Risultati della ricerca per: “san”

  • Ricetta Ragusana: I Cubbaiti

    Ricetta Ragusana: I Cubbaiti

    Cubbaiti: origini e storia

    I cubbaiti sono una dolce specialità siciliana a base di mandorle, sesamo, pistacchio, miele e zucchero. La versione alle mandorle vanta origini molto antiche: nasce difatti, più precisamente, nell’827 d.C. in concomitanza dello sbarco degli Arabi a Mazara del Vallo (il termine cubbaita deriva dall’arabo ‘qubbiat’ che significa letteralmente mandorlato). Questo dolce diventa ben presto un prodotto tipico della tradizione gastronomica dell’isola ed è reperibile un po’ ovunque specie nel corso delle principali festività.
    Lo puoi dunque trovare sulle bancarelle che vendono dolciumi in occasione di Natale, Pasqua e Santa Rosalia, ma anche in diversi punti vendita dedicati a merce alimentare.
    Molte persone considerano il cubbaita una sorta di torrone, ma si tratta in realtà di un vero e proprio croccante in barrette avvolto nel cellophane (il suo involucro un tempo era costituito da carta oleata) il cui sapore inconfondibile deriva dal miele impiegato (nella provincia di Ragusa si utilizza quello dei Monti Iblei).
    I cubbaiti riscuotono un successo intramontabile tra gli abitanti della Sicilia, i turisti e celebri personaggi (Sciascia e Camilleri li descrivono più volte all’interno delle loro opere).

    Cubbaiti: la ricetta

    Ti presentiamo ora la ricetta dei cubbaiti.• Difficoltà: media
    • Preparazione: 30 minuti
    • Dosi: 8 persone
    • Costo: medio
    Per preparare il tipico croccante siciliano ti occorrono:
    • ½ kg di semi di sesamo;
    • 200 gr di mandorle;
    • ½ gr di buccia d’arancia non trattata;
    • 300 gr di zucchero;
    • 150 gr di miele.
    La procedura che devi seguire è la seguente.
    cubbaiti
    1. Pulisci il sesamo in modo accurato: passalo sotto l’acqua fredda corrente e lascialo asciugare su un canovaccio disposto sul tavolo. In alternativa, puoi passarlo alcuni minuti in forno (modalità statica 50°).
    2. Riduci le mandorle a pezzetti.
    3. Versa in una pentola con fondo spesso lo zucchero e l’acqua.
    4. Accendi il fuoco e fai sciogliere lo zucchero a fiamma molto bassa.
    5. Quando lo zucchero assume un colore ambrato aggiungi il miele, le mandorle, il sesamo e la buccia d’arancia.
    6. Mischia il tutto per alcuni minuti con un mestolo di legno.
    7. Bagna un piano di marmo con poca acqua (in alternativa lo puoi ungere con un filo d’olio di semi).
    8. Disponi il composto sul piano e spianalo con l’ausilio di un mattarello (il croccante deve essere spesso circa 1 cm).
    9. Pratica dei tagli sulla superficie del croccante con un coltello leggermente unto e cerca di formare piccoli rombi o quadrati.
    10. Lascia solidificare il croccante per tutto il tempo necessario, taglia il cubbaita a pezzetti e servi.
    Puoi conservare il croccante siciliano in un barattolo di vetro con chiusura ermetica; consuma il dolce entro due settimane.
    Ragusa dove mangiare e piatti tipici
  • Ricetta le Teste di Turco tipica ricetta ragusana

    Ricetta le Teste di Turco tipica ricetta ragusana

    Cosa sono le Teste di Turco?

    Le Teste di Turco sono un dolce storico ragusano, oggi simbolo della città di Scicli. La loro storia inizia nel 1091 quando turchi e cristiani combattevano sulla piana che affaccia sul mare di Donnalucata.
    La sorte degli Sciclitani sembrava ormai segnata quando, la “madonna guerriera” arriva in sella ad un cavallo bianco. Lei, con capelli corvini, di rosso vestita e soprattutto di spada armata seminò la Piana di Donnalucata di teste degli invasori turchi salvando la città di Scicli. Proprio per questo motivo, oggi le Teste di Turco vengono preparate per omaggiare la Madonna delle Milizie.
    Si tratta di una sorta di Bignè (grandi almeno il triplo) farciti di ricotta fresca o crema, che richiama la forma del turbante dei turchi. Ora, vediamo insieme come si prepara questo squisito dolce.
    DIFFICOLTA’: medio-bassa
    PREPARAZIONE: 50min
    DOSI PER: 3 persone
    COTTURA: 40min
    COSTO: medio-basso
    INGREDIENTI:
    180gr. di farina tipo 00;
    180gr. di ricotta fresca;
    3 uova;
    55gr. di strutto;
    55ml. di acqua (una tazzina);
    Un pizzico di sale;
    Zucchero q.b.
    Zucchero a velo
    PREPARAZIONE:
    teste di turco
    Fate sciogliere a fuoco lento lo strutto insieme all’acqua e un pizzico di sale. Una volta raggiunta l’ebollizione, versate la farina, poco alla volta, nella pentola e iniziate a mescolare finché il composto non diventa omogeneo e morbido. Ricordate di mescolare con molta attenzione e soprattutto non create grumi.
    Dopodiché togliete dal fuoco il composto e stendetelo sul piano di lavoro per farlo raffreddare.
    Nel frattempo sbattete le uova, in modo tale da mischiare l’albume con il tuorlo.
    Una volta che il composto si è raffreddato, potete procedere trasferendolo in una ciotola e, un po’ per volta, incorporate le uova (questo è il segreto per ottenere un impasto perfetto).
    Mescolate accuratamente fino a quando le uova non si saranno assorbite completamente.
    Dopo aver lavorato l’impasto, foderate una teglia con la carta da forno, trasferite il composto in una sac à poche e man mano create delle piccole montagnette circolari. Questi grossi bignè devono devono avere all’incirca il diametro di un bicchiere da cucina.
    Il passo successivo è quello di infornare le Teste di Turco, nel forno preriscaldato a 180° per 40 min.
    E’ bene non aprire il forno nei primi venti minuti di cottura.
    Mentre aspettate che le Teste di turco si cuociano, lavorate la ricotta fresca con lo zucchero: mescolate fino ad ottenere un composto soffice e omogeneo.
    Fate raffreddare le Teste di turco e poi farcitele con il composto di ricotta e zucchero, sistematele su un vassoio, spolverate con lo zucchero a velo e servitele su un bel vassoio.
    Le vostre Teste di Turco sono pronte per essere mangiate ! Buon Appetito !
     
    CONSIGLI
    Evitate di aprire il forno nei primi venti minuti di cottura delle Teste di turco.
    Conservate i dolci in frigo e cercate di consumarli in giornata o al massimo il giorno successivo per evitare l’avaria della ricotta.
    Spolverate le Teste di turco con lo Zucchero a velo per un risultato ancora più squisito.
    VARIANTI
    Non entrate nel panico se non vi piace la ricotta. Questi squisiti dolci offrono una variante molto gustosa: farcitura con classica crema pasticceria.
    Potete inoltre insaporire le Teste di Turco con del miele fuso.

    Potrete acquistare questi gustosi dolci in tutte le pasticcerie siciliane!

    Se invece siete troppo lontani dalla Sicilia e non potete recarvi sul posto, segite questa ricetta, il risultato sarà eccezionale, vi sembrerà di assaporare questo squisito dolce sotto il sole della splendida Sicilia.
    Non è importante l’età in quanto grandi e piccini amano mangiare questo dolce, l’importante è essere tanto golosi.
    Ricetta Pan del Dittaino
  • Chiesa di San Giuseppe al Transito

    Chiesa di San Giuseppe al Transito

    Sono davvero numerose le che chiese che si possono trovare a Catania di cui tra queste possiamo trovare la chiesa di San Giuseppe al Transito

    Questa chiesa risultata essere stata costruita sui resti della cartina muraria di Catania.
    Tra l’altro la si può trovare accanto alla famosa porta della Decima. Invece passando al lato estetico della chiesa possiamo dire che risulta essere davvero molto carina, semplice e sopratutto dotata con una facciata che viene divisa in tre parti.
    Questa parte della struttura è complessa e complicata. E’ costituita da una parte in rilievo che corrisponde alla navata interna e da delle ali che mettono in piedi le cosiddette cappelle, dove appunto vanno a riunirsi e sostenersi dalla parte centrale della chiesa stessa.
    Chiesa di San Giuseppe al Transito
    Sicuramente se si ha un occhio particolarmente allenato nell’osservare, si può facilmente notare come le due ali non sono aperte ai lati ma bensì sono completamente chiuse, mentre in alto si può facilmente notare come siano presenti delle aperture, in cui si crede che fossero state pensate come campanili inizialmente.
    Per quanto riguarda invece la porta possiamo dire che risulta essere una delle porte scomparse di Catania, questa porta prende nome di Decima, ovvero una delle porte più importanti delle regione per diverse ragioni.
    Questa porta è sorta dal lontano medioevo e andò a sostituire la porta Ariana, e questa porta veniva chiamata anche porta Siracusa, proprio perché questa porta dava la possibilità di poter accedere alla strada principale per raggiungere appunto la città aretusea.
    Chiesa di San Giuseppe al Transito cappella
    Il nome della porta ovvero Decima risulta essere davvero molto importante e assolutamente storico, ovvero questa porta davvero un ingresso principale alle campagne dove appunto avveniva la tassazione del coltivato e proprio qui avveniva il pagamento della Decima, ovvero un decimo del raccolto ottenuto.
    Inoltre questa porta ha visto anche molte tradizioni, infatti si dice che una tradizione volle che sotto la porta passò in penitenza la cosiddetta cittadinanza catanese. Nel 1693, dopo il sisma, in memoria di una edicoletta rinascimentale, venne dedicata nello stesso punto appunto una chiesupola che venne quindi dedicata a San Giuseppe. Per poter piazzare questa chiesupola infatti fu demolita una gran parte delle mure rimaste che vennero sostituite infine con una facciata, che va a rappresentare un gran gioco di curvilinee.
    Chiesa di Santa Lucia al Fortino a Catania
  • Chiesa di Santa Lucia al Fortino

    Chiesa di Santa Lucia al Fortino

    La Chiesa di Santa Lucia al Fortino a Catania rappresenta uno dei luoghi di culto della Sicilia, precisamente di Catania, la cui storia tende a essere abbastanza particolare.

    La Chiesa e la donazione del terreno

    Inizialmente questa chiesa doveva essere costruita sul finire del XIX secolo: a donare il terreno nel quale la struttura ecclesiastica sarebbe dovuta sorgere fu un nobile devoto del luogo che aveva intenzione di offrire al cristianesimo l’occasione di celebrare le diverse funzioni religiose proprio presso la nuova chiesa.
    Questo però non accadde in quanto, proprio quando i lavori stavano iniziando, si palesò una delle crisi maggiormente gravi e note che sconvolsero sia l’Italia che il resto dell’Europa, ovvero il primo conflitto globale.
    Pertanto la costruzione venne immediatamente interrotta visto che tutti coloro coinvolti nel progetto di realizzazione della suddetta chiesa furono costretti a partire in guerra.

    La realizzazione della Chiesa di Santa Lucia al Fortino a Catania

    Il termine della Prima Guerra Mondiale aveva fatto ben sperare i religiosi che abitavano a Catania che la realizzazione della chiesa potesse riprendere dopo la ricostruzione delle varie abitazioni.
    Purtroppo, però, la situazione diventò nuovamente abbastanza tragica e tesa, visto che dopo venticinque anni dal termine del conflitto, con l’Italia che lentamente si stava riprendendo, l’Europa venne sconvolta nuovamente da un altro conflitto mondiale.
    Come facilmente intuibile, anche in questo caso la realizzazione della chiesa venne interrotta per offrire al regime fascista i soldati che avrebbero dovuto accompagnare le forze tedesche nelle varie battaglie.
    Soltanto nel 1954 la Chiesa viene completata, divenendo uno dei luoghi nei quali si celebrarono svariate funzioni religiose.

    Gli affreschi e la Chiesa di Santa Lucia al Fortino a Catania

    Chiesa di Santa Lucia al Fortino

    Per quanto concerne gli affreschi, invece, molti di questi vennero rubati durante il periodo successivo al secondo dopo guerra.
    La situazione in Italia era molto tesa e la popolazione, portata allo stremo dal conflitto generale, decise di impadronirsi degli affreschi che ritraevano alcune delle scene religiose maggiormente importanti, come Gesù in croce oppure mentre parla ai suoi discepoli.
    Ancora oggi la Chiesa tende a essere priva di molti affreschi sia per simboleggiare il grave atto passato che venne compiuto sia per ricordare ai fedeli lo stile di vita che seguì il figlio di Dio, ovvero modesto e povero.
    Chiesa di San Giuseppe al Pigno catania
  • Chiesa di San Giuseppe al Pigno

    Chiesa di San Giuseppe al Pigno

    Catania è una delle città più belle e visitate della Sicilia, per i suoi monumenti artistici e religiosi, il suo vivace mercato del pesce e i suoi caratteristici quartieri.
    Il patrimonio artistico e culturale di Catania è molto ricco e variegato e molti non sanno che in ogni quartiere vi sono monumenti o luoghi simbolo da visitare. Uno dei quartieri più popolari della città di Catania è il Pigno, sconosciuto ai più, ma che si caratterizza per un dedalo di stradine strette e anguste molto suggestive e dove si può entrare in contatto con la vera anima dei catanesi.
    Nascosta tra i vicoli del quartiere Pigno, si trova la parrocchia di San Giuseppe al Pigno precisamente in Via delle Clementine 8 – San Teodoro, Catania (CT), luogo di incontro per giovani e fedeli da ormai più di cinquant’anni.

    La Storia della Chiesa di San Giuseppe al Pigno

    Il Pigno, in dialetto catanese U Pignu, venne costruito verso la fine degli anni ’50 su ampio vigneto di proprietà della famiglia Pulvirenti, che vendettero i loro possedimenti terrieri ad alcune famiglie di immigrati provenienti dalle altre province siciliane e dalla Calabria per lavorare a Catania. Il quartiere divenne presto un agglomerato di case popolari e ancora oggi mantiene il suo impianto originario.
    È il lontano 1965, quando viene edificata la piccola chiesa di San Giuseppe al Pigno, su un terreno donato al quartiere dal suo precedente proprietario. Nei primi anni ’70, la Chiesa rientra nella giurisdizione della parrocchia Madonna del Divino Amore in Zia Lisa e bisogna appettare alcuni anni prima che diventi una diocesi autonoma.
    La storia della Chiesa di San Giuseppe al Pigno è strettamente legata alla figura di padre Greco Concetto, che volle trasferirsi presso la piccola diocesi del Pigno nel lontano 1970 e trasformare il centro di culto in un luogo di accoglienza, di ascolto e di convivialità. Padre Greco, noto ai più come il “prete operaio” è il vero artefice della rinascita della piccola chiesa di quartiere, difatti fu lui che contribuì alla costruzione di un campo di calcio per i giovani, all’organizzazione di sagre ed eventi culturali per avvicinare la comunità o alla predisposizione di processioni e feste in onore della Madonna e di San Giuseppe.
    Negli anni, la Chiesa è diventata un punto di incontro per gli abitanti del quartiere e non solo, visti i problemi di criminalità e povertà che caratterizzano la periferia di Catania, si è trasformata in un vero e proprio centro di ascolto, dove trovare sostegno e solidarietà.

    L’architettura della chiesa di San Giuseppe al Pigno

    Chiesa di San Giuseppe al Pigno

    La Chiesa è in stile moderno e si caratterizza per un impianto architettonico semplice e lineare.
    La facciata piana priva di decorazioni e rosone centrale spicca per il suo bianco immacolato e si caratterizza per un andamento lievemente asimmetrico. Sulla facciata vi è un unico varco di ingresso sormontato da un’ampia finestra e sulla sommità, è posta una maestosa croce lignea. La pianta della chiesa è longitudinale, con un’unica sala di forma rettangolare, dove vengono celebrate le funzioni liturgiche.
    L’interno della chiesa di quartiere è abbastanza spoglio, con una serie di finestre poste sui lati e un affresco in prossimità dell’altare. All’esterno, addossato all’impianto principale vi è un piccolo campanile di forma quadrangolare. Il rivestimento del tetto della chiesa è in tegole portoghesi, che creano un particolare effetto cromatico con il candore della facciata. La sala interna della chiesa è arredata con banchi in legno posti su due file, mentre il presbiterio è lievemente rialzato e ospita un altare in marmo bianco, finemente decorato.
    L’ingresso della Chiesa di San Giuseppe al Pigno è delimitato da un cancello, un piccolo spazio verde e una breve scalinata di accesso.
    chiesa di santa maria delle grazie in carruba
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba

    Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba

    Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba: la localizzazione

    L’Italia è paese di chiese, oltre che di poeti, santi e navigatori. Da nord a sud e da est a ovest, infatti, la penisola italiana offre un territorio puntellato qua e là di meravigliose architetture di natura religiosa, alcune tuttora in attività, esercitanti riti e funzioni relative al culto della religione cattolica, altre sconsacrate, ma pur sempre aperte al pubblico e in grado di ospitare al loro interno manifestazioni ed eventi di particolare interesse storico e culturale.
    Nella città di Catania, ad esempio, trova spazio la chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba. Appartenente alla diocesi di Catania, la dicitura “in Carruba” si riferisce al punto nel quale sorge l’edificio religioso: la chiesa, infatti, è sita all’interno del quartiere Carruba, precisamente all’indirizzo via Messina 715 per info 095 494223.
    La via in questione è uno dei corsi più trafficati in assoluto dell’area nordorientale della città, in virtù del fatto che il viale presenta una lunghezza particolarmente estesa (i numeri civici sono più di 700). Pur non essendo affacciata sul mar Ionio, la chiesa dista dalla costa orientale dell’isola siciliana circa 500 metri in linea d’aria.

    L’architettura e l’estetica della chiesa

    Sul piano architettonico la chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba presenta una facciata piana estremamente minimalista. Dotata di paraste, le quali corrono lungo la cornice della facciata stessa, la chiesa ospita sulla sua sinistra un campanile, il cui spazio è racchiuso dalla cella campanaria presentante una geometria squadrata.
    L’accesso alla chiesa è consentito direttamente dalla strada, nonostante il portone dell’edificio disti una decina di metri dalla carreggiata alla quale fa riferimento.
    L’area all’esterno del corpo di fabbrica, sempre appartenente alla metratura dell’edificio religioso, è particolarmente sobrio, con piante sistemate in uno spazio delimitato sulla sinistra e una piccola statua di Santa Maria delle Grazie, che dà il nome alla chiesa stessa, collocata nei pressi dei vegetali.
    Il portone di accesso all’edificio è in legno marrone, il che crea un forte contrasto con la parte restante della facciata, interamente dipinta di un tenue bianco panna. Sopra il portone trova spazio anche un pannello decorativo in rilievo, anch’esso decisamente contrastante con le tonalità chiare dell’area frontale della chiesa.

    La storia della chiesa e gli interni

    La chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba

    Per quanto riguarda il profilo storico, sono poche le notizie riguardanti la storia della chiesa di Santa Maria delle Grazie.
    Trattandosi di un edificio di dimensioni relativamente modeste, la maggior parte delle attività della diocesi di Catania si concentra nelle aree che sorgono al centro della città, demandando agli edifici minori il ruolo di parrocchie di quartiere (dunque in grado di accogliere attorno a sé gli abitanti del quartiere di riferimento, in questo caso Carruba).
    A differenza degli edifici bombardati nel corso della seconda guerra mondiale, dall’esterno la chiesa presenta una linea più innovativa e frutto di una costruzione assai più recente rispetto ai fabbricati ricostruiti dopo il conflitto.
    La chiesa di Santa Maria delle Grazie in Carruba catania
    Nel corso degli anni la chiesa non è stata oggetto di ampliamenti, anche per via delle dimensioni piuttosto contenute degli interni: il fabbricato, infatti, presenta una sola e unica navata, con il presbiterio leggermente rialzato rispetto al piano della stessa.
    La pianta presenta una base rettangolare che si allunga verso l’abside. Sia sul lato destro che sul lato sinistro della navata sono collocate statue decorative, con una serie di affreschi che trovano spazio all’interno della chiesa.
    Chiesa dellImmacolata Concezione della Beata Maria Vergine ai Minoritelli catania
  • Chiesa di San Giuseppe la Rena

    Chiesa di San Giuseppe la Rena

    In questo delizioso quartiere catanese vi è un luogo di culto cattolico, la Chiesa di San Giuseppe la Rena, eretta nel 1957 (in via Brucoli).
    Luogo imperdibile da visitare, la piccola e accogliente chiesa di San Giuseppe la Rena, risalente al XIX secolo, è un punto di riferimento per i devoti, residenti in questo storico ed affascinante quartiere della città di Catania.
    La chiesa di San Giuseppi ‘a Rìna (così viene chiamata in dialetto catanese) è meta dei fedeli, in modo particolare durante i festeggiamenti di San Giuseppe (19 Marzo).
    Questa accogliente e ben organizzata chiesa parrocchiale è stata più volte ristrutturata, ed al suo interno troviamo un affresco che ricorda la missione gesuitica della Madonna del Lume.
    Da menzionare anche l’altare dedicato a San Michele Arcangelo, protettore dei raccolti.

    Chiesa di San Giuseppe la Rena: Cenni storici

    chiesa di san giuseppe la rena catania

    Nel 1820, Giuseppe Messina, massaro di San Giuseppe la Rena, costruì e donò un cereo in onore della patrona Sant’Agata, denominato Cereo dei rinoti, che è il più antico dei tredici cerei, ed è realizzato in stile barocco.
    Come riportato da Portale di Sicilia, la borgata sorse intorno la fine del XVIII secolo a ridosso della Piana di Catania, come piccolo insediamento di abili contadini, abitanti dediti all’agricoltura, in modo particolare all’orticoltura.
    Conservò la sua peculiarità di borgo rurale fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, e in seguito modificò in parte il suo aspetto, anche in correlazione dello sviluppo dell’area industriale nella vicina Pantano d’Arci, e dell’aeroporto di Fontanarossa.
    Dal 1995 al 2013, assieme ai quartieri limitrofi ha istituito la X Municipalità “San Giuseppe La Rena-Zia Lisa”.

    Cenni sulla struttura architettonica della Chiesa Parrocchiale di Catania San Giuseppe la Rena:

    La facciata è simmetrica e piana, con copertura pitched roof (detta anche a capanna). Vi è un unico varco d’accesso.
    Volumetria prismatica a pianta rettangolare. Caratterizzata da un modesto sviluppo longitudinale. Volumetria prismatica a base rettangolare. Sul lato sinistro è sovrastata dal campanile che si erge sulla facciata dove sono siti gli ambienti parrocchiali e per tutta la loro luce.

    Le testimonianze dei fedelissimi:

    Antonio Luca Cuddè :
    Ricordiamo che la parrocchia è intitolata a San Giuseppe, che non esiste soluzione, teoria, via o percorso valido che non passi per il bene di tutti e la pubblica convocazione, come pubblica e palese era l’opera di Nostro Signore. Possano presto giungere i frutti delle nostre preghiere.

    Riferimenti geografici:

    San Giuseppe la Rena è distante circa 10 km da Catania e si trova a 11 metri sul livello del mare.
    Indirizzo: Via S. Giuseppe Alla Rena, 164, 95121 Catania CT
    Telefono: 095 341889
    Situata nella parte meridionale del territorio del capoluogo etneo.
     

    <<<<Scopriamo la Chiesa di San Leone Vescovo>>>>

     
    Chiesa di San Leone Vescovo catania

  • Chiesa di San Leone Vescovo

    Chiesa di San Leone Vescovo

    La chiesa di San Leone Vescovo é situata in Piazza San Leone a Catania, l’epoca in cui è stata costruita non è ancora stata inquadrata dagli studiosi, quindi non si conosce la data precisa.
    Ma si ipotizza sia stata edificata intorno al periodo dei Saraceni, dunque verso l’anno 1000. La sua consacrazione è stata effettuata da Mons. Vescovo Aliparto.

    La Storia: Chiesa di San Leone Vescovo

    La struttura della chiesa di San Leone Vescovo risulta essere grande, in quanto si pensa sia la struttura più ampia rispetto a tutte le chiese Saracene a tre navate.
    In cima è posizionato un campanile a forma di una piccola torre, con delle finestre romaniche che sono separate da delle colonne di piccole dimensioni in pietra.
    Una di esse infatti è a forma di spirale ed è stata costruita verso l’anno 1220 ( più precisamente nel 1224).
    In quel punto nel 1951 è stato rimosso l’orologio comunale. Sin dalla nascita la chiesa era stata riconosciuta e destinata a Santa Caterina, ma nel 1224 durante il periodo dei Normanni è stata consacrata dal vescovo di Bisignano Guglielmo.
    Quest’ultimo è stato riconosciuto come Santo da quello stesso anno. Successivamente intorno al 1630 è stato nominato padrone della terra Saracena San Lione, che è stato affermato doppiamente da Innocenzo X all’inizio della sua carriera da Pontefice.

    La struttura e gli affreschi

    Chiesa di San Leone Vescovo

    L’interno della chiesa è caratterizzato da tre navate che è dotato da enormi pilastri, 6 per la precisione. Attraverso di essi sono posizionate le arcate che pronunciano chiaramente le campate.
    Inoltre la chiesa di San Leone Vescovo è conosciuta per i suoi affreschi, ce ne sono alcuni che rappresentano addirittura quattro avvenimenti del vecchio testamento.
    Le opere d’arte sono senza dubbio una parte che la rendono affascinante sotto tanti aspetti. Ad attirare l’attenzione per esempio è una stata realizzata in marmo che raffigura la Beata Vergine di Stile manierista, in più la visione del Ciborio con caratteristiche a livello del periodo del rinascimento.
    Questa opera del 1552 è stata prodotta da uno sculture di origine Toscana, la sua lavorazione è stata complicata. Ovvero ha utilizzato una lastra in marmo che è stata scolpita nella parte bassa.
    Nella parte centrale di questa incisione una piccola porta di aspetto metallico, ed è qui che l’artista toscano ha raffigurato San Giacomo di Altopasso. Sulla parte laterale invece del portello sono rappresentati due figure angeliche, scolpiti con tema floreale.

    Fonte per il Battesimo

    Nel XVI secolo tra le tante costruzioni è stato costruita anche la fonte battesimale. I materiali con cui è stata realizzata sono il legno e la pietra, infatti questa risulta essere costruita con metà di essi.
    Rende particolare la fonte la figura di un leone accovacciato, la parte del suo schienale mantiene una colonnina bombata, inoltre istoriata con un ceppo di foglie che mantiene una vasca dall’aspetto tondeggiante.

    San Leone e il mago Eliodoro

    Leone è stato nominato Taumaturgo per via dei numerosi miracoli che ha compiuto. Quest’ultimo è stato collegato ad una figura quasi leggendaria che risale circa al 778.
    Ovvero è legato al necromante Eliodoro, si vocifera infatti che il giovane mostrava di avere interesse a far parte a pieno della religione cattolica.
    Tanto da voler diventare vescovo della diocesi di Catania, ma non gli fu riconosciuto questo titolo da parte della Chiesa, per questo finì per diventare un uomo che praticava la magia.
    Successivamente morì bruciato per via delle sue capacità innaturali. L’opera che è presente in chiesa rappresenta questa storia del tutto coinvolgente.

    Le quattro Cappelle

    All’interno della chiesa sempre è possibile ammirare 4 cappelle, di cui la prima è stata dedicata alla Madonna delle Grazie, la seconda alla statua della Vergine Santissima. La terza alla Vergine Santissima Addolorata e la quarta è stata riconosciuta in onore di San Leone.

    Il Portale d’Ingresso

    Il portale nella parte laterale è ornato dalla pietra di colore giallo, quest’ultimo è realizzato in stile rinascimentale e inoltre sono raffigurate anche delle figure angeliche. Alla base sono raffigurati invece i distintivi dei feudatari di quel tempo.

    L’organo

    L’organo risale circa al diciottesimo secolo, è largo 1 metro e alto 2,88 m. Adesso è situato sulla parte destra della navata centrale, nel 2006 è stato restaurato.

    L’altare maggiore

    La chiesa è dotata di un altare maggiore in stile barocco, a renderla ancora più incantevole è la statua della Vergine Maria del XVI secolo.

    Liotru

    Infine tra tutte le opere c’è quella del Liotru, quest’uomo si dice che abbia realizzato personalmente questo lavoro, mediante le sue pratiche di magia. Liotru è il nome che è stato scelto dal popolo al posto di Eliodoro.
    chiesa San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo catania
  • Chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo

    Chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo

    Come ogni turista tornato da Catania sà già, la visita alla città non può dirsi completa se non si fa tappa alla chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo, situata nell’omonimo quartiere della città. Questa chiesa, infatti, oltre ad essere un grande esempio di arte siciliana, è ricca di storia e cultura e merita indubbiamente una visita.

    Chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo: Partiamo con un po’ di storia

    La storia di questa chiesa inizia nel 1130, quando la chiesa viene edificata sopra la grotta di San Giovanni, patrono della comunità di Galeno, e da diverse fonti risulta dedicata al culto di San Giovanni Battista già dal XIV o XV secolo.
    La tradizione vuole che la chiesa si sia salvata dall’eruzione dell’Etna del 1669 per intercessione di Sant’Agata, che fermò la lava. Purtroppo, la chiesa non è rimasta indenne ad ogni calamità avvenuta nel corso della storia, pertanto fu completamente restaurata nel 1884 a causa dei danni subiti da un terremoto. Recentemente sono stati ultimati nuovi lavori di ristrutturazione che hanno restituito alla chiesa il suo antico splendore.
    festa del santo di San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo
    Il culto del patrono è molto caro alla comunità che ogni anno ne celebra la sagra, che dura ben due interi giorni, seguendo una combinazione di tradizioni antiche e nuove da non perdere assolutamente. Se passi da Catania fra il 23 e 24 giugno dovresti assolutamente passare per San Giovanni Galermo.

    E ora un po’ di arte

    L’esterno

    La facciata della chiesa si presenta tripartita, costruita su due ordini, con un grande portone d’accesso centrale, e simmetricamente, nell’ordine superiore, un edicola votiva di San Giovanni. La facciata è legata, sul lato destro, ad un grande campanile quadrangolare dotato di quattro campane, noto monumento nazionale.La chiesa è sviluppata in una pianta a croce latina immissa.

    L’interno

    chiesa di San Giovanni Battista in San Giovanni Galermo

    All’interno la chiesa è sviluppata con una navata unica e rettangolare, che prosegue fino al presbiterio, rialzato e quadrangolare, e all’abside semicircolare, dove è possibile ammirare l’edicola con una statua del Santo titolare.
    Degno di nota è anche il grande altare bianco a quattro piedi, così come gli stucchi e i decori aggiunti durante l’ultimo restauro, che assitono nella presentazione del considrevole pregio e valore di questo edificio religioso.L’interno della chiesa ha un grande valore anche dal punto di vista degli elementi decorativi.
    Particolarmente degne di nota sono le due tele dedicate alla Vergine Maria, una Sacra conversazione dipinta da Giuseppe Zacco e una Madonna del Rosario, in abito azzurro, con il Bambin Gesù in braccio.
    Occorre, poi, fermarsi ad ammirare l’altare laterale dedicato al Santo patrono, sopra il quale si trova un altro quadro dello Zacco, Il predicatore del Giordano, che raffigura San Giovanni, intento a predicare alla folla, mentre alla sua destra si può notare un agnello, noto simbolo della la figura di Cristo, che assiste il Battista nella sua attività di predicazione.
    Citiamo per ultimo, ma non per questo lo riteniamo meno importante, l’altare della crocifissione, sopra il quale si trova una statua di Cristo in croce, affiancato da Maria e dal suo discepolo San Giovanni. L’opera, insieme all’altare, merita sicuramente un’occhiata!
    La Chiesa del Cuore Immacolato della Beata Maria Vergine catania
  • Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

    Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

    La chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Catania è stata costruita per la prima volta nel 1557 e ha subito un rovinoso crollo più di cento anni dopo, nel 1693. Dopo questi avvenimenti, la ricostruzione della chiesa è stata rinviata al 1752: gli ultimi ritocchi effettuati sulla facciata, sul pavimento e sugli stucchi, risalgono al 1888.
    Questa chiesa è dedicata alla memoria dei Santi Medici Cosma e Damiano, nati da Santa Teodora e periti sotto l’impero di Diocleziano: Cosma e Damiano erano due gemelli medici, che offrivano cure e guarigioni senza chiedere in cambio alcuna somma di danaro.

    Chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Catania: l’architettura

    La facciata di questa chiesa appare piana e del tutto simmetrica, composta da lastre di pietre bianche calcaree: sono visibili ben due diversi ordini, ciascuno contenente una diversa porta. Nel primo ordine è possibile osservare un unico portone, arricchito da entrambi i lati con due colonne trabeate sporgenti dal muro in pietra.
    Al secondo ordine è invece presente una finestra perfettamente corrispondente alla posizione sottostante del portone, contornata superiormente da un arco e lateralmente dalla prosecuzione delle trabeate sottostanti, simili a colonne in rilievo.
    Al di sopra del secondo ordine è presente il frontone: esso appare dentellato e decorato con piccoli dislivelli nella pietra circostante e del tutto privo di lucernario centrale. Il campanile si erge sulla destra dell’asse centrale della chiesa, parecchio arretrato rispetto alla direzione della facciata: esso prosegue il motivo in pietra bianca e termina con uno spigolo.
    In cima, al di sopra del frontone e sul tetto spiovente della chiesa, è presente una croce decorativa classica, di metallo, aggiunta in un secondo momento rispetto alla costruzione originale della struttura.

    Chiesa dei Santi Cosma e Damiano di Catania: la piantina

    Chiesa dei Santi Cosma e Damiano catania
    Per quanto riguarda la pianta della chiesa, questa risulta a base rettangolare, e il progetto planimetrico prevede un’aula unica, priva di navate laterali.
    La navata centrale è preceduta, all’ingresso da un imponente vestibolo che ospita una cantoria decorata di poco sporgente, sorretta da otto colonne a fusto liscio, organizzate in una composizione a serliane, a formare un arco nella parte sovrastante.
    Chiesa dei Santi Cosma
    Proseguendo verso l’altare, la navata appare priva di colonne laterali, ma arricchita da due archi per lato a formare quattro nicchie semicircolari incassate, contenenti immagini sacre e statue di culto. É presente inoltre un presbiterio di pianta rettangolare, che si mostra rialzato e delimitato da un arco, a sostegno dell’abside semicircolare che lo sovrasta.

    <<<<Scopriamo la Chiesa di Santa Maria della Salette Catania>>>>

    Chiesa di Santa Maria della Salette

  • Chiesa di Santa Maria della Salette a Catania

    Chiesa di Santa Maria della Salette a Catania

    Catania è una delle città d’arte più suggestive della Sicilia, ricca di monumenti storici e di chiese.
    Sicuramente la Chiesa di Santa Maria della Salette è uno dei complessi architettonici più importanti di Catania che devi visitare se sei in vacanza nella città sicula.
    E’ una chiesa parrocchiale situata nell’antico quartiere di S. Cristoforo in Via Santa Maria della Salette, 116 Catania, quartiere storico che offre un prospettiva dell’animo della città di Catania ed è famoso per il suo street food.

    La chiesa risale al 1872 ed è un importante luogo di culto cattolico in cui si svolgono le celebrazioni liturgiche.

    Descrizione della Chiesa di Santa Maria della Salette

    La facciata della Chiesa è simmetrica e ricoperta in mattoni rossastri realizzati con la pietra lavica, presenta il portale d’ingresso archiacuto realizzato in calcare bianco a cui si accede da una breve rampa di scale a profilo curvilineo; è sovrastata da un rosone e da una bifora in pietra bianca, un tipo di finestra divisa verticalmente da due aperture.
    Ai lati del portale d’ingresso e del rosone puoi ammirare quattro finestre monofore archiacute anch’esse realizzate in pietra bianca. Il tutto è sormontato da un’archeggiatura pensile che enfatizza il tetto spiovente.
    All’interno della Chiesa puoi osservare colori chiari come il bianco nelle pareti e oro, bianco e azzurro nel soffitto. E’ presente un unica navata e l’abside della chiesa è sormontata da volte a crociera.

    Storia della Chiesa di Santa Maria della Salette

    La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1872, quando ci fu la posa della prima pietra il 29 giugno del 1872, voluta dal beato Card. Dusmet e fu progettata dall’architetto Carmelo Sciuto Patti.
    Dopo il bombardamenti a causa della seconda guerra mondiale, la Chiesa venne distrutta nel maggio del 1943, rimasero solo le pareti longitudinali, le pareti del presbiterio e l’arco trionfale.
    La chiesa fu ricostruita e riedificata subito dopo la guerra e nel marzo del 1948 viene elevata a Parrocchia e affidata ai salesiani. Dopo qualche mese, nel gennaio del 1949 viene nominato il primo parroco salesiano della Salette: Sac. don Stefano Nicoletti.
    In contemporanea alla costruzione della chiesa nel marzo del 1893 nasce e viene inaugurato l’oratorio festivo Leone XII alla Salette affidata ai salesiani per poi essere cambiata in Oratorio Salesiano S.Giovanni Bosco.

    La festività religiosa della Chiesa di Santa Maria della Salette

    Puoi vedere i festeggiamenti della sua patrona e titolare, la Madonna delle Salette, il 19 settembre in cui è preceduta da un triduo liturgico e la sera il simulacro della Madonna esce dalla chiesa parrocchiale per attraversare le vie del quartiere in processione accompagnata dalle preghiere dei fedeli, la banda musicale e lo sparo dei fuochi d’artificio.
    Al termine della processione si tiene uno spettacolo pirotecnico di chiusura e la solenne benedizione ai fedeli. Nei giorni precedenti e in quelli successivi alla festa religiosa potrai prendere parte ai festeggiamenti in onore della patrona partecipando alle numerose sagre e spettacoli musicali.
     

    <<<<Scopriamo la Chiesa di Santa Maria di Gesù a Catania>>>>

     
    Chiesa di Santa Maria di Gesù a Catania

  • Trasporto pubblico dei Comuni Etnei: San Gregorio di Catania

    Trasporto pubblico dei Comuni Etnei: San Gregorio di Catania

    Il comune di San Gregorio di Catania appartiene all’area metropolitana della città di Catania e dista 9 km dal centro di Catania, 15 km dall’aeroporto Fontanarossa, e circa 11 km dalla Stazione Centrale.

    Trasporto pubblico dei Comuni Etnei – San Gregorio: Collegamenti principali

    Il mezzo pubblico più utilizzato per raggiungere San Gregorio (o per partire dal comune etneo verso altre destinazioni) è l’autobus, usufruendo delle corse interprovinciali effettuate dalle autolinee Sais, Ast (Azienda Siciliana Trasporti) e dalla municipale catanese Amt (Azienda Metropolitana Trasporti) , oltre ai servizi di trasporto offerti da alcune autolinee private con sede nelle città limitrofe.
    Il casello autostradale di San Gregorio, oltre ad essere una importante via di accesso alla città, è anche la fermata utile e principale (in alcuni casi, l’unica) dei bus appartenenti alle autolinee che effettuano corse dirette a San Gregorio.
    Gli orari, comunque, sono piuttosto flessibili, anche perché come già detto, il casello di San Gregorio rappresenta un importante svincolo autostradale nonché la principale via di accesso alla città per chi proviene dal circondario.

    Trasporto pubblico dei Comuni Etnei – San Gregorio: Vicende della mobilità interna

    La mobilità interna di San Gregorio ha recentemente subito fasi alterne di efficienza.
    Il mezzo pubblico utilizzato per spostarsi a San Gregorio è il bus navetta, un servizio gratuito inizialmente gestito dalla Seabus, che collega la città con le frazioni a sud, operando anche un interscambio con alcune linee dell’ AMT.
    Nel febbraio 2019, il contratto con la Seabus è scaduto e la stessa ditta incaricata si è dichiarata non disponibile a proseguire il servizio alle stesse condizioni, perché definite “antieconomiche”. Quindi è stata bandita una gara per affidare il servizio a una ditta diversa: ma la gara è andata deserta, nè il budget del Comune avrebbe potuto essere incrementato (per mancanza di fondi) al fine di venire incontro alle richieste della ditta precedentemente incaricata del servizio.
    Trasporto pubblico dei Comuni Etnei
    Pertanto l’Amministrazione comunale è intervenuta con provvedimenti volti a diminuire i costi e cercare di comporre una trattativa utile con le imprese del settore trasporti.
    I provvedimenti adottati riguardavano la riduzione del numero delle corse e una redistribuzione delle stesse in base alle esigenze stagionali.
    Erano previste, pertanto, dieci corse, la prima con partenza da Piazza Marconi, l’ultima con partenza da Via Sgroppillo.
    Il servizio, attualmente, vede dieci corse giornaliere che si snodano su un percorso di 12 Km con partenza della prima corsa da piazza Marconi alle 6,55 e l’ultima corsa con partenza da Via Sgroppillo (rotatoria) alle ore 15,15.
    Inoltre, durante le corse: 6,55; 11,15; 13,15 e 14,15 il pulmino collega gli istituti “Galileo Galilei” e “Guglielmo Marconi” col territorio di San Gregorio per garantire agli studenti il collegamento alle proprie scuole.
    Le corse previste, sebbene ridotte nel numero, sono riuscite comunque a garantire i servizi essenziali ai cittadini, compresi gli studenti che giornalmente si recano in istituti scolastici situati in città limitrofe. In questa ottica di ottimizzazione e sincronia tra costi e benefici, sono state eliminate, per quattro delle dieci linee, le corse del sabato e si è disposta l’interruzione delle stesse per il periodo estivo dal 10 giugno al 10 settembre e per il periodo delle vacanze natalizie, dal 20 dicembre al 6 gennaio.

    Trasporto pubblico dei Comuni Etnei – San Gregorio: Situazione attuale

    Secondo un recentissimo aggiornamento delle disposizioni riguardanti la mobilità, dal 12 settembre 2019 il servizio “bus navetta” è stato ripristinato a condizioni ancora differenti. Il servizio prevede, infatti, 6 corse nei giorni feriali, più una suppletiva il martedì, giorno in cui si svolge il mercato settimanale. Il servizio non è attivo il sabato, nei giorni festivi e nel periodo estivo. Queste disposizioni saranno operative fino al 10 giugno 2020.

    Il bellissimo Museo storico dello sbarco in Sicilia
  • Chiesa di Santa Maria di Gesù a Catania

    Chiesa di Santa Maria di Gesù a Catania

    La storia della chiesa di Santa Maria di Gesù

    L’edificazione della chiesa di Santa Maria di Gesù risale al 1442. E’ una basilica situata a Catania, in Sicilia più esattamente nel lato nord della piazza da cui prende il nome. Originariamente, più esattamente nel Trecento questa basilica svolgeva la funziona di un piccola cappella accanto alla quale sorse in tempi successivi, un piccolo convento di frati francescani.
    La cappellina era posta in un’area chiamata Selva del convento di Santa Maria di Gesù e si trovava in un viale compreso tra Giardino Bellini, via Plebiscito e viale Regina Margherita. In quell’epoca la chiesa aveva un scopo prevalentemente funerario. La chiesa si trova esattamente in Piazza Santa Maria di Gesù, 7, 95124 Catania CT
    La vera chiesa venne edificata solo nel secolo successivo ovvero il Quattrocento. Con il passare degli anni furono sempre maggiori le decorazioni che vennero apportate alla stessa. Vere e proprio opere d’arte facevano da sfondo alla basilica che in poco tempo si vide gremita di addobbi.
    Un violento terremoto però, avvenuto nel 1693, distrusse completamente la chiesetta. La sua riedificazione avvenne così nel XVIII secolo ed è rimasta ad oggi intatta. Nel 1949 la basilica è stata elevata a parrocchia.

    Tutte le caratteristiche della Chiesa di Santa Maria di Gesù

    La facciata della Chiesa si presenta simmetrica piana, austera e di stampo romanico. Le maggiori decorazioni si trovano ai lati e sono molto simili a quelle delle chiese situate lungo l’area etnea. Le caratteristiche particolari della chiesa sono l’alternanza delle pietre di colore nero e bianco.
    chiesa di Santa Maria di Gesù
    La basilica al suo interno presenta una navata singola mentre ai lati è dotata di cappelle riprodotte dalle famiglie più nobili di Catania. Tra le più note spicca la chiesetta Paternò Castello da cui potrai accedere semplicemente attraverso un portale di sculture. Lo spazio interno è disposto longitudinalmente con la presenza anche di un presbitero.
    All’esterno la chiesa presenta una caratteristica fondamentale, ovvero la facciata decorata con preziosi stucchi voluta fortemente dal frate Girolamo Palazzotto. In realtà questo abbellimento è servito maggiormente per coprire le opere d’arte più antiche ed ormai rovinate.
    La chiesa di Santa Maria di Gesù a Catania presenta così uno stile omogeneo è molto raffinato. Le sue caratteristiche sono principalmente dovute ai canone delle scuole del XVI secolo, ovvero agli anni in cui venne costruita.
    Sull’altare maggiore sono presenti diversi dipinti su tavola, come quello denominato Immacolata Concezione pitturato nel 1525 dal pittore Angelo Di Chirico. L’affresco raffigura nello specifico due sante donne, Sant’Agata e Santa Caterina d’Alessandria. Oltre a queste dipinti la chiesa presenta anche opere di altri famosi autori come Giuseppe Zacco, morto nel 1834 e Antonello Gagini di alcuni secoli prima.
    Ad oggi la chiesa situata a Catania è un vero e proprio convento dedicato all’Ordine dei Frati Minori Osservanti.
    Chiesa di Santa Maria della Rotonda Catania
  • Chiesa di Santa Maria della Rotonda a Catania

    Chiesa di Santa Maria della Rotonda a Catania

    La Sicilia è una regione costellata da bellezze e scorci unici e quando si visita Catania non si può far a meno di visitare Piazza del Duomo, la Cattedrale di Sant’Agata, l’Etna. Questa meravigliosa città, però, nasconde dei tesori e delle mete meno battute dai turisti, che vale davvero la pena visitare. Tra questi vi è la Chiesa di Santa Maria della Rotonda, il cui complesso risale all’epoca romana.
    Scopriamo nel dettaglio la sua storia e perché vale la pena visitarla.

    Chiesa di Santa Maria della Rotonda: La sua storia

    La Chiesa di Santa Maria Rotonda nasce nell’epoca bizantina dove prima c’erano delle strutture termali di origine romana. Il nome “Rotonda” è stato dato per la struttura architettonica della chiesa, che presenta una cupola a tutto sesto, su un edificio il cui perimetro quadrato culmina in un’aula circolare.
    In epoca romana, l’edificio era considerato il più importante luogo di culto a Catania, una sorta di Pantheon, e fu consacrato alla Vergine Maria nel 44 d.C.. Tuttavia, nel XVIII secolo, il Principe Biscari avanzò l’ipotesi che si trattasse di una stazione termale di origine romana e non di un luogo sacro. Questa ipotesi fu presa con grande considerazione dagli studiosi, in quanto la struttura presenta proprio la caratteristiche di un edifico termale, con aree quadrangolari e circolari connesse tra loro. È stato perfino ipotizzato che l’edificio sia stato eretto su una precedente struttura termale risalente all’età ellenistica, in quanto sono stati rinvenuti resti dell’età greca.
    Chiesa di Santa Maria della Rotonda
    Nel VI secolo, con la dominazione bizantina, il complesso fu trasformato nell’ex basilica di Santa Maria della Rotonda. La chiesa fu adibita nella grande sala rotonda e nel presbiterio si trovano ancora degli affreschi della Madonna e dei vescovi Nicola e Leone il Taumaturgo.
    Dal XI secolo fino al Rinascimento, la struttura fu usata come Necropoli, tant’è che si possono notare ancora scheletri umani all’ingresso del sito. Nel 1169, però, ci fu un terremoto che provocò gravi danni e l’edificio subì ulteriori modifiche. Infatti, vi sono dei nuovi affreschi della Vergine, tutt’ora visibili, che risalgono al XVII secolo.Nel XVI secolo cominciarono dei lavori di costruzione nell’area circostante, che celarono completamente la struttura. Nel 1693 l’edificio fu fortunatamente risparmiato da un forte terremoto e non subì danni, ma purtroppo durante i bombardamenti del 1943 fu gravemente danneggiato. Così, la chiesa venne chiusa al culto, ma negli anni Cinquanta vennero effettuati degli scavi, con cui furono riportati alla luce numerosi parti del complesso.
    Infine, dal 2004 al 2008 vennero effettuati nuovi scavi, che portarono al rinvenimento della struttura, al fine di permettere la valorizzazione e la fruizione del complesso.
    Dopo gli ultimi lavori, il complesso è stato aperto e chiuso al pubblico numerose volte, ma dal 2016 è stato riaperto definitivamente, grazie all’associazione Etna ‘ngeniousa. L’edificio, infatti, è aperto al pubblico il mercoledì e la domenica dalle 9.00 alle 13.00 e l’ingresso è gratuito.

    Chiesa di Santa Maria della Rotonda: La struttura

    L’edificio della chiesa presenta una pianta quadrata con due ingressi, una a sud che presenta un porta in calcare risalente al Cinquecento e una ovest, con una porta gotica in pietra lavica, che risale al Duecento. Vi sono, inoltre, due aree presbiterali. In una vi è un presbiterio, circondato da sinistri corridoi che fanno da deambulacro. Nell’altra, situata ad est, vi sono i resti di un piccolo catino absidale.
    L’area circolare è circondata da enormi arcate, con accessi a delle nicchie che fungevano da cappelle. Sulla cupola, invece, vi è un lucernario che veniva usato come campanile. All’esterno, vi era una merlatura, che fu poi distrutta nei bombardamenti del 1943.
  • Chiesa Santa Maria della Mercede a Catania

    Chiesa Santa Maria della Mercede a Catania

    Chiesa Santa Maria della Mercede a Catania: Origine Storica

    Le chiese costellano Catania in un numero inverosimile agli occhi del turista, che ne può incontrare nel suo pellegrinare di via in via e di quartiere in quartiere, di maestose o minute, stratificate per epoche, fastose o mistiche, svettanti o incastonate quasi nascoste negli edifici cittadini.Resistendo alle guerre, alle eruzioni laviche e ai terremoti, questo patrimonio architettonico, soprattutto barocco, affonda le sue radici nella corrente dei secoli che lega questa sponda dello Jonio al mondo greco.
    La Chiesa Santa Maria della Mercede si inserisce a pieno titolo in questo connubio strettissimo e fecondo tra vita civile e vita religiosa. Anticamente, infatti, intorno al Settecento, una chiesa S. Maria della Mercede officiata dai padri Mercedari esisteva, non lontano dall’attuale chiesa. Nel secolo successivo l’inaugurazione del Viale Regina Margherita ne causò l’abbattimento. Su volere del Cardinale Dusmet, nel 1883, essa venne ricostruita in Via Caronda, 102.
    Info: 095 502198

    La leggendaria apparizione della Vergine a San Pietro Nolasco gli ispirò la fondazione di un ordine di religiosi. I mercedari oltre ai tre voti di povertà, obbedienza e castità, facevano voto di redenzione, col quale si impegnavano a sostituire con la loro persona i prigionieri in pericolo di rinnegare la fede. Per questo erano devoti a Maria, invocata con il titolo di Santa Maria della Mercede, dallo spagnolo merced a sua volta dal latino merces, è la Madonna della Mercede ovvero della misericordia o della grazia ricevuta.

    Caratteristiche architettoniche e opere artistiche

    Chiesa Santa Maria della Mercede
    La pianta presenta un’unica navata con presbiterio rettangolare ed abside semicircolare.
    L’ immacolato soffitto a volta contiene l’unica navata che culmina con l’altare.
    La facciata simmetrica e tripartita si sviluppa su due ordini.
    La porta d’ingresso si trova al prim’ordine ed in corrispondenza dell’asse mediano.
    In modo altrettanto simmetrico e centrale troviamo al secondo ordine entro una nicchia dipinta di azzurro una candida rappresentazione scultorea della Madonna con bambino.
    Dalla balaustra di coronamento svetta la torre campanaria dipinta in cotto bruciato.
    L’edificio ha una volumetria prismatica a base rettangolare adiacente al muro di controfacciata, con articolazione su due livelli, il vestibolo al piano terreno e la superiore cantoria. La navata presenta una copertura in coppi a due falde su orditura lignea, ad una quota più bassa sul presbiterio e a due displuvi sull’abside. Una scala interna di brevi rampe collega la cantoria ed il campanile, le prime quattro rivestite in marmo raggiungono la cantoria, seguono dieci rampe grezze in muratura sino al campanile. Una scala esterna di cinque gradini in basalto lavico consente l’accesso al sagrato.
    Il pavimento della navata è costituito di mattonelle in marmo grigio, bianco, rosso, accostate a disegni geometrici, mentre più essenziali mattonelle di marmo grigio e bianco sono disposte a scacchiera nel presbiterio fino al sagrato rivestito con lastre in basalto lavico.
    la tela della Madonna della Mercede con S Pietro Nolasco
    Tra i dipinti di maggior rilievo, nella prima arcata di destra, la tela della Madonna della Mercede con S. Pietro Nolasco.Qui la Madonna, a differenza della Madonna con bambino in facciata, indossa i classici colori della iconografia cattolica con veste azzurra e mantello rosso. Nelle chiese intitolate alla Madonna della Mercede di solito ha la tunica, lo scapolare ed il mantello bianchi come l’abito dei Mercedari.La muratura dell’edificio è strutturata in conci di basalto lavico e malta mentre la facciata è in pietra calcarea.
    Quando visitarla
    Giorni feriali: 18.00
    Sabato e giorni prefestivi: 18.30
    Domenica e giorni festivi: 10.30 – 20.00
    La commemorazione dell’apparizione della Vergine della Mercede a san Pietro Nolasco si celebra il 10 agosto.
    La festa della Beata Vergine della Mercede è collocata dalla Chiesa cattolica il 24 settembre.
    Perché visitarla
    La candida Madonna con bambino entro la nicchia a fondo celeste in facciata, il soffitto immacolato della navata che contrasta col calore cromatico dei coppi e del peculiare pavimento a scacchiera, fanno di questa chiesetta, secondaria rispetto a chiese più maestose, una piacevole sorpresa nella quale imbattersi per una pausa accogliente e morbida di misticismo e praticità, senso del sacro e modernità.
    chiesa di santa maria dellindirizzo catania
  • Chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo a Catania

    Chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo a Catania

    La chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo si trova a Catania in Piazza dell’Indirizzo.

    Questa chiesa fondata dall’ordine dei Carmelitani, nel diciassettesimo secolo, venne poi ricostruita successivamente. Il rione nel quale si trova la Chiesa è il famoso rione Pescheria, dove si tiene il rinomato mercato del pesce della città.

    La chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo e la luce miracolosa

    La Chiesa di Santa Maria è stata costruita per devozione alla Madonna dell’Indirizzo, detta anche Santa Maria dell’Itria.
    L’appellativo dell’Indirizzo deriva da un episodio avvenuto nel corso del milleseicento: pare infatti che in una notte in cui ci fosse il mare tempestoso, Pedro Téllez Girón, membro della famiglia reale spagnola, mentre navigava con la sua nave nei pressi di Catania, dovette affrontare una tempesta terribile. Si salvò solo grazie a dei bagliori miracolosi che vide provenire da terra; la luce giungeva dal convento carmelitano al posto del quale sorse poi la Chiesa: proprio quel miracolo luminoso indirizzò il nobile verso terra, salvandogli la vita.
    Agli ingressi della Chiesa si possono oggi leggere, incise nella pietra, le iscrizioni riportanti gli avvenimenti miracolosi che salvarono il viceré di Spagna.

    La Chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo: arte e storia

    La Chiesa appare ai visitatori con una grande scalinata e con un ingresso in pietra che risale al millesettecento.
    Una volta entrati in Chiesa si possono ammirare le navate decorate, le tele presenti alle pareti ed altre opere, degne di attenzione per il loro valore pittorico e artistico:
    •  l’Annunciazione il cui autore è Vincenzo Sciuto vissuto nel millesettecento;
    •  la Lapidazione di Santo Stefano che si presume possa essere opera dell’artista Giacinto Platania, vissuto nel milleseicento;
    •  la Statua di Santo Stefano Promartire.

    chiesa di santa maria dellindirizzo

    Oltre a queste importanti opere, nella Chiesa sono presenti sei altarini, ognuno di essi creato in devozione ad una figura sacra: per San Giuseppe, per la Madonna del Carmine, per il Sacro Cuore, per il Santissimo Crocifisso, per la Titolare e per il Privilegio Sabatino.
    Oltre alla sua ricchezza e all’importanza artistica, vale la pena di ricordare anche le vicessitudini che hanno segnato nel bene e nel male la storia della Chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo. Essa, infatti, fu fondata ad inizio milleseicento, nei pressi del preesistente convento carmelitano, ma subì una confisca circa duecento anni dopo. Negli anni a seguire venne trasformata in una scuola. Rimase poi chiusa e alla fine del primo conflitto mondiale divenne uno zuccherificio, ma un incendio la distrusse parzialmente. Quest’avvenimento provoco’ la distruzione di alcune tele, ma la ristrutturazione successiva della Chiesa rimise in sicurezza le opere d’arte e l’edificio stesso.

    La Chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo oggi

    Questo importante monumento religioso, con le sue opere, è da tutelare per gli anni a venire. Proprio per questa ragione necessiterebbe di maggiore attenzione e di un intervento di restauro così da recuperare il suo splendore originario.
    Chiesa Santa Maria della Mecca catania
  • Chiesa Santa Maria della Mecca

    Chiesa Santa Maria della Mecca

    Catania è una delle città più famose e belle di tutta l’isola siciliana, attira tutti gli anni in ogni periodo molti turisti che oltre al mare sono interessati alla sua storia al suo cibo e a tutto quello che questa città riesce ad offrire di bello ai suoi visitatori.

    Storia di Catania

    Catania ha una storia lunghissima sia nella sua parte metropolitana che in tutto il suo territorio circondariale e periferico si sono rinvenuti reperti che risalgono addirittura all’età del ferro e del bronzo.
    Ma il periodo storico che più ha segnato la città di Catania è quello romano. Dapprima Catania si alleò con la Grecia per la sua lotta contro Siracusa ma questa alleanza durò molto poco perché in breve Catania fu invasa dai suoi avversari. Da qui inizia un periodo di grande decadenza della città e della sua popolazione finché non viene definitivamente conquistata e colonizzata dall’impero romano.
    Quindi girando per Catania si possono ancora vedere resti e monumenti ancora risalenti all’epoca. Si intreccia lo stile greco con quello romano dando alla città uno stile molto particolare e di certo unico. In tutta la città di Catania, per i veri appassionati, oltre ai resti di quell’epoca è possibile visitare un gran numero di chiese che partono dall’epoca greca passando per la romana, intrecciando medioevo e barocco.
    Le chiese rispecchiano ed esaltano tutti questi stili, regalando ai suoi turisti un gran bagaglio di cultura. Passare dei giorni a Catania anche in periodo non estivo e quindi non in spiaggia, potrebbe essere molto affascinante e bello.
    Una chiesa in particolare vogliamo conoscere oggi, lontana dagli occhi di molti e la si trova solamente se la si conosce, la chiesa di Santa Maria della Mecca, rinominata anche chiesa dell’ospedale di Giuseppe Garibaldi.

    Chiesa Santa Maria della Mecca o “Cappella dell’Ospedale Giuseppe Garibaldi-Centro”

    Pianta Sepolcro Chiesa Santa Maria della Mecca
    Questa piccola chiesetta si trova all’interno del cortile dell’ospedale Giuseppe Garibaldi a Catania. Questa chiesa è estremamente affascinante e misteriosa, infatti la sua storia è quasi sconosciuta, non si hanno testimonianze antiche o di costruzione.
    L’unica cosa certa è che è stata ricostruita dalle macerie di una vecchia chiesetta dopo che era stata distrutta dal terremoto del 1693. Precedente a questa data se ne conosce solamente un altra che è il 1576, anno di fondazione di un piccolo edificio di culto, non si sa quale, dove poi verrà eretta la chiesa di Santa Maria della Mecca. Oggi questa chiesetta viene usata solamente come cappellina dell’ospedale e retta da alcune monache.
    La sua costituzione è molto semplice e piccola infatti è di appena trenta metri quadrati la sua superficie. Costruita in pietra lavica, ancora oggi per i più curiosi è possibile visitare la cripta di epoca romana che la cappellina ospita. Una curiosità che anche essa è avvolta nel mistero sono i diciotto loculi che sono presenti in tutte e quattro le pareti che circondano la chiesa. Uno in particolare attira sempre la curiosità dei turisti e visitatori, quello rivolto verso ovest che è più grande rispetto agli altri ma il motivo rimane ancora un mistero.
    Il nostro consiglio comunque è quello di fare una visita in questa piccola cappellina all’interno dell’ospedale centrale perché nonostante le sue ridotte dimensioni e alla bella cripta romana, entrando qui dentro e guardandosi intorno si riuscirà a respirare quell’aria di mistero e fascino che solo questa piccola struttura riesce a dare in tutte le altre che potrete trovare nel territorio catanese.
    Chiesa di Santa Chiara in Librino a Catania
  • La Sangria Bianca

    La Sangria Bianca

    Se vuoi preparare la Sangria Bianca sappi che farlo non è così difficile come potresti pensare solo a prima vista. In effetti è una bevanda tradizionale spagnola, la cui preparazione richiede una buona dose di attenzione e un po’ di tenacia.
    Essa si caratterizza per tutto ciò che riguarda l’abbondanza di specie e di frutta; forse anche per questo la sua popolarità è alta sia dentro i confini spagnoli che molto lontano dagli stessi. Per prepararla bene essa deve dare un’impressione di freschezza e leggerezza. Altresì è importante il colore: esso dev’essere abbastanza delicato e dolce, differenziandosi molto da tutto ciò che riguarda il famoso rosso-rubino della versione più famosa della sangria.
    Al giorno d’oggi è un cocktail estivo per l’eccellenza, diffuso non solo in Catalonia, ma in tutto il mondo poiché si tratta di un vero e proprio tripudio di dolcezza e profumi in grado di conquistare chiunque già dal primo sorso. Ideale per un aperitivo e per una vivace serata, può essere usato anche in qualità di accompagnamento a un buon pranzo.

    Ma come preparare questo drink? Proviamo a scoprirlo insieme la Sangria Bianca.

    Difficoltà

    Di base è molto facile;
    Costo: Abbastanza basso

    Dosi per la Sangria:

    • Vino bianco prosecco 1250 g
    • Melone (circa 1) 1 kg
    • Pesche noci (circa 2) 400 g
    • Limoni (circa 2) 350 g
    • Arance (circa 2) 600 g
    • Zucchero 120 g
    • Chiodi di garofano 6
    • Cannella in stecche 3
    • Vodka secca 70 g””

    Se si vuole personalizzare questa bevanda ulteriormente, però, la preparazione può risultare un po’ più difficile.
    Possono preparare la Sangria Bianca anche coloro che non hanno molta dimestichezza con la cucina. Per quanto concerne il tempo di preparazione, la bevanda in sé viene preparata in circa 15 minuti.
    Tuttavia bisogna mettere in conto anche tutto ciò che riguarda la macerazione, un processo che normalmente richiede circa 6 ore.
    Preparazione
    Sangria Bianca
    Innanzitutto, bisogna spremere un limone e un’arancia, in modo da ricavare in una ciotola il loro succo che rappresenterà l’essenza della Sangria.
    Una volta avuto il succo bisogna tagliare anche il secondo limone (non sbucciarlo!); esso va tagliato a metà e quella metà dev’essere a sua volta tagliata a fette. L’altra metà, invece, dev’essere tagliata a cubetti molto piccoli.
    La stessa procedura va eseguita anche per quanto concerne la seconda arancia.
    A questo punto bisogna concentrarsi su tutto ciò che riguarda le pesche e i noci. Con un coltello, difatti, devi privare la pesca del nocciolo. Quindi anche la pesca va tagliata a dadi (la noce si butta). Infine si pulisce il melone: si taglia via la sua sommità e quindi il frutto stesso viene tagliato in due parti. Quindi usa un cucchiaio per togliere i semi e tutti i filamenti interni che non vanno inclusi nella bevanda. Usando un cucchiaio devi anche ricavare dalla polpa del melone diverse palline. A quel punto la parte della frutta sarà pronta.
    Bisognerà prendere un’altra ciotola e versarci il prosecco aggiungendoci anche lo zucchero (che deve sciogliersi dopo la mescolatura). Non bisogna dimenticarsi di unire al tutto i chiodi di garofano, le stecche di cannella e il succo di arancia e di limone filtrato prima. Quindi vanno aggiunte le fette e i dadi delle arance e limoni, oltre le palline del melone e le pesche.
    In ultimo luogo nella ciotola va versata la vodka per poi mescolare ancora. Finito?
    Ora la si copre con della pellicola trasparente e la si mette in frigo per almeno 6 ore. La Sangria va servita nei bicchieri di vino o di frutta.
    N.B. La Sangria può essere conservata per un massimo di 3 giorni.

    <<<<Ricetta Pasta Fredda e Gamberetti>>>>

    Pasta fredda e gamberetti
     
     

  • Chiesa di Santa Chiara in Librino a Catania

    Chiesa di Santa Chiara in Librino a Catania

    Chiesa di Santa Chiara in Librino

    La chiesa di Santa Chiara non è una chiesa come tutte le altre. Infatti non si contraddistingue per la sua bellezza e architettura neanche per i meravigliosi affreschi che siamo abituati a vedere all’interno delle chiese, ma è tutt’altra situazione.
    Infatti la chiesa di Santa Chiara in Librino è una chiesa costruita per stare vicini alle famiglie del quartiere.
    Una chiesa che rappresenta la pura essenza della religione è che sta vicino a tutti quelli che ne hanno bisogno, sempre e comunque. Il suo parroco Domino Guerra che da 12 anni svolge la sua funzione in questa chiesa lo ha chiamata ‘’La piccola Betlemme di Librino’.
    Infatti il nome è stato pensato dal parroco proprio perché un Natale è stato portato la luce di Betlemme a Natale e da quel momento tutti hanno preferito chiamarlo così. La chiesa è stata costruita in viale Moncada 17 a Catania ed e’ molto facile da notare, andiamo a vedere insieme perche.

    Come è stata costruita la chiesa di Santa Chiara in Librino

    Come abbiamo detto all’inizio se vi aspettate una chiesa classica con statue di santi e affreschi meravigliosi questa non fa al caso vostro. Invece per chi vuole entrare per partecipare in una mesa spirituale la sua porta è sempre aperta.
    La chiesa di Santa Chiara di Librino è stata costruita in prefabbricato di lamiera al suo esterno e all’interno con cartongesso.
    Sopra l’ingresso della chiesa si trova una grande croce caratteristica delle chiese cattoliche. Il parroco dice che la chiesa rappresenta lo spirito della religione mostrando a tutti che anche nella povertà può nascere la gioia.
    Inoltre la chiesa offre anche studi di strumenti musicali come violino e chitarra per bambini e hanno creato anche un’orchestra chiamata ‘’La scuola di vita orchestra Falcone Borsellino’’ che è una comunità dove si scambiano i valori della fratellanza e solidarietà ai bambini. Per di più viene anche utilizzata per vari funzioni come mese e anche battesimi. Concludendo possiamo dire che è una salvezza per il quartiere e sempre piana di gente che la frequenta per ascoltare le parole di dio da parte del parroco della chiesa di Santa Chiara di Librino.
    Vale la pena visitarla per il suo valore spirituale nel vero senso della parola. Se vi trovate a Catania fermatevi per una tappa in questa splendida chiesa e partecipare ad una messa.
    Chiesa di San Cristoforo alle Sciare a Catania
  • Chiesa di San Cristoforo alle Sciare a Catania 

    Chiesa di San Cristoforo alle Sciare a Catania 

    A Catania in via Plebiscito 353 si trova la chiesa di San Cristoforo alle Sciare. Una chiesa antica piena di storia e con un’architettura unica.
    Ovviamente stiamo parlando di una chiesa cattolica costruita più di 400 anni fa. È sopravvissuta al famoso terremoto del 1693 anche se all’epoca ha subito molti danni. Fu ricostruita molto più tardi nel 1834. Entrando nella sua storia e stato svelato che la chiesa apparteneva all’antica confraternita ‘’S.Cristoforo alla sciare’’ da quale anche l’attuale nome. In quel periodo veniva intitolata come la chiesa di San Rosalia.
    Circondato da condomini la chiesa offre un panorama molto suggestivo. Con la sua alta torre e un grande portone al di sopra del quale una sola finestra. Appena entrati si notta immediatamente il suo altare e sui lati dei muri, fori con statue di santi al loro interno. Un’attrazione per molti turisti che la visitano. Quindi se vi trovate a Catania per vacanze dovete assolutamente fare una tappa in più e andare a fare visita a questa meravigliosa chiesa, ancora meglio se vi trovate nei dintorni il giorno di San Cristoforo per partecipare alle sue funzioni.
    L’architettura della chiesa di San Cristoforo alle Sciare 
    Chiesa di San Cristoforo alle Sciare
    Per entrare in merito all’architettura della chiesa bisogna entrare anche in termini più formali per descrivere questa costruzione. Con una facciata piana simmetrica definita da paraste in pietra bianca e zoccolatura in pietra lavica si affaccia sulla via Plebiscito.
    Lungo l’asse di simmetria si susseguono in alzato modanata in calcare bianco che definiscono anche la sua facciata. Il portale d’ingresso si presenta architravato e sovrastato da un timpano ad omega.
    Si può vedere anche la superiore finestra e il frontone di coronamento. A destra della struttura si alza anche la torre del campanile. Questo spazio è stato costruito ad andamento longitudinale e la volumetria è a base rettangolare e prismatica.
    Pianta Schema planimetrico con una sola aula per le funzioni parrocchiali. Come abbiamo detto per le varie funzioni viene utilizzata l’unica aula che caratterizza questa chiesa. Con un pavimento di marmo grigio e le statue al suo interno dà la reale percezione religiosa e facilita la diffusione della parola del nostro signore. Una chiesa molto bella da vedere e visitare sia per la sua facciata esterna che per il suo meraviglioso interno.
    Un posto sacro che dovete assolutamente andare a visitare se vi trovaste a Catania. Molto amata dagli abitanti non solo della zona ma di tutta Catania e molto apprezzata dagli turisti che si fermano per visitarla.

    Chiesa di San Francesco Borgia a Catania
  • Chiesa di San Francesco Borgia a Catania

    Chiesa di San Francesco Borgia a Catania

    Catania è una città storica, che ospita al suo interno una miriade di Chiese, piccole e grandi. Alcune piuttosto famose, altre più piccole e meno conosciute, ma degne in ogni caso di essere visitate almeno una volta per ammirarne le bellezze.
    Nel quartiere delle Terme della Rotonda sorge la chiesa di San Francesco Borgia, una chiesa Cattolica costruita lungo la via dei Crociferi, quella che viene definita la strada barocca più scenografica di Catania. È un’edificio semplice ma allo stesso tempo molto particolare, che merita una menzione.

    Storia della Chiesa di San Francesco Borgia

    Indirizzo: Via Crociferi, 17, 95124 Catania CT

    La sua storia è molto semplice e inizia nel 1556, quando giunse a Catania una compagnia di religiosi dell’ordine Gesuita. Questi avevano il compito di insegnare la dottrina religiosa in 14 diverse chiese della città, in cui si stabilirono il 9 febbraio 1556. In questa data venne firmato un accordo tra il vescovo Nicola Maria Caracciolo, i giurati della città e i Gesuiti per l’acquisizione della chiesa della Santissima Ascensione, che divenne il luogo di residenza dell’ordine religioso.
    Furono inoltre ceduti anche alcuni locali facenti parte del vecchio ospedale, ormai non più in uso.
    Successivamente la chiesa venne ampliata, con l’aggiunta di un piccolo collegio e di una casa di probazione, realizzate secondo il progetto dell’architetto gesuita Giovanni Tristano, risalente al 1565.
    Il collegio fu adibito ad università, e ampliato grazie ai fondi ricevuti dal re.
    Nel 1578 il complesso venne terminato, grazie all’intervento dell’architetto Francesco Schena.
    Nel 1693 la zona del Val di Noto venne sconvolta da un terremoto, che coinvolse anche Catania.
    L’evento catastrofico colpì anche il complesso gesuitico distruggendolo in gran parte. Tra il 1698 e il 1736 l’intero edificio venne ricostruito su progetto di Angelo Italia, esattamente nello stesso sito in cui si ergeva il complesso in passato.
    Durante i lavori del 1713 vennero impostati i pilastri per la realizzazione della cupola della chiesa. Mentre i lavori del 1724 e 1740 furono quelli che che terminarono le opere di finitura dell’interno dell’edificio.

    Descrizione della Chiesa di San Francesco Borgia

    La chiesa si presenta a tre navate, molto ampie e luminose. La facciata è molto lineare ed è realizzata secondo lo stile romanico accademico. Per accedere all’interno è necessario percorrere uno scalone a doppia rampa, posta proprio di fronte alla facciata che si sviluppa su due ordini di colonne binate.
    L’interno della chiesa ospita diversi altari minori laterali, tutti realizzati in marmo e decorati con delle caratteristiche pale, opera di pittori catanesi del XVIII secolo.
    È presente una balconata molto caratteristica posta sulla controfacciata, sostenuta da mensole decorate con foglie d’acanto e un parapetto su cui sono posti tre stemmi con corone.
    Chiesa di San Francesco Borgia
    La parte più caratteristica della chiesa è l’altare maggiore, realizzato in pietre dure, agapi e diaspri siciliani. Sono presenti delle colonne in agape verde, due statue di angeli e una figura dell’Eterno benedicente, che ornano l’altare e ne donano ricchezza e prestigio.
    La Madonna di Santa Maria Maggiore è un dipinto ad olio, che si colloca proprio al centro dell’altare. Il quadro è una copia, realizzata nel 1567 dall’originale custodito nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, e donata alla chiesa di San Francesco Borgia.
    Chiesa di San Francesco Borgia Catania
    La cupola della chiesa è finemente decorata con degli affreschi, eseguiti secondo disegno del pittore catanese Olivio Sozzi intorno al 1760, e con la collaborazione di Vito d’Anna. Entrambi pittori rinomati del rococò palermitano.
    La composizione è formata dalla figura di Cristo, che domina la scena al centro della cupola, mentre i pennacchi sono decorati con immagini dei continenti evangelizzati dall’ordine dei Gesuiti.
    Chiesa di San Filippo Neri
  • Chiesa di San Filippo Neri a Catania

    Chiesa di San Filippo Neri a Catania

    La chiesa di San Filippo Neri a Catania è inserita in una location molto suggestiva, situata tra le antiche terme e il teatro greco in Via Teatro Greco 32. Si tratta di una chiesa piuttosto contenuta, ma ricca di particolari, con annesso l’oratorio salesiano che è sempre animato di iniziative culturali e occasioni di aggregazione per i giovani catanesi.

    La struttura viene costruita nel 1790 in onore del presbitero Filippo Neri, consacrato a santo dalla Chiesa cattolica.
    La caratteristica peculiare di questa piccola ma deliziosa chiesa nel centro di Catania è la presenza dell’oratorio, dedicato al santo che proclamò per tutta la sua esistenza l’amore per la gioventù e la missione di salvare i ragazzi di strada da una fine misera e da morte sicura. Ma andiamo a contestualizzare meglio la chiesta di San Filippo Neri, piccolo scrigno della ridente città sicula, analizzando lo stile e le ispirazioni.

    Chiesa di San Filippo Neri a Catania: L’interno della struttura

    La chiesa viene costruita dalla comunità siciliana come omaggio ad una figura storica e religiosa che ha sempre visto nell’aggregazione una via d’uscita dalla povertà e dalla desolazione.
    Per questo motivo la chiesa è spoglia di decorazioni e mantiene uno stile piuttosto umile ed essenziale, con qualche dipinto alle pareti dedicato al santo, in tema spiccatamente figurativo e tradizionale.
    Chiesa di San Filippo Neri a Catania
    Altre decorazioni sono le statue dedicate, oltre al santo, alla Vergine Maria.
    Molto interessante è l’altare della navata centrale, sotto la volta a botte, impreziosito da tappezzeria rosso magenta e particolari come affreschi sulle ali della cupola.
    In generale, si tratta di un ambiente intimo e raccolto, sobrio ed essenziale che desidera sottolineare un sentimento di umiltà e di preghiera.
     

    Chiesa di San Filippo Neri a Catania: L’importanza dell’oratorio

    La piccola chiesa dedicata a San Francesco Neri è sopravvissuta alle numerose eruzioni dell’Etna e ai bombardamenti, durante i due conflitti mondiali.
    È l’oratorio la vera ricchezza di questa chiesa, il valore aggiunto per tutta la comunità catanese.
    Il santo, nato nel 1515 è ricordato per aver radunato attorno alla sua figura un gruppo di ragazzi di strada, educandoli e facendoli divertire, senza distinzione di sesso. La sua missione evangelica avvenne a Roma, in una città all’epoca particolarmente pericolosa e corrotta.
    Da questa unione di giochi, canti e studio, nasce l’oratorio, proclamato a vera e propria istituzione e congregazione da papa Gregorio XIII nel 1575.
    Per questo motivo, mentre la chiesa vuole portare avanti un messaggio di sobrietà e raccoglimento, la vera e propria ricchezza d’animo sta nella presenza dell’oratorio salesiano al suo interno, animato ancor oggi da iniziative benefiche e attrazioni periodiche per ragazzi e le loro famiglie.
     

    <<<<Scopriamo la Chiesa di Santa Croce a Catania>>>>

     
    La Chiesa di Santa Croce

  • La Chiesa di Santa Croce a Catania

    La Chiesa di Santa Croce a Catania

    La chiesa di Santa Croce a Catania si trova nel quartiere del Villaggio Sant’Agata facente parte della VI Circoscrizione (San Giorgio Librino – San Giuseppe La Rena Zia Lisa Villaggio Sant’Agata) Ovviamente il nome di questo quartiere è stato dato in onore di Sant’Agata, patrona di Catania.
    Per chi si trova a Catania deve assolutamente visitare questa magnifica chiesa. Un posto sacro diventato un’attrazione turistica ideale per chi vuole avere un’esperienza spirituale unica e per chi vuole vedere un posto sacro.
    Nel 1960 lo IACP di Catania si affidò all’urbanista Michele Valori per il progetto della costruzione dell’intero quartiere includendo cosi anche la Chiesa Santa Croce insieme a 1600 alloggi popolari che erano destinati a quasi 8000 abitanti. Cosi Michele Valori si concentro solamente per la ristrutturazione di questa chiesa, proteggendo cosi non solo il suo valore storico ma anche il suo stile architettonico unico.
    La chiesa di Santa Croce è un luogo ti culto cattolico molto amato dagli abitanti della zona ma anche molto visitato da turisti. In questo articolo parleremo anche della sua struttura fermandoci sul suo stile architettonico e i materiali utilizzati per la sua costruzione. Così potremo avere anche una visuale chiara di quello che questa chiesa rappresenta. L’indirizzo esatto della chiesa di Santa Croce è; Villaggio Sant’Agata 26/B Zona B – Zia Lisa, Catania (CT)

    Architettura della chiesa Santa Croce a Catania

    La Chiesa di Santa Croce a Catania
    Con un unico varco di accesso sovrastato da profonda pensilina troviamo la facciata a capanna su podio gradonata. Una forma tipica che dà un forte contributo alla parte visiva della facciata di questa chiesa. Si data di una volumetria prismatica regolare a base pressoché rettangolare. Per di più è costituita dalla giustapposizione di prismi rettangolari di medesima altezza e ma con una larghezza differente in ogni primo. Il suo spazio è sovrapposto ad un andamento longitudinale.
    Al suo interno si può ammirare una sola aula con presbiterio leggermente rialzato. Inoltre la suddivisione delle pareti longitudinali in settori rettangolari e paralleli formano un effetto visivo unico. Creando così la reale condizione spirituale che un posto sacro come una chiesa che diffonde la parola di dio deve avere.
    Un’altra caratteristica della chiesa è di sicuro il pavimento in marmo grigio che è molto apprezzata è amata da chi ci passa per entrare in una messa. La sua facciata anteriore è caratterizzata dal suo color mattone con intrecciato con il grigio e le croce appesa sopra l’ingresso. Per entrare basta fare due scalini oppure per chi non può ci sono due rampe per disabili che facilitano l’ingresso in chiesa.
    Chiesa della Divina Maternità della Beata Vergine Maria a Catania
  • Sant’Agata il programma: Festeggiamenti dal 12 al 18 agosto

    Sant’Agata il programma: Festeggiamenti dal 12 al 18 agosto

    A Catania i festeggiamenti in onore di Sant’Agata, patrona della città, si svolgono in due periodi dell’anno: dal 3 al 5 febbraio, quando, in occasione della ricorrenza del martirio della Santa, giungono nella città etnea circa un milione di persone, e dal 12 al 18 agosto.

    Il motivo della festa di sant’Agata ad agosto

    Pur essendo più contenuti, rispetto alle celebrazioni di febbraio, i festeggiamenti di agosto richiamano tanti fedeli e turisti nel centro storico di Catania.
    L’occasione è quella di ricordare il ritorno delle spoglie di Sant’Agata in città, dopo che queste erano state trafugate dal generale bizantino Giorgio Maniace e portate a Costantinopoli come bottino di guerra, dove vi rimasero per ben 86 anni.
    La ricorrenza richiama i festeggiamenti spontanei che vi furono in città nella notte del 17 agosto del 1126, quando i resti della Santa catanese fecero rientro da Costantinopoli.

    Sant’Agata il programma dettagliato dal 12 al 18 agosto

        • Lunedì 12 agosto – Festa di S. Euplio – dopo la Santa Messa in Cattedrale, alle 9:00, avviene la traslazione del braccio reliquiario di Sant’Euplio dalla Cattedrale al sito dell’antica chiesa a lui dedicata in Piazza della Borsa, dove ci sarà un momento di preghiera e la benedizione con la reliquia del Santo. Nel pomeriggio, dopo la recita del rosario, alle 18:00 la Santa Messa solenne con la partecipazione dei Diaconi dell’Arcidiocesi.
        • Giovedì 15 agosto – Solennità dell’Assunzione di Maria al cielo – in Cattedrale si susseguiranno le Sante Messe alle ore 08:00, 9:30, 11:00 (solenne) e alle 18:00.
        • Venerdì 16 agosto, alle ore 7:30, nella Cappella di Sant’Agata esposizione dell’insigne reliquia del Velo e celebrazione della Santa Messa; nel pomeriggio, dopo la recita del Rosario e la Santa Messa presieduta dal parroco, alle ore 19:00 l’attesissima processione col Velo di San’Agata col seguente itinerario: piazza Duomo, via Vittorio Emanuele, piazza San Placido, via Porticello, via Dusmet, Porta Uzeda, piazza Duomo. Dinanzi alla monumentale chiesa di San Placido omaggio dell’associazione “Sant’Agata in cattedrale”; in via Dusmet, dinanzi alla “fontanella di Sant’Agata”, sosta di preghiera, riflessione del Cerimoniere arcivescovile, e saluto del Sindaco di Catania.
          A seguire, Notte bianca della cultura con i musei e i principali siti culturali della città aperti fino a mezzanotte.
        • Sabato 17 agosto – Memoria dell’893° anniversario del ritorno in patria delle reliquie di Sant’Agata da Costantinopoli – dopo l’apertura del sacello e la traslazione all’altare maggiore delle reliquie di Sant’Agata, sarà possibile partecipare alla Santa Messa ogni ora; i devoti saranno ammessi alla venerazione delle reliquie della Santa Patrona dalle ore 10:00 alle ore 13:30 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00 presso la cappella di Sant’Agata.
          In serata, alle ore 19:00, la solenne celebrazione eucaristica presieduta da S.E.R. Mons. Arcivescovo e alle 20:30 la seconda seguitissima processione con le Reliquie della Santa Patrona col seguente itinerario: piazza Duomo, Porta Uzeda, via Dusmet, via Porticello, piazza San Placido, via Vittorio Emanuele, piazza Duomo.
          La giornata si concluderà con i fuochi pirotecnici in onore di Sant’Agata.
        • Domenica 18 agosto – solennità della Dedicazione della Basilica – si può partecipare alla Santa Messa alle 8:00, 9:30, 11:00 (solenne) e 18:00. Al calar della sera, alle 19:30 ci sarà un bellissimo concerto al Grand’Organo Jaquot della Cattedrale del M° Salvatore Reitano.
  • Chiesa di Sant’Euplio

    Chiesa di Sant’Euplio

    La Sicilia rappresenta da sempre una terra che, dal punto di vista turistico, offre davvero molto: basti pensare agli splendidi litorali da cui è possibile ammirare il mare, per non parlare dei numerosi siti archeologici o le città da visitare.
    Si tratta di una terra ricca di cultura e tradizione, che nelle ere più antiche è stata oggetto diverse dominazioni ( greci, arabi e tanto ancora). In questo articolo ci concentreremo sulla città di Catania, in particolar modo sulla Chiesa di Sant’Euplio.

    La storia della chiesa di Sant’Euplio

    Si tratta di una chiesa risalente al 1548, un antico luogo di culto situata nel quartiere Porta di Aci. In epoca paleocristiana, proprio sul luogo di ubicazione della chiesa, sorgeva un tempio. Purtroppo è andata in parte distrutta in seguito ai bombardamenti dell’ultima grande guerra, nel 1943, è possibile ammirare adesso una delle pareti della chiesa ed il transetto.
    La chiesa è dedicata al secondo patrono della città Sant’Euplio, (la prima è Sant’Agata), e in principio apparteneva alla Confraternita che porta lo stesso nome. Successivamente, venne affidata ai Padri Cappuccini nel 1598 ed infine ai Francescani.
    Secondo alcune mappe risalenti al Cinquecento e al Seicento, è stato possibile osservare che la Chiesa di Sant’Euplio era caratterizzata da un’unica navata, un presbiterio al cui termine era presente un arco trionfale. In seguito alla parziale distruzione causata dai bombardamenti bellici, fu eseguita un’operazione di ri-pavimentazione in cotto.
    E’ stato solo negli anni Sessanta che, grazie al progetto dell’architetto Giacomo Leone, fu inaugurata la nuova chiesa in Via Salvatore Citelli, 1 Catania “presso la Piazza Montessori”.
    Verso la fine del ventesimo secolo sono stati posti, dove una volta era presente il presbiterio, dei rilievi raffiguranti gli apostoli. In precedenza questi rilievi dovevano essere destinati al Cimitero Monumentale di Catania, ma si è preferito collocarli presso questo luogo di culto.

    Curiosità sulla Chiesa di Sant’Euplio

    Secondo alcuni studi e ricostruzioni effettuate in base alle descrizioni fornite, pare proprio che l’altare maggiore fosse affrescato con le icone di Sant’Euplio e Sant’Antonio, un Trono della Vergine circondato da angeli e gli Evangelisti. Inoltre, erano presenti due altari laterali di cui in uno vi era rappresentato Sant’Antonio nel deserto, mentre l’altro rappresentava un Crocifisso.
    Chiesa di SantEuplio catania
    Infine, pare che sul lato destro del pavimento vi fosse una botola che conduceva ai locali sottostanti risalenti all’epoca romana. Questa botola fu rimossa in seguito, ma venne prontamente sostituita con una scala che conduce ancora oggi a quei locali: si racconta che fosse il luogo di prigionia del Santo.
    santagata al carcere catania
  • Chiesa di Sant’Agata al Carcere

    Chiesa di Sant’Agata al Carcere

    Catania riserva alla sua patrona, dal 3 al 5 febbraio la festa di sant’Agata . Inserita nel patrimonio mondiale dell’umanità per l’UNESCO, come bene di tipo etnoantropologico, è la terza festa cattolica per importanza nel mondo. Agata appartiene alla ricca nobiltà di Catania del terzo secolo a.C., giovanissima, tra i 15 e i 21 anni per l’agiografia, è vittima di persecuzioni religiose e rifiuta di sposare il console Quinziano. Molto arrabbiato, Quinziano ordina di rinchiudere Agata in una prigione buia. Mentre vi viene condotta, Agata continua a insultare Quinziano, a chiamarlo uno scagnozzo di Satana, un satrapo spazzatura, un adoratore di Venere, un pervertito vizioso.
    santagata al carcere
    Gettata in prigione è torturata , le vengono strappati i seni con delle pinze, San Pietro interviene la notte per confortarla e guarire le sue ferite, ma il giorno successivo Agata è martirizzata con braci ardenti e punte di ferro arroventate e ributtata in carcere, dove muore il 5 febbraio 251.

    Qui siamo sul luogo della tragedia

    Siamo in una posizione fortemente strategica di Catania, alle pendici della collina di Montevergine dove in sommità, fondata nel 729 a. C., si estendeva la più antica città greca Katane con l’ acropoli. In epoca romana sempre in questa area la città era splendida , definita da un perimetro di mura che da piazza Duomo salivano alla chiesa di S. Agata, e proseguivano includendo l’anfiteatro fino a piazza Stesicoro , i ruderi testimoniano la sua magnificenza. E proprio qui si svolse sotto l’impero di Decio in piena crisi e la persecuzione dei cristiani, la tragedia di Agata , siamo nel 251 d.C.
    I catanesi da subito corrono sul luogo della prigionia della bella e giovane Agata , a cui Catania mostra culto e devozione .
    L’anno successivo , 252 d.C. , le è già attribuito il miracolo di aver arrestato la lava sul limite della città , durante l’eruzione dell’Etna.
    Ed è qui che sorge il trittico dei luoghi del martirio di Agata : Sant’Agata la Vetere, al Carcere e alla Fornace.

    L’Ulivo nella piazzetta del S. Carcere

    Al centro della piazza del S. Carcere , di lato all’entrata della Chiesa, è sistemato e fiorisce un ulivo. Ricorda la leggenda: Agata stava per essere riportata in carcere e si fermò ad allacciare un calzare . Improvvisamente nacque un albero di ulivo.
    Fino a metà del 1700 qui sorgeva una chiesa normanno-gotica a pianta quadrata con l’ingresso su vico del Re , che oggi non esiste più, inglobata in un bastione difensivo cinquecentesco sorto sulla prigione di Agata. Il bastione è tuttora inglobato nell’odierna sistemazione.
    vista frontale della chiesa santagata al carcere
    Sul muro del bastione nascosto dal fogliame è fissato un alto rilievo : sotto due putti sorridenti, San Pietro visita Agata nella sua prigione. Ha le chiavi del Paradiso nella mano sinistra e l’indice destro indica il Cielo alla giovane che ha offerto la vita per la sua fede e avrà l’eterna felicità con il suo Dio.

    Il portale duecentesco

    Sant’Agata al Carcere , appare sulla scena salendo a piedi da via Manzoni. Sorprende con la teatrale facciata barocca in marmo bianco , eretta su un’ampia scalinata di accesso.
    Vi è incastonato un bellissimo portale ad arco strombato a tutto sesto, duecentesco in perfetto stile romanico-pugliese, che originariamente era nel Duomo di Catania. Per volere del vescovo Pietro Galletti fu smontato e sostituito nel Duomo e rimontato pezzo a pezzo nella nuova facciata di Sant’agata al Carcere , raccontano gli storici dell’arte, con alcune modifiche e inversioni delle bellissime iconiche figure e del bestiario romanico.
    Il portale in marmo bianco di Carrara è formato da archi concentrici e esili colonnine , nei capitelli scimmie e foglie d’acanto.

    Non colpire la Patria di Agata perché è vendicatrice delle offese

    Entrando in Sant’Agata al Carcere, se si alza lo sguardo al grande arco del presbiterio, si legge “Noli offendere Patriam Agathae, quia ultrix iniuriarum est” le parole che , come narra la leggenda, apparvero per miracolo nel 1232 a Federico II di Svevia e lo convinsero a non distruggere Catania. Un altro segno della potenza che da sempre accompagna l’iconografia di Agata.

    Il Carcere di Agata

    Sotto il bastione scendendo una scala si arriva alla prigione bassa e buia dove era rinchiusa e dove morì Agata. Vi è collocato un altare .E’ umanamente impressionante essere dove questa ragazza ha subito il martirio.
    Chiesa di Sant’Anna a Catania
  • Chiesa di Sant’Anna a Catania

    Chiesa di Sant’Anna a Catania

    La Chiesa catanese di Sant’Anna, in via Sant’Anna 16, è luogo di culto e sede del Gran Magistero dell’ordine militare del Collare di Sant’Agata dei Paternò.

    Chiesa di Sant’Anna: Un po’ di storia

    Le prime notizie di questa Chiesa, che porta con sè, attraverso i secoli, decenni di storia e accadimenti, risalgono al XVII secolo quando i Padri Trinitari vi si stabilirono intorno alla metà del 1600. Stabilendosi tra le mura di questa Chiesa, vennero chiamati successivamente frati di Sant’Anna.
    Al seguito di un terremoto avvenuto nel 1693, la Chiesa subì gravi danni per poi tornare a risplendere con la ricostruzione successiva ed essere nuovamente demolita e ricostruita in dimensioni ridotte dalla famiglia Mauro (o di Mauro) che ne prese possesso.
    Negli ultimi decenni del XIX secolo, la Chiesa riaprì finalmente al culto popolare grazie anche e soprattutto alla collaborazione dei fedeli e delle monache clarisse che risiedevano nel vicino monastero francescano.
    Nel corso del 2008, durante un breve periodo di chiusura, la Chiesa è stata restaurata nuovamente e riaperta al culto per accogliere i numerosi fedeli devoti a Sant’Anna. La chiesa di Sant’Anna è luogo di culto, concerti e incontri sociali.

    Chiesa di Sant’Anna: La struttura e le opere artistiche

    Chiesa di SantAnna

    La Chiesa di Sant’Anna presenta un altare maggiore, posto al centro della struttura, e due altari minori, situati rispettivamente al lato destro e al lato sinistro della navata centrale.
    A sovrastare il piccolo altare di destra, vi è un dipinto, una cosiddetta pala, raffigurante Sant’Antonio da Padova che sorregge nella mano sinistra il Bambinello, mentre immediatamente sopra il piccolo altare di sinistra si trova la scultura del Santissimo Crocifisso.
    Nell’abside si trovano gli affreschi raffiguranti l’Annunciazione e il Coro Angelico in adorazione dell’agnello divino.
    A sovrastare l’altare principale della Chiesa, si trova un dipinto del pittore catanese Pasquale Liotta che illustra Sant’Anna dedita all’educazione di Maria Vergine durante l’infanzia. Una scena di quotidianità così semplice e così importante letteralmente al centro dell’attenzione dei fedeli.
    E’ infatti di particolare importanza apprezzare la devozione rivolta a Sant’Anna: non solo infatti la Chiesa le è intitolata, ma la sua presenza è posta al centro della scena, proprio sopra l’altare maggiore, mentre il crocifisso, che generalmente sovrasta il tabernacolo, è posizionato sopra l’altare minore di sinistra.

    Il Militare Ordine del collare di Sant’Agata dei Paternò

    Presso la Chiesa di Sant’Anna trova sede il Gran Magistero dell’ordine militare del Collare di Sant’Agata dei Paternò.
    Questo ordine, agli albori della sua esistenza esclusivamente militare, trova le sue origine nel XIII secolo d.C. e fu fondato dai re Aragonesi di Majorca, con lo scopo di difendere i mari solcati dai pirati e di contrastare il crescente islamismo presente nelle isole Baleari.
    L’ordine è resistito fino ai giorni nostri dopo un susseguirsi di incredibili vicissitudini, divieti e legittimazioni, fino a giungere alla nostra contemporaneità come sì ordine cavalleresco ma con una principale accezione assistenziale, grazie ai numerosi progetti ospedalieri, portando sempre con sè i valori della più alta cavalleria.
    Gli stemmi blasonati della Real Casa d’Aragona e del Militare Ordine del Collare di Sant’Agata sono visibili sopra l’ingresso principale della Chiesa.
     

    Una piccola Chiesa tutta da scoprire quella di Sant’Anna, ricca di storia, passaggi di proprietà, fedeli e fede. Questa Chiesa porta con sè innumerevoli testimonianze del tempo che fu, accompagnata nella propria esistenza da storie di scrittori, ordini cavallereschi e credenza.

    <<<<Scopriamo la Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino>>>>

     
    Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino catania

  • Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino

    Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino

    Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino: Un prezioso gioiello nel centro di Catania

    Il Santuario di Santa Rita in Sant’Agostino si trova nell’area più centrale di Catania in Via Vittorio Emanuele II, 318, Catania ed è diventato un punto d’interesse per tutti i viaggiatori. Se stai soggiornando nella città e vorresti visitare un luogo ricco di storia, tradizione e spiritualità, il Santuario è quello che fa per te.
    L’edificio, che grazie alla sua posizione è facilmente raggiungibile, costituisce uno squisito esempio di Barocco catanese, firmato dall’artista Girolamo Palazzotto.
    L’esterno della fabbrica è caratterizzato da due ordini di semicolonne, che si trovano in armonia con lo stile del 1700 visibile nella facciata del convento di Sant’Agostino proprio accanto alla chiesa. Nonostante le vestigia moderne sia il Santuario che il convento avevano probabilmente un’origine più antica, addirittura come basilica romana, come testimoniano le 32 colonne ritrovate durante l’erezione del fabbricato nel 1615.
    Durante gli anni questo luogo di culto ha dovuto subire alcune modifiche: già nel 1693 si erano resi necessari alcuni lavori di restauro a seguito del terremoto che nello stesso anno colpì Catania.

    Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino: Un interno tutto da ammirare

    All’interno la chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino presenta alcune pregevoli opere pittoriche, scultoree e architettoniche.
    La fabbrica interna, a navata unica, comprende sei cappelle laterali, tutte valorizzate dalla presenza di altari di marmo di altissima fattura, come quello che si ritrova nella zona presbiteriale. In quest’area puoi ammirare anche un crocifisso ligneo di grande suggestione.
    Chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino
    Se desideri scoprire altre opere scultoree non puoi perderti quelle nella cappella del S. Cuore e quelle nella cappella dedicata a S. Agostino, entrambe opera dell’artista di Ortisei Giuseppe Stuflesser.
    Quattro tele del Santuario sono state sottoposte a restauro nel biennio 2014-2016: un’opera necessaria che ha permesso di salvare i raffinati dipinti. Gli interventi hanno ridato luce, solidità e nitidezza alla Glorificazione di Sant’Emidio con il Cristo, la Madonna e Sant’Agata (1750 circa) di Alessandro Vasta, alla Madonna della Cintura con Sant’Agostino e Santa Monica (1700) di Nicolò Mignemi il Vecchio, all’Elemosina di San Tommaso da Villanova (1809) di Giuseppe Zacco e all’Estasi di San Nicola da Tolentino (1804-1805) sempre di Zacco .

    Scopri la devozione nelle sue forme più suggestive nella chiesa di Santa Rita in Sant’Agostino

    L’edificio, essendo collegato al vicino convento, era originariamente dedicato al culto di Sant’Agostino, ma la devozione popolare ha fatto sì che nel 2013 diventasse Santuario di Santa Rita, figura particolarmente cara alla popolazione catanese.
    Proprio per questo tutto il mese di maggio costituisce un periodo di grande fermento per la chiesa, che si prepara alla tradizionale e imperdibile benedizione delle rose che si tiene il 22 del mese.
    Se ti trovi a Catania in questo periodo non puoi lasciarti sfuggire l’occasione di assistere ai riti dedicati a Santa Rita che sapranno affascinarti e conquistarti.
    Chiesa di Santi Angeli Custodi catania
  • Chiesa di Santi Angeli Custodi

    Chiesa di Santi Angeli Custodi

    Chiesa di Santi Angeli Custodi: una costruzione travagliata

    Devi sapere che la Chiesa degli Angeli Custodi che si trova in Via S. Angelo Custode, Catania, nacque a seguito di uno degli eventi più catastrofici della storia Catanese: sto parlando del terremoto del 1693, che, oltre aver provocato più di 1000 morti, richiese l’avvio di una ricostruzione urbanistica.
    A seguito della costruzione di nuovi quartieri nella zona cosiddetta degli Angeli Custodi, gli abitanti di questa sentirono il bisogno di avere un luogo di culto adatto, che venne eretto nel 1730 a seguito di un ‘crowfunding’, come lo chiameremmo oggi.
    Tuttavia, in origine la Chiesa di Santi Angeli Custodi era una struttura estremamente modesta, costruita con pietre a secco, intonaco e alcuni assi di legno e tegole come copertura. Per molto tempo dopo la sua costruzione i parrocchiani e i suoi parroci rettori vollero intraprendere un ampliamento, ma le umili condizioni di chi la frequentava (pescatori, fornai e piccoli mercanti) non potevano coprire eventuali spese.
    Solo verso gli ultimi decenni del 1800, grazie a un enorme sforzo economico collettivo, questa chiesa prese la forma che si può osservare oggi, rimanendo, tuttavia, una struttura semplice, ma facendo della sua schiettezza il suo punto di forza.

    Struttura e opere artistiche della Chiesa di Santi Angeli Custodi

    Chiesa di Santi Angeli Custodi

    Come noterai, la struttura esterna presenta una pulita facciata romanica, caratterizzata da un’apertura rotonda nel mezzo sormontata dall’orologio; a fianco del corpo principale è presente un piccolo, ma suggestivo campanile a base quadrata.
    All’interno la prima cosa che ti colpirà sarà il candore dell’interno, interamente bianco, che dona una spettacolare luminosità al piccolo edificio, composto da una navata che si sviluppa longitudinalmente. Lo stile degli interni. ottocenteschi, utilizza la semplicità come punto focale: oltre al biancore delle pareti si possono notare le dorature dei capitelli delle colonne, con brillantezze riprese in negli occhielli della volta.
    La struttura interna viene divisa, oltre alla navata, in un nartece che la precede e l’abside che la termina: questi tre spazi rappresentano le tre componenti della chiesa cristiana primitiva conosciuti ancora del 1730, ovvero i catecumeni, i comunicanti e il clero.
    Le opere custodite all’interno della chiesa sono per la maggior parte risalenti al 1800, e sono tutte di squisita fattura.
    Entrando nella chiesa si possono notare le quattro aperture rotonde che ospitano le raffigurazioni della sacra quadriga, ovvero i quattro evangelisti; oltre a questi, è possibile ammirare una tela rappresentante il Santo Angelo Custode che indica la via al suo protetto.
    Anche dal punto di vista scultoreo la chiesa vanta due opere molto raffinate, sempre di matrice ottocentesca: una statua lignea rappresentante San Giuseppe che regge Gesù Bambino e un’altra che rappresenta il Sacro Cuore di Gesù.
    Ma l’opera artistica più bella che potrai ammirare è l’affresco dell’abside, che rappresenta la Visione del Cielo e dell’Altissimo dove si possono individuare i ventriquattro vegliardi citati nel libro dell’Apocalisse che si prostrano davanti all’agnello di Dio.
    Sempre nella zona presbiterale potrai ammirare un affascinante altare dalla struttura ordinata, composto da marmi dalle tonalità rosate, che si ritrovano anche nelle pietre della pavimentazione, dove si fondono con lastre più scure tendenti al nero.
    Insomma, ti posso assicurare che, nonostante la sua apparente semplicità, la Chiesa di Santi Angeli Custodi sarà un edificio interessante da visitare durante un tuo soggiorno a Catania.
    Chiesa di San Berillo in Santa Maria degli Ammalati catania
  • Chiesa di San Berillo in Santa Maria degli Ammalati

    Chiesa di San Berillo in Santa Maria degli Ammalati

    A pochi passi dalla più trafficata Via Umberto, ad altrettanti pochi passi dalla fiera, Via Etnea e Piazza Stesicoro, nella piccola Piazza Giovanni Bovio, fra un campo da calcio sull’asfalto e la modernizzazione del mondo, viene conservata la chiesa di San Berillo in Santa Maria degli Ammalati.

    Chiesa di San Berillo in Santa Maria degli Ammalati: La sua storia

    Una chiesa, quella di S. Berillo in S. Maria degli Ammalati, costruita nella seconda metà del ‘700 e rinominata in “San Berillo” in seguito alla risanazione del quartiere omonimo, ha ospitato fino al 1898 gli affreschi del pittore Luigi Strano. La ristrutturazione, che è stata svolta nel 1960 con l’erezione canonica a S. Berillo Protoepiscopo, ha portato via molta della decorazione presente sui muri fino a quel momento, in seguito anche al decadimento strutturale.

    L’aspetto estetico e architettonico

    Chiesa di San Berillo in Santa Maria degli Ammalati

    All’esterno, la facciata è simmetrica e piana con delle paraste a delimitare; un portale modanato, con timpano ad omega introduce alla chiesa, mentre a sinistra, continuando il muro di facciata, è presente il campanile. La struttura interna è longitudinale, con volumetria prismatica a base rettangolare.
    All’interno è possibile trovare diversi dipinti di scene ecclesiastiche, salvate dallo stesso destino degli affreschi, uno dei quali troneggia sopra il presbiterio per la liturgia, nella sua imponenza.
    È una chiesa piuttosto moderna, complice la ristrutturazione recente, ma che conserva il carattere di quello che era in origine il costrutto. L’illuminazione è calda e brillante e tende a farsi notare quando il portone della chiesa è aperto.

    Le attività

    Nelle immediate vicinanze, inoltre, si svolge annualmente la festa della Madonna del Carmelo, il cui carro sosta davanti la chiesa illuminata e dal portone spalancato, con una processione e un’omelia accompagnati da una messa. Generalmente, la chiesa ospita anche funerali e occasionali matrimoni con conseguente allestimento. È visitabile in qualsiasi momento della giornata e i particolari interni non mancheranno d’incuriosire l’appassionato di arte, così come quello di ecclesiastica.
    La chiesa, inoltre, rimane aperta anche durante la processione di Sant’Agata, per la venerazione da parte dei fedeli. Anche in questo caso, la chiesa rimane con il portone aperto, invitando a entrare.
    È un monumento di una storia sommersa di Catania, il quale trova come sempre il suo centro di storia più recente nel quartiere di San Berillo, il quale ha influenzato a lungo le zone limitrofe e, con queste, anche le chiese e le costruzioni al loro interno.
    Visitare S. Berillo di S. Maria degli Ammalati rappresenta un’occasione per approfondire la storia della città, conoscere curiosità riguardanti i cambiamenti nel culto ecclesiastico della seconda metà del Novecento e, non in ultimo, ammirare la bellezza dei dipinti e dell’architettura semplice ed efficace della parrocchia.
    Chiesa di Sant’Agata la Vetere
  • Chiesa di Sant’Agata la Vetere

    Chiesa di Sant’Agata la Vetere

    Chiesa di Sant’Agata la Vetere: La prima cattedrale di Catania

    La chiesa di Sant’Agata la Vetere (che significa l’antica) si trova nella piazza omonima e fu la prima cattedrale di Catania dal 380 al 1091, oltre a essere anche la prima chiesa al mondo dedicata al culto della Santa.
    Devi sapere che Agata, patrona di Catania, è stata una delle martiri più venerate dell’antichità cristiana: celebre fu il suo sacrificio, in quanto venne messa a morte per non avere mai abiurato la fede cristiana.
    A Catania il suo culto viene celebrato con imponenti festeggiamenti il 4-5 e 6 Febbraio e il 17 agosto, utilizzando come scenario l’intera città.
    La facciata di questo piccolo gioiello di architettura sacra, realizzata in stile semplice e lineare, ti apparirà in un angolo della città un po’ nascosto ma molto suggestivo.
    Sto parlando del quartiere di S.Biagio della Calcarella o Anfiteatro romano di Catania.
    La fondazione della Chiesa di S. Agata la Vetere risale al 264; nei secoli fu soggetta a rifacimenti e ricostruzioni a seguito dei terremoti e degli eventi bellici che si susseguirono.
    L’attuale struttura risale al 1722, circa 30 anni dopo l’evento sismico più catastrofico che la città di Catania abbia mai conosciuto.
    Per meglio cogliere tutta l’importanza di questa costruzione ti consiglio di usufruire della visita guidata condotta all’interno della Chiesa di Sant’Agata la Vetere.

    Chiesa di Sant’Agata la Vetere: Una chiesa tutta da scoprire

    Chiesa di Sant’Agata la Vetere Una chiesa tutta da scoprire
    Ammirando la facciata della chiesa, potrai notare come lo stile scelto per il rifacimento dell’edificio sia un barocco sobrio e pulito; una volta entrato all’interno potrai osservare una struttura interna a croce latina che prevede un’unica navata.
    Vicino all’ingresso potrai accostarti alla teca che protegge la cassa di legno in cui riposarono le spoglie della santa per 500 anni.
    Volgendo lo sguardo all’altare maggiore potrai ammirare la bellezza dell’antico sarcofago di marmo bianco, risalente al periodo romano-imperiale ma con copertura bizantina, che servì come prima sepoltura per la Santa.
    All’interno della chiesa, inoltre, troviamo una tela del 1898 del pittore Giuseppe Sciuti intitolata ‘la Madonna della maternità o dei bambini’; un’opera originale e di pregio che collocata nella cappella della Vergine, ritraendo la stessa mentre presenta Gesù al tempio.
    Nella cappella di S. Agata è esposto il dipinto di Antonio Pennisi del 1851 che rappresenta il martirio della santa.
    Come noto la fanciulla subì l’amputazione del seno e altri supplizi che la portarono alla morte. Nella tela viene ritratta con un angelo e S. Pietro che la visita nel carcere dove fu rinchiusa, guarendone le ferite.
    Di pregevole fattura sono anche alcuni cerei, detti candelore, opere d’arte lignee di varie dimensioni e altezza che sono portati a spalla da portantini appositamente addestrati durante la festa patronale.
    Nella Chiesa di S.Agata la Vetere puoi scoprire, inoltre, un suggestivo ambiente sotterraneo che svela tracce dell’antica chiesa medievale: era infatti una cripta dove trovavano rifugio i cristiani perseguitati.
    Durante il tuo soggiorno a Catania non potrai non visitare questa magnifica chiesa così importante per la città e i suoi abitanti.
    Chiesa della Beata Vergine Assunta
  • La Chiesa di San Placido

    La Chiesa di San Placido

    Storia della Chiesa di San Placido

    La chiesa di San Placido si trova nell’omonima piazza situata nel quartiere Civita, Piazza San Placido, nei pressi del duomo di Catania. La sua storia è molto antica, le prime tracce di un tempio risalgono ai tempi dei romani e si trattava di una struttura pagana dedicata a Bacco, dio del vino e della vendemmia.
    La prima costruzione cristiana sembra risalire al 1409, quanto la figlia del re di Navarra, Bianca vicaria di Sicilia e in procinto di sposarsi per la seconda volta, convolò a nozze con re Martino e portò in dono arredi sacri di grande valore per adornare la chiesa e il futuro monastero delle monache benedettine.
    Sempre nella prima metà del 1400, un’altra benestante famiglia catanese, Ximene e Paola di Lerida, contribuì alla costruzione della struttura religiosa.
    La scelta del luogo non è casuale, infatti si narra che proprio lì sorgesse la casa natale di Sant’Agata, patrona della città.
    Nel 1693 fu completamente distrutta dal terremoto del Val di Noto, di tutto il monastero sopravvissero solamente due monache che affidarono all’architetto Stefano Ittar l’incarico di ricostruire la chiesa di San Placido.
    Nel 1723 viene riconsacrata mentre è solo nel 1769 che si può considerare definitivamente ultimata.

    Struttura ed opere

    chiesa di san placido strutture e opere
    Oggi la struttura viene considerata un capolavoro dell’ultimo barocco siciliano che, differenza di altri edifici Settecenteschi della città, presenta una facciata concava realizzata in pietra bianca di Taormina terminante ai lati con due puntoni acuti.La chiesa è dotata di ampie finestre con grate, ai lati dell’unica porta d’entrata sono poste le statue dei Santi Placido e Benedetto mentre ai loro fianchi e di dimensioni più ridotte si trovano le sculture delle Sante Scolastica e Geltrude, realizzate dallo scultore Carmelo Distefano da Chiaramonte Gulfi, 1° metà del XIX secolo. La facciata è delimitata da un’inferriata convessa realizzata in ferro battuto recante al centro lo stemma di San Benedetto.

    Sulla cima della facciata spicca torre campanaria corredata di tre campane.

    torre campanaria corredata di tre campane

    La chiesa di San Placido è costituita da un’unica navata le cui parete sono arricchite da marmi, stucchi dorati e dipinti e semi-colonne scanalate.
    Di importanza storico-artistica sono gli affreschi di G.B. Piparo mentre i quattro altari laterali sono decorati da bassorilievi marmorei e corredati da quattro dipinti di grandi dimensioni di Michele Rapisardi, tra cui la Vergine Immacolata risalente al XIX secolo (posta sul terzo altare) e Giuseppe Napoli.L’altare maggiore, in marmo policromo sostenuto da putti in marmo ed il coro sono stati disegnati da Ittar.
    Alle pareti laterali dell’abside sono appesi due grandi dipinti di Michele Rapisardi e sullo sfondo dell’altare due dipinti dell’artista Tullio Allegra.
    L’organo, con cantoria nascosta da una grata dorata, è situato sopra la porta d’ingresso.
    Degni di nota sono anche i seguenti dipinti:
    • Sacrificio di Gedeone, Michele Rapisardi – 1858
    • Cena di Emmaus, Michele Rapisardi – 1858
    • San Benedetto resuscita un contadino, Michele De Napoli – 1859
    • Evangelisti, Giovan Battista Piparo – XVIII secolo
    Indirizzo:
    Piazza San Placido, 95131 Catania CT
    Chiesa di Sant'Agata al Borgo