Giuseppe Fava nacque il 15 settembre del 1925 a Palazzolo Acreide dove trascorse tutto il periodo dell’infanzia e della giovinezza. Dopo il diploma di maturità classica, si iscrisse a giurisprudenza.
Nel 1947 si laureò e per poco tempo esercitò l’avvocatura ma ben presto si accorse che questa non era la sua vera vocazione.
La sua vera vocazione era quella letteraria, infatti nei primi anni cinquanta cominciò a collaborare con le varie redazioni locali tra cui Il Giornale della Sicilia e Il Corriere delle Sicilia, esprimendo il suo interesse verso i caratteri drammatici della Sicilia di quel periodo.
Nel corso della sua vita divenne redattore di molte testate giornalistiche come il Tempo Illustrato e La Domenica del Corriere dove si occupò principalmente di attualità, cinema ed eventi siciliani.
I suoi primi lavori letterari, commediografi e l’inizio di una lotta contro la Mafia
Dopo la sua attività letteraria, diede inizio anche alla sua attività di commediografo e successivamente anche quella di romanziere, che insieme a tantissime altre attività divennero il suo modo per informare e comunicare.
Dal 1967 in poi vennero pubblicate moltissime sue opere letterarie e commedie come Processo alla Sicilia, nel 1970 la commedia La Violenza, Il Proboviro (1972), Bello Bellissimo (1974) e tantissime altre attività giornalistiche e editoriali.
Nel 1980 gli venne offerta l’opportunità di dirigere Il Giornale del Sud, quotidiano costituito da un gruppo di politici e imprenditori di Catania, tra cui il figlio Claudio. Fece di questo giornale, un punto di forza, tanto che nel 1981 pubblicò Lo Spirito di un giornale in cui chiarì i punti fondamentali della sua redazione e cioè Verità, Giustizia e Libertà.
Per circa un anno il lavoro del giornale continuò senza sosta. Ma ben presto ci furono tre importanti avvenimenti che fecero decollare il suo lavoro: la collocazione di una base missilistica, la sua di posizione verso l’arresto di uno dei boss più potenti delle Sicilia Alfio Ferlito e l’arrivo di uno nuovo gruppo di imprenditori al giornale. Questi nuovi imprenditori erano dei tipi astuti, perspicaci che poco dopo si scoprirono alleati del boss Nitto Santapaola.
Iniziarono i primi atti di violenza contro la rivista, venne organizzato un attentato a cui Pippo Fava riuscì a scappare. Poco dopo la rivista venne censurata e Pippo Fava venne licenziato.
Rimasto senza lavoro, decise di creare una cooperativa con lo scopo di finanziare un altro progetto. Riuscì infatti a dare vita ad una nuova rivista I Siciliani. Ben presto il giornale divenne un vero e proprio movimento contro la mafia: continui attacchi contro l base missilistica della Sicilia, denunce continue contro la presenza della mafia e altri eventi di delinquenza.
Scrisse anche un articolo, rivelatosi il più importante e intitolato I Cavalieri dell’Apocalisse mafiosa, una sorta di segnalazione contro i quattro mafiosi, Costanzo, Graci, Rendo e Finocchiaro, i quali cercarono di acquistare il giornale per poterlo controllare ma senza successo.
Nei giorni a seguire Pippo Fava continuò la sua lotta contro la mafia, pubblicando le foto del boss Santapaola insieme ad altri politici ed imprenditori.
L’omicidio
Era la sera del 5 gennaio del 1984, mentre stava andando a prendere la sua nipotina al Teatro Verga, venne assassinato da 5 proiettili con una calibro 7,65 alla nuca.
Dalle prime indagine ricostruite si parlò di Delitto Passionale proprio perché la pistola che era stata utilizzata per l’assassinio non era quella utilizzata per i delitti mafiosi.
Ma la indagini vennero riaperte e si diede inizio alla ricerca di altre ipotesi. Molte furono le accuse che Fava aveva lanciato contro Cosa Nostra e questo fece riaprire le indagini, avviando altri procedimenti giudiziari.
Infatti nel 1994 il caso venne riaperto e solo nel 1998 si concluse con la condanna all’ergastolo del boss Santapaola, D’Agata e Giammuso.
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