Diciamo la verità, il Bel Paese negli ultimi anni ha avuto un rapporto difficile con la scuola. Non basta che i nostri insegnanti siano fra i meno retribuiti in Europa e le nostre strutture scolastiche fra le più antiche e fatiscenti. Di recente, il nostro sistema scolastico si è anche dovuto confrontare con le conseguenze della pandemia, che hanno ulteriormente appesantito la situazione. Per cercare di contenere le possibilità di contagi che avrebbero messo in ginocchio il sistema sanitario, la scuola è ricorsa alla Dad, l’ormai famigerata “didattica a distanza”.
Se la soluzione ha permesso, sotto molti punti di vista, di contenere il danno (specie nei momenti di più intensa pandemia), ha comunque avuto i suoi risvolti negativi. Fra questi, ha contributo a creare ulteriori difficoltà da parte degli alunni nella comprensione dei programmi scolastici, ma ha anche aumentato le difficoltà nelle nuove generazioni a socializzare senza strumenti digitali – con un grande rischio alienazione.
A farne le spese, come accade sempre in questi casi, sono stati principalmente gli studenti. Il divario fra coloro che avevano accesso agli strumenti digitali e coloro che non potevano seguire adeguatamente le lezioni si è reso sin da subito evidente. A essere più colpite sono state specialmente le regioni del Sud, ed è difficile pensare che possa essere diverso, date le marcate distanze socioeconomiche che le contraddistinguono. Ma le novità per la scuola con la DaD nel 2022 promettono di lasciare ancora strascichi e polemiche.
Scuola 2022/2023 DaD revocata per i positivi
Sembrerebbe strano alla luce di quanto vissuto negli ultimi due anni, eppure sarà questa la nuova linea guida. Stando a quanto espresso dal ministero dell’istruzione nel vademecum per l’anno scuolastico 2022/2023 inviato alle scuole con le principali indicazioni per il contrasto della diffusione del Covid-19 in ambito scolastico, non sarà possibile attivare la DaD per i positivi. Il testo, che riporta dei documenti elaborati nei mesi passati dall’Istituto superiore di sanità, precisa che non sarà più possibile ricorrere alla Didattica digitale integrata. Questo perché “la normativa speciale per il contesto scolastico legata al virus SARS-CoV-2, che consentiva tale modalità, cessa i propri effetti con la conclusione dell’anno scolastico 2021/2022”.
Una decisione che può stranire, ma che d’altronde si spiega anche alla luce della variante Omicron. L’ultima delle varianti del Covid-19 risulta essere molto contagiosa, ma il tempo in cui il soggetto rimane positivo è decisamente inferiore rispetto alle prime varianti del virus: in genere, una settimana (rispetto a un periodo quasi raddoppiato delle prime varianti). Quindi, cosa fare se vostro figlio è positivo? Se sta poco bene, si ricorre al vecchio metodo: assenza giustificata per malattia.
Scuola mascherine no obbligo nel 2022/2023
Decade, insieme alla normativa speciale, anche un altro grande motivo di proteste frequenti nelle scuole italiane. Non ci sarà più infatti l’obbligo d’indossare le mascherine a scuola. Solo per i “soggetti fragili”, ovvero coloro che sono a rischio di sviluppare forme severe di Covid-19, permane l’obbligo di ricorrere alle mascherine Ffp2. Sempre nel vademecum ministeriale è possibile leggere come “i genitori degli alunni/bambini che a causa del virus SARS-CoV-2 sono più esposti al rischio di sviluppare sintomatologie avverse comunicano all’Istituzione scolastica questa condizione in forma scritta e documentata, precisando anche le eventuali misure di protezione da attivare durante la presenza a scuola. A seguito della segnalazione ricevuta, l’Istituzione scolastica valuta la specifica situazione in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale ed il pediatra/medico di famiglia per individuare le opportune misure precauzionali da applicare per garantire la frequenza dell’alunno in presenza ed in condizioni di sicurezza”.
Scuola DaD approvata per risparmiare?
Se non si potrà più ricorrere alla DaD per i periodi in cui si è positivi al Covid-19, sembra che le scuole vi ricorreranno per altri motivi. Il motivo per cui si ipotizza un ritorno al DaD nel corso dell’anno scolastico 2022/2023 è…risparmiare. Avete capito bene: attualmente, le congiunture economiche internazionali hanno portato il prezzo di alcune materie prime alle stelle. Il conflitto fra Ucraina e Russia ha aperto le danze, ma a seguito sono subentrati una serie di elementi concatenati che hanno portato a una corsa dal rialzo dei beni. Fra questi, come sappiamo dolorosamente, figura anche il gas.
Ecco allora la proposta di accorciare la settimana, restringendo a quattro giorni in presenza la scuola – una proposta partita dal Veneto – con lo scopo di spegnere i riscaldamenti il venerdì e accenderli il lunedì. Ma anche quella di fare orari più compatti, evitando dispendiose iniziative pomeridiane che richiederebbero riscaldamenti.
Proposta su cui il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, ha già espresso perplessità: “Si possono riadattare gli orari ma non va intaccato il diritto allo studio. Tra l’altro molti istituti, come elementari e medie, già fanno la settimana corta. L’importante è che non sia un’iniziativa singola ma estesa a tutte le scuole, con una riorganizzazione dell’intero sistema scolastico”.
La più classica delle proposte è chiaramente abbassare i termostati. L’ho già detto che alla fine a pagarne il prezzo sono spesso gli alunni?
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