uno dei dodici pilastri che la dividono dalla navata centrale si trova il sepolcro del famoso compositore catanese Vincenzo Bellini, traslato dal cimitero di Père Lachaise a Parigi nel 1876.
Il secondo altare è sormontato da una grande tela di San Carlo Borromeo, il terzo da un dipinto raffigurante Sant’Antonio da Padova, il quarto da una Sacra Famiglia con San Giovanni del pittore catanese Abbadessa. Il quinto altare è sormontato da un immagine di Santa Rosalia, patrona di Palermo.
Ovviamente sono presenti numerose cappelle tutte finemente decorate e di elevato significato artistico.
Da segnalare sicuramente la Cappella della Madonna che custodisce numerosi sepolcri dei re aragonesi, la Cappella del SS. Crocefisso realizzata da Domenico Mazzola (1577) e la cappella di Sant’Agata che si trova nell’abside destro del Duomo dove si venera la santa patrona della città.
L’altare maggiore che si trova nell’abside centrale, in stile normanno è opera dello scultore napoletano Scipione di Guido.
Lo stupendo altare è realizzato in marmo policromo ed in cima è situata una base in argento che ha la funzione di ospitare il busto reliquiario di Sant’Agata nel corso dei festeggiamenti in suo onore.
Che aspetti vieni a visitare la Cattedrale di Sant’Agata!