Andrea Camilleri: La Storia dello scrittore Siciliano

Gli inizi della carriera di Andrea Camilleri Andrea Camilleri è uno scrittore importantissimo nella storia della letteratura italiana. Nacque a Porto Empedocle nella provincia di Agrigento in Sicilia il 6 settembre 1925. Era figlio unico e i suoi genitori erano Carmelina Fragapane e Giuseppe Camilleri. Il padre lavorava come ispettore delle compagnie portuali mentre la…

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Gli inizi della carriera di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri è uno scrittore importantissimo nella storia della letteratura italiana.
Nacque a Porto Empedocle nella provincia di Agrigento in Sicilia il 6 settembre 1925. Era figlio unico e i suoi genitori erano Carmelina Fragapane e Giuseppe Camilleri. Il padre lavorava come ispettore delle compagnie portuali mentre la madre faceva semplicemente la casalinga.
Crebbe nella cittadina agrigentina passando un’infanzia agiata e tranquilla. Trascorse un breve periodo presso un collegio vescovile ma venne cacciato via dalla scuola per aver lanciato delle uova contro un crocifisso.
Frequentò il Liceo Classico Empedocle di Agrigento, però non conseguì l’esame di maturità ma fece solo lo scrutinio perché venne interrotto dallo sbarco degli alleati in Sicilia nel maggio 1943.
Seguì nel giugno 1943 un momento che Camilleri definì “una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi ed italiani sotto un continuo mitragliamento”.
Non era infrequente in questo periodo che ci si dovesse anche gettare a terra improvvisamente per scampare ai colpi d’arma da fuoco, come racconterà più avanti.
Camilleri rimase profondamente scosso dallo sbarco e, in particolare, ci fu un momento ben preciso a segnare la sua sensibilità.
Era insieme agli storici amici di infanzia quando vide un soldato americano di cui non riuscì a distinguere i gradi perché nascosti da fiori.
Questi, notata la tomba di un soldato tedesco, spezzò con rabbia la croce che qualcuno aveva messo lì sopra in segno di carità.
In seguito si scoprì che l’uomo era proprio il generale Patton, celebre proprio per la sua tempra e l’ingegno militare.
Nel 1942 iniziò a lavorare come regista teatrale e sceneggiatore.
Due anni dopo decise di proseguire gli studi, iscrivendosi alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Palermo però alla fine non conseguì la laurea.
Tra il 1946 e il 1947 si trasferì a Enna, dove abitava in una piccola casa di due stanze soltanto prive di riscaldamento.
Iniziò a frequentare assiduamente la Biblioteca Comunale della cittadina, allora sotto la direzione dell’avvocato Fontanazza.
Quest’ultimo lo presentò a importanti scrittori dell’epoca, Francesco Lanza e Nino Savarese. Diventò anche molto amico di Franco Cannarozzo, conosciuto anche come Franco Enna, suo pseudonimo e alter ego.
Le frequentazioni d’alto rango letterario e il clima di Enna indussero il giovane Camilleri a sviluppare la passione letteraria. Lui stesso partecipò, infatti, a vari certamen letterari e grazie ad alcune poesie vinse anche il Premio Firenze.
Alla fine degli anni ’40 decise di trasferirsi a Roma.
Nel 1949 Camilleri iniziò un percorso di studio come regista presso l’Accademia di Arte drammatica Silvio d’Amico. Era l’unico allievo come regista ma, insieme a lui, c’erano molti allievi attori diventati celebri, come Luigi Vannucchi, Franco Graziosi e Alessandro Sperlì. Ultimò gli studi nel 1952, strinse forti amicizie con gli attori e pubblicò numerosi lavori di poesia che lo resero molto apprezzato in ambito letterario. Inoltre, grazie a una di queste pubblicazioni, vinse il Premio Saint Vincent. Alcune delle sue poesie vennero poi successivamente pubblicate in una raccolta curata personalmente da Ungaretti.
Quanto al suo lavoro da regista in quegli anni si dedicò soprattutto a mettere in scena le opere di Pirandello.
Nel 1954 decise di partecipare a un concorso per diventare funzionario in Rai. Purtroppo non venne assunto e a suo dire la motivazione era la sua affiliazione al Partito Comunista. Quattro anni dopo, nel 1957, entrò in Rai e nel medesimo anno si sposò con Rosetta Dello Siesto.
Ebbe tre figlie, Andreina, Elisabetta e Mariolina, e quattro nipoti.
Proseguì il lavoro come sceneggiatore, regista e addetto alla produzione in Rai.
In questo ruolo si occupò della produzione di diverse serie poliziesche.
Tra le più famose c’erano il Tenente Sheridan e Le inchieste del Commissario Maigret, con Gino Cervi come protagonista.
Mise in scena anche diverse opere teatrali concentrandosi, in particolare, sulle opere di Luigi Pirandello, suo conterraneo.
Tra il 1958 e il 1965 diventò poi insegnante presso il Centro Sperimentale della Cinematografia di Roma e vi tornò anche tra il 1968 e il 1970.
Presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico, dove lui stesso aveva perfezionato i suoi studi, ricoprì il ruolo di titolare della cattedra di regia tra il 1977 e il 1997.

La consacrazione a genio letterario di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri

Con il passare degli anni sviluppò una certa passione e interesse verso l’arte della scrittura.
Scrisse numerosi saggi romanzati ambientati in Sicilia e nati dallo studio della storia della regione.
Arrivato ormai a una certa età la scrittura diventò la sua occupazione nonché l’ambizione principale. Per anni e anni cercò di farsi notare da vari editori ma non ebbe molto successo.
Passano dieci anni prima che riuscisse a pubblicare il suo primo libro, “Il corso delle cose” nel 1978, ma lo fece con una casa editrice che pubblicava solo libri dietro pagamento.
Di sicuro non fu questo il romanzo della consacrazione alla fama letteraria.
In seguito, però, questo libro gli valse la vincita di un ambito premio letterario a Gela.
Nel 1980 pubblicò un libro con Garzanti, “Un filo di fumo”, ambientato in una cittadina siciliana inventata: Vigàta.
Il romanzo pubblicato nel 1992, “La stagione della caccia”, ne sancì finalmente la fama definitiva. Da allora infatti Camilleri iniziò a vendere numerose copie.
Nel 1994 arrivò la serie di romanzi con Montalbano come protagonista.
Lo scenario rimase sempre lo stesso, quello delle ambientazioni siciliane a lui molto care. I romanzi erano polizieschi e l’autore sfruttò questo genere al fine di creare personaggi molto particolari.
I tratti caratteriali di tutti i personaggi erano molto interessanti. Si passava dai tratti comici e ironici a quelli più malinconici. Questo valeva specialmente per i romanzi del Commissario Montalbano.
Tra il 1995 e il 2003 il suo successo letterario crebbe e i libri pubblicati vennero ristampati più e più volte.
Non tutta la critica lodò le sue opere e ci fu poi chi, come il giornalista Mariano Sabatini, disse che il suo stile narrativo sia fin troppo ripetitivo. In ogni caso il successo di Camilleri non accennò a diminuire. Continuò la serie di Montalbano ma pubblicò anche altre opere degne di nota come “Il Re di Girgenti”.
Verso fine 2002 accettò di essere nominato come direttore artistico del Teatro Comunale Regina Margherita di Racalmuto, inaugurato nel 2003.
Nel 2009 con il libro “La danza del gabbiano” vinse la XXVI Edizione del Premio Cesare Pavese.
Nel 2011 Camilleri sbarcò anche nel mondo della musica collaborando con Edoardo De Angelis al brano intitolato “Spasimo” insieme a Franco Battiato. Comparì poi nell’album di Daniele Silvestri S.C.O.T.C.H. insieme a Niccolò Fabi, Pino Marino, Diego Mancino, Raiz, Stefano Bollani e tanti altri.
Negli anni successivi continuò a pubblicare diversi libri del filone narrativo di Montalbano. Tuttavia, in un’intervista Camilleri dichiarò di aver già scritto il finale di Montalbano nel 2006 e di averlo anche consegnato alla sua casa editrice, la Sellerio Editore.
Camilleri diventò cieco negli ultimi anni.
Nel 2018, ispirato dal cambiamento del suo stato di salute, si esibì anche in un monologo interamente ispirato alla sua condizione attuale in cui ripercorse tutta la vita dell’indovino cieco Tiresia. L’opera si intitola “Conversazione su Tiresia”.
Si trattò di una rara perfomance come attore dopo gli insuccessi della fine degli anni ’90. Il 5 marzo 2019 lo spettacolo fu poi trasmesso in prima serata anche su Rai 1.

Le opere di Andrea Camilleri e le onorificenze

Le opere di Andrea Camilleri

La prima opera pubblicata da Andrea Camilleri fu “Il corso delle cose” nel 1978, un libro di narrativa.
L’esordio fu un momento difficile per il regista diventato scrittore. La decisione di pubblicare con questa casa editrice arrivò soltanto dopo vari rifiuti.
Le sue riserve erano molte visto che pubblicava solo a pagamento e che accettò di pubblicare l’opera solo dietro la promessa di Camilleri di citare l’editore nei ringraziamenti dello sceneggiato televisivo che sarebbe stato in futuro tratto direttamente dal libro.
In ogni caso il debutto letterario di Camilleri passò in sordina.
Nel 1984 ci riprovò nuovamente, stavolta con Sellerio Editore, con cui pubblicò “La strage dimenticata”, un libro che però ebbe scarso seguito tra il pubblico.
Dopo l’ennesimo insuccesso, Camilleri fece passare 12 anni prima di rimettersi all’opera. Il libro successivo, “La stagione della caccia”, lo fece pubblicare nel 1992 e poi nel 1993 pubblicò un libro intitolato “La bolla di componenda”.
Il successo vero e proprio arrivò nel 1994, quando pubblicò il primo romanzo con Montalbano: “La forma dell’acqua”.
Nel 1995 scrisse “Il birrario di Preston” e nel 1996 “Il cane di terracotta”.
I libri di Camilleri iniziarono ad essere ristampati sempre più assiduamente, fino a raggiungere le 60.000 copie ristampate.
Tra il 1995 e i primi anni del 2000 continuò la pubblicazione costante di opere in cui Montalbano era il protagonista.
Anche l’omonima serie televisiva, andata in scena su Rai 1 ed interpretata da Luca Zingaretti, allievo di Andrea Camilleri all’Accademia di Arte Drammatica, aiutò a rendere l’autore più popolare.
Al di là della saga dell’ispettore più famoso della Sicilia Camilleri pubblicò anche altri libri, “Il colore del sole” nel 2007 e poi “La Vucciria” nel 2008.
Nel 2009 invece proseguì con “La tripla vita di Michele Sparacino”.
Nel 2016 Camilleri pubblicò il suo centesimo libro, “L’ultimo capo del filo”, cioè il primo libro scritto dopo la comparsa della cecità.
L’autore dichiarò con una certa commozione che tutto quello fu possibile grazie ad un’assistente impeccabile, Valentina Alferj, alla quale aveva dettato tutto.
Uno degli ultimi libri di Camilleri è stato “Lettera a Matilda”, un testo dedicato alla sua pronipote Matilda in cui ha raccontato e spiegato molte cose della sua vita per la paura di mancare all’improvviso.
Ha parlato dell’amore per sua moglie e di come la incontrò a Roma quando si era appena trasferita da Milano.
Nel 2003 Camilleri fu insignito come Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana su iniziativa del Presidente della Repubblica.
Nel 2005 ricevette la laurea specialistica honoris causa in Sistemi e progetti di comunicazione presso l’Università di Pisa.
Nel 2016 venne nominato quale cittadino onorario di Agrigento, cuore della sua terra natale, la Sicilia.
Il successo di Andrea Camilleri non si è limitato solamente all’Italia. I suoi libri, in particolare quelli della saga di Montalbano, sono stati tradotti in 120 lingue e venduti in tutto il mondo rappresentando uno dei migliori successi italiani.

I personaggi e lo stile di Camilleri

Il personaggio di Montalbano, protagonista indiscusso delle opere maggiori di Andrea Camilleri, è principalmente ispirato al padre dello scrittore. Come egli ha dichiarato più volte, Montalbano ha lo stesso senso pratico e l’ironia di suo padre, e basandosi su di lui ha creato tratti, pregi e difetti del suo personaggio.
La particolarità di tutte le opere di Andrea Camilleri è la lingua.
Utilizza un misto di espressioni a metà tra l’italiano e il siciliano.
Questo stile però lo sviluppa solo dopo aver superato i primi stadi della propria carriera in cui usava rigorosamente l’italiano letterario.
Ma è proprio questo stile classico, anche linguistico, a stancarlo. Le poesie che tanto aveva amato pubblicare infatti a un certo punto della sua carriera non gli interessano più e così decide di chiudere l’attività di scrittura delle poesie e al contempo anche quel capitolo linguistico così classico e compito.
L’idea di creare quel linguaggio che ha reso le sue opere così famose è nata da un evento della sua vita.
Camilleri si era trovato ad assistere in ospedale suo padre in punto di morte e gli aveva raccontato una storia.
Aveva poi detto a suo padre che la voleva pubblicare ma che non sapeva come fare visto che la metà dei termini utilizzati erano in siciliano. Il padre, allora, gli aveva detto di scegliere lo stesso stile che aveva usato per raccontarla a lui. In questo modo allora ha messo a punto una lingua unica nel suo genere.
Ovviamente però il dialetto siciliano utilizzato dallo scrittore non si componeva di parole incomprensibili al pubblico generale. Sceglieva solo le parole dotate di significanza anche nella lingua italiana.
Il misto di cultura e tradizione locale siciliana nelle opere di Camilleri hanno in questo modo creato un aspetto molto interessante.
Come ha detto più volte lo scrittore siciliano, la lingua è in grado di veicolare bene un concetto ma solo il dialetto riesce a trasmettere il sentimento di una cosa.
Un’altra particolarità delle opere di Camilleri è la sua capacità di inventare e di creare con fantasia storie e situazioni interessanti calando i suoi personaggi in una realtà inventata ma allo stesso tempo molto credibile e realistica.

Ultime notizie su Andrea Camilleri

Il 17 giugno 2019 le testate giornalistiche ci hanno informato che Camilleri, vittima di un arresto cardiaco era stato ricoverato in gravi condizioni.
Sono passate due settimane dal ricovero presso l’Ospedale Santo Spirito di Roma ma i medici hanno dichiarato che daranno ulteriori bollettini soltanto laddove arrivino cambiamenti tangibili.
Salvatore Quasimodo glia anni del dopo guerra

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