Indissolubile fu il legame che il Giovanni Verga ebbe con la sua terra d’origine, la Sicilia, e impossibile non riconoscere nella sua arte una profonda influenza degli eventi socio politici a cui assistette ed del rinnovamento letterario che contraddistinse la seconda metà dell’800.
La vita di Giovanni Verga
– I primi anni
Una qualche perplessità nasce anche dalle parole stesse che il romanziere scrisse ad un amico letterato nelle quali evidenziava qualche dubbio sul fatto che fosse certamente nato il 2 settembre.
Possiamo affermare che Giovanni Verga nacque probabilmente sul finire del mese di agosto del 1840 a Catania (nonostante qualche altra fonte ritenga attendibile come luogo di nascita il paese di Vizzini luogo di origine del padre).Quel che è certo, invece, è che il Verga nacque in una solida famiglia siciliana appartenente all’alta borghesia, proprietaria terriera e sicuramente benestante.Di lontana origine spagnola, la famiglia era d’impronta fortemente liberale e dichiaratamente antiborbonica.Benché iscritto alla facoltà di giurisprudenza, il Verga non concluse il ciclo di studi per dedicarsi alle lettere; nel 1860, con lo sbarco garibaldino a Marsala, aderì con convinzione al progetto di unità dell’Italia e si arruolo’ nella Guardia Nazionale.
Non dimentichiamo queste primo spaccato storico, perché sarà significativamente legato alle prime opere della sua ampia produzione letteraria.
L’epoca della formazione letteraria
E’ il momento in cui il romanziere entra in contatto con artisti, letterati, ma anche pittori appartenenti alla nuova corrente dei macchiaioli e attori di teatro.
Con la pubblicazione del romanzo “Storia di una Capinera” ottenne onori e fama insieme a un qualche corrispettivo economico.
Finché, nel 1872, Firenze cominciò a star stretta all’irrequieto Verga che si spostò a Milano, vero salotto letterario dell’epoca, ove rimase per 20 anni.
Il ventennio milanese è fondamentale nella formazione culturale dello scrittore che recepisce la nuova corrente scapigliata ed entra in contatto con i grandi testi della narrativa europea.
Sono gli anni in cui si avvicina al “Naturalismo Francese” un movimento letterario che si poneva come obiettivo la rappresentazione sociale e psicologica della realtà.
Sono gli anni che conducono il Verga alla conversione verista ed è il periodo che precede i grandi cambiamenti sullo stile letterario dello scrittore.
Nel 1881 pubblica il capolavoro “I Malavoglia“, ma sono anni difficili per lo scrittore sconvolto dalla morte della madre, da una violenta depressione e oppresso da bisogni finanziari.
Il ritorno alle origini
In Sicilia Verga abbandona la strada del Verismo per tornare ad una scrittura post romantica; abbraccia l’ideale coloniale, si riavvicina alla ruralità siciliana trascorrendo sempre più tempo fra i suoi agrumeti.
Muore a Catania nel 1922 a causa di un’emorragia cerebrale dopo essere stato nominato due anni prima senatore a vita.
Le fasi della poetica verghiana
– I primi anni
Sono gli anni, come abbiamo già visto, degli ideali patriottici ed i suoi primi romanzi ( Amore e Patria ed I Carbonari della montagna) ne sono la più viva testimonianza.
– Gli anni della formazione letteraria e del Verismo
Durante il soggiorno fiorentino dello scrittore nascono i primi romanzi dalla spiccata connotazione autobiografica; il protagonista è un giovane artista che subisce un influsso nefasto dagli ambienti mondani e dalle belle donne che vi dimorano.
Sono gli anni in cui pubblica “Una Peccatrice“, “Storia di una capinera” “Eva” e “Tigre Reale“.
L’adesione alla corrente Verista ribalta completamente le carte in tavola; il Verga scopre il “Naturalismo Francese“, entra in contrasto con il romanzo sentimentale, prova rigetto per la frivolezza mondana e si riaccosta alla sua Sicilianità con un forte interesse per la “questione meridionale”.
La scrittura perde la connotazione autobiografica ed è caratterizza dalla “poetica dell’impersonalità” grazie alla quale il Verga osserva il mondo rurale e lo dipinge con una certa distanza.
In questo contesto il Verga inserisce la sua personale visione sulla modernità e sulla velocità del progresso che travolge le classi più basse.
Sono gli anni delle grandi novelle di “Vita nei Campi” e “Novelle rusticane“.
Il “Ciclo dei Vinti” non sarà mai terminato e negli ultimi anni il Verga si allontanerà sempre più dalla scrittura.
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