Quando ero piccolo chiesi a uno dei miei migliori amici, appassionato milanista, come facesse a far convivere la sua fede calcistica, assoluta e totale, con il suo credo politico, altrettanto netto e definito. Erano gli anni del Milan di Shevchenko e Ancelotti, quello delle tre finali di Champions con due vittorie in finali, una macchina di lusso nelle mani di uno dei presidenti più ambiziosi della storia del calcio. La risposta che mi diede, con tanto di leggera alzata di spalle, fu: «Che posso farci?» Dietro quella frase pronunciata un pochino laconicamente ci ho visto, da giovane, un atto di riconoscimento. Come a dire che era normale che Silvio Berlusconi fosse lì, a guidare il blasone di una delle squadre più forti al mondo.
D’altronde, guidava anche la più vasta emittente privata d’Italia, era una figura politica di spicco, aveva interessi praticamente ovunque. Ancora oggi, sebbene Forza Italia non raccolga più gli stessi numeri del passato e il Milan sia stato ceduto molto tempo, è difficile non pensare alla fine di un’era che ha segnato gli ultimi decenni della storia italiana, nel bene e nel male.
Chi era Silvio Berlusconi
Nato il 29 settembre 1936 a Milano, in Italia. Da giovane, si è distinto come imprenditore nel settore dei media, fondando l’emittente televisiva Mediaset e costruendo un impero mediatico che includeva anche il quotidiano Il Giornale. La sua abilità nel mondo degli affari gli ha permesso di accumulare una considerevole ricchezza e di affermarsi come uno dei più potenti magnati italiani.
Nel 1994, Silvio Berlusconi ha fondato il partito di centrodestra Forza Italia, che si è rapidamente affermato come una forza politica di rilievo in Italia. Berlusconi è stato eletto primo ministro per la prima volta nel 1994, ma il suo governo è durato solo sette mesi a causa di controversie e accuse di corruzione. Nonostante questo, ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano nella politica italiana negli anni successivi.
Berlusconi è tornato al potere come primo ministro nel 2001, vincendo le elezioni con la coalizione di centrodestra. Durante i suoi mandati, ha adottato politiche economiche incentrate sulla liberalizzazione e sulla riduzione della pressione fiscale. Tuttavia, è stato criticato per la sua gestione della crisi economica del 2008 e per i legami tra la sua carica politica e i suoi interessi aziendali. Nel 2011, Berlusconi ha rassegnato le dimissioni dopo una serie di scandali personali e la crescente pressione internazionale sulla situazione economica italiana.
Molte voci dalla politica
Com’è naturale, sono tantissime le voci che dalla politica hanno espresso un pensiero di cordoglio. Per Pier Ferdinando Casini, in un’intervista a La Stampa, «nel bene e nel male, è stato un grande innovatore. Il lascito dei partiti personali non è un fatto positivo. Ma ha unificato la destra e la sinistra. Gli dissi cose dure: i nostri valori non sono in vendita, devi imparare che in Italia non si compra tutto» rivela il senatore. E sul futuro del centrodestra «le eredità politiche non esistono – dice Casini -, esiste chi se le prende, il problema è già stato risolto per incorporazione alle elezioni del settembre 2022».
Anche Bersani, a lungo rivale del Cavaliere, ha voluto lasciare il suo ricordo: «Berlusconi è stato un liberale immaginario. Lascia in eredità una destra reazionaria e conservatrice che non si è evoluta. Quel partito liberale di massa di cui si parlava allora non c’era e non si è realizzato» ha commentato l’ex leader del Pd. Non dello stesso avviso però di Casini Bersani, secondo il quale il partito immaginato da Berlusconi non è nella prospettiva dell’attuale presidente del consiglio Giorgia Meloni: «Non è un problema di partito unico. Meloni può anche costruire un partito unico ma non è il partito liberale che aveva promesso Berlusconi. E poi Berlusconi porta via con sé la sua eredità politica. Non c’è nessuno che possa raccogliere il suo testimone. Ho la sensazione che sulle spoglie di Fi si tufferanno tanti piccoli avvoltoi.»
L’attuale leader del governo, Giorgia Meloni, ha risposto in un’intervista al Tg5 «Era un uomo che sapeva difendere l’interesse nazionale, cosa che è stata fra le grandi assenti, dopo Berlusconi, nelle politiche di questa nazione – ha aggiunto Meloni -. Mi faceva particolare piacere che apprezzasse il piano internazionale del nostro lavoro».
Silvio Berlusconi, i funerali domani e lutto nazionale
Mercoledì 14 giugno, nel Duomo di Milano, si terranno i funerali di Stato di Silvio Berlusconi, che è deceduto ieri all’età di 86 anni presso l’ospedale San Raffaele. La Diocesi di Milano ha confermato la notizia, a seguito della richiesta proveniente da Palazzo Chigi e dalla famiglia del Cavaliere. Si terranno in Duomo a Milano alle 15. Contrariamente alle prime informazioni, non ci sarà una camera ardente, annullata per motivi di ordine pubblico.
La cerimonia vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. A presiederla sarà l’arcivescovo metropolita di Milano, monsignor Mario Delpini. Attualmente, la salma di Berlusconi si trova ad Arcore, dove l’accesso è consentito solamente ai familiari e agli amici più intimi. Tuttavia, mercoledì sarà una giornata di lutto nazionale in onore dell’ex Primo Ministro italiano.
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