Ridente comunità facente geograficamente parte della provincia catanese e che tra le proprie frontiere assicura ospitalità a poco più di 20.000 abitanti, Biancavilla è una comunità le cui bellezze, sia naturali che architettoniche, permangono nell’intento di testimoniare un passato verso il quale il presente nutre rispetto e reverenza.
Facendo fede su quelle che sono le testimonianze rinvenute nel tempo, è possibile affermare che i primi insediamenti umani in zona sono temporalmente collocabili in era paleolitica. Con ogni probabilità, questi nuclei familiari si insediarono in loco incentivati dall’abbondante presenza di risorse idriche e di grotte laviche all’interno delle quali potersi rifugiare. Malgrado ciò, la fondazione del centro abitato vero e proprio va fatta risalire al Quattrocento, epoca in cui uno sparuto gruppetto di esuli provenienti dalla penisola balcanica ottennero, per volere del Conte Gian Tommaso Moncada, il permesso di stabilirsi in zona.
Dal punto di vista meramente turistico, cosa è possibile tuttora ammirare una volta giunti nella deliziosa cittadina di Biancavilla? In seguito verranno a tal proposito elencati cinque siti.
Comune di Biancavilla: Basilica di Santa Maria dell’Elemosina
La sua realizzazione è stata con ogni probabilità completata tra la fine del Quattrocento ed il principio del secolo successivo. La struttura venne fatta tuttavia oggetto, nel Seicento, di un’opera di ampliamento successiva. Questi ultimi interventi le donarono le fattezze che tuttora sfoggia. La superficie interna della basilica presenta una conformazione a croce latina. Tre sono le navate, ornate con eleganza da stucchi, a loro volta risalenti agli ultimi decenni del Settecento, nei quali primeggia una colorazione tendente all’oro. Ciascuna delle navate viene separata da tutte le altre grazie alla presenza di pilastri sui quali sono stati adagiati archi a tutto sesto. Negli ambienti siti posteriormente rispetto all’altare principe, è stato installato un organo congegnato nella seconda metà dell’Ottocento da G.Puglisi.
Biancavilla: Chiesa di Santa Maria del Rosario
Dalla lista comprendente i maggiori edifici ecclesiastici locali, sarebbe impossibile omettere la Chiesa di Santa Maria del Rosario, sita in corrispondenza del frangente meridionale della centralissima piazza Roma. La facciata esternamente mostrata, insieme ai suoi lineamenti ed alla sua impronta stilistica, è fattivamente attribuibile a Carlo Sada. Lateralmente rispetto all’ingresso, giacciono enormi colonne, metaforicamente paragonabili a sentinelle che sorvegliano l’afflusso costante dei fedeli. Il frangente interno, al contrario, è brevemente descrivibile facendo menzione di un’estesa navata priva di transetto, le cui grandi colonne corinzie sono decorate da stucchi nei quali vengono rappresentate delle foglie d’acanto.
Chiesa dell’Annunziata
Essa staziona su uno dei lati d’una piazza la quale porta la sua stessa denominazione. Il nucleo originario di questa chiesa venne costruito nella prima metà del Seicento. Gli spazi interni, insieme alla facciata esterna, vennero tuttavia sottoposti ad un ampliamento ulteriore in prossimità del secolo susseguente, quando la navata posta centralmente venne allungata con conseguente edificazione sia del transetto sia delle navate laterali. Gli ultimi restauri vennero effettuati agli inizi del secolo scorso, quando il prospetto barocco venne accostato alla facciata originaria.
Villa delle Favare
Tra i luoghi da non perdere una volta approdati a Biancavilla vi è senza ombra di dubbio alcuna Villa delle Favare, un posto in cui trascorsi storici di Biancavilla si intrecciano con quelli di una serie di casate le cui opere diedero forte impulso al suo sviluppo. La ragione della sua edificazione risiede nella volontà di dar vita ad uno stabile nel quale avrebbe dovuto albergare una delle personalità più influenti del luogo: Don Pietro delle Favare. L’immobile ostenta una forma tendente al quadrato e consta di un corpo ubicato centralmente, insieme a due padiglioni laterali che terminano dinanzi al cortile interno. Soffermandosi al cospetto dell’ingresso principe, a balzare all’occhio sarà il simbolo dei Delle Favare.
I mulini ad acqua
La vallata sottostante è trapuntata a macchia di leopardo da mulini, la stragrande maggioranza dei quali ormai dismessi. Il loro utilizzo è stato assiduo almeno fino ai primi decenni del Novecento, periodo dopo il quale è iniziato un lento abbandono. La produzione di allora non si limitava alla sola farina di frumento. Qui, infatti, aveva luogo anche la macinatura di legumi come ceci, lenticchie e fave. Malgrado siano ormai ridotti in ruderi, il loro fascino rimane immutato. I canali deputati al trasporto delle acque rimangono tuttavia intatti, visibili per chiunque abbia voglia di conoscerne il geniale funzionamento.
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