Sono nomi che, vinti dall’abitudine, ormai perdono pressoché il loro significato, sono quasi dei suoni che ripetiamo senza far caso che spesso sono nomi e cognomi di persone vissute nelle nostra città o altrove e che sono stati scelti perché il loro ricordo deve essere perpetrato nel tempo.
Sono persone che hanno vissuto una vita degna di essere menzionata, esempi di cultura o atti di generosità che non devono cadere nell’oblio. Per questo oggi mi sento in dovere di ricordarne qualcuno ed eccomi qui a parlarne. Non seguirò un ordine alfabetico o di importanza ma mi lascerò trasportare dalla casualità.
Catania, il perché del nome via Dottor Consoli
Il dottor Sebastiano Consoli è nato a Trecastagni il 30 agosto 1875 ed è deceduto a Belpasso nel 1956.
E’ stato un uomo di grande cultura e, nonostante alla prima impressione abbiamo l’idea che sia stato un medico, in realtà i suoi interessi spaziavano dalla politica all’archeologia, dalla scrittura alla drammaturgia.
Ha scritto, infatti, numerose opere che sono state rappresentate nel Teatro Greco di Siracusa e nell’Anfiteatro Romano di Taormina.
Fu un uomo molto attivo verso il sociale mirando soprattutto a divulgare la cultura attraverso varie iniziative.
Nei primi anni del 1900 diede vita a numerose fondazioni fra cui il “Museo etnografico e archeologico in Sicilia” che, da Catania si espanse a Siracusa, Modica, Noto e Scicli.
Nel 1914, a Firenze fondò – Comunismo, la nuova e vera società, per trasformare i vizi e le virtù dei privilegiati in bene collettivo-
Nello stesso anno trova le rovine del tempio di Febo e di Minerva dimostrando le sue notevoli capacità in campo dell’archeologia.
Un’attività particolare fu lo studio al quale si applicò per trovare una lingua compresa da tutto il mondo, il “Metodo globale italiano”, per il quale collaborò con la Regia Università di Catania, la Regia Università di Firenze e con gli esperti dell’epoca.
Via Vincenzo Giuffrida
Vincenzo Giuffrida è nato a Catania il 22 giugno 1878 da una famiglia borghese piuttosto nota in città.
Suo padre era un notaio come d’altronde lo erano alcuni suoi antenati e nel 1899 si laureò in giurisprudenza seguendo, dopo la laurea, studi di economia.
Nel 1902 venne assunto nel -Commissariato per l’emigrazione- dove conobbe F.S. Nitti che, in seguito, divenne un componente del Consiglio dell’emigrazione.
Questa collaborazione portò alla creazione dell’INA Assitalia, un istituto di assicurazione statale dove il Giuffrida divenne il direttore generale.
Negli anni la sua vasta cultura e gli studi appropriati gli consentirono di affermarsi nel campo economico e politico contribuendo alle notevoli trasformazioni che viveva l’economia italiana in quel periodo.
Durante la prima guerra mondiale fu incaricato di determinare la necessità di grano del paese e di conseguenza il suo acquisto, un incarico che svolse ampliando e rafforzando i rapporti con l’estero.
Dal 1919 fu eletto più volte deputato a Catania.
Morì a Roma giorno 8 marzo 1940.
Piazza Stesicoro
Stesicoro, il cui vero nome è Tisia, è stato un grande poeta dell’antica Grecia e, dato che non sono rimasti scritti sulla sua vita, molto del suo vissuto sfuma tra leggenda e realtà.
Nato nei pressi di Palermo (si pensa ad Imera) visse tra la Sicilia e la Grecia producendo opere sotto forma di canti corali da cui il nome Stesicoro.
Quando il tiranno Falaride occupò la colonia di Imera, Stesicoro cercò protezione a Catania e vi rimase per tutta la restante parte della sua vita insieme ai discepoli che l’avevano seguito.
I suoi versi spesso avevano come protagonisti i personaggi della mitologia o della storia di Troia e fu così che, secondo una leggenda, Stesicoro un giorno si trovò a recitare una sua produzione ad alcuni ateniesi.
In questo racconto il poeta parlava della regina Elena di Troia come di un’ adultera che aveva come amante Paride.
La notte Stesicoro sognò la regina incollerita che lo malediceva e l’indomani, al risveglio, si accorse di essere diventato cieco.
Per rimediare al torto che aveva fatto alla regina scrisse due Palinodie cioè due opere dove ritira ciò che aveva scritto prima e ne spiega il motivo.
In queste nuove produzioni, soprattutto nella seconda, la figura di Elena ne esce totalmente riabilitata.
Sempre, secondo la leggenda, a questo punto Stesicoro riacquistò la vista.
Leggenda a parte è logico pensare che, trattare da adultera la regina Elena aveva indispettito tutti coloro che di lei ne facevano un mito per cui Stesicoro aveva attirato su di sé le ire degli Spartani.
La sua cecità, apparsa e in seguito sparita, viene vista oggi come un espediente per sfuggire a qualche vendetta, un’idea geniale che gli permise di vivere serenamente gli ultimi anni della sua vita.
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