Vitaliano Brancati Biografia

La vita Vitaliano Brancati Biografia: nasce a Pachino, in provincia di Siracusa, il 24 luglio 1907; scrittore, drammaturgo e sceneggiatore di indiscusso successo, appartiene, a pieno titolo alla storia letteraria Italiana. Visse e studiò in Sicilia, terra che rimase protagonista di tutti i suoi scritti, terra spesso descritta in modo critico. Senza dubbio fu la…

Vitaliano Brancati biografia

La vita

Vitaliano Brancati Biografia: nasce a Pachino, in provincia di Siracusa, il 24 luglio 1907; scrittore, drammaturgo e sceneggiatore di indiscusso successo, appartiene, a pieno titolo alla storia letteraria Italiana. Visse e studiò in Sicilia, terra che rimase protagonista di tutti i suoi scritti, terra spesso descritta in modo critico.
Senza dubbio fu la sua famiglia ad avvicinarlo alla nobile arte della scrittura, essendo egli stesso figlio e nipote di scrittori che si dedicarono a novelle e poesie.
Brancati compì e completò gli studi in Sicilia, dove si laureò, nel 1929, in lettere; fu però a Roma, dove si trasferì dopo gli studi, che ebbe l’occasione di avvicinarsi alla scrittura.
Brancati iniziò, infatti, come giornalista scrivendo prima per ‘Il Tevere’ e successivamente per il ‘Quadrivio’; oltre a scrivere, egli fu uno stimato insegnante. La permanenza a Roma dello scrittore fu fondamentale e gli permise di entrare in contatto con un mondo culturale del tutto diverso da quello a cui era abituato.
Nel 1942 conobbe l’attrice Anna Proclemer, con la quale si sposerà nel 1947; il matrimonio ebbe però fine nel 1953. Vitaliano Brancati morì a Torino nel settembre del 1954. In seguito ad un’operazione chirurgica per l’asportazione di una cisti dermoide, infatti, l cuore di Brancati si fermò a causa probabilmente dell’anestesia.

Il periodo propagandistico

La vera e propria attività di Brancati, dal punto di vista letterario, iniziò con discusse opere propagandistiche; egli infatti era mosso da una totale ammirazione per le ideologie fasciste, tanto da pubblicare opere come Fedor (1928), Everest (1931) e Piave (1932); in quegli anni lo scrittore si dedicò moltissimo alla propaganda politica, aspetto che inevitabilmente era riscontrabile nei suoi scritti che potevano essere considerati atti di propaganda a tutti gli effetti.
Nella cerchia di letterati che era solito frequentare, tuttavia, Brancati ebbe modo di confrontarsi e stringere rapporti con scrittori, uno tra tutti Moravia, che ne minarono le convinzioni politiche, portandolo ad un totale cambiamento di rotta; le nuove consapevolezze lo portarono a ripudiare i primi scritti e l’intera ideologia fascista, dandoci il Brancati che tutti abbia conosciuto. Sarcastico e dissacrante userà, da questo punto in poi, i suoi toni diretti e moltissime metafore per dipingere un fascismo decadente e ridicolo al quale non si riavvicinerà mai e che rimarrà, per l’intera vita dello scrittore un nemico assoluto da combattere e denigrare con ogni mezzo e a tutti i costi.

Un nuovo periodo letterario

Vitaliano Brancati

Gli anni della permanenza di Vitaliano Brancati a Roma ne determinarono un profondo cambiamento, sia dal punto di vista letterario che da quello intellettuale; egli infatti si confrontò spesso con una realtà molto più aperta e progressiste rispetto a quella che aveva conosciuto in Sicilia. E’ in questi anni, quindi, che lo scrittore prende definitivamente le distanze dal regime e cambia totalmente i contenuti e il modo di scrivere. Dissacrante e ironico, nelle nuove opere, Brancati mette spesso in risalto i difetti e le debolezze umane, andando spesso incontro alla censura a causa dei contenuti ritenuti troppo spinti e disonorevoli.
Appartengono a questo periodo le opere più importanti dello scrittore; la più famosa delle quali è, senza ombra di dubbio il ‘Don Giovanni in Sicilia’. In questa serie di romanzi lo scrittore parla in modo comico e con uno stile completamente nuovo, di argomenti delicatissimi per l’epoca, quali l’impotenza sessuale maschile, non rinunciando mai alla sua spiccata ironia, sfacciata e completamente fuori dagli schemi.

Cinema e teatro

Vitaliano Brancati non si fermò solo all’attività di scrittore di romanzi ma ben presto si cimentò anche nel teatro e nel cinema, diventando sceneggiatore; le sue opere furono dirette da nomi assolutamente illustri quali Rossellini e Monicelli. Roberto Rossellini, infatti diresse ben due film la cui sceneggiatura portava la firma dello scrittore: Dov’è la libertà? e Viaggio in Italia, mente fu diretto da Mario Monicelli per il film di successo Guardie e ladri.Alcuni film, inoltre, sono stati realizzati basandosi sui libri di Brancati; ne è un esempio Anni difficili, di Luigi Zampa, tratto dalla novella di Brancati Il vecchio con gli stivali. Per la realizzazione di questo film fu lo stesso Brancati a collaborare alla sceneggiatura.
Il film fu, di fatto, l’apripista per una nuova tendenza nel cinema, quella della commedia satirica in materia politica. Il suo stil, infatti, nonostante le censure, fu di ispirazione per molti altri, iniziando un vero e proprio stile nuovo della cinematografia italiana.

I temi sessuali

Uno dei temi maggiormente trattati da Brancati fu, senza ombra di dubbio, il sesso; nella stragrande maggioranza delle sue opere, infatti, si parla di sesso e sessualità, argomento molto delicato per l’epoca.
L’uso di questo tipo di tematica, unito ai toni ironici e satirici, portarono spesso Brancati a fare i conti con la censura, pratica che all’epoca era molto in voga. Fu il caso, ad esempio, dell’opera teatrale ‘La governante’, censurata a causa del tema dell’opera che trattava, forse per la prima volta in modo esplicito, il tema dell’omosessualità femminile.

Vitaliano Brancati libri e le opere principali

Don Giovanni in Sicilia: con questo romanzo, pubblicato nel 1941, lo scrittore si guadagnò l’attenzione del grande pubblico e della critica. Ambientato a Catania, questo romanzo descrive una realtà che lo scrittore conosceva bene, quella dei giovani isolani in cerca di avventure di tipo erotico. La trama di questo romanzo è strutturata come il racconto di vita di un giovane, Giovanni Percolla, del quale l’autore descrive le avventure e i sogni. Nella narrazione il protagonista è quasi sempre accompagnato dai due amici, Scannapieco e Muscarà; i tre, per tutta la durata del racconto, sono alla ricerca di donne compiacenti e disponibili.
Con l’arrivo dell’età adulta, però, anche Giovanni conosce l’amore e il suo lato nobile e sentimentale, passando così dalla vocazione puramente estetica e superficiale, ad una etica e profonda, fatta di sentimenti puri e dedizione.
Nonostante uno stile leggero e comico, questa storia racchiude in sè tutto il lato profondo e introspettivo dell’autore mettendo in risalto il narcisismo e la superficialità degli uomini che solo un sentimento profondo e reale può scalfire.
Il bell’Antonio: scritto nel 1949, questo romanzo riprende i temi trattati nel Don Giovanni, anch’esso ambientato a Catania, infatti, questo racconto, ambientato in pieno periodo fascista, descrive le gesta di un bellissimo uomo, Antonio, il quale ha fama di grande seduttore e sciupa femmine.
Sarà però il suo matrimonio con Barbara a far emergere il vero Antonio, uomo impotente e incapace di soddisfare una donna. Ancora una volta, quindi, il rapporto con le donne e con l’amore tira fuori la vera essenza dell’uomo. Anche in questo scritto, quindi, come nel Don Giovanni, sono le donne ad avere il potere di rivelare la verità sugli uomini.
Paolo il caldo: si tratta di un romanzo pubblicato postumo, precisamente un anno dopo la morte dell’autore; la pubblicazione di questa opera fu richiesta da Brancati stesso, il quale, due giorni prima di morire, ne autorizzò la pubblicazione nonostante fosse incompiuto.
Nonostante il fatto che manchino gli ultimi capitoli, questo romanzo ci consegna un Brancati profondamente cambiato, con una visione della vita e della sessualità che assumono toni più seri, al limite del tragico. Nonostante anche in questo caso il sesso assuma un ruolo assolutamente centrale, infatti, esso viene trattato, sin da subito in un modo molto meno goliardico rispetto agli altri due romanzi, descrivendo la lussuria come una vera e propria ossessione, diventando quasi dannosa per l’uomo che ne è vittima.

La visione del mondo di Brancati

Vitaliano Brancati ha il potere di porre il lettore di fronte ad una visione specifica del mondo; si tratta di un mondo fatto di giudizi e di persone che vivono di mera apparenza. L’obbiettivo dell’autore è quello di descrivere la vita di provincia e tutte le sue sfaccettature; le malelingue, i giudizi, la totale assenza di segreti. E’ a questo scopo che lo scrittore descrive uomini sempre uguali a se stessi, poco intelligenti, boriosi e sempre in cerca di un’appagamento sessuale che tradisce la loro sostanziale povertà d’animo.
Profondamente progressista, tuttavia, la sua visione dell’uomo, in antitesi con gli stereotipi del tempo, trovano salvezza quasi sempre nelle donne e nell’amore ce hanno il potere di salvare gli uomini, mettendoli di fronte ai loro valori o, come nel caso del bell’Antonio, ne tirano fuori la reale natura, mettendoli in ridicoli e dandoli in pasto ad una realtà di tipo provinciale che non fa sconti a nessuno.

La visione delle donne di Vitaliano Brancati

A lungo si è discusso su quale fosse la visione dell’universo femminile di Brancati; il genere femminile, infatti, viene descritto nelle opere dell’autore in un modo molto particolare ed insolito. Quasi mai protagonista assoluta dei racconti, la donna di Brancati è una figura ambivalente, piena di vizi e fragilità, con una sessualità spesso nascosta e vissuta in modo clandestino e quasi mai alla luce del sole.
Accusato spesso di misoginia, Brancati descrive un modello femminile estremamente provinciale e bigotto, imprigionata in un mondo nel quale le pulsioni erano viste come una vergogna da nascondere. Dal punto di vista autobiografico la visione della donna di Brancati era diametralmente opposta a quella descritta nelle sue opere; egli infatti sposò Anna Proclemer, donne estremamente indipendente e molto lontana dallo stereotipo di moglie molto presente al tempo.
Nonostante la fine del suo matrimonio, lo scrittore mantenne una sorta di adorazione nei confronti della moglie; è per questo motivo che le donne descritte nei suoi romanzi devono, con tutta probabilità essere lette in chiave ironica e dissacrante. Non contro la donna quindi, ma contro un’immagine di donna, completamente schiava delle convinzioni, imprigionata in un’ideale che lo scrittore deride ed esaspera.
E’ probabilmente per questo motivo che nei romanzi di Brancati le donne sono sempre descritte in modo frettoloso e poco ricco di particolari, quasi fosse una figura secondaria e di poco conto. Lo scrittore, così come accade per la visione dell’uomo incentrato e concentrato solo sulla sfera sessuale, deride e disprezza quel preciso modello di donna, il quale unico scopo era quello di farsi una famiglia e accudire figli e marito.
Con ogni probabilità questa visione ha origini nella terra di origine dello scrittore, terra che propone uno stereotipo di famiglia ed una visione della donna che lo scrittore deride nei suoi romanzi.

La Catania di Brancati

I racconti di Brancati sono sempre ambientati in una Catania che lo scrittore conosce alla perfezione; probabilmente questa scelta è dettata dal fatto che lo scrittore, curioso ed attento osservatore, aveva negli anni di permanenza nella città siciliana, avuto modo di studiare a fondo la mentalità del luogo.
In netta contrapposizione con le idee e le ideologie che egli incontrò a Roma, infatti, Catania rappresenta un tipo di mentalità che viene esasperata nei personaggi protagonisti di Brancati.
Gli uomini descritti in modo minuzioso e ricco di particolari dallo scrittore sono uomini schiavi delle loro fragilità e immersi in una realtà provinciale che spesso li espone al giudizio della collettività.

Uno stile inconfondibile

Lo stile di scrittura di Brancati resta a tutt’oggi uno stile particolarissimo e tipico; i temi trattati, se inseriti nell’epoca, risultano spesso scandalosi e sopra le righe. Fu il primo a descrivere un tipo di sessualità completamente nuovo, egli infatti ne descrive gli aspetti più intimi e nascosti. Arriva persino a parlare di impotenza e omosessualità come nessuno aveva osato prima. Con ogni probabilità proprio il tema dell’impotenza dell’uomo fu una metafora per descrivere il fallimento del regime fascista e della visione standardizzata dell’uomo del sud.
Considerando gli standard e il clima dell’Italia degli anni 50, quindi, è semplice capire i motivi per i quali, spesso, gli scritti di Brancati venissero censurati e considerati immorali e scandalosi, non tanto per i temi in se, ma soprattutto per i toni satirici e dissacranti usati dal romanziere.

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