La storia di Sant’Agata

La storia di Sant’Agata:E’ stata, come racconta la tradizione cattolica, una giovane di origine siciliana vissuta nel III secolo durante il proconsolato di Quinziano. Nasce da una nobile famiglia a san Giovanni Galermo o forse a Palermo l’8 settembre tra gli anni 229 e 235, per spegnersi prematuramente nel 251, il 5 febbraio, data in…

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La storia di Sant’Agata:E’ stata, come racconta la tradizione cattolica, una giovane di origine siciliana vissuta nel III secolo durante il proconsolato di Quinziano. Nasce da una nobile famiglia a san Giovanni Galermo o forse a Palermo l’8 settembre tra gli anni 229 e 235, per spegnersi prematuramente nel 251, il 5 febbraio, data in cui ricorre il memoriale. Viene riconosciuta come santa, vergine e martire sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa, a Catania è inoltre patrona della Repubblica di San Marino e Malta. Insieme alla Vergine Maria, è ricordata nel canone della Messa come una delle sette Vergini Sante. La sua è una storia di martìri e torture, tutte affrontate con un’incrollabile fede dalla giovane.

Cenni storici

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Dopo essersi donata a Dio all’età di soli 15 anni portando il velo rosso delle vergini consacrate, cenni storici e giuridici affermano che fu successivamente consacrata diaconessa. Durante quegli anni l’imperatore romano Decio emanò un editto che obbligava tutti i cristiani di rinunciare alla propria fede. Quinziano, proconsole, giunse a Catania, e nell’intento di far rispettare tale ordinanza fu capace di iniziare una feroce persecuzione. Agata cercò di fuggire a Palermo con la sua famiglia, ma lei e gli altri furono scovati e riportati a Catania. Il punto attraversato dalla santa per arrivare a Palermo è oggi riconosciuto come “Porta Sant’Agata”.

I martìri e le torture

Quinziano, nel vedere la giovane e la sua piacevole presenza, si invaghì di lei (o dei suoi possedimenti, che con una condanna potevano essere confiscati) e da lì cominciò tutta la sequela di martìri per la ragazza. Il proconsole cercò di obbligarla a ripudiare la sua fede e ad adorare gli dèi pagani, ma lei si rifiutò decisamente. Fu così affidata alle cortigiane Afrodisia e le sue figlie, donne molto corrotte e dallo stile di vita discutibile, che cercarono di piegare moralmente e psicologicamente la ragazza alle voglie del proconsole, anche cercando di trascinarla con la forza agli incontri dionisiaci. Non riuscirono a piegarla e Quinziano convocò Agata al palazzo pretorio, dove la ragazza mostrò un’ottima dialettica e retorica. Da quel momento in poi cominciarono le terribili torture fisiche, la ragazza fu spedita in carcere e subì innumerevoli violenze e fustigazioni. L’episodio più cruento e tristemente famoso fu lo strappo dei seni con delle tenaglie, la tradizione cattolica racconta che San Pietro durante la notte andò a trovarla e la curò miracolosamente. Dopo l’ultimo episodio di violenza, la notte del 5 febbraio 251, Agata morì nella sua cella.

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