San Giorgio, storia e leggenda del patrono di Ragusa

Dopo aver parlato la scorsa settimana della Madonna della Visitazione, patrona di Enna, andiamo a scoprire qualcosa in più sul patrono di Ragusa: San Giorgio. Le notizie su san Giorgio si basano sulla più antica redazione della sua Passio del v secolo, in lingua greca. Giorgio, il cui nome in greco significa “agricoltore”, a causa…

Cattedrale di San Giorgio ragusa

Dopo aver parlato la scorsa settimana della Madonna della Visitazione, patrona di Enna, andiamo a scoprire qualcosa in più sul patrono di Ragusa: San Giorgio. Le notizie su san Giorgio si basano sulla più antica redazione della sua Passio del v secolo, in lingua greca. Giorgio, il cui nome in greco significa “agricoltore”, a causa delle sue gesta eroiche che hanno dato origine a diverse leggende, è diventato nell’immaginario popolare una figura mitica al punto che in Sicilia l’appellativo “cavaliere” segue il nome del santo.

La storia di San Giorgio cavaliere

Giorgio, originario della Cappadocia, era ufficiale delle milizie di Diocleziano e si convertì al cristianesimo allorché in Palestina iniziò la feroce persecuzione contro i cristiani, voluta dallo stesso Diocleziano. Inutilmente Giorgio aveva chiesto clemenza. Fu arrestato anche lui e, dopo essere stato torturato, subì il martirio per decapitazione. Nella iconografia popolare il santo viene raffigurato a cavallo, con indosso l’armatura e ai suoi piedi il drago contro cui ha scagliato la lancia. Questa immagine si collega alla ben nota leggenda della lotta tra il santo e il drago, narrata per la prima volta nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze, composta tra il 1265 e il 1275. Il culto di San Giorgio si diffuse in Occidente soprattutto durante la dominazione normanna.

La leggenda di San Giorgio

ragusa ibla

Una leggenda narra che il santo cavalcasse accanto a Ruggero durante le battaglie con i musulmani. Inoltre, nella cultura popolare egli fa parte di quel gruppo di santi ausiliatori la cui intercessione si ritiene particolarmente efficace. Secondo una tradizione popolare siciliana, che risale al XIV secolo, per ottenere una grazia bisogna invocare il santo con la seguente orazione: s. Giorgiu cavaleri, vui a cavaddu e eu a peri; vui ch’andasti a lu livanti chi vinisti a lu punenti, sta grazia m’ati a fari tempu nenti ( San Giorgio cavaliere, voi a cavallo e io a piedi, voi che siete andato a levante, che venite da ponente, questa grazia mi dovete fare in breve tempo). Sempre secondo la credenza popolare, se la notte si sogna un uomo a cavallo significa che il santo ha concesso la grazia.

San Giorgio a Ragusa Ibla

San Giorgio è patrono di Ragusa Ibla, l’antica Hybla Heraia, che era un aggregato di villaggi siculi venuto a contatto con le popolazioni greche e romane e che raggiunse una certa importanza nel periodo bizantino, quando nella città venne edificato un castello. Fu conquistata dagli arabi nell’848 e rimase sotto la loro dominazione per circa due secoli e mezzo.

Il terremoto del 1693 distrusse una parte della città, che nel 1865 venne divisa amministrativamente in Ragusa Ibla e Ragusa superiore, di cui è patrono san Giovanni Battista. Nel 1926 Ragusa venne unificata in un unico comune, ma restò la divisione della città sotto i due patroni. Fu in questo periodo che si inasprirono le lotte campanilistiche vere e proprie fra gli abitanti della parrocchia di San Giovanni, detti sangiovannari e quelli della parocchia di San Giorgio, detti sangiorgiari. Le rivalità tra le due fazioni erano iniziate fra il XII e il XIII secolo, quando in uno dei quartieri fuori dalle mura di Ragusa Ibla fu costruita in onore di San Giorgio. Allorché il quartiere fuori le mura, denominato Cosentini, crebbe si per importanza che per numero di abitanti, le rivalità tra le due fazioni si inasprirono ulteriormente.

Patrono della città

Nel 1630 i giurati di Ragusa elessero san Giorgio patrono della città, non tenendo conto né di san Giovanni Battista né di santa Gaudenzia, santa che godeva di un culto più antico e diffuso tra gli abitanti della città. Le rivalità e i contrasti tra le due fazioni continuarono per secoli tra tribunali civili ed ecclesiastici, provocando anche spargimenti di sangue tra i fedeli più fanatici. La chiesa di San Giorgio, essendo chieda matrice, godeva di alcuni diritti nei confronti di altre e alla processione del patrono era prescritta la partecipazione, a titolo di sottomissione, del clero e delle statue delle altre parrocchie di Ragusa, che annualmente accampavano scuse per evitare di prendervi parte. La Domenica delle Palme, dopo la processione del santo, era consentito ai preti di San Giorgio di celebrare la messa fuori dalla chiesa, purché la croce processionale restasse fuori dalla chiesa. Soltanto l’asta poteva oltrepassare di un metro la ringhiera del sagrato. Una volta accadde che tale limite venisse superato e il sagrestano, reo di non averlo fatto rispettare, venne ucciso in un eccesso di furore popolare. Nel corso dei secoli le rivalità fra le due fazioni turbarono a tal punto il normale svolgimento della festa del patrono che solo le catastrofi naturali e le epidemie impedirono il manifestarsi delle intolleranze campanilistiche.

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