Economia Catania, crisi e inflazione sempre record

Ancora una volta l’economia non porta buone nuove. Lo scorso anno si era chiuso con dati estremamente preoccupanti, con Catania e le città del Sud in generale a registrare dati altissimi in tema d’inflazione e prezzi. Le stangate dovute agli aumenti delle materie prime, sia quelle direttamente alla guerra, sia indirettamente correlate, sono costate ai…

Economia Catania

Ancora una volta l’economia non porta buone nuove. Lo scorso anno si era chiuso con dati estremamente preoccupanti, con Catania e le città del Sud in generale a registrare dati altissimi in tema d’inflazione e prezzi. Le stangate dovute agli aumenti delle materie prime, sia quelle direttamente alla guerra, sia indirettamente correlate, sono costate ai catanesi mediamente 3000 euro a nucleo familiare. L’inflazione registrata dall’Istat negli ultimi mesi del 2022 era infatti del +14,7%, e si era confermata la città che aveva subito più rincari (precisamente +2918 euro). Insomma, se era stato un Natale difficile per molte famiglie, l’economia a Catania porta dati difficili da digerire anche per questo inizio del 2023.

Economia a Catania e in Sicilia, i dati dell’inflazione

Chi infatti sperava nel classico “colpo di coda” e immaginava che si sarebbe sgonfiata la situazione, dopo i rincari, rischia di rimanere deluso. L’inflazione ha fatto registrare infatti un calo nel primo mese del 2023, ma Catania e Palermo rimangono sempre in testa a questa (non invidiabile) classifica. Ancora una volta, è di Catania il record nazionale: 12,6%. Sul podio anche Palermo (+11,7%), mentre il secondo posto nella classifica nazionale è di Genova, con l’11,8 per cento. Fra le città siciliane Messina fa registrare come aumento dell’inflazione al 11,5 per cento. La media di inflazione delle città siciliane è quindi pari al 11,9%.

Economia a Catania: l’inflazione scende, ma…

crisi economica 2023

Dati in discesa rispetto a dicembre, che registrava un preoccupante +14,2%. Quantomeno a livello regionale, dunque, la Sicilia perde il suo primato, che passa alla Liguria (+12%) per quanto riguarda gli aumenti dei prezzi dei prodotti al consumo nel dato congiunturale, ovvero considerando la variazione rispetto al mese precedente. A guardare il bicchiere mezzo pieno, si tratta chiaramente di una buona notizia, ma è difficile ignorare come negli ultimi mesi l’incremento generale dei prezzi ha gravato sulle tasche dei cittadini.

Scende il prezzo dell’energia in tutta Italia

Crisi sicilia

Ancora una volta l’occhio è puntato sui costi legati all’energia, cresciuti a dismisura nel corso del 2022 e fra i maggiori responsabili, anche a cascata, dell’impennata dei prezzi vista sinora. Con l’inizio del 2023 registrano una variazione tendenziale pari al più 42,5 per cento a livello nazionale. Anche qui, se il dato viene rapportato al calcolo su base annuale, si può osservare un rallentamento rispetto ai prezzi dell’ultimo periodo del 2022. L’indice dei prezzi Istat registra infatti un meno 4,2 per cento, trainato soprattutto dalla forte riduzione del costo dell’energia elettrica, che fanno segnare un meno 18 per cento su dicembre nel mercato tutelato, mentre quella sul mercato libero arriva in media al meno 9,6 per cento.

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,8% a +6,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici resta stabile a +6,2%. Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1% a +14,1%), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1% a +4,2%); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13,0 di dicembre a -9,9 punti percentuali). Si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +12,6% a +12,0%), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +8,9%).

Falcone: “Arginare il caro energia per le imprese”

Anche l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, ha parlato del problema del caro energia per le imprese siciliane. L’assessore è tornato sull’argomento incontrando i coordinamenti regionali e della provincia di Catania della Cna-Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa al Palazzo della Regione. « La Regione e le istituzioni pubbliche in generale, in tempo di crisi, hanno il dovere di impegnarsi per creare le condizioni di sviluppo della Sicilia e del Paese. Lavoriamo a soluzioni efficaci grazie al proficuo dialogo con le categorie produttive che ci chiedono agevolazioni, e non ostacoli, per le loro attività. La risposta del governo Schifani parte dalla messa in sicurezza del bilancio regionale, facendo i compiti a casa e riducendo i debiti, per liberare risorse da reinvestire nel sostegno all’economia».

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