Il nuovo anno è appena iniziato, non sono ancora finiti i festeggiamenti e i botti non sono ancora terminati, ma sono già arrivate le prime notizie non esattamente piacevoli. In realtà, si tratta di un “morto annunciato”: già da molto tempo erano previsti dei rincari. Ma se l’aumento benzina era previsto, quantomeno alla luce di quanto previsto dalla legge di bilancio, tante altre notizie rischiano di pesare sulle tasche degli italiani. Come sappiamo, se a aumentare sono spese legate ai trasporti (come l’aumento benzina e quello previsto delle autostrade) le conseguenze di vedono spesso anche su tutti gli altri beni, specialmente quelli di prima necessità.
Aumento benzina dal 1 gennaio 2023
Già da ieri, 1° gennaio, è risalito dunque il prezzo del carburante. Nella legge di bilancio il governo ha ufficialmente deciso di non voler rinnovare il taglio delle accise per il prossimo anno. Il 31 giorno è stato l’ultimo giorno in cui hai potuto fare benzina con lo sconto che, però, aveva già subito una riduzione. Negli ultimi due mesi, si era passati dai 30 centesimi del governo Draghi ai 18 centesimi del governo Meloni.
A questa scelta della maggioranza di governo è arrivata subito la risposta da parte del Centro Consumatori Italia che ha evidenziato come senza il taglio alle accise i costi sui trasporti per i cittadini aumenteranno di ben 5,2 miliardi di euro nel 2023. A catena verrà innescato anche l’aumento dell’inflazione di 0,4% sempre sul trasporto. E infine, secondo il Codacons fare il pieno costerà 9,15 euro in più rispetto ad ora. +220 euro su base annua. C’è comunque una piccola nota positiva, che però non ha a che fare con la scelta politica presa. I prezzi di benzina e Diesel sono nettamente calati negli ultimi mesi.
Il prezzo della benzina scende…ma il governo rimette le “accise”
Il valore del petrolio si è ridimensionato sui mercati internazionali e questo compensa in parte l’aumento delle accise dal prossimo anno. Secondo le osservazioni del Ministero dell’Ambiente nella settimana che ha portato al Natale (tra il 19 e il 25 dicembre) il prezzo medio nazionale della benzina è sceso a 1,625 euro a litro, valore che non si vedeva da giugno 2021. Il diesel invece è arrivato a 1,689 euro a litro, livello più basso toccato solo a fine gennaio 2022.
Quando lo sconto era di 30 centesimi sulle accise l’esborso era esoso. Sono stati spesi, infatti, 7,3 miliardi di euro nel periodo marzo-novembre 2022.
La linea intrapresa resta comunque ambivalente. Da un lato si cercato di ridurre i costi delle bollette di luce e gas, anche se quest’ultima è in rialzo. Dall’altro lato invece si è deciso di non prorogare il taglio delle accise recuperando così tante risorse dal fronte carburanti.
Nuovi aumenti anche sul fronte autostrade?
A rischio ci sono però anche i pedaggi autostradali. All’inizio di ogni anno le tariffe vengono tradizionalmente aggiornate, ma da quattro anni a questa parte, dopo il crollo del Ponte Morandi, sono rimaste congelate. Il 2023 potrebbe registrare il ritorno agli aumenti, per la prima volta dal 2018. Le concessionarie hanno presentato le loro richieste di rimodulazione, attualmente al vaglio del ministero dei Trasporti e del ministero dell’Economia che dovranno tenere conto degli investimenti effettuati. Sul tavolo ci sono i Piani economico-finanziari delle diverse società che, come spiegato dall’Aiscat, sono però “attualmente a stadi di approvazione differenti”.
I pedaggi sulle arterie di competenza di Autostrade per l’Italia dal primo gennaio aumenteranno del 2%, con aggiunta di un altro 1,34% solo dal primo luglio 2023. Lo annuncia una nota del Mita, nella quale il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini spiega che si rischiava ” un aumento che sfiorava il 5% che è stato scongiurato” e che nel nostro Paese, gli incrementi sulle tratte interessate è inferiore all’inflazione”. È confermato inoltre lo stop agli aumenti sulle Autostrade A24/A25 Roma-L’Aquila Teramo e Diramazione Torano Pescara: il Mit, si legge, sta facendo approfondimenti per una eventuale riduzione.
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