Ce l’aspettavamo così, come ogni anno, come nella foto. Ma che sarebbe stata una celebrazione anomale, completamente stravolta in ogni suo aspetto dalle norme per il contenimento dell’emergenza sanitaria causata dal Covid, lo si era prospettato. Misure necessarie data la situazione attuale – e l’anno appena trascorso- che stridono con la natura della celebrazione della Santa, momento di comunione da vivere insieme alla propria città. In quei giorni infatti Catania sembra animarsi e respirare all’unisono, un solo corpo e una sola anima votati alla Santa.
Sant’Agata 2021: le porte chiuse e i “puntellamenti” funzionano
Come è stato annunciato precedentemente, quest’anno invece non la Cattedrale nel corso delle celebrazioni più importanti, ma anche piazza Duomo resterà chiusa. Una decisione del sindaco concordata con il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Pubblica Sicurezza per evitare l’avvicinamento delle persone nella zona della Cattedrale. Inoltre, la questura aveva predisposto, a seguito delle indicazioni Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica tenuto qualche giorno fa in prefettura, una serie di presidi mobili atti a prevenire ogni possibile assembramento. Questi presidi, definiti dal capo di gabinetto della questura Francesco Fucarini “puntellamenti”, sarabbero stati presenti sia nella zona fra Villa Bellini e piazza Università, sia nelle strade minore che conducono a piazza Duomo.
Ebbene, il cospicuo dispiego di forze dell’ordine pare star funzionando. Stamattina non si è verificato alcun assembramento durante la messa dell’Aurora, tenutasi dentro la Cattedrale chiusa e alla presenza di poche persone. Inoltre, i pochi devoti che avevano comunque raggiunto porta Uzeda vestiti del tradizionale sacco devozionale sono stati invitati a sgomberare la zona e a non radunarsi negli altri varchi.
Sant’Agata 2021: la messa dell’Aurora
Eppure, come riportato anche dal programma di Sant’Agata 2021, quest’anno la festa è completamente differente. A “porte chiuse” la gran parte delle celebrazioni, visibili in streaming – insomma, una festa in smart-working. Sia le celebrazioni del 3 che la messa dell’Aurora, uno dei picchi spirituali ed emotivi della festa, si sono tenuti in una cattedrale chiusa al pubblico. Pochissime persone, fra cui il Sindaco Pogliese, hanno dunque assistito all’esposizione sull’altare del busto reliquiario della Santa, portato fuori dal sacello. Annullata la tradizionale processione del fercolo che comincia il 4 mattina e finisce con le prime luci del 5.
Dal canale Youtube dell’Arcidiocesi la messa dell’Aurora
Riportiamo in maniera integrale il testo dell’omelia del vescovo Salvatore Gristina, rilasciata dall’Arcidiocesi di Catania .
«Fratelli e sorelle, Nel tradizionale programma della festa di Sant’Agata, la Messa dell’Aurora del 4 febbraio ha sempre avuto una caratteristica importante che l’ha resa unica. I devoti hanno atteso durante la notte l’apertura della Cattedrale per vivere il primo incontro con la Santa Patrona, per vederla in volto e per incrociare con gioia il suo sguardo. In questo contesto tutti ci siamo tanto impegnati affinché questo momento di intensa devozione agatina diventasse sempre più sentita e fruttuosa partecipazione alla Santa Messa. Ed infatti, oggi riconosciamo che la Messa dell’Aurora del 4 febbraio costituisce davvero una celebrazione esemplare. E Sant’Agata di tutto ciò è stata ed è veramente contenta. Pure quest’anno avremmo vissuto questo momento bello, unico e partecipato. Ed invece, a causa della pandemia, la Cattedrale è vuota – e vi assicuro che ciò è veramente impressionante – perché non c’è la presenza devota dei fedeli. Tra le tante privazioni causate dalle difficoltà in corso, l’impossibilità di partecipare di presenza quest’anno alla Santa Messa dell’Aurora è certamente quella che più ci arreca dispiacere. Offriamo al Signore questa sofferenza con la speranza che, per l’intercessione di Sant’Agata, essa affretti il ritorno alla possibilità di onorare la Santa Patrona come lei merita e come noi desideriamo intensamente. Il collegamento via streaming offre la possibilità di vedere Sant’Agata ed è giusto che il nostro sguardo si fissi su di lei. Ma, e lo sappiamo bene, anche quando abbiamo visto di presenza la Santa concittadina, lei ci ha invitati ad imitarla in quello che sempre faceva: guardare Gesù, per amarlo sempre più. Anche adesso Agata ci rivolge lo stesso invito e noi vogliamo accoglierlo lasciandoci guidare dalla Parola che abbiamo ascoltato. La prima lettura è tratta dalla Lettera agli Ebrei (12, 18-19.21-24). L’autore si rivolge a persone che vivevano fortemente l’esperienza del passaggio dall’antica alla nuova Alleanza. Nel testo si fa riferimento al momento in cui Dio offrì l’alleanza al popolo che aveva liberato dalla schiavitù dall’Egitto. E ciò avvenne con quelle impressionanti manifestazioni ricordate: fuoco ardente, oscurità, tenebra, tempesta, squillo di tromba. I cristiani, sia quelli cui si rivolgeva la Lettera, sia quelli di ogni tempo, sono invitati a credere che noi ci accostiamo a qualcosa di ben diverso: alla Gerusalemme celeste, alle migliaia di angeli, all’adunanza festosa di coloro che sono stati rigenerati in Cristo, agli spiriti dei giusti. Il centro di tutto è Gesù, mediatore dell’alleanza nuova che nasce dal suo sangue purificatore. Se guardiamo con attenzione, con gli occhi della fede scorgiamo nell’adunanza festosa dei redenti la nostra amata Sant’Agata, redenta dal sangue di Cristo, unita a Lui con quell’amore straordinario che le permise di offrire la sua giovane esistenza all’amato Gesù. Noi, in questo momento ci accostiamo a Gesù. Infatti, è Lui che ci ha convocati per incontrarlo ed accoglierlo in noi, ed anche se non possiamo riceverlo nella comunione sacramentale, possiamo valorizzare la opportunità di riceverlo spiritualmente. Se ci è possibile, oggi stesso o domani, solennità di Sant’Agata, partecipiamo alla Santa Messa in una chiesa per ricevere il corpo del Signore. L’incontro con Gesù deve farci provare la stessa gioia che provava Agata. Alla gioia dell’incontro è associata quella di ricevere ancora una volta la stessa missione che Gesù diede ai Dodici, come ci ha ricordato la pagina del Vangelo di Marco (6, 7-13). La missione è descritta con uno stile particolare che noi possiamo esprimere con le indicazioni che frequentemente Papa Francesco ci ricorda. Gesù mandò i discepoli, li lanciò nelle prime esperienze missionarie. Il Papa ci ricorda che dobbiamo essere una “Chiesa in uscita”, non chiusa in se stessa, ma coraggiosa, per la forza dello Spirito Santo, nell’andare dappertutto per vivere e testimoniare il Vangelo. Gesù diede agli inviati il potere di affrontare e vincere le forze del male presenti in tante persone, ridando loro salute e piena dignità umana e spirituale. E in ciò possiamo vedere il rinvio all’espressione cara a Papa Francesco: la Chiesa deve essere un “ospedale da campo” dove vengono curate le ferite di ogni persona, sempre e particolarmente in questo tempo di pandemia e tutte le volte che le malattie fisiche o morali sfigurano la bellezza del volto delle persone create ad immagine del Signore. Gesù volle i primi Apostoli e gli inviati di sempre, liberi da quei legami che impediscono, o rendono più difficile, il compimento della missione evangelizzatrice e di servizio della promozione umana. Questa libertà, lo dobbiamo riconoscere, è quella più difficile da accogliere e da vivere: la libertà di essere una “Chiesa povera per i poveri”, secondo un’altra espressione di Papa Francesco. Al riguardo, non scoraggiamoci: è importante aprirci a questo discorso e incominciare a porre gesti, anche semplici, che siano testimonianza di condivisione e, quindi, di vittoria sulla bramosia della ricchezza e del successo a qualsiasi costo, compreso quello dello sfruttamento delle persone più sprovvedute di beni materiali, di cultura e di possibilità di riuscita sociale. Abbiamo in tutto ciò, sorelle e fratelli carissimi, la possibilità di una autentica nostra conversione personale che spinga quanti incontriamo a pensare che è possibile abbandonare le vie del male e incamminarci con decisione nella via della fraternità. A tal proposito, mi pare provvidenziale che quest’anno il nostro 4 febbraio agatino coincida con la celebrazione, per la prima volta, della Giornata della Fratellanza Umana. Accogliamo l’invito di Papa Francesco a pregare e lavorare ogni giorno dell’anno affinché tutti possiamo vivere insieme nel nostro mondo fraternamente ed in pace. Il Signore conceda a tutti noi devoti di Sant’Agata di vivere e di agire con questo stile. E così anche a noi potrà essere applicato l’elogio contenuto nella tavoletta di marmo posta da quel misterioso giovane accanto alla testa della defunta Agata: ebbe una mente santa, diede sempre spontaneamente onore a Dio, e perciò divenne ed è sempre liberazione della Patria, della nostra cara Catania e del nostro territorio».
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