Crisi energia chiudono acciaierie

Scende finalmente il prezzo della benzina e torniamo a vederla un po’ più distante dai due euro al litro. Ma è veramente una buona notizia? In Sicilia i danni della crisi dell’energia non stentano a farsi vedere. Sempre più spesso ci troviamo a domandarci se e quando profonda possa essere questa ennesima crisi e le…

crisi energia sicilia

Scende finalmente il prezzo della benzina e torniamo a vederla un po’ più distante dai due euro al litro. Ma è veramente una buona notizia? In Sicilia i danni della crisi dell’energia non stentano a farsi vedere. Sempre più spesso ci troviamo a domandarci se e quando profonda possa essere questa ennesima crisi e le risposte non sembrano essere confortanti.

Crisi energia gas

Prezzo benzina calo che non lascia presagire niente di buono

Finalmente i prezzi del petrolio sono scesi sotto i 100 dollari al barile per la prima volta da maggio. Ai tempi si era toccato il picco dei 120 dollari al barile. Una buona notizia? Non proprio. Il calo del prezzo del petrolio potrebbe sembrare un buon segno, perché fa pensare che il prezzo della benzina e degli altri carburanti seguirà lo stesso calo. In realtà è un forte segnale negativo di ciò che i mercati si aspettano per il futuro. Il prezzo cala perché gli investitori scommettono che l’economia subirà un duro colpo, dovuto agli eventi geopolitici in corso e alle misure restrittive adottate per combattere l’inflazione.

Le banche centrali di tutto il mondo occidentale stanno infatti alzando i tassi di interesse per riportare l’inflazione a livelli più bassi e stabili. Questo si traduce in un potenziale freno di consumi e investimenti, cioè una minore crescita economica. E quindi una potenziale recessione. I due fenomeni sono così legati che secondo Citigroup (importante multinazionale americana di banche di investimento e società di servizi finanziari). Nel caso di una recessione i prezzi del petrolio potrebbero scendere fino a 65 dollari al barile.

Petrolio prezzo allarme dai mercati

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Non è la prima volta che il prezzo del petrolio prima sale all’improvviso e poi ricomincia a scendere in modo quasi inarrestabile. Qualcosa di simile era successo con la Grande Recessione del 2008. Allora il prezzo del petrolio era salito fino a 95 dollari al barile rispetto alle media dei 5 anni precedenti di 49 dollari al barile. Il motivo era stato una depressione della domanda dovuta alla recessione e alla pesante crisi economica di quegli anni. Per cui si riusciva a vendere il petrolio solo a prezzi bassi.

Oggi potrebbe succedere qualcosa di molto simile. Con l’aumento del costo della vita causato da inflazione, pandemia e guerra e con la successiva risposta delle banche centrali che hanno iniziato ad adottare politiche monetarie restrittive, le possibilità che una nuova recessione sia alle porte diventa sempre più reale.

Crisi energia chiudono le acciaierie in Sicilia

acciaierie sicilia

Come abbiamo detto, le conseguenze del rincaro dell’energia non si limita al problema dei carburanti. Come sappiamo, in questi mesi è aumentato tutto: sono aumentati gas e luce, e lo vediamo nelle nostre bollette. Ma, in conseguenza di ciò, è aumentato anche il prezzo di moltissime materie prime. Le conseguenze non le hanno vissute solo i privati cittadini, che sicuramente stanno andando incontro a tanti piccoli e grandi disagi, ma anche le aziende. Così a Catania le società del gruppo Alfa Acciai, specializzate nella produzione di tondo per cemento armato per il settore delle costruzioni, sono state costrette a chiudere per l’estate. «I proibitivi costi energetici hanno costretto Acciaierie di Sicilia, dopo le fermate di giugno e luglio, a programmare la chiusura per tutto il mese di agosto, attivando la solidarietà per 250 lavoratori con conseguenze anche sui circa 250 addetti dell’indotto.»

Per questi motivi, la richiesta è stata «l’immediato intervento del Governo con una norma nel “Decreto aiuti bis”. Questo perché possa contribuire ad equilibrare sin da subito i costi energetici per gli energivori insulari, la cui competitività sul mercato è profondamente indebolita dalla situazione congiunturale. Tra le proposte in campo, quella di più semplice e immediata attuazione potrebbe essere una misura modulabile nel tempo che preveda l’aumento del credito d’imposta sull’energia elettrica dal 25 al 50 per cento per le aziende insulari energivore.»

Le Acciaierie hanno anche chiesto un aiuto alle istituzioni a causa della crisi energia. «Ci aspettiamo un intervento del presidente della Regione e del governo nazionale. Affinché la nostra terra non debba soffrire ancora una volta lo scippo di un’azienda storica. Abbiamo subito proclamato lo stato di agitazione, ma sia chiaro a tutti che i lavoratori e noi al loro fianco siamo pronti alla mobilitazione.»

Crisi energia i disagi dei lavoratori

A pagare il prezzo, come sempre, sono anche i lavoratori. «Acciaierie ha annunciato il blocco della produzione per tutto il mese di agosto utilizzando ferie e contratti di solidarietà. Sono interessati dal provvedimento 500 lavoratori dipendenti e dell’indotto con le loro famiglie.

Dal confronto con l’azienda emerge, drammaticamente, che un mancato intervento dello Stato sulle cause della crisi potrebbe provocare già in settembre conseguenze occupazionali ancora più gravi. Bisogna dare seguito alle misure di sostegno e in particolare ai decreti attuativi del cosiddetto energy-release in favore delle aziende energivore di Sicilia e Sardegna. Abbiamo bisogno di risposte certe e definitive che mettano queste imprese nelle condizioni di poter competere alla pari sul mercato italiano e internazionale.»

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