Timidamente stiamo tornando a vedere un po’ di sole, dopo lunghi e lunghi giorni di pioggia. Il ricordo di quanto successo la scorsa settimana, con le strade invase dall’acqua e trasformate letteralmente in torrenti, rimarrà impresso per lungo tempo nella memoria dei catanesi. A monito di quanto successo, però, a breve periodo rimarranno anche i danni e le conseguenze del passaggio di Apollo.
Catania i danni del maltempo
Sebbene la gran parte degli effetti del passaggio del Medicane siano sotto gli occhi di tutti, fare il punto della situazione non è affatto semplice, come precisa il capo della Protezione civile regionale Salvo Cocina: «Ci sono strade da pulire, c’è anche da rimuovere materiali, ci sono strutture da mettere in sicurezza e sopralluoghi da fare. Gli interventi maggiori sono a Siracusa e nella sua provincia, soprattutto ad Augusta. Ora è anche il tempo di iniziare la conta dei danni». Certo, ci vorrà ancora molto tempo per un calcolo preciso e soprattutto per avere una stima economica. Danneggiatissima la categoria degli agricoltori, che più volte in questi giorni hanno richiesto la possibilità di accedere a fondi, quantomeno per fare in modo che ciò che è successo non si ripeta più.
Nel frattempo, si prova a fare ripartire qualcosa: dopo avere ripreso i collegamenti con Augusta – molto colpita nel corso dello scorso weekend – sono state riaperte anche alcune statali. Operativa quella in direzione Catania, ma anche la «194» Ragusana all’altezza del ponte Primosole, invasa dall’acqua del fiume Simeto straripato in quel punto vicino alla foce, e alcune provinciali. Molte strade rimangono ancora chiuse però (per esempio la Siracusa-Modica, la Siracusa-Gela-Canicattì e la Catania-Caltagirone) e soprattutto preoccupa la condizione della rete viaria anche all’interno delle città.
Come sempre in questi casi infatti, il maltempo ha ridotto le strade a una groviera, lasciando ovunque fosse. Una condizione precaria che rischia di creare serie complicazioni e e danni alle autovetture.
Maltempo Catania le parole di Musumeci
« Stavolta il peggio sembra essere passato, ma rimangono i morti da piangere e le ferite sul territorio, i tantissimi danni alle strutture pubbliche e a quelle private. Rimangono migliaia e migliaia di titolari di imprese che continuano ancora a vivere nella disperazione. Tuttavia abbiamo il dovere di guardare avanti con rinnovato ottimismo. Speriamo che Bruxelles si renda conto che l’Europa non è ancora pronta ad affrontare il cambiamento climatico e che possa dare agli Stati membri le necessarie direttive perché si possa intervenire al più presto. »
Il governatore ha inoltre fatto presente come la regione abbia provato a contrastare possibili derive in tal senso: « La Sicilia negli ultimi quattro anni ha fatto tutto quello che poteva fare: siamo la prima Regione d’Italia per avere speso il maggior numero di risorse finanziarie nella lotta contro le frane e dissesto. Ma non basta, ecco perché serve un nuovo approccio e serve una consapevolezza maggiore da parte di tutti.» Parole che assumono un senso forte, soprattutto alla luce del raduno del G20 di giorno 30 e 31 Ottobre, in cui si è discusso molto di cambiamento climatico. La chiusura del discorso è però dedicata a chi in questi giorni si è speso per evitare il peggio: « Lasciatemi ringraziare chi ha operato in queste giornate accanto ai prefetti, ai sindaci, alla nostra Protezione civile, i tanti volontari, le forze dell’ordine, il Corpo forestale. Siamo stati, ancora una volta, una grande comunità, pronta senza mai perdere la speranza, senza mai perdere il controllo, perché siamo abituati a convivere con il pericolo e siamo soprattutto pronti al guardare al futuro con rinnovato ottimismo».
Le criticità del territorio catanese
Se il presidente Musumeci dal canto suo ha sottolineato quanto è stato fatto, a mettere in luce le carenze del territorio catanese ci ha pensato l’ingegnere Sgroi, coordinatore della commissione energia e rifiuti Legambiente Catania, che ha ricordato tramite una nota in primo luogo l’importanza delle azioni dell’uomo come causa dei cambiamenti climatici – e dei conseguenti squilibri. L’ingegnere Sgroi ha poi però messo in chiaro le responsabilità della politica: «Sono le amministrazioni locali ad avere in mano gli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti climatici agendo sia sulla mitigazione che sull’adattamento. Sono i governi locali che devono investire in progetti e programmi destinati a servire la città». Il riferimento è, per esempio, al Piano di azione per l’energia ed il clima (PAESC); un documento che molti comuni stanno redigendo, anche cooperando con i cittadini così come previsto dalle normative vigenti. Tuttavia, come precisa la nota, «Non risulta che il Comune di Catania abbia provveduto alla redazione del PAESC e certamente la cittadinanza non è stata coinvolta. Questo è uno dei casi in cui ritardi hanno conseguenze anche gravi destinate a ripetersi».
Anche la voce della presidente del circolo di Catania, avvocato Viola Sorbello, si è unita al coro per indicare possibili strade: «sarà necessario, in tempi brevi, individuare politiche urbane per una città “water proof”, introducendo azioni per il recupero e la tutela del verde esistente ma anche per la rinaturalizzazione del suolo. Prevedere un sistema di verde connesso a rete potrà assicurare una buona permeabilità dei suoli nonché la limitazione dell’effetto “isola di calore urbano”.»
«Ma si deve anche intervenire azzerando il consumo di suolo ed escludendo da qualunque forma di urbanizzazione le aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico. Si deve dire basta alle concessioni edilizie in tutta l’area metropolitana; basta al cambio di destinazione urbanistica dei terreni da agricoli ad edificabili e basta alla cementificazione sia quella regolare che a maggior ragione quella abusiva. Occorre ottimizzare l’edilizia esistente, abbattere quella fatiscente e gli abusi edilizi soprattutto quelli realizzati in violazione di vincoli di inedificabilità assoluta», conclude Sorbello.
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