Mineo, itinerario da un giorno

Se vi capita di passare per la SS417, provenendo da Catania, vedrete alla sinistra, lontano, arroccato su una collina, un paese che, d’inverno, sembra un piccolo presepe. E’ Mineo, un centro che merita una visita perché ci riserva delle piacevoli sorprese. Se da lontano abbiamo avuto l’impressione di osservare un piccolo borgo, in realtà, man mano che ci…

mineo

Se vi capita di passare per la SS417, provenendo da Catania, vedrete alla sinistra, lontano, arroccato su una collina, un paese che, d’inverno, sembra un piccolo presepe. E’ Mineo, un centro che merita una visita perché ci riserva delle piacevoli sorprese.

Se da lontano abbiamo avuto l’impressione di osservare un piccolo borgo, in realtà, man mano che ci avviciniamo scopriamo un territorio sempre più ampio. Sorto su due colline che fanno parte dei monti Iblei, Mineo è posto tra i 500 e i 650 m. s.l.m. in un’area piuttosto articolata dove si alternano, alle colline, piccole valli e altopiani. La bellezza del suo paesaggio stata proprio in questa varietà e nella ricchezza della natura che lo circonda dove crescono rigogliosi uliveti, mandorleti e lembi di macchia mediterranea.

UN PO’ DI STORIA

Costruita dai siculi, successivamente abitata dai greci, Mineo vanta un passato importante nel territorio siciliano così come si può dedurre dai ruderi dei suoi castelli e dalle antiche e fastose dimore che possiede.

Ma la storia di Mineo è arricchita anche dalla nascita di due scrittori: Paolo Maura (1638-1711) e Luigi Capuana (1839-1915).

Mineo, il castello di Ducezio e palazzo Tamburino

Testimonia il glorioso passato di Mineo il castello di Ducezio, un’antica fortificazione chiamata così perché si racconta che la sua costruzione si deve a Ducezio, re dei Siculi ma, in realtà, il maniero è ancora più antico.

Certo Ducezio ebbe un ruolo importante nel fortificarlo e il processo andò avanti nei secoli tanto che in questo castello, nel 1360 vennero celebrate le fastose nozze tra Costanza e Federico III D’Aragona detto “ Il semplice”.

Oggi del castello, che venne quasi del tutto distrutto dal terremoto del 1693, resta ben poco, solo brandelli delle mura e parte della  torre maestra.

Palazzo Tamburino

Il palazzo, esistente già prima del terremoto del 1693, fu ricostruito dopo il sisma e naturalmente rispecchia i dettami dell’architettura settecentesca.

Collocato in piazza Buglio ( una volta chiamata piazza del Mercato) l’elegante edificio si fregia di decorazioni classicheggianti e soprattutto di un’importante scala e di colonne doriche poste nell’androne.

L’immobile è ancora oggi un’abitazione privata.

La Chiesa Madre di Mineo dedicata a S. Agrippina e il castello di Serravalle

Questa chiesa ha origini antichissime, le sue prime testimonianze risalgono al 263 d.C. quando, Santa Eupresia portò a Mineo le spoglie della Martire Agrippina.

Fu danneggiata dal terremoto del 1169, ricostruita e nuovamente rovinata dal sisma del 1693, fu ricostruita nei primi decenni del 1700 e ancora oggi presenta la facciata incompleta.

L’interno è ricco di opere d’arte quali gli affreschi ottocenteschi di Sebastiano Lo Monaco e del Barone, una statua di legno diSanta Agrippina realizzata nel 1518 da Vincenzo Archifel.

Questa statua viene venerata dagli abitanti di Mineo e trasportata in processione per le vie del paese nei giorni dedicati alla festa della Santa: le ultime due domeniche di agosto.

Altre opere importanti che troviamo nella chiesa sono: L’altare della Natività  e il sarcofago di Angela De Guerriero e Lo Castello realizzato alla fine del 1500.

Il castello di Serravalle

castello dei serravalle

Questo castello, di proprietà privata, si conserva ancora in buono stato.

Costruito nel XIV secolo su un poggio detto Pizzuto aveva la funzione di difesa tipica di tutti i castelli.

La grotta di S. Agrippina

Mineo grottesantagrippina

Questa grotta, chiamata anche di Drafone o di Làmia fece parte, nel medioevo, di un castello rupestre e in seguito divenne un santuario di campagna dedicato a Santa Agrippina.

Il nome Làmia le viene attribuito per via del torrente omonimo che ha scavato la stretta valle sulla quale si affaccia la grotta e che crea una zona di grande interesse naturalistico.

Nel castello rupestre si accede da un portale che mostra caratteristiche tipiche delle costruzioni del secolo XIII-XIV, a questo segue una galleria, affiancata da due vani, un corridoio e una grande sala.

La proprietà del castello e del territorio circostante ebbe numerose vicende e a poco a poco, da fortezza divenne Santuario. Nel 1580 vennero costruite un’insieme di scale che servivano ai fedeli di raggiungere la grotta partendo dal fondovalle.

La grotta così divenne una chiesa ma al giorno d’oggi è un luogo abbandonato e, nonostante tutto, ricco di fascino.

Se avete ancora voglia di scoprire la Sicilia, vi suggeriamo di leggere la nostra guida per Pantalica!

Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *