Abbiamo parlato a lungo in questo periodo delle attività che hanno visto protagonista l’Etna, le ultime delle quali hanno prima fatto segnalare il sesto parossismo in poco più di una settimana e successivamente hanno visto il vulcano far piovere nuovamente cenere vulcanica, in particolare su tutta la zona del giarrese.
La pioggia di cenere di questi giorni ci ricorda che l’Etna è gioia e dolori per tutto il
territorio. I suoi abitanti lo sanno già: la “muntagna” dona acqua, frutti, zone ricche di
verde e tanto altro, ma nello stesso tempo bisogna accettare le sue piogge di ceneri, le
sue colate e, ahimè, i movimenti delle sue faglie che a volte possono essere molto
disastrosi. Gli abitanti che convivono con il vulcano hanno fatto esperienza di ogni fenomeno, positivo o negativo che fosse.
Etna: il rischio Radon è una minaccia di cui non si parla abbastanza
Quello di cui spesso non si parla però è il rischio Radon che si cela tra questi
fenomeni.
Il radon è un gas naturale presente in tutta la crosta terrestre che può spostarsi e
sfuggire dalle porosità del terreno disperdendosi nell’aria o nell’acqua.
La sua pericolosità deriva dal fatto che, essendo un gas radioattivo, può essere la
causa dell’insorgenza di tumori soprattutto dell’apparato respiratorio.
Inutile sottolineare come la questione dei tumori sia di grande attualità in questo momento. Non per tutti i tumori disponiamo ancora di contromisure efficaci e al contempo abbiamo assistito alla crescita, negli ultimi decenni, di questa malattia che, secondo la definizione di Rupert Allan Willis consiste in una «una massa di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo».
Come riporta la Fondazione Veronesi “Gli effetti più dannosi del radon non sono
però dovuti al radon in sé, bensì dai suoi “prodotti di decadimento”, cioè ad altri
elementi radioattivi non gassosi generati dal radon che, attaccandosi al particolato
atmosferico presente in ogni ambiente, entrano facilmente in profondità nell’apparato
respiratorio irraggiando in particolare le cellule dei bronchi”.
Etna, il rischio Radon e gli studi dell’Istituto Nazionale di Geofisica su come difendersi
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Catania a tal proposito ha
monitorato, per tre anni, i dati di 12 sensori in 7 edifici sulle pendici dell’Etna.
I risultati, pubblicati su Frontiers in Public Health sono stati piuttosto allarmanti.
Infatti è stato accertato che le faglie del vulcano emanano radon, il gas cancerogeno
che l’Oms valuta tra i più pericolosi per l’uomo.
Questo gas, inodore, incolore e insapore, quindi non percepibile dai nostri sensi, si
trova soprattutto nei locali a contatto con il terreno: garage, taverne, cantine ma anche
scuole e uffici, può irradiarsi anche nei piani superiori seppur con una minore
concentrazione. Questo lo rende particolarmente insidioso perché, appunto, difficilmente individuabile a tratti.
Però dal radon ci si può difendere e non è difficile: dato che è un gas facilmente
volatile basta fare arieggiare spesso i locali in cui si vive nei quali è riconosciuta
la sua presenza in modo da farlo disperdere nell’ambiente. A tal proposito, ci limitiamo a segnalare una usanza dei nostri nonni e bisnonni, i quali quando avevano case a pianterreno dopo eventuali attività dell’Etna erano soliti far arieggiare i locali. Come spesso succede, in questi casi, pillole di saggezza popolare – che erano diventate d’uso comune per esperienza o per intuizione – mostrano sane abitudini anche senza il supporto di dati scientifici precisi in quella fase storica.
Foto di Emy Cifala
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