Chi è Giovanni Battista Vaccarini

Giovanni Battista Vaccarini è un architetto siciliano, nato a Palermo nel 1702. Da giovane compie i suoi studi a Roma presso la scuola di C. Fontana e l’Accademia di San Luca, qui la sua personalità architettonica venne fortemente influenzata soprattutto dalle opere del Borromini. Quando, nel 1730 si trasferisce a Catania si dedica per circa…

Giovan Battista Vaccarini

Giovanni Battista Vaccarini è un architetto siciliano,

nato a Palermo nel 1702. Da giovane compie i suoi studi a Roma presso la scuola di C. Fontana e l’Accademia di San Luca, qui la sua personalità architettonica venne fortemente influenzata soprattutto dalle opere del Borromini.
Quando, nel 1730 si trasferisce a Catania si dedica per circa un trentennio alla ricostruzione della città, in precedenza distrutta dal terremoto del 1693. Il suo lavoro nel catanese non consisté solo nella progettazione di singoli edifici, ma anche nella ridefinizione urbanistica di interi quartieri cittadini devastati dal sisma. Il suo stile si palesò nelle sue opere maggiori come una fusione armonica di materiali locali, motivi barocchi e romani. Tutti questi elementi, nella loro complessità, interezza e coesione, furono in grado di influenzare l’architettura locale e quella dell’intera parte orientale dell’isola siciliana.

Gli interventi che il maestro mise in atto a Catania furono davvero molteplici.

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Tra questi ricordiamo il rifacimento della facciata della Cattedrale (1733-1761) la Chiesa di Sant’Agata e Palazzo del Senato. Proprio di fronte a quest’ultimo ebbe l’idea di ergere la fontana dell’Elefante (1736), ancora oggi identificata come il monumento più celebre di Catania che sta a simboleggiare le tre civiltà: punica, egizia e cristiana. L’elefante è di origini antichissime, sembra risalire addirittura all’epoca romana ed è un ritrovamento tra le macerie del sisma. L’obelisco, in pietra lavica, rappresenterebbe l’unione degli elementi della natura: la terra viene irrigata dai fiumi, al contempo la lava simboleggia il fuoco con il suo potere distruttivo e creatore.
Il suo capolavoro in ambito di architettura religiosa è sicuramente la Badia di Sant’Agata, caratterizzata da una pianta ottagonale coperta da una cupola ad ombrello e da una facciata ondulata. In occasione di questo restauro si palesò maggiormente lo stile di Vaccarini, con chiari rimandi al tardo barocco siciliano. Un punto focale dell’intera struttura è la facciata costituita da colonne di marmo bianco e pietra lavica.
la Chiesa di San Giuliano
Anche la Chiesa di San Giuliano si distingue per un’architettura degna di nota, di cui i principali elementi sono la pianta ellittica e la facciata dotata di una particolarissima convessità centrale.
Tra le altre sue opere nel catanese si ricordano il Palazzo dell’Università, il Palazzo della Città di Catania, la Chiesa dell’Ogninella. Tra le altre partecipò ai lavori del convento di San Nicolò l’Arena, occupandosi del refettorio, antirefettorio, museo e biblioteca. Alcuni interventi dell’architetto vennero realizzati anche nella città di Milazzo, nella provincia di Messina, dove il maestro si occupò del portale della chiesa del Santissimo Salvatore, della Badia Benedettina, del portale della chiesa della Madonna della Neve e della chiesa di San Giacomo Apostolo.
Successivamente, a partire dal 1749, fu attivo anche nella città di Palermo dove si occupò personalmente del progetto di restauro del Duomo, e partecipò a lavori di rifacimento della Piazza Bologni e della Casa Grande del principe Alliata di Villafranca.
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Tra le opere annoverabili a questo architetto Vaccarini anche numerose case patrizie e la sua casa privata. Quest’ultima è un esempio di raffinata eleganza, soprattutto grazie all’impronta decisamente classica e rinascimentale, nonostante sia arricchita da elementi decorativi di estrazione barocca. L’abitazione, a pianta quasi quadrata, si articola su due piani ed è composta da dieci stanzette e un piccolo salone al piano nobile e appena quattro vani al pian terreno. Alla morte dell’architetto, avvenuta a Milazzo nel 1768, la casa passò alla sorella per poi essere venduta alla famiglia Piazza diventando abitazione di pescatori (soprattutto grazie alla sua dislocazione a ridosso sul mare). Nel 1941, la casa del maestro, fu dichiarata monumento nazionale e venne avviata una lunga ristrutturazione conclusasi solo nel 1988, nonostante per la riapertura si dovette attendere fino al 1993.
Nel complesso le sue opere dimostrano una chiara ispirazione classica, frutto soprattutto dell’educazione ricevuta a Roma, tuttavia si rivela sempre piuttosto vivace in termini decorativi e con un attento rimando alla tradizione locale.

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