L’incidente del Ponte Morandi
Il 14 Agosto 2018 una tragedia immane si è abbattuta sulla città di Genova, con il crollo del ponte Morandi avvenuto alle 11:35 circa, posizionato sopra il torrente Polcevera a 45 metri d’altezza nel punto più alto, tra i quartieri di Cornigliaro e Sampierdarena. Il crollo parziale del ponte ha causato la morte di 43 persone, tra automobilisti che proprio in quell’istante si trovavano a transitare sul ponte e operai dell’azienda genovese per la raccolta dei rifiuti, che in quel momento stavano lavorando in una zona ecologica situata sotto il viadotto. L’incidente ha anche causato il ferimento di 15 persone. Nel crollo sono state distrutte alcune strutture industriali come magazzini e depositi e dagli edifici abitativi circostanti, alcuni minacciati da alcune parti del ponte che adesso poggiano letteralmente sui palazzi, sono state sfollate circa 600 persone.I problemi strutturali
La costruzione del ponte fu portata a termine con dei costi che risultarono molto superiori rispetto a quelli prospettati in fase di progettazione. I problemi alla struttura del ponte cominciarono a manifestarsi pochi anni dopo la fine della costruzione, con evidenti segni di decadimento edilizio già negli anni settanta. I problemi principali sono da attribuire a una valutazione errata sulle proprietà del calcestruzzo, che nel tempo hanno mostrato effetti diversi da quelli previsti, creando delle deformazioni nella struttura che hanno richiesto numerosi interventi di manutenzione e rinforzo di alcune parti del ponte. La struttura era diventata inadatta anche per la quantità di veicoli in transito, che negli ultimi trent’anni erano aumentati del 30% secondo uno studio della Società Autostrade. Con le opere di manutenzione ormai necessarie quasi quotidianamente e i relativi costi di gestione che già nel 2016 erano diventati sempre più insostenibili, come dichiarato dall’ingegnere Antonio Brencich dell’Università di Genova, nel maggio del 2018 venne pubblicato un bando dalla Società Autostrade per l’inizio delle opere di adeguamento strutturale. Tutt’oggi le cause del crollo si attribuiscono ai già noti problemi strutturali del ponte e a nessuna delle figure implicate nella vicenda sono state ancora riconosciute responsabilità di colpa. Di fatto, dopo dieci giorni dalla tragedia, nessuno è stato ancora indagato.
Genova non è il solo caso: anche in Sicilia c’è un viadotto Morandi
L’incidente di Genova riaccende vecchi fuochi in Sicilia che ruotano da anni intorno a una struttura realizzata dallo stesso costruttore del ponte crollato il 14 agosto. Si tratta del viadotto Morandi che collega Agrigento a Porto Empedocle tramite la strada statale 115 quater, devastato da evidenti cedimenti strutturali, fratture e degrado edilizio che lasciano in bella vista la struttura interna in ferro, ormai corrosa dagli agenti atmosferici. Nel marzo del 2015 era stato chiuso dall’Anas per dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza e nel luglio dello stesso anno era stato riaperto al solo transito di mezzi leggeri, visto che in seguito a esami e test da parte di tecnici, era stato dichiarato sicuro per il passaggio di autoveicoli fino a un certo peso. Nonostante la riapertura, anzi, forse proprio a causa di questa, le tensioni e le polemiche si inasprirono, poiché il viadotto continuava a presentare gravi cedimenti strutturali come venne documentato da foto e video di coloro che riportavano la situazione disastrosa del ponte, fino all’intervento nel marzo del 2017 di Mareamico, che con la sua denuncia mise in risalto la gravità della situazione, con un report che mostrava come il cemento si era praticamente sbriciolato e delle profonde fratture che non erano solo superficiali, ma costituivano instabilità della struttura e rappresentavano un reale pericolo di crollo. In seguito a tale denuncia, la procura di Agrigento decise di aprire un’inchiesta per verificare la fondatezza di un reale pericolo per l’incolumità pubblica. Il Sindaco di Agrigento Calogero Filetto poco tempo dopo ne dispose la chiusura totale, per impedire possibili disastri.
Ristrutturare o ricostruire? Questo è il dilemma
Ristrutturare o ricostruire? Questo è il dilemma
Nonostante il pericolo momentaneamente scongiurato con la chiusura del viadotto Akragas, le polemiche non sono terminate a causa di una scelta che parrebbe sconveniente e che comunque non risolverebbe definitivamente il problema. Infatti, secondo il parere di alcuni esperti, il viadotto Morandi agrigentino sarebbe da demolire e ricostruire di tutto punto, mentre l’Anas ha già avviato i lavori per ristrutturarlo e la stima delle spese per portare a termine questi lavori, ammonterebbe a 30 milioni di euro. La polemica infuria proprio su questo, poiché se per ”riparare” un ponte è richiesta una cifra così alta, perché non valutare la costruzione di un nuovo ponte che richiederebbe più o meno la stessa spesa?
A fronte di questa polemica e soprattutto al recente incidente di Genova, l’Anas ha cambiato idea e si è rivelata propensa all’abbattimento del ponte e alla costruzione di una via alternativa raso terra, che tra l’altro richiederebbe una quantità di fondi inferiore rispetto alla costruzione di un nuovo ponte. Questa scelta comporterebbe anche un secondo vantaggio, ambientale ed estetico, infatti, il Parco Archeologico della Valle dei Templi non sarebbe più attraversato dal viadotto Akragas, migliorando l’aspetto paesaggistico siciliano.
A fronte di questa polemica e soprattutto al recente incidente di Genova, l’Anas ha cambiato idea e si è rivelata propensa all’abbattimento del ponte e alla costruzione di una via alternativa raso terra, che tra l’altro richiederebbe una quantità di fondi inferiore rispetto alla costruzione di un nuovo ponte. Questa scelta comporterebbe anche un secondo vantaggio, ambientale ed estetico, infatti, il Parco Archeologico della Valle dei Templi non sarebbe più attraversato dal viadotto Akragas, migliorando l’aspetto paesaggistico siciliano.
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