La situazione internazionale continua a essere critica e l’attenzione è convogliata, com’è giusto che sia, verso est. In queste ora di tensione, in cui si cerca di capire anche quali saranno gli scenari del futuro, è intervenuto anche il presidente della regione Musumeci. Intervistato nel corso della trasmissione della trasmissione ‘Omnibus’ su La7, il governatore ha parlato delle basi militari siciliane, ma anche delle possibili ricadute sull’economia dell’isola.
Musumeci, la speranza nella diplomazia ma siamo in allerta
Il presidente Musumeci ha rimarcato come al momento tutti sperino in una diplomatica risoluzione di un conflitto che, come tutte le guerre, comporta sofferenze e dolore: «La popolazione vive queste giornate con lo stesso stato d’animo in cui si vive in altre parti dell’Europa, non solo in quella occidentale. Abbiamo il dovere di sperare che la diplomazia possa risolvere il conflitto in corso. Immaginare un conflitto significa pensare ad una sorta di terza guerra mondiale, che non risparmierebbe niente e nessuno.»
Chi pensa che la “distanza” dal conflitto sia una sufficiente motivazione per pensare all’erba del proprio giardino non potrebbe essere più nel torto. D’altronde, la Sicilia è in una posizione cruciale dal punto di vista strategico e nel corso della storia tale centralità nello scacchiere mediterraneo ha comportato il coinvolgimento in numerosi conflitti. Anche oggi, Musumeci sottolinea come la Sicilia non possa non prestare attenzione alle evoluzioni della guerra in qualità non di spettatrice, ma di soggetto interessato : «l sistema di difesa in Sicilia assume un ruolo strategico proprio per la posizione geografica, come sbocco nel Mediterraneo. Abbiamo la base Nato di Sigonella e quella di Trapani Birgi, è normale che questo sistema di difesa sia in stato di allerta già da diversi giorni.»
Un coinvolgimento che però rischia di essere, prima ancora che militare, di natura economica. Anche per la penisola in generale si temono in primo luogo ripercussioni di questo tipo – oltre che energetico – e Musumeci estende il discorso anche a due settori estremamente importanti per l’isola: «In Sicilia avremo ripercussioni economiche. Buona parte del nostro turismo internazionale è fatto da cittadini russi. Questo riguarda anche l’export, abbiamo una buona quantità di merci che trasferiamo in Russia.» Eppure, Musumeci precisa la necessità di mantenere compatto il fronte delle sanzioni verso il paese di Putin, rimarcando ancora una volta (seppure nel nostro piccolo) la piena coesione con le decisioni prese a livello internazionale: « Ma come dice un vecchio proverbio ‘o passano le merci o passano i soldati’. In questo momento, le sanzioni diventano l’unico immediato strumento per convincere Putin dell’assurdità della sua invasione. Aspetto che dobbiamo tutti condividere al di là delle collocazioni.»
Anche Catania si unisce alle proteste contro la guerra
Nel frattempo, anche la cittadina etnea si è unita alle numerosissime piazze italiane che hanno manifestato e protestato contro la guerra in Ucraina. La manifestazione, che si è tenuta in piazza Federico di Svevia, è stata organizzata dalla “Rete Restiamo Umani Incontriamoci”, seguendo l’appello lanciato da Peacelink per una campagna di mobilitazione in seguito allo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina nella notte di mercoledì scorso. Proprio sul sito dedicato alla pace vengono raccolte svariate testimonianze di coloro che si uniscono al grido del “cessate la guerra”, urlo dal quale nemmeno la Russia è rimasta immune – è notizia delle ultime ore che siano circa 6000 le persone tratte in arresto per essere scese in piazza a protestare contro la guerra in Ucraina.
Nel catanese hanno aderito alla manifestazione Emergency e numerose associazioni, nonché le sigle dei sindacati catanesi. « Contro l’escalation militare è importante mobilitarsi perché l’Italia e l’ONU svolgano un ruolo di distensione in questo difficile momento. Vogliamo sostenere le iniziative di pace che facciano sentire la voce di chi ripudia la guerra così come recita l’articolo 11 della Costituzione italiana.» Con questo appello la rete catanese #restiamo umani/incontriamoci ha espresso « sgomento per il ricorso alle logiche della guerra nella risoluzione di una controversia internazionale reiterato anche in occasione della crisi in Ucraina. La guerra anche locale è disastrosa per le vite umane e per le risorse del pianeta compromettendo in modo irreversibile la futura sopravvivenza»
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