Notizia improvvisa e inaspettata, quella che ha coinvolto lo scorso giovedì l’azienda italiana Berloni. Storico marchio di cucine, l’azienda di Pesaro ha ricevuto la notizia di liquidazione solo la settimana scorsa, mentre commessi e lavoratori venivano assunti regolarmente fino a qualche mese prima.
La Berloni, che negli ultimi anni era diventata Berloni Group, ha sulle spalle quasi 60 anni di storia, con un passaggio di proprietà successivo alla crisi culminata nel concordato del 2012.
La Berloni, che negli ultimi anni era diventata Berloni Group, ha sulle spalle quasi 60 anni di storia, con un passaggio di proprietà successivo alla crisi culminata nel concordato del 2012.
[Una decisione inspiegabile]
Particolare, quindi, lo svolgimento di tutta la vicenda. Secondo i dati ANSA, infatti, gli utili della Berloni Group, la cui ascesa si era arrestata definitivamente nel 2012, anno in cui era passata poi in mano ad un gruppo taiwanese, erano in crescita del 25% rispetto lo scorso anno, con negozi monomarca in aumento di pezzi venduti e una richiesta sempre maggiore nelle fabbriche.
La decisione, giunta da Taiwan gruppo che guida la Berloni dal 2014, arriva senza apparenti motivi, con vaghe motivazioni riguardanti una discordanza di vedute societarie nella gestione della proprietà.
Decisione che comunque non può essere portata a termine con tanta leggerezza e che, venerdì, ha visto gli 85 lavoratori impegnati nella produzione entrare in sciopero, raggiunti poi in seguito dal sindaco Matteo Ricci e il consigliere comunale Andrea Biancani.
La decisione, giunta da Taiwan gruppo che guida la Berloni dal 2014, arriva senza apparenti motivi, con vaghe motivazioni riguardanti una discordanza di vedute societarie nella gestione della proprietà.
Decisione che comunque non può essere portata a termine con tanta leggerezza e che, venerdì, ha visto gli 85 lavoratori impegnati nella produzione entrare in sciopero, raggiunti poi in seguito dal sindaco Matteo Ricci e il consigliere comunale Andrea Biancani.
[L’aiuto delle istituzioni]
Il sindaco ha parlato dei motivi che paiono aver portato alla decisione, ma ha assicurato che cercherà di contattare l’azienda per vedere se la decisione è reversibile o meno. Le previsioni vedono l’apertura di un tavolo anticrisi, per gestire quella che è una notizia che persino il presidente della Regione ha definito un “fulmine a ciel sereno”.
La Berloni ha avuto una storia recente travagliata, con punte di fatturato da 200 milioni di euro nei primi anni Duemila, fino al lento declino e definitiva cassa integrazione per 380 dipendenti, con concordato annesso.
L’idea generale è quella che l’azienda, ora in mano al gruppo di Taiwan, sia stata messa in liquidazione per problemi societari legati alla diversità di vedute. Un segnale che rende ancora più evidente quanto poco coesa sia stata la decisione da parte dei taiwanesi di acquistare la Berloni, per poi rivolgersi alla liquidazione appena 5 anni dopo e con fatturato in crescita.
La Berloni ha avuto una storia recente travagliata, con punte di fatturato da 200 milioni di euro nei primi anni Duemila, fino al lento declino e definitiva cassa integrazione per 380 dipendenti, con concordato annesso.
L’idea generale è quella che l’azienda, ora in mano al gruppo di Taiwan, sia stata messa in liquidazione per problemi societari legati alla diversità di vedute. Un segnale che rende ancora più evidente quanto poco coesa sia stata la decisione da parte dei taiwanesi di acquistare la Berloni, per poi rivolgersi alla liquidazione appena 5 anni dopo e con fatturato in crescita.
[Il futuro]
Non si può certo prevedere con certezza cosa accadrà ora, ma il sindaco ha parlato che, se fosse una decisione irreversibile, le istituzioni non mancheranno di tutelare i futuri ex-lavoratori dell’azienda, i quali hanno raccontato di un “delitto perfetto”, relativo a “un’azienda che fino a tre mesi fa continuava ad assumere personale”. Una decisione sempre più inspiegabile e che, si spera, possa essere mediata attraverso l’intervento delle istituzioni.
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