Continua il nostro viaggio alla scoperta della meravigliosa città di Palermo, capoluogo di regione della nostra Sicilia. Una città ricchissima di storia, di arte, di folklore e cultura, distesa ai piedi del monte Pellegrino, sul limite della fertile Conca d’Oro.
Esaurire tutta la sua straordinaria bellezza in un solo, per forza di cose sintetico, articolo non ci sembrava rispettoso. Per questo motivo, abbiamo deciso di suddividere il nostro viaggio in quattro itinerari, tutti diversi.
Nel nostro articolo Palermo: un itinerario da non perdere trovate il primo dei percorsi.
Palermo: dai Quattro Canti a S. Ignazio all’Olivella
Percorrendo la via Vittorio Emanuele verso il mare, partendo dai Quattro Canti, si incontra la seicentesca chiesa di San Matteo; il fastoso interno barocco ospita le quattro statue delle virtù di G. Serpotta sui pilastri della cupola. Svoltando a sinistra in via Roma troviamo la chiesa di S. Antonio Abate, nei pressi dell’antico mercato popolare della Bocceria Vecchia (Vucciria),
completamente riedificata nel XIX secolo pur mantenendo l’originaria strttura trecentesca. Proseguendo si incontra la chiesa di S. Domenico, del XVI-XVII secolo, all’interno custodisce una statua di scuola gaginesca di S. Giuseppe, la Pietà e S. Caterina di A. Gagini. Il chiostro ospita il museo del Risorgimento in via dei Bambinai, adiacente alla chiesa, si trova l’oratorio del Rosario di S. Domenico, del 1578, con una splendida decorazione a stucco di G. Serpotta; le tele con i Misteri alle pareti sono opera di artisti diversi, una pala di A. van Dick del 1628 con la Madonna del Rosario tra S. Domenico e le sante palermitane è sull’altare. Proseguendo ancora, in via Valverde si incontra il seicentesco oratorio di S. Zita, decorato a stucco da G. Serpotta tra il 1686 e il 1718. Nella vicina piazza S. Giorgio si eleva la tardocinquecentesca chiesa di S. Giorgio dei Genovesi: di sobrie forme rinascimentali attraversata via Roma, in piazza Olivella incontriamo S. Ignazio all’Olivella, chiesa risalente al tardo Cinquecento con facciata barocca serrata tra due torri campanarie.
Palermo: il museo archeologico regionale
Sempre sulla piazza prospettano il settecentesco oratorio di S. Filippo Neri e il museo archeologico regionale con sede nell’ex convento dei Filippini: si tratta di una delle più importanti raccolte archeologiche italiane soprattutto i reperti da Selinunte.
Nelle due piccole sale di fondo del pianterreno sono oggetti egizi (tra cui la celebre Pietra di Palermo con la lista dei faraoni del regno antico) e punici ( Dea in trono con sfingi e Leone che azzanna il toro, sculture del VI secolo a. C.). Superato il chiostro maggiore, con reperti prevalentemente d’età romana, seguono due sale in cui sono sistemate numerose epigrafi in lingua greca tra cui la Grande tavola selinuntina, che reca nomi di divinità onorate nella colonia greca.
Oltre la sala Gabrici e la sala Marconi entriamo nella sala Selinunte, che contiene le sculture rinvenute negli scavi dei templi sulla costa meridionale della Sicilia. Di particolare importanza sono le quattro metope Salinas raffiguranti la triade delfica ( Artemide, Latona, Apollo), e molte altre; due metope con Helios, Selene e le Moire (560 a.C.); due rilievi con Eos e Kephalos (480-470 a.C.) e Scene di danza (520 a.C.). Tre metope dal tempio C che raffigurano la Quadriga di Apollo, Perseo e la Gorgone, Eracle e i Cercopi (550 a.C. circa), parti di due metope del tempio F con una gigantomachia di Dioniso e un’altra di Atena (510-500 a.C.) in fondo sono le splendide quattro metope del tempio E con Eracle contro l’Amazzoone, il Matrimonio sacro di Zeus e Hera, Artemide e Atteone, Atena contro Encelado (460-450 a.C.), in mezzo alla sala è l’Efebo di Selinunte in bronzo del V secolo a.C.
Nella sala dei Bronzi, al primo piano, si trovano due pezzi di grande valore: l’Ariete dal castello Maniace di Siracusa (III secolo a. C.) e l’Atleta che abbatte un cervo, bocca di fontana da Pompei. Tra i mosaici siciliani esposti al secondo piano sono rilevanti quelli provenienti da Palermo tra cui il Trionfo di Nettuno, Orfeo tra gli animali, Le Stagioni (III- II secolo a.C.).
Percorriamo via Roma fino a piazza Don Sturzo, a sinistra, in via Turati è l’ingresso della galleria civica d’arte moderna che comprende numerosi dipinti e sculture dal XIX al XX secolo, in gran parte di artisti siciliani. Inoltre sono esposte opere di alcuni tra i maggiori artisti italiani contemporanei come Campigli, Carrà, Casorati, Sironi, Tosi, Guttuso, Severini. Proseguendo lungo il viale della Libertà incontriamo il museo archeologico della fondazione Maormino, con rilevanti reperti archeologici.
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