Un investimento estremamente imponente, circa 730 milioni di euro in cinque anni. Un investimento che è una scommessa per tutto il territorio, visto che permetteranno alla Stmicro di assumere altre 700 persone circa, che si aggiungeranno alle quasi 5000 già attive nell’azienda siciliana. Un progetto importante, tanto da essere riconosciuto e coadiuvato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza tramite 292 milioni di euro, autorizzati dalla Commissione Europea. Un nuovo impianto di semiconduttori, per la produzione di fette di carburo di silicio, che aiuterà gli altri poli produttivi. Al contempo, questo permetterà all’azienda italo-siciliana di ridurre la sua dipendenza dai fornitori internazionali e diventare sempre più indipendente.
Questo perché al momento la StMicro acquista fette di carburo di silicio da fornitori cinesi e americani. L’obiettivo è ancora più ambizioso però, visto che concerne anche la volontà di ridurre a 200 millimetri tali fette tramite le conoscenze importate dall’acquisizione della svedese Norstel. Questo permetterebbe di produrre un numero maggiore di chip, con un relativo costo minore. Un produzione che nella nuova fabbrica prenderà avvio il prossimo anno e che dovrebbe entrare a regime entro il 2026.
StMicro : “Amplieremo le nostre attività a Catania collaborando con fornitori e università”
Un progetto molto articolato, quello della STMicro, come ha spie Jean-Marc Chery, president & chief executive officer di STMicroelectronics. «ST sta trasformando le sue attività produttive globali, con una capacità addizionale nella produzione a 300 mm e una forte focalizzazione sui semiconduttori a larga banda interdetta, a sostegno della sua ambizione di raggiungere i 20 e oltre miliardi di dollari di ricavi. Stiamo ampliando le nostre attività operative a Catania, il centro delle nostre competenze nei semiconduttori di potenza e dove abbiamo già integrato attività di ricerca, sviluppo e produzione per il SiC in stretta collaborazione con istituti di ricerca italiani, università e fornitori».
«Questo nuovo impianto sarà fondamentale per la nostra integrazione verticale nel SiC, ampliando la nostra fornitura di substrati in SiC in una fase in cui aumenteremo ulteriormente i volumi per sostenere la transizione da parte dei nostri clienti dei settori automotive e industriale verso l’elettrificazione e maggiore efficienza».
Ministro Giorgetti: “Una bellissima notizia”
Grande soddisfazione nelle parole di Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, specialmente per l’ottenuto supporto mediante il PNRR. «Il via libera europeo al potenziamento della Stm di Catania è una bellissima notizia. Come Mise abbiamo seguito con attenzione e massima discrezione il processo che va nella direzione auspicata dell’indipendenza italiana ed europea nel settore della microelettronica, obiettivo a cui il Mise ha lavorato con altre iniziative, dall’IPCEI microelettronica 2, ai contratti di sviluppo e agli accordi di innovazione per il settore. Oggi vediamo i primi frutti di questo lavoro e sono contento che accada prima di lasciare questo appassionante ministero. È un primo fondamentale passo verso un progetto, auspico, ancora più grande e importante che ha la finalità di dare sovranità tecnologica all’Italia».
Non poteva mancare nel coro delle voci entusiaste quella di Antonello Biriaco, presidente di Confindustria Catania. «Un investimento che imprime una svolta all’economia del territorio e apre nuove prospettive di crescita per la Sicilia. Ancora una volta, STMicroelectronics, leader mondiale dei semiconduttori, scommette sul sito di Catania per rafforzarne il ruolo di punta nello sviluppo di tecnologie altamente innovative».
«Ricerca, innovazione, sostenibilità ambientale e sicurezza sui luoghi di lavoro – aggiunge Biriaco – sono da sempre i capisaldi sui quali lo stabilimento catanese di STM ha saputo costruire il proprio successo. E tutto questo grazie ad un management di altissimo profilo, capace di cogliere velocemente le sfide e le opportunità dei mercati mondiali. Il nuovo investimento, proprio nel cuore della nostra zona industriale, crea importanti opportunità occupazionali, nuovo indotto industriale e quindi ricchezza diffusa sul territorio. Ma occorre avere la consapevolezza che per mantenere e attrarre nuovi investimenti non basta la buona volontà dell’impresa. Serve che la politica e le istituzioni abbiano ben chiaro che in assenza di un ecosistema favorevole allo sviluppo non potrà esserci crescita economica duratura. Per questo, oggi più che mai, l’impegno per un’azione di riqualificazione e rilancio delle nostre aree industriali deve diventare il chiodo fisso della nostra governance».
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