Inizio di anno durissimo per i rossazzurri, che devono fare i conti con l’eredità durissima del 2021. La sentenza con cui il tribunale di Catania ha decretato il fallimento del Calcio Catania avrà conseguenze pesantissime. che hanno solo cominciato a palesarsi. Inutile di certo parlare delle ripercussioni che avrà a livello psicologico sulla squadra, che possono essere solo ipotizzate. Pensarci, oltretutto, è un mero esercizio di fantasia: la squadra potrebbe compattarsi o sfaldarsi, ma è una scommessa vana farlo adesso. Più facile invece andare a prevedere le altre conseguenze – a livello di calcio mercato, societario, di titolo sportivo – che andremo adesso a osservare punto per punto.
Calcio Catania fallito: si cerca di salvare il titolo sportivo
Si è aperto uno spiraglio, almeno in questo senso, in quella che sembrava essere una situazione senza via d’uscita. Il tribunale di Catania ha disposto, tramite diversi rinvii, l’ultimo dei quali fino al 28 febbraio, la proroga dell’esercizio provvisorio del club rossoazzurro. Questo significa che c’è tempo fino al secondo mese di febbraio per rilevare la società, precisamente garantendo il capitale necessario alla base d’asta e a coprire il debito sportivo, e preservare il titolo sportivo e la categoria. Per quanto riguarda la prima cifra, si parla di circa 600mila euro. Lo stesso tribunale, nella sentenza del 22 dicembre dello scorso anno, ha riportato questa cifra come quella riportata dai consulenti che hanno analizzato lo stato societario e fissato questo «verosimile valore negoziale del ramo d’azienda sportivo del Calcio Catania.» Ma se questa cifra non sembra straordinaria – specialmente alla luce di quelle che girano nel mondo del calcio -, il totale dell’impresa si rivela ben più arduo. Questo perché gli eventuali nuovi proprietari dovranno considerare anche il debito sportivo, come riportato dalla sentenza, che attualmente è fissato a 2.948.792 euro. Oltre alla difficoltà della somma necessaria, si aggiunge quella per i tempi molto stretti. Resta tutto nel margine delle ipotesi nebulose, come la pista che porterebbe il Catania verso una società milanese pronta a rilevarla.
Una notizia che era in parte insperata a che apre a un nuovo capitolo per il Calcio Catania, che potrebbe così navigare grazie a una nuova proprietà fuori dalle perigliosissime acqua che avrebbero visto una gloriosa storia svanire fra i flutti del fallimento societario. Una tenute speranza però che non deve trascinare in ciechi entusiasmi. Come precisa il tribunale stesso, bisogna tenere conto dell’«incertezza dell’eventuale trasferimento del titolo sportivo da parte della Figc da ottenersi a carico dell’aggiudicatario in tempi rapidissimi.»
Fallimento Catania e calciomercato: si mira a tagli
In una contingenza di questo tipo è chiaro che il mercato invernale sarà caratterizzato da una politica di austerità. Quasi certa però la permanenza di Baldini : il mister non dovrebbe abbandonare la barca e a questo punto dovrebbe guidare la squadra fino a fine anno. Più difficile la permanenza di alcuni elementi della squadra, visto che uno degli obiettivi a livello societario potrebbe essere la riduzione del monte ingaggi. In tal senso, è prevedibile che si apra (sigh!) una sanguinosa asta al ribasso, con i pezzi più pregiati della squadra etnea sacrificati sull’altare del bilancio, come sempre accade in questi casi.
Indiziati numeri uno e due per la partenza sono Giovanni Pinto e Luca Calapai, che sembrano interessare diverse squadre e che hanno certamente l’esperienza per fare bene in categoria. E di interessamento si è parlato anche per Tommaso Ceccarelli, gradito al Taranto e all’Avellino, e Antonio Piccolo, anche lui nelle mire del Taranto, oltre che del Turris. Anche Simone Russini e Luis Maldonato potrebbero avere dei corteggiatori e lasciare presto, già prima della fine del mercato di riparazione, le pendici del vulcano. Sottrarre giocatori alla rosa di Baldini non aiuterà a ben figurare nel campionato, ma non ci sono molte altre soluzioni percorribili. Facile che alla fine si finisca per ripiegare su prestiti a titolo gratuito per rimpolpare la rosa e concludere la stagione.
Torre del grifo: un rebus di complessa risoluzione
Il fallimento non ha di certo giovato nemmeno all’imponente complesso sportivo, del quale avevamo parlato ormai qualche mese addietro. Come una struttura inaugurata nel 2011, costruito su una superficie di 150.000 m2 e che può vantare quattro campi da calcio regolamentari, due in erba naturale e due in erba sintetica, due piscine, quattro palestre, una Spa, un centro medico, locali ristorante e mensa sia divenuta un peso è argomento complesso. Certo è che la Sigi, proprietà che la amministrava, non è mai riuscita a gestirla efficacemente – e di certo, non è stata aiutata del Covid che ha peggiorato in maniera critica la situazione. Già qualche mese fa si era parlato della necessità di affidarla a un terzo, ma anche per la struttura di Torre del Grifo è difficile intravedere un roseo futuro.
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